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Autore: Dylan_10    22/06/2015    1 recensioni
Edward Cox é uno dei piú grandi pianisti che la musica possa mai creare, ma ha un difetto...dietro quello che sembra una persona ricca di emozioni e sentimenti, si nasconde, in realtá, un uomo che viva tutti i giorni l'apatia, escluso quando é al pianoforte!
Un esperienza, peró, paranormale lo potrebbe portare alla "normalitá" ma correrá vari rischi...ce la fará Edward ha diventare una persona piena di emozioni e sentimenti non solo nella musica ma anche nella vita di tutti i giorni?
Genere: Horror, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1: L'INIZIO DI UN'AVVENTURA PARANORMALE
                     
                                                     Prologo
Mi sedetti al pianoforte, mi sistemai la camicia e feci un cenno all'orchestra per fargli capire che potevamo iniziare a suonare l'ultimo brano della serata: lo studio op.10 n.3 "Tristezza" di Fryderyk Chopin. 
Un brano, nato solo per pianoforte in quanto l'autore francese si é sempre dedicato alla musica solo di quest'ultimo, che avrei suonato stavolta in compagnia dell'orchestra. 
Ecco che entrai nuovamente in un altro mondo: ogni volta che suonavo un pezzo infatti, sentivo di essere trasportato in un altro pianeta, chiaramente fantastico. Non sapevo, peró, che a breve, il mondo in cui la musica ci catapulta quando suoniamo qualche strumento, l'avrei vissuto veramente, come se fosse stato reale.

                                                          THE PIANIST

Suonai quel brano con la solita emozione e passione che mettevo anche quando ne suonavo altri. Come ho giá detto prima, era l'ultimo brano della serata. Al termine del concerto, ricevetti moltissimi applausi: alcune persone si alzarono addirittura per mettere in risalto il loro apprezzamento.
Ero molto contento ma allo stesso tempo stanchissimo e, dopo poco, mi rinchiusi nel mio camerino per preparami ad andarmene a casa. 
Andai, dopo essermi sistemato, nel bagno del teatro. 
Come alla fine di ogni concerto, mi sciacquai la faccia con dell'acqua fredda. Mentre perpetravo questo gesto, al di fuori del bagno sentivo dei passi: erano giornalisti. 
Questi stavano "inseguendo" nei corridoi del teatro un critico musicale che aveva ascoltato approfonditamente il mio concerto, per chiedergli un commento, appunto, riguardo quest'ultimo. 
Alla fine il critico, che si chiamava François Dupuis, si arrese al volere dei giornalisti. 
Io, ovviamente, ero curioso di sapere cosa avrebbe detto sulla mia esibizione, quindi, mi avvicinai lentamente alla porta del bagno per origliare.
- Allora, Dupuis, cosa ne pensa del concerto di questo giovane pianista inglese...Edward Cox?- domandó il giornalista in modo diretto.
- Sapete, io, sono francese, e ho preso l'aereo per venire ad assistere a questo concerto qui a Londra: ma non me ne sono pentito di aver viaggiato...perché ho ascoltato un pianista veramente dalle qualitá sopraffine, che riesce addirittura a dare ancora piú colore alla musica classica di quanto non ne abbia giá...in pratica, secondo me, Edward Cox é uno dei piú grandi talenti musicali presenti nel panorama internazionale. Ed ora vi saluto...au revoir!- concluse salutando nella sua lingua. 
A questo punto, aspettai che i paparazzi se ne andassero e urlai di gioia: il giudizio era stato incredibile. 

