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Autore: Ramiza    14/01/2009    6 recensioni
(Contiene SPOILER). Papà, Maestro Minato, Obito, Rin... Perdonatemi un'ultima volta e accoglietemi sorridendo. Sto venendo a casa. Dicono che quando arriva la fine la vita ti scorra davanti come in un film. Kakashi Hatake non ne ha alcun bisogno. Lui, quel film, lo ha sempre avuto davanti agli occhi e i suoi ultimi pensieri sono solo la preparazione al momento in cui potrà finalmente riabbracciare loro...
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Sono caduto come un airone
colpito al volo nella brughiera

Così la vita mi sfugge senza che abbia potuto rifletterci sopra, all'improvviso come se mi scivolasse dalle mani, mentre ho ancora tante cose da fare. Penso un attimo alle più importanti di queste.
Sostenere Naruto nella sua lotta eterna contro Kyubi.
Aiutare lui e Sakura a ritrovare Sasuke.
Proteggere la Foglia da questo pazzo che la sta radendo al suolo.
E soprattutto, capire...
Capire quale sia stato il senso di questi anni, spesi a diventare una persona migliore ma consumati nel ricordo di chi non c'è più.
Non dovrò più capire, adesso.

Sono caduto come d’autunno
la foglia stanca di primavera

Ondeggio piano verso terra come una foglia. La primavera è finita da troppo tempo, è finita con quell'ultimo suo sorriso bruciato, quando l'ultimo dei miei amori se ne è andato. È finita nelle promesse che non ho saputo mantenere, mentre perdevo ad uno ad uno i fiori che l'avevano fatta bella. Sono rimasto su quel ramo quasi per caso e ho cercato di vivere al meglio, secondo quello che ho imparato da loro.
Adesso sto cadendo.

Sono caduto sulla mia schiena
tra un fiore d’anice e una betulla
e guardo immobile come un bambino
nella sua culla*.

Ho tanti rimpianti, tanti rimorsi.
Cose non dette, cose non fatte, ma si perdono così indietro nel tempo, in una vita che appartiene al sogno.
Le persone che non ho salvato. Mio padre, Obito, il maestro Minato, Rin.
Le cose che non ho mai detto loro. I sentimenti che ho taciuto, i sentimenti che non ho saputo esprimere. Tutto l'amore che avrei voluto urlare loro un attimo dopo averli perduti.

Papà, Maestro Minato, Obito, Rin...

Dopo di voi ho avuto ancora tanto.
Buoni amici con cui dividere le soddisfazioni e i dolori, come Gai e Tenzo.
Allievi meravigliosi che mi hanno riportato indietro nel tempo, come Naruto e Sakura.
Successi straordinari che mi hanno reso stimato e famoso, come la mia personale versione dello sharingan ipnotico.
Sono stato spesso sereno, mi sono emozionato, ho provato affetto e amore.
Ci sono stati momenti in cui mi sono sono persino sentito felice.

Felice.
Che strana parola.
La mia vita con voi è stata una continua, incessante rincorsa della felicità.
La prossima volta parlerò, mi dicevo, gli dirò ciò che penso, gli dirò che gli voglio bene, ma prima di riuscirci vi vedevo andare via, ed uno ad uno cadevate e io rimanevo sempre più solo.
Dopo di voi sì, ci sono stati momenti in cui mi sono persino sentito felice.
Ma anche quelle volte il mio ultimo pensiero è andato a voi, a ciò che avreste pensato di me, a come mi avreste guardato dal posto dove vi trovate adesso.
Il sorriso che allora mi è nato sul viso, lasciandosi appena intravedere dalla mia maschera sotto alla quale voi solo avete davvero potuto guardare, quel sorriso è nato pensando a quando vi avrei rivisto e a tutto quello che ci saremmo detti allora.

Adesso vengo finalmente da voi.
La morte non mi spaventa ma sono emozionato e nervoso al pensiero di ritrovarvi.
Forse voi mi avete dimenticato.
Avete avuto tanto tempo per stare insieme e forse vi siete resi conto che il ragazzo che ammiravate e stimavate tanto non è altro che uno sciocco incapace, che nella sua vita ha collezionato troppi errori.
Di questo, sì, ho un po' paura.
Papà, Maestro Minato, Obito, Rin...
Non ho mai amato nessuno quanto ho amato voi.
Il vostro ricordo ha riempito ad uno ad uno i miei giorni, e non c'è stata mattina o sera, quando mi svegliavo o subito prima di dormire, non ce n'è stata una sola, ve lo giuro, in tutti questi anni, in cui non abbia pensato a voi.

Me ne vado sena riuscire in questo mio ultimo compito, ma nella certezza di aver fatto il possibile e di morire per qualcosa di giusto, combattendo contro un nemico davvero al di fuori delle mie possibilità (e dire che mi chiamavate genio, che buffo a pensarci adesso...).

Me ne vado e vengo da voi, finalmente a casa.

Papà...

Mi sento come quando ero bambino e la vita mi sembrava immensa, mi faceva paura ma volevo correrla in lungo e in largo.
Ho voglia di una carezza, di un abbraccio. Ho voglia di essere soltanto tuo figlio, senza talenti straordinari, senza voglia di essere il migliore, senza più incomprensioni tra di noi.
Ho voglia di dividere il mio tempo con te come non ho mai fatto prima.

Maestro...

Vi raggiungo ma lascio vostro figlio in buone mani, e forte, e coraggioso, e pieno d'amore.
Lo lascio con un'ideale che il dolore e la solitudine non hanno saputo cancellare, con un ideale che nemmeno il desiderio di vendetta spazzerà via.
Avrei potuto fare di più, lo so, ma avevo ancora tante cose da imparare quando ve ne siete andato. Era troppo presto e questo è il meglio che ho saputo fare.
So che alla fine sarà lui a distruggere Pain, e lo guarderemo insieme e bruceremo d'orgoglio.

Obito...

Ti ho avuto accanto ogni istante e per questo non mi sei mai mancato. Tu più di ogni altro sei stato lì, passo dopo passo, a mostrarmi la via che dovevo seguire.
Perdonami per la promessa che non ho saputo mantenere, perdonami per non averla protetta, per non averle saputo dimostrare il mio amore.
A te, più di ogni altro, va il mio grazie. Per ciò che mi hai dato, per avermi insegnato ad essere migliore. Per la tua amicizia senza confini e senza esistazioni. Per avermi amato se anche ero così sbagliato. Per avermi lasciato qualcosa di te, qualcosa in cui credere, qualcosa in cui sperare fino all'ultimo istante.

Rin...

Bimba mia, così piccola, così fragile e che pure mi hai insegnato tutto, che mi hai dato la forza e le ragioni, non sai la gioia che provo al pensiero di rivederti, di sfiorare i tuoi capelli, di accarezzare il tuo viso. Ti ho cercato negli occhi di tutte le donne, nei sorrisi che ho incontrato per strada.
Ho cercato la tua dolcezza e il tuo calore.
Ho cercato una mano che mi stringesse come la tua, e un o sguardo che mi fissasse con lo stesso amore.
Non ho mai saputo dimostrarti niente ma so che mi ha sempre capito.
Adesso, Rin, non ho più paura.

Papà, Maestro Minato, Obito, Rin...
Perdonatemi un'ultima volta e accoglietemi sorridendo.
Sto venendo a casa.







*Da “Il cielo di Austerlitz” di R. Vecchioni, descrizione della morte del principe Andrej di Guerra e Pace.

  
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