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Autore: RinRin89    13/01/2009    1 recensioni
"Din, din" fece ancora più depressa, eh sì, la sua vita fino allora era stata proprio come quel campanellino, priva di una parte essenziale che desse senso alla sua esistenza.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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il campanellino

La ragazza del campanellino

 

"Din, din" quanto le sarebbe piaciuto sentire il vero suono di quel campanellino.

"Din,din" simulò con la voce la ragazza, muovendo il piccolo oggetto, che privo del suo batocchio non produceva alcun suono.

"Din, din" fece ancora più depressa, eh sì, la sua vita fino allora era stata proprio come quel campanellino, priva di una parte essenziale che desse senso alla sua esistenza.

La ragazza rigirò tra le mani il prezioso oggetto.

Non ricordava con esattezza da quando ce l’aveva, né perché fosse senza batocchio, ma in fondo non le importava… Averlo vicino la faceva stare bene, anche se l’unico suono che usciva da lì era quel malinconico silenzio. Mentre la sua mente indugiava su questi pensieri, i suoi piedi l’ avevano portata davanti alla scuola.

Un saluto, un sorriso.

Rumore.

Persone che le si fanno intorno, parole confuse, risate di scherno.

Rumore.

Lei sorride, ride, le segue in classe, si siede. Il suo banco. Quel banco da un po’ di tempo non era più solo suo. "Ciao!" Il bel ragazzo, che l’ha appena salutata, si siede vicino a lei, rubandole un sospiro sconfortato.

Ormai era passato più di un mese da quando era arrivato nella sua classe. "Ciao" disse lei senza entusiasmo. Il ragazzo aveva perso la vista in seguito ad un incidente e si era trasferito in quella città proprio per farsi curare da suo padre; ma, in realtà, fin dal loro primo incontro era lui che aveva deciso di prendersi cura di lei. Per qualche strano motivo il ragazzo l’aveva presa in simpatia e come una fresca brezza primaverile era entrato nella sua vita senza preavviso, portando nel suo cuore scompiglio e confusione.

Un ora è passata…un’altra l’ha seguita, ecco la terza che ci ha lasciato.

Ricreazione.

Rumore.

Fastidio.

E ancora parole.

Silenzio, vuoto.

-Lui è lì davanti a me…-

Parole cattive dette con facilità, risate senza cuore, persone senza volti…

Lei non sente, non le interessa sentire.

Ride.

Parole che lacerano il petto.

Meglio non ascoltare.

Ride.

-Ti giri, mi guardi, non guardarmi-

Un saluto, una scusa detta male…

Rumore di passi che si allontanano.

Un corridoio vuoto, la ragazza rallenta i suoi passi, finalmente sola.

Si appoggia al muro, chiude gli occhi e pensa:

-Perché?-

"Trovata!"

Non aveva fatto in tempo neanche a formulare quella semplice domanda, che lui l’aveva di nuovo raggiunta. Perché non la lasciava in pace, eppure tutto ciò che voleva era starsene da sola.

"Perché sei scappata?"

-Perché tu mi guardavi-

Silenzio.

"Se non parli, continueranno a metterti i piedi in testa"

-Non mi interessa, mi basta sopravvivere-

Silenzio.

"Perché non ti difendi?!"

"Fatti gli affari tuoi, a me sta bene così!" La risposta acida le era uscita dalla bocca spontaneamente, mentre il suo cuore gridava aiuto.

Rumore di passi che si avvicinano, il suo respiro sulla pelle di lei .

Un brivido

"Bugiarda!"

- E’ vero…-

"Fino a quando hai intenzione di continuare così?"

-Allontanati, ti prego-

"Ridere di te stessa…"

-La tua mano mi sfiora il viso, perché ti comporti così? Hai pietà di me?-

"Non voglio la tua pietà!"

-Non farmi sentire ancora più miserabile-

Lui non si muove. Lei non riesce più a parlare.

Dolore.

"Ci vediamo domani ragazza del campanellino!" le aveva detto prima di andarsene, lasciandola di stucco. Come faceva a sapere del piccolo oggetto che portava al collo?

"Aspetta!"La ragazza lo raggiunge. "Che c’è?" le chiede voltandosi "Tu come… come sai del campanellino?" La voce le esce a fatica, troppe emozioni affollavano il suo cuore. "Il suono" le risponde semplicemente lui. "E’ da quando ti ho incontrata la prima volta, che lo sento intorno a te, sempre diverso, ma sempre malinconico! Sai a volte penso che sia…" si interrompe.

"Di cosa stai parlando?" gli chiede la ragazza spaesata. Il suo campanellino aveva perso il batacchio e senza non poteva produrre alcun suono.

"Tu non lo senti ?"

Lei rimane in silenzio un attimo: "No, io non sento niente".

"Capisco".

Lui se ne va, lei torna in classe e si siede al banco.

– Cosa sarà mai il suono che giunge alle tue orecchie ?-.

Vuoto.

-Torna presto, io ti aspetto!-.