Ah, scusate, non mi sono presentato...mi chiamo, da quanto avete potuto capire, Edward Cox. Ho venticinque anni, compiuti l'otto di marzo...per quanto riguarda l'aspetto fisico, sono alto 1.82cm, ho i capelli castani corti, gli occhi scuri come la pece, e niente barba. 
Stavo dicendo...presi quindi la mia roba e velocemente uscii dal teatro: mi ritrovai davanti la solita e gelida Londra, la mia cittá natale.
Faceva veramente freddo quella sera, e casa mia era lontana, per questo chiamai un taxi. 
Questo arrivó in breve tempo e celermente mi portó davanti la mia villa di periferia. Non avevo vicini: bisognava avvicinarsi a Londra per trovare altre case. La mia residenza era caratterizzata da un ampio giardino e da fuori era, come le pareti dentro,  tutta bianca. 
Era bella, anzi, che dico, bellissima ma appena, ci entravo, e quindi quando perdevo il contatto giustamente con la musica, diventavo apatico. 
Mi avete visto gioire per quel bel parere di Dupuis, ma io, in realtá, ero una persona senza emozioni quando non ero al pianoforte: non avevo una vita sociale, non avevo una ragazza e non sentivo i miei genitori da sette anni, sette lunghi anni. 
Quando avevo diciotto anni, infatti, vista la possibilitá che avevo di diventare un grande pianista, abbandonai la cittá dove vivevo con loro, sempre in Inghilterra, Newcastle, per ritornare nella cittá dove appunto ero nato, ma non vissuto: la giá citata Londra. 
Ogni tanto mi chiamavano, altre volte mi venivano ad ascoltare, altre dormivano anche a casa mia, ma, nel complesso, era come se non li vedessi mai e ció, mi era indifferente, perché non provavo emozioni stranamente. 
Nella mia vita, l'unica cosa che realmente esisteva e che poteva suscitarmi qualcosa, era la musica; tutto il resto, come ho giá detto prima, non mi faceva né caldo né freddo. 
Forse dovevo andare a farmi visitare, perché ció non era assolutamente normale, ma alla fine trovai qualcuno o qualcosa che mi risolse in modo rivoluzionario ed efficace il problema...ma andiamo con ordine!

Entrai appunto a casa: ad accogliermi come al solito fu Candy, il mio bassotto tedesco nano. 
Per sdebitarmi delle sue feste, gli portai subito la cena. 
Nel frattempo, dopo essermi svestito e dopo essermi messo qualcosa addosso per stare in casa, cenai anche io: mi mangiai un piccolo sandwich solamente e poi andai in bagno, per lavarmi ed andare dunque a letto. 
Mentre svolgevo tutte queste "operazioni" in modo meccanico, continuavo a chiedermi perché la mia vita fosse senza colori. 
Conducevo una vita che era un paradosso: al pianoforte, era dalle mille sfaccettature, in tutto il resto...era muta. 

