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Autore: Ledy Leggy    25/06/2015    1 recensioni
"Non è che posso aiutarvi? Cioè adoro lavorare all'FBI, ma sono più in stile criminale." Si intromise Neal.
"Lo faresti davvero?" Chiese Elsa sedendosi accanto a lui.
"Perché no?" Chiese lui con un sorriso.
"Ad esempio perché ti ho preso in ostaggio e rapito." Osservò Elsa sorridendo a sua volta.
"Con una pistola scarica: hai tutto il mio rispetto."
Genere: Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mozzie-Dante Haversham, Neal Caffrey, Nuovo Personaggio, Peter Burke
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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New York – No Place Else Is Good Enough
 

Capitolo 1

Blue Diamond
 

 

 

"Sara?"

"Non mi piace." Commentò Ed.

"Julia?"

"Troppo comune." Ribatté Margot.

"Rachel?"

"No!" Esclamarono i due in coro.

"Allora proponetemelo voi due un buon nome!" Esclamò la ragazza esasperata, la testa china sul nuovo passaporto.

"Elsa?" Propose Ed.

"Mi piace." Dichiarò Margot soddisfatta.

"A me no, ma siamo già in ritardo." Elsa stampò il nome sul passaporto falso e lo lasciò ad asciugare insieme agli altri due, su un tavolo.

"A che punto siete con i bagagli?" Chiese Margot mostrando la sua valigia già pronta.

"Ti ricordo che noi dobbiamo partire due ore dopo di te." Le fece notare Ed.

"Già, tre noti ricercati sullo stesso aereo sono un po' troppi." Osservò Elsa.

"Okay, io vado. Ci vediamo a New York tra qualche ora. Non usate i telefoni che abbiamo ora, sono tracciati dall'Interpol e non accendete i computer e..."

"Lo sappiamo Margot." La interruppe Elsa con un sorriso.

Poi la spintonò fuori di casa e dopo un ultimo saluto Margot si avviò per l'aeroporto.

Ed ed Elsa si dedicarono a preparare i bagagli in fretta e furia e a sistemare le ultime cose che lasciavano in Francia. Non potevano portarsi dietro tutto, essendo braccati dall'Interpol, perciò si limitarono a pulire a fondo la casa per non lasciare impronte digitali o tracce di dna.

"Odio le partenze improvvise." Borbottò Elsa mentre, i lunghi capelli castani legati in una coda, si dedicava alla pulizia del bagno.

"Non è che abbiamo molta scelta." Le fece notare Ed sorridendo mentre puliva la stampante da qualsiasi impronta digitale.

"Mi piaceva Parigi. È una delle città più ricche di Europa. È così bella..." Sospirò Elsa con un sorriso malinconico.

"Ci torneremo un giorno." Dichiarò Ed passando a pulire i pavimenti.

 

Due ore dopo i due erano all'aeroporto di Parigi, falsi documenti in una mano, pronti a partire per New York.

"Vorrei evitare le telecamere, dato che ancora non hanno nessuna nostra foto, sarebbe carino non fargliela avere proprio ora." Spiegò Elsa sorridendo ad uno sconcertato Ed che la guardava mentre strisciava contro il muro.

"Di sicuro non attirerai l'attenzione di nessuno." Commentò lui ironicamente.

"In un aeroporto? No, vanno tutti di fretta."

Elsa e Ed fecero un rapido check in con i loro nuovi passaporti falsi e montarono sull'aereo spacciandosi per una giovane coppietta in luna di miele.

Ed aveva criticato più volte quella scelta, dicendo che erano troppo giovani, ma Margot li aveva convinti che con un travestimento tutto era possibile. Aveva costretto Elsa ad indossare vestiti eleganti e tacchi, cose che lei non usava mai. Poi gli aveva fatto mettere gli anelli con i diamanti che avevano rubato qualche mese prima, in modo da portarli facilmente oltre oceano e aveva lasciato il tutto alla loro capacità recitativa.

I due avevano fatto la parte degli sposini a meraviglia e adesso l'hostess li guardava commossa sorridendo. Il che li costringeva a recitare anche per tutto il viaggio in aereo. Ed e Elsa si scambiarono uno sguardo seccato e si prepararono al viaggio.

