A.N:
Leggete la nota alla fine di questo capitolo. E’ importante.
Raven e la
figura incappucciata si lanciarono subito all’attacco, e
Slade ebbe a malapena
il tempo di pararsi che fu subito sbalzata via, e sbattuta contro un
muro, la
cui età non gli permise di resistere.
Si rialzò subito,
appena in tempo per schivare uno dei globi oscuri di Raven. Erano due
contro
una, e la differenza si sentiva. Aveva a malapena il tempo di schivare,
figurarsi di contrattaccare. Iniziò ad esaminare la
situazione con la poca
lucidità che ancora non aveva ceduto all’odore del
sangue.
Mentre
Raven
si limitava a lanciargli fatali globi neri dalla distanza, il vero
problema era
Robin. Non combatteva più per far del semplice male, per
rendere innocuo
l’avversario. Mirava ai punti deboli, non esitava a colpire
zone vitali, ed
anzi, le cercava. Non le dava pace, aveva una forza sovrumana, persino
superiore a quella di Raven. Ma a differenza di quest’ultima,
lui non si
tratteneva affatto.
“Al
diavolo!” urlò, lanciandosi
addosso a Robin. Ma l’unica cosa che riuscì
a fare era togliergli il suo lungo mantello. Rivelando qualcosa che non
avrebbe
voluto vedere.
“Che
cosa gli hai fatto, maledetta!” urlò
Slade, in preda all’ira.
"Non ti
piace? Sapevo che non ti avrebbe mai ucciso… e
così gli ho dato un piccolo incentivo
a farlo! Non trovi sia
meraviglioso, adesso?” Raven disse, prima di scoppiare in una
risata maniacale.
“Adesso io e lui siamo uno!” Urlò la
maga, prima di tornare all’attacco.
Ma
adesso i
giochi erano finiti.
Tutto, per il potere.
La battaglia
si stava velocemente ribaltando. Slade era molto più veloce,
e molto più
potente; se prima aveva solo il tempo di schivare, adesso ne aveva
appieno per
contrattaccare. E non aveva paura. E mentre Robin costituiva ancora un
problema, Raven adesso non lo era più. E si sarebbe
assicurata che non lo
sarebbe mai più stata. Questo, sino a quando anche Raven non
rivelò l’ultimo,
decisivo asso nella manica che aveva nascosto.
“Non avrei
mai pensato di dover usare questo contro di te, ma se serve, ben
venga!” disse
la maga, prima di alzarsi in aria, ricoperta da un globo nero.
I Guardiani.
Erano venuti a prenderla.
Ogni volta
che provava ad avvicinarsi, il dolora lambiva la sua carne, la paura la
paralizzava. Era a malapena riuscita a scappare da appena cinque di
loro, come
poteva affrontarne un esercito? Eppure non cedette.
Continuò, ed ogni volta le
apparivano nuove ferite, nuove contusione, e nuovo sangue sgorgava
dalle sue
ferite. Ma strinse i denti, decisa a portare almeno uno di quei
bastardi nella
tomba con lei.
Un sogno
irrealizzabile.
Dopo minuti
lunghi ore, giorni, forse anni, Slade si inginocchiò. Aveva
finito, quello era
il limite che la sua follia gli aveva concesso, e che non era bastato.
Raven
scese dinanzi a lei, il ghigno da vittoriosa stampato in faccia, ed
iniziò a
prenderla a calci. Slade provava a difendersi, ma la sola presenza dei
Guardiani le succhiava via le energie.
Raven
continuò a massacrarla per poco. Alla fine la
sollevò in aria, bloccandola con
una delle sue magie.
“Per quanto
io muoia dalla voglia di ucciderti, e porre fine alla tua vita
definitivamente,
ho deciso che non sarò io ad avere tale compito.
Lascerò che sia lui ad
ucciderti.” La figura di Robin apparve dinanzi a Raven, e
lacrime iniziarono a
solcare la guancia di Slade. No… tutto ma non quello, non
morire per mano
dell’unica persona che veramente amava…
“Robin,
prego.” Disse Raven. E passò solo un secondo.
In un
momento Robin trapassò, con un singolo colpo, il cuore di
Slade. Il suo corpo
cadde a terra, esanime, senza vita, consumato dalla sua stessa follia e
dalla
morte, con, al posto del cuore, un grande foro dove il sangue scorreva
libero.
Raven rise.
Rise, rise, rise e continuò a ridere, gioiosa, felice!
L’aveva annientata!
Aveva reclamato il suo potere, ciò che era suo di diritto
così è restato! Ed
asso nulla l’avrebbe fermata dal portare la morte nel mondo
intero, lei ed il
suo esercito di Guardiani!
Dopo aver
contemplato il corpo senza vita di Slade, si voltò. Ed
urlò.
Dinanzi a
lei, in piedi, c’era proprio lei: Slade. I suoi occhi verdi
la fissavano, le
scrutavano ogni minimo anfratto della sua anima, mentre piangevano
lacrime di
sangue. Al posto del cuore c’era il vuoto, ma questo non le
impediva di stare
ancora in piedi. Quell’ombra di Slade aprì la
bocca, pronunciando due semplici,
tremende parole, seguite da un macabro sorriso:
“Hai…
perso…”
Prima di
accasciarsi al suolo, definitivamente priva di vita, dinanzi a Raven.
D’altronde,
per quanto tu possa tentare di fermarla, la follia è
ovunque. Nell’aria, nelle
persone attorno a te, nel tuo cuore… nella tua mente. Ed
attende, lì, protetta dal buio, il momento in cui ne
prenderai coscienza... ma sarà troppo tardi.