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Autore: DreamLover4ever    24/06/2015    1 recensioni
Tratto dalla storia: "...Il gatto, con un balzo, gli saltò addosso, per essere preso appena prima che cadesse per terra, dopo aver battuto il muso contro il petto del ragazzo, e poi di nuovo lasciato cadere –Otto, sono tutto bagnato! Lasciami respirare! –sbuffò. In effetti era piuttosto bagnato. Dalla sua giacca di pelle sembrava gocciolasse tutta l’acqua che si era riversata in quei dieci minuti. Si volse verso di me –e tu chi sei?
-E-rica? –arrossì vergognosamente: non è facile parlare mentre qualcuno ti fissa con attorno un alone di fascino estremo.
-era una domanda? –alzò un sopracciglio –dovresti sapere tu qual è il tuo nome, no?
-eh … eh sì! Mi chiamo Erica! –avevo la strana sensazione che non stavo facendo una gran bella figura..."
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo dico fin dall’inizio: la storia della mia vita è molto noiosa, davvero molto noiosa!
Ho una vita normale, una famiglia normale, dei voti normali a scuola (a parte in educazione fisica, dove un 6 è davvero un miracolo, ma questo anche in latino e matematica, a dire il vero!), e un aspetto normale.
E questo lo pensai anche quel pomeriggio mentre, davanti allo specchio, cercavo in tutti i modi di sciogliere un capricciosissimo nodo col pettine. A dire il vero, non avevo i capelli ricci, ma nemmeno lisci, o anche mossi, ma se avessi dovuto definirli, forse avrei preferito l’aggettivo “mosci”. Lasciai perdere quel nodo ostinato: ormai era chiaro che quando si cerca di fare qualcosa in fretta, non riesce mai.
Indossai il mio cardigan (termine acquisito da non so quale programma televisivo) marroncino, che certamente non era nel pieno della moda, ma che almeno teneva caldo, sopra la mia t-shirt azzurra.
Guardai fuori dalla finestra e m’investì in pieno la cupa atmosfera di quel pomeriggio di novembre.
Proprio non avevo voglia di uscire, ma dovevo assolutamente riportare in biblioteca quel gigantesco mattone che la nostra professoressa di scienza ci aveva dato da leggere. Per carità, la storia era anche abbastanza interessante, se non fosse stata così piena di formule, reazioni chimiche, proprietà dei metalli e non, di cui era terribilmente appassionato un bambino con una famiglia di geni: quindi, ogni pagina era una dura battaglia di almeno mezz’ora!
Mi misi la giacca, infilai dentro una borsa il libro, le chiavi di casa, l’abbonamento per il pullman, un blocchetto per appunti, una matita, una gomma e un ombrellino. Le previsioni meteorologiche dicevano che quel giorno non avrebbe piovuto, ma il cielo diceva tutto il contrario.
Salutai mia mamma di sfuggita, mentre lei continuava a dirmi di stare attenta per strada e tornare presto, ed uscì di corsa fino alla fermata, dove, non appena misi piede, arrivò la corriera: in poche parole, ancora qualche secondo e avrei dovuto aspettare in quel freddo per 20 minuti.
Appena salita, mi accolse un caldo vapore che annebbiò le lenti dei miei occhiali.
Quando scesi, poche fermate dopo, attraversai a lunghi passi il percorso che portava dalla fermata alla porta della biblioteca, mentre il vento gelato cercava di trasformarmi in una statuina.
Attraversando il cancello, notai una piccola ombra accanto a me.
Mi girai di scatto. Un gatto di medie dimensioni, col manto lucente e nerissimo mi stava guardando con i suoi grandi occhi gialli. Nonostante mi fossero sempre piaciuti tutti i tipi di animali, avevo una leggera avversione per loro, non riuscendo a capire mai se ero gradita o fastidiosa ai loro occhi.
Il gatto continuava a fissarmi con aria forse interrogativa. Mi chinai per fargli una carezza sulla testa. Aveva un pelo sofficissimo. Gli passai un’altra volta la mano sul capo. Non si stava scostando, anzi si avvicinò leggermente. Sembrava piacergli! Di nuovo, la mia mano sulla sua testa, poi sul dorso, e infine sulla coda. Era come se mi stesse guidando con i suoi movimenti dove più preferiva essere accarezzato: quel gatto mi stava davvero simpatico. Avrei potuto rimanere lì per ore a guardarlo, ma decisi che era meglio se mi avviavo alla biblioteca.
