Teatro e Musical > Romeo e Giuletta - Ama e cambia il mondo
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Autore: Naomi_Shonenai    25/06/2015    3 recensioni
*[“Mercuzio, chi è la regina Mab?”
[...]
“Come non sai chi è?”
Poi cominciò a parlarne in modo poetico e sognatore:
“Lei che tra le fate è levatrice…”
Romeo, comprendendo che il suo amico era partito per il mondo dei sogni, lo lasciò perdere ma fu attratto da una frase in particolare:
“Su questo cocchio, notte dopo notte, galoppa nelle menti degli amanti riempendole di sogni amorosi.”
[...]
“Questa notte ti verrà a trovare! E allora capirai chi è davvero la regina Mab”
Mercuzio x Romeo
Un sogno inaspettato, una paura di non essere accettati e poi, quando tutto è finalmente chiaro e roseo, il futuro riserverà dolori più o meno forti, ma anche gioie e felicità.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AVVERTENZE:
LA SEGUENTE FANFIC SI BASA SUI PERSONAGGI DEL MUSICAL "ROMEO E GIULIETTA AMA E CAMBIA IL MONDO"(Mercuzio,Romeo, Benvolio...) E NON SUGLI ATTORI CHE LI INTERPRETANO (Luca Giacomelli Ferrarini, Davide Merlini, Riccardo Maccaferri).

ESCLUSI I PERSONAGGI, OGNI RIFERIMENTO A FATTI, PERSONE O COSE E' PURAMENTE CASUALE.
Buona lettura
 

Tutto iniziò quella notte. Era una notte di mezza estate, fresca e limpida, con quella bellissima luna che dava esempio alle stelle su come si deve illuminare la città di Verona.
Insomma, una notte perfetta per la regina Mab.

Un giovane dai corti capelli scuri osservava questo spettacolo notturno ripensando alle parole del  suo migliore amico, quella mattina.

*[“Mercuzio, chi è la regina Mab?” chiese curioso.
Il biondo si girò di scatto a fissarlo con espressione sbalordita.
“Come non sai chi è?”
Poi cominciò a parlarne in modo poetico e sognatore:
“Lei che tra le fate è levatrice…”
Romeo, comprendendo  che il suo amico era partito per il mondo dei sogni, lo lasciò perdere ma fu attratto da una frase in particolare:

Su questo cocchio, notte dopo notte, galoppa nelle menti degli amanti riempendole di sogni amorosi.”

Quando finì, vide che il suo amico lo aveva abbondonato perciò si avvicinò con un sorriso che potremmo definire “alquanto strano”.]*
“Questa notte ti verrà a trovare! E allora capirai chi è davvero la regina Mab” ripeté Romeo. “ Ahh quante pene mi hai fatto passare…e quante ne passeremo insieme?” si chiese mentre si spogliava per andare a dormire.
Una volta a letto diede la buonanotte alla luna come suo solito ma questa volta aggiunse una dedica.
“Buonanotte cara luna, buonanotte anche a te, mio caro Mercuzio. Regina Mab, ti aspetto.”

Pronunciate queste parole si chiese il motivo di esse. Perché aveva augurato un dolce sonno anche a Mercuzio?
La sua mente non riusciva a rispondere ma, sotto sotto, il suo cuore l’ aveva sempre avuta una risposta  quella notte non fece che confermarla perché quella stessa notte Romeo Montecchi sognò un giovane biondo riccioluto che gli donava baci, tocchi e scariche di piacere.
Si svegliò di colpo nel pieno della notte. Sentì la mano umida sotto il lenzuolo. Si mise a sedere, mosso freneticamente dallo stupore. Quando vide  le dita sporche si ributtò sul cuscino facendo un profondo respiro, come per voler comprendere le azioni appena compiute, troppo veloci per capirle davvero.
“Che…che cosa ho fatto?!” si chiese preoccupato stropicciandosi il viso con le mani.
Buttò a terra il lenzuolo e si alzò bruscamente dal letto con le lacrime agli occhi, fissando  confuso e indignato quel giaciglio sporco. Scosse la testa e andò verso la finestra per osservare il paesaggio. Scorse un fil di luce all’ orizzonte: presto l’allodola avrebbe cominciato a cantare.