Mi feci la doccia per rilassarmi, successivamente, mi infilai il pigiama ed andai a letto: era quasi mezzanotte. Candy si era giá da tempo sistemato nella sua cuccia e incominciato a prendere beatamente sonno, mentre io, steso sul letto, fissavo con sguardo perso il soffitto: non riuscivo come al solito a dormire. 
Mi rigirai varie volte nel letto, nella speranza che Morfeo mi venisse a prendere, ma non ci fu nulla da fare...dovevo ricorrere al solito metodo: suonare la notte. 
Ogni santa notte, infatti, come quella dopotutto, dopo mezz'ora senza essere riuscito a chiudere occhio, uscivo dalla mia stanzae scendevo le scale che  mi facevano quindi giungere al salone, ove era situato il mio pianoforte a coda nero Yamaha. 
Presi la chiave, lo aprii lentamente, e mi sedetti: a quel punto diventavo una persona speciale, ricca di sentimenti ed emozioni, perché stavo suonando il mio strumento preferito, lo strumento che mi trasmetteva disparate sensazioni in base al brano che decidevo di suonare. 
Quella notte suonai tutti brani di natura classica, sino a quando, girando gli spartiti, il mio sguardo si soffermó su di uno che non avevo mai visto e che, tra l'altro, era moderno. Sto alludendo a "River Flows in You" di Yiruma. 
Non avevo ascoltato mai questo pezzo, anche se avevo già sentito il nome dell'autore. Notai subito che era un brano molto facile da eseguire e in un'ora lo imparai perfettamente. 
Quindi, provai la prima vera esecuzione: quel brano mi suscitó delle emozioni uniche...mi fece pensare all'amore, ovviamente. Infatti, sapevo che il brano era colonna sonora di un film che era pure di questo genere, Twilight. 
Dopo aver suonato l'ultimo nota di quello splendido brano e aver chiuso il pianoforte, caddi in un sonno improvviso e profondo come ogni notte. 
Ero riuscito ad addormentarmi, un grande traguardo per uno come me. 
Quella notte non feci sogni particolari: avevo solo la sensazione che il mio corpo fosse sospeso nel nulla e che stesse viaggiando. 
Dopo un tempo che sembró infinito, mi svegliai. 
Aprí pochissimo gli occhi, poi li richiusi subito: non avevo voglia di alzarmi dal letto.
Provavo una strana sensazione in quel momento...pareva che sotto di me non ci fosse il letto, o il pavimento (spesso mi addormentavo su questo) ma qualcosa che mi "pizzicava" un po' la pelle ma che comunque era piacevole: erba, sembrava che fossi steso su di un prato. 
A quel punto, per chiarire il dubbio che mi era sorto, aprii di colpo gli occhi: allora ebbi la sorpresa. Di fronte a me non c'era il tetto di casa mia, ma il cielo, che era limpido e privo di nuvole. 
Rivolsi allora lo sguardo verso la mia mano destra: essa era poggiata, come il resto del corpo, sull'erba: ero veramente su di un prato. 
A quel punto mi alzai e stetti ad ammirare: ero su di un prato immenso; vicino ad esso c'era un fiume che scorreva sereno e piú lontano si poteva intravedere un bosco. Sul erba poi, erano sedute varie coppie che dimostravano il loro modo di amarsi con baci e carezze. 
Non riuscivo proprio a capire dov'ero: forse in un sogno o forse ero morto...ero in Paradiso!
Fatto sta che comunque, cercai di trovare una spiegazione: cercai di attirare l'attenzione di una delle coppie ma quest'ultima stava per i fatti suoi e non mi pensava: sembrava quasi che fossi invisibile. 
Decisi allora di perlustrare un po' io la zona: mi girai e, davanti ai miei occhi, trovai un ennesimo spettacolo naturale: si potevano infatti ammirare, in lontananza, due rampe di scale naturali...ovvero fatte di erba fiorita! 
Queste, poi, convergevano in un sentiero che conduceva nell'ampio bosco che praticamente "recintava" quell'enorme distesa verde ove mi trovavo in quel momento. 
Mentre ero soprappensiero (cosa che mi sorprendeva poi era il fatto che lí stessi provando emozioni anche se non stavo suonando il mio strumento musicale!), una mano mi toccó la spalla ed io mi girai spaventato. 
Davanti a mio occhi mi ritrovai un uomo in giacca e cravatta, con una strana maschera rappresentante un viso sorridente in faccia. 
- Oh, mi scusi se l'ho spaventa, signor Cox e...benvenuto nel nostro mondo!- affermó cordialmente.
- Mi scusi un attimo...lei mi sta dicendo che non sono in un sogno...o in Paradiso...allora dove sono e lei, inoltre...chi é?- chiesi incredulo.
- Non si preoccupi signor Cox, le spiegheró tutto passeggiando un pochino  per questo bellissimo prato...le va?- domandó
- Si...basta che mi dia spieghazioni.- risposi un po' spazientito.
Incominciammo, dunque, a camminare e l'uomo mascherato mi raccontó tutto.
- Allora...Non ha molta importanza chi sia io, ma, se non sa proprio come chiamarmi, mi chiami Mr.χ.( lettera dell'alfabeto greco, si legge "chi")
Comunque, lei si trova in un mondo distorto, che chiaramente non coincide con la realtá e che, se devo dirle la veritá, non so neanche io come definirlo...- non riuscí a concludere dato che lo interruppi.
