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Autore: LVBNR5    25/06/2015    0 recensioni
Seguito diretto di "Twisted" (la mia unica altra fic), si svolge tre anni dopo i fatti narrati in quest'ultima. Per ottenere la tua vendetta, cosa sei disposto a scarificare? Per lei, tutto non sarebbe stato abbastanza. [Aggiornata ogni 24 ore circa].
Genere: Dark, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cyborg, Raven, Robin, Starfire, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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A.N: Leggete la nota alla fine di questo capitolo. E’ importante.

 
Opera V: Lacerazione.

 
Raven e la figura incappucciata si lanciarono subito all’attacco, e Slade ebbe a malapena il tempo di pararsi che fu subito sbalzata via, e sbattuta contro un muro, la cui età non gli permise di resistere.
Si rialzò subito, appena in tempo per schivare uno dei globi oscuri di Raven. Erano due contro una, e la differenza si sentiva. Aveva a malapena il tempo di schivare, figurarsi di contrattaccare. Iniziò ad esaminare la situazione con la poca lucidità che ancora non aveva ceduto all’odore del sangue.

Mentre Raven si limitava a lanciargli fatali globi neri dalla distanza, il vero problema era Robin. Non combatteva più per far del semplice male, per rendere innocuo l’avversario. Mirava ai punti deboli, non esitava a colpire zone vitali, ed anzi, le cercava. Non le dava pace, aveva una forza sovrumana, persino superiore a quella di Raven. Ma a differenza di quest’ultima, lui non si tratteneva affatto.

 Slade stava ancora schivano, aspettando il momento giusto per contrattaccare. L’attesa era snervante, i suoi muscoli bramavano l’azione.
“Al diavolo!” urlò, lanciandosi addosso a Robin. Ma l’unica cosa che riuscì a fare era togliergli il suo lungo mantello. Rivelando qualcosa che non avrebbe voluto vedere.

 L’ormai ex-Ragazzo Meraviglia non era più lui, semplicemente. La sua pelle era diventata bianca, cadaverica, ed uno dei suoi occhi emanava un forte bagliore viola, come quelli di Raven. Ma il suo volto, la sua espressione… non era quella del Robin di un tempo, fiero, duro. Era morta, debole, impassibile.
“Che cosa gli hai fatto, maledetta!” urlò Slade, in preda all’ira.
"Non ti piace? Sapevo che non ti avrebbe mai ucciso… e così gli ho dato un piccolo incentivo a farlo! Non trovi sia meraviglioso, adesso?” Raven disse, prima di scoppiare in una risata maniacale. “Adesso io e lui siamo uno!” Urlò la maga, prima di tornare all’attacco.

Ma adesso i giochi erano finiti.

 La fragile e corrotta psiche di Slade non resse quell’ultimo, tremendo colpo. La poca sanità che ancora non era stata divorata e corrotta da quell’entità che risiedeva nella sua mente, scomparve in un battito di ciglia. La vendetta, la sete erano troppo forti. Slade abbandonò completamente il suo corpo e la sua mente all’oscurità, a quelle zanne che le laceravano la mente.
Tutto, per il potere.

 Slade urlò, in preda ad un raptus, ed il suo urlo sembrava più un ruggito che un verso umano. Si accanì violentemente verso Raven, ignorando ogni pericolo che quella scelta comportasse, e prendendola di sorpresa. Iniziò a combattere, guidata unicamente dall’istinto. Non aveva più freni, adesso.
La battaglia si stava velocemente ribaltando. Slade era molto più veloce, e molto più potente; se prima aveva solo il tempo di schivare, adesso ne aveva appieno per contrattaccare. E non aveva paura. E mentre Robin costituiva ancora un problema, Raven adesso non lo era più. E si sarebbe assicurata che non lo sarebbe mai più stata. Questo, sino a quando anche Raven non rivelò l’ultimo, decisivo asso nella manica che aveva nascosto.

