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Autore: DearGod    23/06/2015    0 recensioni
Non avevo più nessun altro a cui affidarmi. Guardando alla mia altezza trovavo solo un branco di corpi vaganti per la città, senza alcun fine o meta, semplici contenitori fisici di 206 ossa con l'unica capacità di fare a pezzi se stessi e chi li circonda. Gli occhi come Terminator, visori per identificare la prossima preda da annullare psicologicamente, prossimo malcapitato a cui spezzare inesorabilmente il cuore, preda e predatore contemporaneamente, in questa spietata catena che è sorretta dall'egoismo e dalla spietatezza umana. -......-
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Non avevo più nessun altro a cui affidarmi. Guardando alla mia altezza trovavo solo un branco di corpi vaganti per la città, senza alcun fine o meta, semplici contenitori fisici di 206 ossa con l'unica capacità di fare a pezzi se stessi e chi li circonda. Gli occhi come Terminator, visori per identificare la prossima preda da annullare psicologicamente, prossimo malcapitato a cui spezzare inesorabilmente il cuore, preda e predatore contemporaneamente, in questa spietata catena che è sorretta dall'egoismo e dalla spietatezza umana. Quell'ambiente, quella lurida palude che è la terra ha iniziato a farmi venire il voltastomaco e allora per evitare di farmi sopraffare ho guardato in cielo. Non ho più visto gli umani spietati, i contenitori di ossa. Né i pugnali ficcati in pancia da quelli che consideravo fratelli. Dalla persona a cui tenevo più al mondo e che mi aveva dimostrato spudoratamente e improvvisamente la sua vera essenza. Altro contenitore di ossa, altro pugnale in pancia. Appena alzato lo sguardo al cielo il dolore si è alleviato. Allora ho scrutato il firmamento. «Non ho più nessuno a cui fare affidamento. Ho bisogno di un punto di riferimento indissolubile, che non svanisca, che non mi lasci solo col mio terribile ego. Non voglio guardare più in basso. Voglio mirare a voi, stelle. Non voglio che nessun contenitore di ossa mi tiri giù con sé nella sua miseria. Voglio togliermi i pugnali uno ad uno. E non restituirli ai destinatari, colpendoli. Bensì gettandoli via, poiché loro non meritano neanche questa piccola soddisfazione, questo piccolo sollievo. Di aver provocato in un individuo una delusione tale da portare ad un desiderio di vendetta. Mi affido totalmente a voi. ​Sono stanca della palude, io voglio il cielo». Non ebbi risposta alcuna. Le notti scorrevano l'una dopo l'altra senza sosta alcuna. Avevano perso la loro poesia, il loro fascino. Quel fascino che mi aveva fatto innamorare della notte non lo trovavo più. Era andato perduto irrimediabilmente. Una di quelle notti anonime, il freddo di dicembre mi avvolgeva. Le stelle. Una di loro si mosse. Cercai di domare la paura. Dopo la prima altre seguirono il suo esempio e pochi istanti dopo l'orsa maggiore intera si muoveva a grande velocità verso di me. Il mio istinto fu quello di fuggire, ma i miei piedi erano come immersi nelle sabbie mobili. Allora attesi. L'orsa maggiore si fermò a pochi centimetri da me. Sembrava che in qualche modo mi stesse fissando pur non avendo sembianza umana alcuna. Avevo il potere di sentire il suo respiro soffiare sul mio volto. Improvvisamente, l'orsa maggiore riprese il suo cammino fermandosi per attendermi. Fui trascinata letteralmente da quest'ammasso di stelle che percorreva inarrestabile il creato. Venni portato, costretto, ad attraversare di nuovo la dannata palude. Una luce splendeva poco più avanti. E improvvisamente, come un'illuminazione, tutto mi fu chiaro. Una donna tra gli orchi. Una perla d'oro bianco tra bracciali d'acciaio. Angelo tra i serpenti. Sempre al mio fianco ma mai notata. Ancora troppo in alto per essere raggiunta. Le stelle mi aiutarono ancora una volta. Si disposero a scalinata. Iniziai a salire uno scalino alla volta, come un bambino che vede delle scale appena impara a camminare. Ad ogni scalino un ricordo veniva bruciato, gettato. Primo scalino: combustione potentissima, via. Secondo scalino: fuoco e fiamme su numerose foto. Via nel cestino...ultimo scalino. La combustione più forte di tutte. Fiamme di stelle negli occhi. Esplosioni di nane rosse nelle pupille. Magnetismo puro. Come avevo potuto non notarti prima. Sei sempre stata al mio fianco senza mai far nulla per farti notare. Donna tra gli orchi. Perla d'oro bianco tra bracciali d'acciaio. Angelo tra i serpenti. Il bacio. La combustione di tutti i contenitori, di tutti gli orchi. Un altro bacio. A centimetri di distanza tutto va bene. Va tutto per il meglio quando guardi la persona giusta negli occhi a distanza di millimetri. Le altre macchie sulla mia coscienza vengono lavate via. Eccoti qui, il mio giardino zen. La mia possibilità di purificazione. Il mio debito con le stelle. ​
  
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