A New York, scesero come tutti dall'aereo e si prepararono al controllo documenti americano, il più difficile da passare. Ma Elsa sapeva che i suoi documenti erano a prova di bomba, perciò li fece controllare con un sorriso rilassato mentre si aggrappava al braccio di Ed per non cascare sui tacchi e per sembrare una perfetta sposina.

Quando uscirono dall'aeroporto trovarono Margot che li aspettava.

"In queste due ore sono andata a casa, ho sistemato i nuovi telefoni e i computer, ho trovato un'altra stampante da passaporti, un po' illegale e ho stabilito un po' di nuovi contatti con la gente del posto." Disse senza nemmeno salutarli.

"Brava, sei il tecnico migliore che potessi trovare." Sorrise Elsa soddisfatta.

"Aspetta a dirlo: non ho cucinato nulla per cena e è tutto da pulire." Dichiarò poi fermando un taxi. "E dobbiamo assolutamente procurarci un'auto." Disse salendo insieme agli altri.

Arrivati a casa, senza nemmeno riposarsi un po', le due ragazze mandarono Ed a cucinare, mentre Elsa iniziava a pulire e a rifare i letti e Margot tornava alle prese con i computer.

"Ma perché non cucinate mai voi?" Si lamentò Ed, un'ora dopo davanti a un piatto di minestra fumante.

"Eddai, tu sei riuscito a farmi piacere anche la minestra!" Fece notare Margot indicando il suo piatto.

"Quando cucino io ci sono solo due possibilità: brucia il cibo, o mi brucio io. Niente da fare. Resti tu il cuoco." Aggiunse Elsa.

"Allora, programmi per la settimana?" Chiese Elsa preparandosi a parlare di uno dei loro piccoli colpi.

Avevano deciso anni prima di non fare mai colpi troppo grossi per non attirare le attenzioni delle autorità, motivo per cui non era ancora nota la loro identità e per cui dopo circa cinque anni non erano ancora stati presi.

"Ho sentito che ci sarà una mostra a un museo qui vicino, con quadri di oltre 15 milioni di dollari." Per l'appunto Margot cercava sempre di alzare i loro profitti.

"Partiamo con qualcosa di più piccolo, siamo in una nuova città che non conosciamo." Osservò Elsa.

"Aspetta, non hai sentito tutto. Ho trovato un tipo che farà lì un colpo, allora gli ho hackerato il computer e ho scoperto che fa parte di un gruppo chiamato Blue Diamond. Se non sbaglio quello in cui si trovava tua madre aveva lo stesso nome. Ho pensato che potrebbero conoscerla. Se la vuoi ritrovare devi infiltrarti." Margot sorrise soddisfatta davanti allo sguardo di Ed e di Elsa. "Lo so, sono un genio."

"Come posso infiltrarmi?" Chiese Elsa.

"Il colpo sarà tra due settimane. Dobbiamo metterti in contatto col gruppo, vedrai che gli mancherà un uomo, casomai glielo facciamo mancare noi." Sorrise Margot.

Il colpo era già deciso.

Due settimane dopo un certo James, nome in codice Big Jim, aveva vinto un viaggio alle Maldive tutto pagato per lui e la sua ragazza e Margot aveva predisposto tutto perché partisse.

Elsa nel frattempo aveva preso il suo posto all'interno della banda. Non andava molto d'accordo con i suoi membri, soprattutto per quanto riguardava le tecniche di scassinamento e le vie di fuga dal museo, ma era riuscita a trovare qualcosa di vagamente simile a un recapito per sua madre, perciò si era preparata al colpo senza protestare più di tanto.

Il martedì mattina si svegliò eccitata, ripassando tutti i piani. La banda aveva deciso di rubare un Picasso, perciò lei aveva deciso che avrebbe rubato una collana di valore minore esposta lì vicino, così avrebbero sospettato i membri della banda e non lei.

La banda si ritrovò la sera in un garage. Il capo, un certo John, prese la parola.

"Allora il piano è questo. Primo, disattivare il sistema di allarme. Secondo, rubare il quadro. Sarà collegato ad un cavo che dopo quindici secondi che è staccato fa scattare un allarme silenzioso. Dobbiamo uscire dalla stanza prima dei quindici secondi, poi scenderà una grata e saremo bloccati, a meno che non si riesca a trovare un pannello di controllo, che di sicuro non è all'interno della stanza. Dobbiamo fare molto in fretta, altrimenti arriverà la polizia.