Si vestì ed uscì. Corse via, scappò da Verona, ma non senza metà. Una meta l’aveva eccome. Andò alla riva di un fiume in un boschetto appena fuori città. Quello era il luogo dove si rifugiava sempre con i suoi amici, a volte per difendersi da sua madre, altre volte per coprire le spalle a Mercuzio dopo una sua marachella.
Gli tornò in mente il sogno di quella notte.
Cadde in ginocchio, al pensiero, ai piedi della riva.
Ora non riusciva più neanche a pensare a Mercuzio senza ritornare inevitabilmente a quel stramaledettissimo sogno.
Sarà stata la regina Mab? Romeo incominciava a pensare che forse una punta di verità era presente nei discorsi dell’amico.
Doveva trovare un modo per risolvere la situazione, quello era ovvio.
Si lasciò cadere sull’erba fresca.
Non poteva parlarne con Mercuzio o lui, indignato, non gli avrebbe più rivolto la parola. Né poteva sfogarsi con un’altra donna altrimenti il suo pensiero sarebbe ritornato a quella sera e non ci avrebbe guadagnato proprio niente, forse solo i sensi di colpa.
Qual era la soluzione migliore? Aveva tanta voglia di chiederlo alla luna che lo osservava ancora da lassù.
“Tu che mi consigli?” sospirò.
Come in risposta i suoi occhi incominciarono a bruciare e uno sbadigliò impegnò la sua bocca.
“Sì, forse hai ragione. Il sonno porterà via tutto.”
E così si addormentò.
 

“Buongiorno cuor gentile! Ti è venuta a trovare la regina Mab?”

Romeo non riuscì ad aprire gli occhi che la luce accecante del giorno lo abbagliò.
Quando prese coscienza di sé e riuscì ad aprire di un filo le palpebre, gli apparvero delle cascate di riccioli d’oro troppo noti, degli occhi nocciola riconoscibili tra mille ed un sorriso fuori da ogni grazia. Tutto il suo corpo veniva sovrastato dal sole che si trovava davanti.
“Merc…”non riuscì a finire il nome che già si era allontanato con il fiato corto e la faccia di chi ha appena visto un fantasma.
“Che fai tu qua?”

Mercuzio era sorpreso ma non lo diede molto a vedere e tornò quasi subito con la sua espressione beffeggiatrice.
“ Mah, sai…sono le undici del mattino e Romeo è scomparso. Ti sta cercando mezza Verona. Pensa che tua madre stava per avere un arresto cardiaco e ci ha mandato a cercarti. Sai, siamo andati in primo luogo in camera tua.” Poi guardò Benvolio come per farlo suo complice.
“Benvolio caro, vogliamo dirglielo in che condizioni abbiamo trovato la sua camera?” Un sorrisino si dipinse sul suo volto.
Romeo rabbrividì ricordando come aveva lasciato la sua stanza, e sicuramente non era il disordine la causa di tanta preoccupazione. Il biondo fece un passo verso di lui ma questo schizzò dietro un albero facendo spuntare fuori da esso solo la testa.
“Per il bene di entrambi, non avvicinarti!” gridò spaventato.
Mercuzio cominciava a preoccuparsi. Che quel giorno il castano fosse particolarmente strano si era capito. Chissà per quale ragione. Gli avrebbe fatto molto comodo saperlo ma per il momento, per aiutarlo doveva solo lasciarlo stare.
“Ok, calmati! Non mi muovo! Voglio solo chiederti…eri cosciente o no quando l’hai fatto?”
“Certo che no…”disse nascondendo il volto dietro l’albero.
“Va bene, allora deduco che la mia domanda di poco fa avesse una risposta affermativa” tornò il sorrisetto sulle labbra.
“Andiamo Benvolio.” disse spingendolo con una pacca sulla spalla. Poi si voltò a guardarlo.
“Dirò che eri in una locanda con una donna e che hai fatto un po’ tardi ieri sera.”
Guardò dritto. “Forse non è completamente diverso da quello che ti ha fatto sognare la regina Mab.” Dedusse con un velo di malinconia, poi si allontanò con Benvolio lasciando Romeo definitivamente solo.
Quando i due scomparvero dalla sua vista uscì allo scoperto e sospirò appoggiandosi al tronco.
“No, Mercuzio…la regina Mab mi ha aperto il cuore…”sospirò di nuovo “…sì, e tu mi hai aperto le gambe. La regina Mab ha chiarito i miei dubbi” ripensò anche a questa frase “Sì, li ha chiariti macchiandoli di bianco. Ahhh sono perso! Abbandonato in amore bizzarro, in una pena a quanto pare infinita se sei tu la mia preda. Anzi, posso dire che qua la preda sono solo io e tu il predatore, il tentatore che mi trascina in un turbine di passione grazie al suo fascino.” guardò il cielo, unico ascoltatore di quel suo tormento.
“Ti amo, Mercuzio!” concluse prima di avviarsi verso palazzo Montecchi speranzoso che l’amico non venisse mai a sapere di tutto questo.