Ma il ragazzo non tornò a scuola né il giorno dopo, né quelli che seguirono.

Semplicemente scomparve.

I giorni passavano e lui non tornava - Perchè? Che gli è successo ?-

Tanti sentimenti contrastanti vorticavano nella sua testa. Era preoccupata, ma anche arrabbiata con lui e con se stessa. Non capiva perché la sua assenza la facesse stare così male, cosa le importava di lui? In fondo era solo un estraneo, non lo conosceva nemmeno!

Allora cos’ era quella profonda tristezza?

Quella solitudine che avvertiva, quando trovava il banco vuoto?

Quel peso sul cuore che provava, quando la sua voce non la salutava la mattina?

Quel senso di inutilità che l’opprimeva, quando nessuno si accorgeva della sua presenza?

-Mi manca- una voce dall’angolo più remoto e nascosto del suo cuore le sfiorò le labbra.

-Mi manca- le gambe le cedettero, mentre le braccia l’ abbracciavano come per consolarla.

-Mi manca- gli occhi presero a bruciarle, e a nulla valsero i suoi tentativi di trattenere le lacrime che, una ad una, bagnarono il suo volto senza controllo.

Che stupida era stata, solo allora aveva capito. Lui non era un estraneo, non lo era mai stato. Il tempo passato col lui l’aveva segnata nel profondo dell’ anima, lei non era mai stata tanto felice in vita sua, come quando stava con lui. Finalmente aveva trovato un posto in cui riusciva ad essere se stessa, in cui riposare le ali quando era stanca di volare per quel mondo che, da quando lo aveva conosciuto, si era riempito di luce.

E adesso?

Per quella domanda lei aveva una sola risposta – Non voglio perderlo!-

Così dopo aver tanto tentennato, decise di andare a trovarlo a casa sua.

Toc, toc.

L’eco dei colpi sulla porta si spense nel vuoto.

Toc,toc.

Rumori di passi che si avvicinavano.

"Si, chi è ?" La voce del ragazzo raggiunse le sue orecchie e il suo cuore perse un battito –Forza!-

Lei rispose e lui le aprì.

"Buon giorno, è bello incontrarti dopo tanto tempo". La salutò, facendosi da parte per farla passare.

Lei non si mosse, come incantata da un’arcana melodia.

Lui non sentì i suoi passi.

"Non vuoi entrare?"

Lei lo guardò con un sorriso.

"Buon giorno, anche a te!".

I minuti passavano, scanditi da un insensibile orologio.

Frasi di circostanza, da parte di lui.

Risposte vuote da parte di lei.

I minuti passavano, scanditi da un insensibile orologio.

Falsità…

"Senti…c’è qualcosa che vuoi dirmi ?".

Di nuovo parole non addomesticate uscirono dalle sue labbra, ma questa volta erano sincere.

Lui rimase in silenzio.

"Io ecco… se potessi esserti di aiuto in qualche modo…"

"In effetti.. una cosa che puoi fare per.. noi, ci sarebbe"

"Noi?" Ripeté interrogativa.

Lui le prese la mano e con dolcezza la fece alzare.

"Sì, penso che in soffitta ci sia qualcosa che ti può interessare" disse, mentre salivano. "In tutto questo tempo non ha fatto altro che chiamarmi, pensavo di portartelo. Purtroppo però da quando ho smesso di vederti, non lo sento più e cercarlo è diventato davvero difficile".

Lui la guidò su per le scale.

Lei lo seguì, confusa e felice.

Il calore della mano del ragazzo l’avvolgeva, come un manto di infinita dolcezza.

Pace.

La soffitta era buia, la ragazza aprì la piccola finestra ad oblò, facendo entrare i caldi raggi pomeridiani.

"Cosa cerchiamo?"

"Un piccolo…batacchio! Così finalmente anche tu potrai ascoltare suonare quel campanellino, che solo io sento quando ci sei tu".

I due passarono l’intero pomeriggio a cercare insieme il piccolo oggetto, trovando alla fine un piccolo, vecchio batacchio.

Lui lo girò tra le mani, sorrise e glielo porse. Lei legò insieme il batacchio al suo campanellino, lo scosse ed esso suonò. "Avevi ragione, ha davvero un suono meraviglioso!".

Una folata di vento entrò nella stanza facendo vibrare il campanellino, che la ragazza aveva appena appeso ad un vecchio lampadario pendente.

Quel suono aveva riempito la stanza, era il canto del suo animo, che finalmente poteva librarsi in volo.

"Grazie" sussurrò accoccolandosi vicino a ragazzo.

Lui le fece poggiare la testa sul suo petto.

"Di cosa?"

"Per aver visto in me ciò, che io stessa non sono mai stata in grado di vedere!"

Lui le passò la mano tra i capelli.

Anche il buio che l’avvolgeva si era diradato.

Il suono dell’anima di lei, finalmente libero dalla malinconia, aveva saputo dipingere nel suo cuore una musica, una musica anche per i suoi occhi che non potevano vedere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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