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Autore: Giuka    13/01/2009    9 recensioni
Prima fanfiction, naruralmente SuiKa, la mia coppia preferita. All’improvviso, sentì qualcuno tirargli su la testa senza delicatezza e appoggiarla su qualcosa di morbido e caldo: poi, due mani fredde gli aprirono la bocca e i suoi denti affondarono in un braccio sottile –troppo- mentre udiva un gemito forte di dolore. Di colpo capì: la voce era reale, Karin era lì e lo stava curando."
Genere: Introspettivo, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Karin, Suigetsu
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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It's The Fear

It's the fear,
The fear of the dark
It’s growing inside of me
They won, they will come to life
Have to save,
Save my beloved,
There is no escaping
Because my fate is horror and doom

È la paura
La paura del buio
Sta crescendo dentro me
Vincono, verranno alla luce
Devo salvare
Salvare il mio amato
Non c’è scampo
Perché il destino è orrore e condanna

 

 

I suoni della battaglia gli giungevano ovattati e troppo lontani; la vista era annebbiata e non gli permetteva di distinguere la sagoma del suo avversario, Kiba Inuzuka di Konoha, un ragazzino che dimostrava la sua età, ma così strafottente da continuare a ridere anche aver visto una propria mano amputata di netto dalla sua Taglia Teste. Quello sì che era un osso duro, a differenza di quello smidollato insettomane con gli occhiali che aveva decapitato in pochi secondi. Sasuke aveva detto loro che gli avversari non erano altro che dei bambini troppo cresciuti che si divertono ancora a giocare a fare i ninja. Beh, di sicuro non si aspettavano che i bambini di cui aveva parlato il loro capo fossero in verità decisamente cresciuti: il ragazzo biondo descritto come stupido era così forte da tenere testa a Pain; il tipo con la strana acconciatura ad ananas troppo pigro anche per combattere aveva annientato uno dei corpi di del capo dell’Akatsuki con un piano perfetto; l’erede del clan Hyuga timida e impacciata, una debole aveva atterrato Kisame con un Junken talmente potente da far tremare la terra,  ed infine le due inutili Ino Yamanaka e Sakura Haruno insieme stavano combattendo contro un corpo di Pain e sembravano anche avere la meglio. Decisamente, Sasuke non aveva capito un cazzo.

Conficcò la spada nel terreno, facendo pressione su di essa per rialzarsi. La mente tornò finalmente lucida, dopo che il dolore di un fianco strappato a morsi da un grosso cane si affievolì. In testa quel dannatissimo, fottutissimo nome.

“ Karin, Karin, Karin…”

Dove poteva essersi cacciata? Sperava si fosse nascosta da qualche parte: non l’aveva più vista da quando una sottospecie rospo delle dimensioni di una montagna si era divertito a saltare tra loro e disperderli ovunque. Ora, tuttavia, non aveva tempo per andare a cercarla.

<< Già stanco, pesciolino? >> gli chiese ghignando Kiba Inuzuka, accarezzando con la mano sinistra, l’unica rimastagli, il collo del suo enorme cane.

<< Ti piacerebbe, bastardo! >> urlò, per poi tornare alla carica.

Subito l’aria si riempì del cozzare dei loro kunai, spade, denti. Decisamente, quello non era un combattimento ordinario: il ragazzino cambiava arma e strategia con una rapidità disarmante, rendendo la loro battaglia di una confusione assurda. Doveva sbrigarsi, ragionò tra se: ringhiando, si lanciò su di lui.

 

***

Cazzo, quel ragazzino gli aveva dato più filo da torcere di quanto si aspettasse: per ucciderlo ci erano volute quasi due ore. Tuttavia ora il corpo di Kiba Inuzuka giaceva immobile e grondante di sangue accanto a quello del suo cane pulcioso, nel ben mezzo di quella che era stata la piazza principale di Konoha. E lui, il grande Suigetsu Hozuki, giaceva mezzo morto in un non-meglio-identificato palazzo fatiscente, troppo ferito per riprendere a combattere. Ed ancora con quel nome fisso in testa.

“ Karin, Karin, Kar-“

<< Si può sapere dove cazzo eri finito, stronzo? Non avevi detto che mi avresti protetta tu? >>

Ecco, ora si sognava pure la sua voce. Stava proprio morendo. Chiuse gli occhi, sospirando.