Intanto, nella cucina del palazzo del principe…

“Mercuzio!! Ehi, Mercuzio!” chiamava un Benvolio scocciato.
Lui rispose con un mugugno guardando un punto fisso e indefinito davanti a lui mentre si versava l’ennesimo calice di vino che buttò giù.
“Wow, ottengo una risposta (se così può definirsi) solamente dopo la ventitreesima volta che ti chiamo. Questo record di rapidità è da ricordare.”
“Che vuoi?” lo guardò storto con l’aria di chi avrebbe raso al suolo l’Italia se lo avresti disturbato.
E questo il Montecchi lo avvertì decisamente.
“Ehm… beh… non mi sembri particolarmente in forma…”
“Sai, quando scopri che l’uomo per cui daresti la vita sogna una notte d’amore con un’altra donna e si sveglia solo dopo essere stato avvolto dal suo stesso piacere macchiando  le lenzuola, non ti senti perfettamente la persona più felice della Terra.” rispose tracannando un altro bicchiere del liquido purpureo.
“Guarda il lato positivo…”
“Quale lato positivo?! Sogna di farsi una donna e scappa se mi avvicino. Esiste tortura peggiore di questa? Povero Mercuzio, ora che non può neanche abbracciare il suo amore, nemmeno sfiorarlo amichevolmente come prima. Maledette le mie parole sulla regina Mab che lo hanno terrorizzato al punto da far sussurrare alla sua mente che la regina dei sogni è il qui presente Mercuzio della Scala. Ora teme anche il suo migliore amico.” Si voltò e si aggrappò alla camicia di Benvolio “Amico mio…come pensi che debba vivere?” gli chiese esasperato con le lacrime agli occhi.
Il riccio lo guardava. Provava pena per lui. Il folle Mercuzio, colui che della sua sfrontatezza aveva fama, ora si lasciava morire per un’ innocua pena d’amore. Il Montecchi lo aveva sempre saputo che in fondo l’amico aveva il cuore più caldo e dolce della Terra, così come sapeva che cercava di mascherare questa sua qualità, forse per sembrare meno debole e conquistabile.
In quel momento gli venne in mente l’unica soluzione possibile, anche se molto improbabile.
“ Ascolta me…”gli diede una pacca sulla spalla. “Cessa di pensare a lei, guarda altre bellezze.”
L’altro lo guardava stranito ma poi accettò.
“Proviamoci, anche se molto probabilmente finirà per peggiorare la situazione. Stasera andiamo insieme alla locanda dietro il cortile di palazzo Montecchi. E comunque, che sia chiaro…io continuo ad amare Romeo.”
Il Montecchi fece uno scatto di tre metri indietro.
“Non volevo dire che devi sfogarti con me!!”
Il ragazzo lo guardò…eh sì, Benvolio Montecchi è anche questo!
“Intendevo che andiamo insieme ma il fatto che prendiamo due camere è più che scontato…  -_-°”
“Ahh…ehm…ok! Però potevi spiegarti meglio.”sorrise.
Mercuzio lo guardava con uno sguardo che avrebbe spaventato lo stesso Tebaldo.
“Un biglietto per sola andata non te lo toglie nessuno” commentò versandosi un nuovo bicchiere di vino.
“Per dove?” chiese ingenuamente.
“ Per andare a quel paese.” Gli rispose semplicemente bevendo dal calice.

 
In quello stesso momento a palazzo Montecchi…

“Oh, grazie a Dio, Romeo. Ero così in pensiero per te!” gli corse incontro la madre, abbracciandolo.
“Perdonatemi madre ero…”
“Sì tranquillo, Mercuzio mi ha detto tutto. Alla tua età è comprensibile” lo tranquillizzò lei ma ottenne l’azione inversa perché Romeo si agitò di più, ora le guance rosse d’imbarazzo perciò la madre lo lasciò stare e lui tornò in camera sua.
Il ragazzo si rifugiò nella sua camera come faceva sempre quando l’amore scavava nel suo cuore.
Gli procurava dolore, ma era un dolore piacevole.
Un amor litigioso, un odio amoroso.
Un gelido fuoco, un’inferma sanità.
Un sonno insonne che non è quel che è.
Entrato nella stanza vide il suo letto perfettamente rifatto. Si avvicinò e trovò un biglietto sul cuscino:

Tranquillo, rimarrà il nostro piccolo segreto.
Tuo Mercuzio
P.S: Dato che non volevamo che qualcuno sapesse della tua notte d’amore sognato, abbiamo messo a posto la camera io e Benvolio, perciò sappi che la prossima volta paghi tu per tutti alla locanda.”

Strinse il foglietto. Non poteva andare peggio di così.
L’uomo che in sogno lo aveva toccato, nella realtà aveva toccato il suo piacere, quella parte di Romeo che egli stesso gli aveva procurato.
Chiuse le tende e si buttò vestito sul letto. Quella sera sarebbe andato alla locanda dietro casa per sfogarsi con qualche donna. Aveva il bisogno di ricordare al suo corpo che lui era un uomo che entrava e non che riceveva, ormai non gli interessava se quell’atto gli avrebbe riportato alla mente un brutto ricordo.
Un brutto ricordo che incominciava a diventare sempre più piacevole.
Trattenne il pezzo di carta stretto al petto e lasciò una lacrima scivolare al lato dei suoi occhi mentre il nome del suo amato (ormai poteva chiamarlo così) sfiorò le sue labbra.
“Mercuzio…”
   
 
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