I componenti del gruppo annuirono e salirono sul camion per andare al museo. Elsa salì con loro, ma nascondendo sotto al passamontagna l'auricolare che la teneva in contatto con Ed e Margot, disposti fuori dal museo, uno con la macchina pronto per un salvataggio di emergenza e l'altra con le telecamere sotto controllo e che ascoltava le frequenze della polizia.

La banda parcheggiò il camion in un vicolo, scese ordinatamente e rapidamente dal camion e aspettò che uno dei membri, che sarebbe rimasto all'esterno a fare da palo, disattivasse l'allarme.

Poi, quando questo diede loro l'okay, entrarono in punta di piedi e si avvicinarono al quadro di Picasso che volevano rubare.

Lo smontarono dalla cornice tenendolo sospeso per non staccare il cavo che faceva partire l'allarme silenzioso, poi una volta separata del tutto la tela dalla cornice, poggiarono quest'ultima a terra e Elsa tagliò il cavo con un colpo deciso di cesoie.

Nel frattempo, senza che nessuno la vedesse, si mise in tasca una collana di pietre che era appartenuta alla regina Vittoria che era esposta lì accanto.

La banda uscì rapidamente dalla stanza, mentre la grata si abbassava subito dopo di loro.

"Elsa." L'auricolare nel suo orecchio si mise in funzione con un ronzio fastidioso. "C'è troppa gente qui fuori in macchina. Secondo me sono poliziotti." La avvisò Ed.

Elsa si guardò un po' intorno, cercando una via di fuga alternativa.

"C'è un'uscita sul retro con solo due uomini appostati. Prova con quella." Ed le lesse praticamente nel pensiero.

Di sottofondo Elsa sentì Margot che imprecava.

"Els, ho la pianta. Devi per forza ripassare dalla stanza di prima, ma è bloccata dalla grata."

"Sta arrivando la polizia." Sussurrò intanto Ed.

"Niente nomi, Marge!" Sussurrò Elsa scherzando, ripetendo una scena che avevano già visto al Louvre in uno dei loro primi colpi.

"Okay, il pannello di controllo è nella stanza alla tua destra." Spiegò Margot

"Devi tagliare il filo rosso."

"Sì mh, come dire... non c'è un filo rosso." Dichiarò Elsa.

L'adrenalina iniziò a pomparle nelle vene, mentre il battito accelerava.

Sorrise con soddisfazione, amava quella sensazione, finché non la prendevano.

"Giusto scusa! Cavi americani... taglia il verde." Si corresse Margot.

Elsa eseguì e tornò alla stanza della grata, la sollevò manualmente, tutto senza togliere i guanti. Poi mentre passava nella stanza lasciò scivolare un biglietto su una teca e si diresse nel corridoio opposto, dove due agenti le stavano correndo incontro.

Accelerò mentre correva e quando fu abbastanza vicina si lanciò in terra per una scivolata, passandogli all'altezza dei piedi e facendogli in contemporanea lo sgambetto. Alla fine del corridoio si rialzò in piedi e uscì correndo, inseguita da altri agenti.

Senza togliersi il passamontagna né i guanti di pelle nera, corse in direzione della macchina di Ed, che avevano 'preso in prestito' per il colpo, ovviamente senza targa, e vi saltò agilmente dentro, mentre Ed partiva a tutta velocità seminando le macchine che avevano dietro.

Elsa si rilassò soddisfatta sul sedile e finalmente tolse il passamontagna ridendo allegramente.

"Mi mancava." Commentò.

Margot sospirò nell'auricolare.

"Non sai quanta ansia mette solo ascoltare e vedere, non so come tu faccia."

"È così piacevole..." Commentò Elsa contenta.

Ed accelerò per seminare gli inseguitori.

"Ci vediamo al quartier generale." Disse, e nel frattempo gettò il suo auricolare in un tombino.

"Perché l'hai fatto?" Chiese Elsa stupita.

"C'era un ronzio sospetto." Spiegò lui.

Elsa scrollò le spalle e lo imitò.

  
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