- Arriviamo al sodo della situazione...perché quale motivo sono qui?- chiesi curioso.
- Mi piace lei...vuole arrivare subito alla parte piú importante delle cose...comunque, lei, é qui per volere di un uomo la cui identità la scoprirai lei se riuscirá a concludere l'itinerario che affronterá (se vorrá). Praticamente, quest'uomo vuole che lei compi un viaggio per il nostro mondo affinché, alla fine di questo, recuperi tutte le emozioni e i sentimenti, abbandonando dunque lo stato di apatia in cui é caduto.- spiegó con precisione.
- Ma lei come fa a sapere queste cose e perché...quest'uomo ha scelto proprio me?- domandai sempre piú intrigato.
- É ovvio che le informazioni mi sono state fornite dall'uomo che gestisce tutto qui, ovvero il mio capo in pratica. Purtroppo, poi, non posso rivelarle il motivo per cui sia stato scelto proprio lei.- rispose l'uomo misterioso.
- Ho capito. Dunque ora...cosa volete da me?- postulai ancora
- Sono qui per offrirle qualcosa...É qui perché il capo vorrebbe che lei affrontasse un viaggio che peró non sará piacevole...la condurrá in un mondo opprimente, di paura, in cui dovrá sopravvivere con le proprie forze e con pochi ausili. La ricompensa, peró, sará considerevole: il mio capo le conferirá le emozioni e i sentimenti...la fará diventare praticamente un uomo normale e la fará ritornare, come tale, sulla Terra. Altrimenti, siccome non é obbligato, potrá declinare la nostra offerta e quindi ritornare nel suo mondo ma, ahimé, non so se poi sará mai un uomo normale senza il supporto della musica...- disse. 
Ci fu una piccola pausa di silenzio e poi ricomciai a parlare ponendo un ennesimo quesito.
- Mi dica solo una cosa...tra questa esperienza e la musica ci sarà un nesso?
- Guardi...durante il viaggio, che sará praticamente suddiviso in livelli, affronterá creature sovrannaturali, sadiche, che minacceranno piú volte la sua vita. Come ho giá detto, il suo itinerario sará suddiviso in livelli: viaggerá dunque in vari mondi, alcuni sembreranno reali altri no...quando stará appunto per concludere il proprio viaggio in uno dei mondi, troverá sempre un pianoforte. A quel punto, potrá suonare un brano dolce che la ricondurrá in questo mondo dove potrá ritrovare un po' di pace e me. Dopo aver ricaricato a dovere le batterie, le mostreró il portale che la portale al prossimo mondo. Quindi, la mia risposta é chiaramente si, anzi, il pianoforte sará fondamentale...se non suonerá un brano dolce e si fará rompere da uno di quei mostri lo strumento musicale che predilige, rischierá seriamente di rimanere bloccato in uno di quei mondo horror...detto questo...tocca a lei...- concluse.
- Non so...io non sono guerriero e forse non sono neanche pronto a provare certe sensazioni...- affermai indeciso ma fui interrotto.
- Scusi se la interrompo, signor Cox. Le dico che io, nel mio lavoro, sono stato un giudice, anche un carneficie a volte, ma mai un consigliere. Peró, mi prendo la briga di dirle, anche perché farebbe piacere al mio padrone, di accettare questa offerta. Comprendo la sua paura verso un'idea del genere( giacché finalmente inizierá a provare emozioni e sensazioni durante il suo viaggio) siccome rischierá seriamente di morire e, se dovesse accadere una cosa del genere, sará cosí e non tornerá piú nel suo mondo, se non per essere sepolto...ma le dico che é meglio morire che vivere di apatia per tutta la vita, e ció, penso che lo concorderebbe soprattutto un popolo come i Greci...- lo fermai
- Okay, mi ha convinto, non c'é bisogno che aggiunga altro.- decisi.
- Mi fa piacere, molto. Ma la avverto...prima era un pianista dalle grande emozioni, ma una persona apatica...ora sará un combattente-pianista, date le circostanze, ma che proverá emozioni e sentimenti nel suo viaggio e che si garantirá quest'ultimi anche nella vita reale, se appunto riuscire ad uscire da questo terribile itinerario sano e salvo...Non posso che dirle di entrare nel portale che alla sua destra...in bocca al lupo!- mi incoraggió ma comunque in maniera imparziale.
- Crepi e...grazie!- sorrisi.
- Si figuri!- accennó un sorriso anche lui.

Dunque, mi preparavo all'avventura che avrebbe potuto mutare profondamente ma sopratutto positamente la mia vita: sapevo che mi sarei dovuto prodigare nell'arte di battaglia, cosa che non mi apparteneva affatto e che era un po' un controsenso, in un mondo tra l'altro oscuro e che mi riservava pessime sorprese...ma avrei fatto di tutto per diventare una persona normale, a costo di mettere appunto seriamente a repentaglio la mia vita!




L'angolo dello scrittore
Salve a tutti ragazzi e ragazze!
Questo é il primo capitolo della mia prima fan fic!
Spero che vi sia piaciuto e che l'idea vi incuriosisca...mi auguro, poi, che presto esprimerete un commento in merito!
   
 
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