<< MA TU SEI FERITO!>>

Che cazzo di voce che aveva. Stridula da far paura. All’improvviso, sentì qualcuno tirargli su la testa senza delicatezza e appoggiarla su qualcosa di morbido e caldo: poi, due mani fredde gli aprirono la bocca e i suoi denti affondarono in un braccio sottile –troppo-  mentre udiva un gemito forte di dolore. Di colpo capì: la voce era reale, Karin era lì e lo stava curando. Il proprio chakra fluiva ora insieme a quello benefico della ragazza che curava velocemente tutte le lesioni, interne ed esterne. Quella pazza furiosa della sua compagna – di squadra? – era dannatamente utile, in circostanze come quelle: si sentiva già bene, sebbene fosse stato vicinissimo alla morte appena qualche secondo prima.

Dopo qualche istante si sentì staccare a forza dal suo braccio e poi la sua testa picchiò violentemente per terra, mentre due mani fredde lo spogliavano della giacca.

<< Se volevi farlo quì non avevi che da dirlo, racchia! >> se ne uscì baldanzoso, ormai completamente ristabilito.

<< Zitto c-coglione. Ti devo suturare la ferita. >>

<< Perché, cominci a far cilecca? Non ti funziona più il chakra? Ah, ho capito: ha fatto la stessa fine del tuo cervello! >> disse, trattenendo un gemito mentre Karin infilzava la pelle del fianco con l’ago, senza delicatezza.

<< No… Ho… C-cercato di curare Juugo. >> le tremava la voce. A Karin tremava la voce: c’era qualcosa di strano. Karin non balbettava mai, soprattutto in sua presenza.

<< Cercato? >> chiese allora Suigetsu, sebbene sapesse già il seguito della frase.

<< Era troppo tardi. Q-quella specie di palla di l-lardo umana lo ha schiacciato con u-una specie di mano enorme, n-non ho c-capito cosa è successo finché n-non ho visto il sangue. Ho p-provato, ma non è servito a nulla. Ecco perché non avevo sufficiente chakra per curarti completamente. >>

Cazzo, Juugo morto. Non che gli fosse poi così affezionato, ma dopo un anno di vicinanza era strano pensare che non l’avrebbe più visto: tutto per quel pazzo fatalista di Sasuke, che gli aveva trascinati in una missione suicida. 
Era da stupidi pensare che Konoha non avrebbe lottato, che la nuova generazione fosse composta da perdenti e che il contenitore di Kyubi fosse debole. Solo un egocentrico come Sasuke avrebbe potuto crederci davvero e loro come dei cretini lo aveva ascoltato e seguito. Perché poi?
Per ammazzare dei ragazzini –non che gli dispiacesse, per carità, si era anche divertito- e morire a loro volta. A lui sarebbe bastato prendersi la spada di Kisame, di certo la sorte di Konoha non era nei suoi interessi.

<< A c-cosa pensi? >> gli chiese Karin, interrompendo il flusso dei suoi pensieri confusi.

<< Al fatto che balbetti. >>

<< N-non sto balbettando, pezzo d’idiota! >>

<< Ma ti senti quando parli, racchia? O le orecchie hanno raggiunto il cervello? >>

<< Ti HO DETTO CHE N-NON STO BALBETTANDO! >> abbaiò lei, sempre più arrabbiata.

<< Hai paura? >> chiese Suigetsu, sollevandosi con le braccia e guardandola in viso per la prima volta.

Accidenti, era messa proprio male: un sopracciglio sanguinante, un livido sulla fronte, uno sullo zigomo destro, segni di mani sul collo e sulle braccia ed infine il labbro inferiore completamente spaccato. Era pallidissima, le tremava la bocca e l’occhio si contraeva continuamente, in una specie di tic nervoso: più che spaventata sembrava terrorizzata. Scoppiò a ridere divertito.

<< Accidenti, strega, non l’aveva mai vista una guerra? >> chiese, ghignando.

Lei cercò di colpirlo con un pugno, che lui schivo staccandosi da lei di una decina di centimetri.

<< Rispondi, scema. >> Lei lo guardò irritata, ma poi rispose.

<< Così no. Ci sono… Tanti morti, tanto sangue. Bambini, donne ragazzi, Juugo. E poi arrivavano nemici da tutte le parti e io non sapevo difendermi e tu eri sparito e Juugo era per terra e Sas- >>

<< Ehi, prendi fiato, racchia. O vuoi morire qui? >>

Lei distolse lo sguardo, voltando la testa verso destra ed appoggiando la guancia sulle ginocchia.