 “ADESSO BASTA!” Urlò la maga, spazientita, prima di ricoprirsi di un globo nero ed espanderlo, allontanando con violenza la bestia che la stava divorando.
“Non avrei mai pensato di dover usare questo contro di te, ma se serve, ben venga!” disse la maga, prima di alzarsi in aria, ricoperta da un globo nero. Improvvisamente, la magione iniziò a crollare, mentre uno dopo l’altro i simboli s’illuminavano. Robin sapeva, e si allontanò velocemente. Slade restò a guardare quel macabro spettacolo che si propinava dinanzi ai suoi verdi occhi: vide, ed impresse nella sua memoria l’apparizione di uno, due, tre, dieci, venti, cinquanta, e poi cento, mille di loro. E soltanto la loro visione le fece tremare le gambe.
I Guardiani. Erano venuti a prenderla.
Raven stava sogghignando. Adesso le cose andavano come diceva lei. I Guardiani erano qui, finalmente, per distruggere questo mondo che tanto odiava assieme a Slade. Aveva la vittoria in pugno, ne era certa.

 Slade aveva paura, provava terrore, non riusciva più a coordinarsi come voleva. Ma ciò nonostante non si arrese, continuando a combattere, con le unghie e con i denti, con la forza della disperazione, e la consapevolezza che il suo destino era già segnato. O forse no?
Ogni volta che provava ad avvicinarsi, il dolora lambiva la sua carne, la paura la paralizzava. Era a malapena riuscita a scappare da appena cinque di loro, come poteva affrontarne un esercito? Eppure non cedette. Continuò, ed ogni volta le apparivano nuove ferite, nuove contusione, e nuovo sangue sgorgava dalle sue ferite. Ma strinse i denti, decisa a portare almeno uno di quei bastardi nella tomba con lei.
Un sogno irrealizzabile.
Dopo minuti lunghi ore, giorni, forse anni, Slade si inginocchiò. Aveva finito, quello era il limite che la sua follia gli aveva concesso, e che non era bastato. Raven scese dinanzi a lei, il ghigno da vittoriosa stampato in faccia, ed iniziò a prenderla a calci. Slade provava a difendersi, ma la sola presenza dei Guardiani le succhiava via le energie.
Raven continuò a massacrarla per poco. Alla fine la sollevò in aria, bloccandola con una delle sue magie.
“Per quanto io muoia dalla voglia di ucciderti, e porre fine alla tua vita definitivamente, ho deciso che non sarò io ad avere tale compito. Lascerò che sia lui ad ucciderti.” La figura di Robin apparve dinanzi a Raven, e lacrime iniziarono a solcare la guancia di Slade. No… tutto ma non quello, non morire per mano dell’unica persona che veramente amava…
“Robin, prego.” Disse Raven. E passò solo un secondo.
In un momento Robin trapassò, con un singolo colpo, il cuore di Slade. Il suo corpo cadde a terra, esanime, senza vita, consumato dalla sua stessa follia e dalla morte, con, al posto del cuore, un grande foro dove il sangue scorreva libero.
Raven rise. Rise, rise, rise e continuò a ridere, gioiosa, felice! L’aveva annientata! Aveva reclamato il suo potere, ciò che era suo di diritto così è restato! Ed asso nulla l’avrebbe fermata dal portare la morte nel mondo intero, lei ed il suo esercito di Guardiani!
Dopo aver contemplato il corpo senza vita di Slade, si voltò. Ed urlò.
Dinanzi a lei, in piedi, c’era proprio lei: Slade. I suoi occhi verdi la fissavano, le scrutavano ogni minimo anfratto della sua anima, mentre piangevano lacrime di sangue. Al posto del cuore c’era il vuoto, ma questo non le impediva di stare ancora in piedi. Quell’ombra di Slade aprì la bocca, pronunciando due semplici, tremende parole, seguite da un macabro sorriso:
“Hai… perso…”
Prima di accasciarsi al suolo, definitivamente priva di vita, dinanzi a Raven.

 A.N: Come promesso, ecco la nota; sarò conciso: La storia non è finita. V’è ancora un’ultima opera, un ultimo atto da rivelare.
D’altronde, per quanto tu possa tentare di fermarla, la follia è ovunque. Nell’aria, nelle persone attorno a te, nel tuo cuore… nella tua mente. Ed attende, lì, protetta dal buio, il momento in cui ne prenderai coscienza... ma sarà troppo tardi.

 

  
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