Ti vedo. Sei agitato come prima di ogni concerto. Mi fanno sorridere tutti i problemi che ti crei, tutte le tue paure; non cambiano mai! La gente fuori ti acclama, milioni di ragazze ti vogliono. Mio padre sta finendo di sistemarti il microfono e non smetti un secondo di agitarti. Mio padre, se non fosse stato per lui ora non sarei qui accanto a te. Fù grazie a lui che conobbi Bill, si, Bill Kaulitz vocalist della band Tokio Hotel. Mio padre all'ora come adesso era riuscito ad ottenere un lavoro tra lo stuff di questa band. Da quando mia madre ci aveva lasciati, dopo un lungo anno nel quale il cancro l'aveva consumata, la nostra situazione economica era calata a picco come il nostro stato d'animo. Papà era stato licenziato perchè troppo assente così rimase senza lavoro per sei mesi. Dopo la morte di mamma si fece forza e riuscì a trovare il suo lavoro attuale. Io, sebbene dovessi studiare per la meturità, finita scuola lo raggiungevo sempre per aiutarlo. Il mio compito era quello di sistemare e pulire, non prendevo molto ma comunque quei pochi soldi insieme a quelli di papà potevano aiutare. Un giorno, però, Gunter, collega e amico di papà si rivolse a me con la sua solita voce profonda e cavernosa: "Tiffany è a casa ammalata, porta tu questa roba ai ragazzi!" e mi sbattè in mano un vassoio con le vivande per la band. Detto ciò si dileguò lasciandomi impietrita e disorientata. Io non ero come tutte le altre ragazzine urlanti che li attendevano come divinità ogni sera, io li vedevo come ragazzi, ragazzi normali anche se non avevo mai avuto la possibilità di vederli dal vivo. Attraversai un corridoio bianco fino ad arrivare a una porta dove vi era attaccato un foglio con su scritto "Tokio Hotel". Dopo aver bussato entrai e lo vidi. Bill stava seduto su una sedia e una ragazza gli stava sistemando il trucco. Gli altri membri della band non erano presenti e un batticuore inspiegabile mi travolse. Mi avvicinai svelta al tavolo vicino a Bill, appoggiai il vassoio e mi girai per correre via imbarazzata. Proprio in quel momento una mano calda mi afferrò il braccio. < ehi, grazie! > era Bill e ora mi stava sorridendo. Appena mi lasciò feci un cenno e mi dileguai. Il batticuore continuò per tutta la giornata ma aumentò notevolmente il giorno seguente quando Gunter mi disse che Bill chiedeva di me. Passai un mese a portare da bere a Bill. Rimanevamo a parlare per ore quando ci era concesso. Un giorno, a causa della mia sbadataggine mi rovesciai il suo tè sulla camicetta. Lui si alzò di scatto, mi porse un fazzoletto e cercammo di far andar via quell'enorme chiazza marrone. Ridemmo ma d'improvviso Bill si fece serio e mi si avvicinò. Poi mi cinse piano i fianchi, le nostre labbra si toccarono e proprio mentre si stavano schiudendo qualcuno bussò alla porta. Ah, quanto rimpiango quel giorno! Non sai, amore mio, quanto sia frustrante averti qui accanto a me e non poterti toccare, non poter richiedere quel bacio che ci spettava. La notte ti sento ancora piangere e vorrei poterti dire che io sono ancora qui, qui accanto a te e che non ti lascerò mai. Ora devi solo vivere la tua vita; ti prego, fallo tu che puoi, vivi anche per me prematuramente morta proprio quando i nostri cuori cominciavano a crescere insieme. Chissà se noi due avremmo potuto avere un futuro; di una cosa però sono certa: ti aspetterò qui dove regna sovrana la luce, qui dove potremmo tornare ad abbracciarci e finalmente concederci il nostro bacio rubato! The End by **Bibbina** finita di battere al pc: 13/01/09