<< No, non voglio morire qui. Voglio andare via. >>

<< E dove scusa? >>

<< Non lo so, ma combattere non mi piace. E Sasuke-kun è pazzo, cretino, pazzo davvero. Rideva come un ossesso mentre uccideva, rideva. Voglio andare dove non c’è guerra, dove posso comprarmi vestiti decenti e farmi una manicure in pace, senza paura di spezzarmi un unghia. >> rispose lei, sognante.

<< Quel posto si chiama Paese del Pan di Zucchero e non esiste. Siamo ninja, racchia, assassini, non abbiamo altro se non il nostro lavoro. >>

Lei alzò la testa di colpo guardandolo ferocemente e si avvicinò a lui, facendo quasi combaciare i loro nasi.

<< TU forse non avrai altro che il tuo lavoro, pezzo d’idiota. IO sicuramente ho molto di più da fare nella mia vita. >>

<< Tipo? Trovarti un marito? Pensi che qualcuno ti sposerà mai con il carattere che ti ritrovi, strega? >>

<< Taci, idiota! >> strillò lei, con quella sua insopportabile voce.

<< Io ti sposerei, Karin. >>

<< Ti ho detto di tac- che hai detto? >> chiese lei, spalancando gli occhi e fissandolo; lui scoppiò a ridere e mentre lei si preparava già a strillargli contro, lui  fece passare un braccio attorno alla sua vita spingendosela contro.

<< Beh, tre giorni fa abbiamo appurato di avere una certa affinità, noi due… >> le disse divertito.

Lei arrossì girandosi dall’altra parte ma senza staccarsi da lui.

<< Avevi detto che non ne avremmo più parlato, cretino. >>

<< Ti ho tolto la verginità, Karin. Permetti che me ne vanti? >>

<< Sei proprio un coglione. Sbaglio o eri tu quello che diceva “ Non ti preoccupare, ci penso io a salvarti a Konoha, racchia” ? >> ribatté lei, cercando di mimare la sua voce ma rendendo soltanto la propria ancora più stridula.

<< Scherzavo, racchia, si chiama iron- >>

Non poté continuare, dato che Karin si era avventata sulle sue labbra come un’assatanata: esagerava sempre. La strinse di più a se, e rispose al suo bacio, mentre con il braccio libero le spingeva la nuca contro la proprio. La sentì vibrare, sospirando, e rilassarsi tra le sue braccia. Non tremava più.

<< Andiamo via >> ribattè lei, tra una pausa e l’altra << lontano, dove non fa differenza. Lasciamo questa battaglia e andiamo via. >>

<< E il tuo Sasuke-kun? >> sospirò lui, baciandole il collo.

<< Sopravviverà e lo ritroveremo >> disse stringendo i suoi capelli tra le mani << oppure morirà e piangerò sulla sua tomba. >>

<< Sulla mia piangeresti, racchia? >> le chiese lui, accarezzandole il profilo della mascella con le labbra. >>

<< Probabilmente no, cretino. >>

Suigetsu sorrise, staccandosi da lei e alzandosi in piedi. Lei lo fissò interrogativa, ma lui le tese la mano.

<< E allora perché scappi con me, Karin? >>

Il bacio che seguì le sue parole fu più chiaro di qualsiasi parola.

 

 

 

 

 

Prima fan fiction, sì. Mi piace scrivere, sapete? Naturalmente ho molto da imparare e devo fare più pratica, ma mi piace moltissimo. Probabilmente i personaggi sono un po’ OOC, soprattutto Karin, troppo cupa, insicura e tranquilla. Tuttavia descriverla così mi piace moltissimo, anche perché io AMO il suo personaggio.
Se non si è capito, perché sono contorta, alla fine scapperanno. Non è detto che si salveranno, ma almeno ci proveranno. E Suigetsu non ama Karin, ma qualcosa per lei lo prova.
Scusate le molte parolacce, ma penso che Suigetsu nella sua testa parli così no? Non è molto fine come personaggio. Tuttavia, devo imparare a descrivere meglio tutti e due. Non sono molto soddisfatta della caratterizzazione.
Commentate, se potete. Mi farebbe piacere ricevere consigli, suggerimenti e critiche.

 
Grazie mille anche per aver solo letto.

Giuka

  
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