Entrando, il calore del calorifero mi abbracciò con il suo manto amoroso. Tirai fuori il libro e lo consegnai alla bibliotecaria, e lei di rimando mi sorrise, non sapendo con preciso cosa dire, come anch’io feci. Fino a qualche anno prima ero conosciuta da tutti i bibliotecari delle due biblioteche che frequentavo, perché mi piaceva leggere un sacco di libri, ma essendo poi entrata in una delle scuole superiori più difficili, semplicemente ero troppo impegnata a cercare di non farmi bocciare per poter pensare a molto altro. Quindi, il nuovo staff non mi conosceva e quello vecchio iniziava a dimenticarmi.
Automaticamente mi diressi al piano di sopra. Andai direttamente verso la sezione “fantasy per ragazzi”. Non so perché andavo sempre alla ricerca dello stesso genere per primo, ma so che mi piacevano i mondi estranei a me, visti con gli occhi di personaggi coraggiosi e appassionati, o semplicemente con quelli di autori creativi.
Dopo dieci minuti che guardavo le copertine e leggevo trame, avevo già individuato un paio di libri interessanti e le mie mani avevano ripreso il loro calore naturale. Presi il cellulare, mi segnai i loro titoli sul promemoria, rimisi i volumi ai loro posti e mi avviai verso le scale. Scesi, salutai la bibliotecaria e uscì di nuovo in quel freddo che già iniziava a sembrare invernale.
Io, che di certo non ero una studentessa modello, non potevo permettermi di distrarmi con altre cose che non fosse lo studio, e anche se l’avessi fatto sarei stata decisamente troppo stanca per affrontare le mie giornate in quel modo, visto che avrei comunque speso una gran quantità di energia per la scuola. E io ero una ragazza davvero bisognosa di sonno, riposo e sonno: non ero nemmeno capace di guardare la tele se mancavano queste cose assolutamente essenziali!
Mi guardai intorno. Erano le 4 del pomeriggio, ma sembrava già sera inoltrata. L’aria soffiava così fredda che ormai non sentivo più il naso e le orecchie.
Appena misi un piede fuori dal cancello, mi ritrovai davanti il gatto di prima. E quando lo chiamai, venne subito verso di me. Era talmente bello  che volevo assolutamente accarezzarlo. Ma mentre ci pensavo la mia mano si bloccò a pochi centimetri dalla sua testa, e lui, con un balzo, arrivò ad essa e le fece seguire tutto il suo corpo. Mi piaceva quel gatto! Appena lo pensai, quello fece un giro attorno a me e si diresse verso quello che sembrava il cortile di una vecchia casa. Forse si stava già stancando di me, ma lo seguì per ancora un po’.
Quando mi vide, fece di nuovo qualche passetto verso di me, ispirandomi a fare lo stesso. E quando mi avvicinai per accarezzarlo di nuovo, vidi la porta della casa aprirsi.
Un’anziana signora ne uscì fuori e ci venne incontro. In effetti era piuttosto ovvio che la casa non fosse disabitata, perché nonostante l’età, era ben curata ed alcuni fiori ancora vivi emergevano dai diversi vasi disposti ordinatamente.
Mentre cercavo di elaborare una spiegazione del perché mi fossi addentrata fin lì, il gatto girò la donna in tondo e, in qualche modo, riuscì a salirle sulle spalle.
Quando la guardai meglio, notai che non si capiva bene la sua età, ma faceva pensare di essere stata una bella donna al suo tempo, e la sua figura esile e diritta faceva intuire, anche in quel periodo, un gran numero di cuori infatuati. Delle ciocche di capelli rossicci uscivano dal suo scialle scuro, col quale aveva nascosto parte della testa, e che incorniciava il suo volto minuto avvolto da delicate rughe. Mi guardò interessata –vedo che hai fatto amicizia con questo monello! –indicò il gatto. Io annuì con la testa –è davvero tenero!! –risi –devo dire che mi ha fatto venire voglia di avere un gatto nella famiglia!
-non hai detto possedere! –mi sorrise –perché non si può possedere uno di questi esserini.
Non ero brava a parlare con le persone, soprattutto con quelle che non conoscevo bene, ed essendo in quel momento anche alquanto imbarazzata, come risposta non feci altro che sorridere.
Proprio quando sembrava stesse per dirmi qual cos’altro, una grossa goccia d’acqua mi cadde in testa, subito seguita da una cascata impetuosa ed inarrestabile: aveva iniziato a piovere…


Salve carissimi! vi ringrazio tantissimo per aver letto questo piccolo frammento di storia(è una vecchia storia a cui sono molto affezionata e che ho ripreso in mano). Spero vi sia piaciucchiato e spero che continuerete a seguirla. Vi imploro tanti tanti commenti perché vorrei sapere cosa ne pensate e migliorare dove dovrebbe essere migliorato! Grazie alla prossima! X3
   
 
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