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Autore: lapoetastra    25/06/2015    1 recensioni
Voleva piangere, Mike, perché sapeva cosa significava quel gesto, e la consapevolezza di ciò gli spezzava inevitabilmente qualcosa dentro, nel profondo del cuore, in quel posto segreto che era sempre appartenuto a lei.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Michael la guardava e si domandava quando l’avesse persa.
Sapeva che la detenzione di un intero lungo anno al riformatorio Wilkinson aveva incrinato il loro rapporto, ma era sinceramente convinto che con il tempo sarebbe riuscito a riconquistarla.
Ne era sicuro davvero, ma adesso le sue certezze erano svanite, perse per sempre, perse come lei.
< Ciao, Carol >, la salutò Michael, ed anche se si sforzava di guardarla negli occhi e di sorridere, non poteva fare a meno di fissare con sguardo cupo la mano affusolata di lei stretta da quella callosa di John Reilly.
Voleva piangere, Mike, perché sapeva cosa significava quel gesto, e la consapevolezza di ciò gli spezzava inevitabilmente qualcosa dentro, nel profondo del cuore, in quel posto segreto che era sempre appartenuto a lei.
Ed era arrabbiato, anche. Terribilmente.
Con John, colui che considerava un fidato amico ma che lo aveva tradito così meschinamente, soffiandogli dal sotto al naso l’unica donna che avesse mai realmente amato.
Con Carol, che aveva preferito un killer a lui, brillante ed intelligente avvocato.
E soprattutto ce l’aveva con se stesso, Michael, che in tutto quel tempo non era stato in grado di far battere nuovamente il cuore della ragazza unicamente per lui, come accadeva quando erano piccoli, un periodo felice in cui il riformatorio, le violenze e gli abusi erano solo idee lontane ed oscure, spazzate via in un batter d’occhio da una risata con gli amici.
Carol era davanti a lui, ora. Sola.
Michael non sapeva dove fosse andato John, ma sinceramente non gli importava.
Voleva stare con lei, adesso, e chiederle perché, solo perché.
Non parlava, però.
Anche la ragazza taceva, ed entrambi sembravano degli attori immobili in una scena drammatica, intenti a fissarsi come se i loro occhi potessero esprimere tutto ciò che il loro cuore urlava in silenzio.
Carol sorrise, d’improvviso, ed a Michael parve che una luce si fosse di colpo accesa per illuminare il buio che da fin troppo tempo dominava la sua anima martoriata.
Una forza invisibile li spinse l’uno contro l’altra, senza alcun preavviso, senza nessuna spiegazione, e si ritrovarono abbracciati, come una volta.
Michael respirava il sensuale profumo dei capelli di lei, che sapevano di fiori, di estate, di gioia, e per un attimo si convinse che forse era stato tutto solo un incubo, che loro erano ancora due quattordicenni follemente innamorati che si nascondevano nei vicoli bui delle strade per baciarsi lontano da occhi indiscreti, che non c’era mai stato nessun carretto degli hot-dog, nessuna condanna, nessun Wilkinson e soprattutto nessun Sean Nokes.
Ma quella magia incantevole, come tutte le cose belle, durò solo un istante.
Carol si staccò da lui e senza neanche guardarlo andò a sedersi al suo posto al tavolo, accanto a John, che non perse occasione per stringerla e baciarla con foga, come se fosse rimasto lontano da lei per troppo tempo.
Michael, invece, rimase fermo, immobile come un statua di marmo, con il profumo di lei ancora impresso sulla giacca ed il ricordo di ciò che erano stati ancora fisso nella mente.
L’avvocato sapeva che quello era un passato lontano, remoto, che mai sarebbe più potuto tornare.
Esattamente come la sua felicità.
 
   
 
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