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Autore: lindadrei12    26/06/2015    0 recensioni
Ma ciao gruppo di pandacorni glitterati! Come state? Io bene, ma tanto non frega a nessuno.
Stelline se leggete la mia storia mi farebbe piacere leggere le vostre stupende recensioni. Okay patatine fritte con ketchup?
Premetto che non è una fanfiction ed è tuuutto inventato dalla sottoscritta.
Detto questo, ciao biscotti ricoperti di cioccolato al latte❤
Emily, una ragazza di sedici anni, potrà mantenere un segreto più grande di lei?
Cicatrici profonde solcano il suo cuore, difficile da guarire. Un cuore di freddo ghiaccio, circondato da una prigione di indifferenza verso tutto e tutti. Un cuore difficile da sciogliere.
Ma forse qualcuno riuscirá ad aprire le porte di quella prigione di isolamento, forse qualcuno riscalderà il suo cuore, forse qualcuno sanerà le sue ferite, forse qualcuno la salverà.
Dovrà combattere.
Dovrà amare.
Dovrà mentire
Dovrà distruggere.
Dovrà scegliere.
Le sorti di due mondi sono nelle sue mani.
Non sarà più la stessa.
Non sarà più una comune adolescente come tutte le altre.
Non sarà più la Emily fragile di una volta
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Riaprii gli occhi e mi misi a sedere. Era tutto rosso attorno a me. Ero circondata da un immenso campo di grano rosso, che si estendeva a perdita d'occhio. A qualche metro da me c'era un albero gigantesco, una quercia, con le foglie scarlatte, illuminate da una luna dello stesso colore e alta nel cielo. Sembrava che tutto in quel luogo fosse ricoperto da sangue, il che era molto macabro. L'unica cosa che variava era il cielo, sempre che si possa chiamare cielo quella distesa di blu scuro come la notte. Mi alzai da terra e provai a mantenere l'equilibrio. Dovevo raggiungere quella quercia, mi attraeva come una calamita. Cominciai ad avanzare lentamente, poi cominciai a correre. Sembrava che non fossi mai stata legata per chissà quanti giorni, mi sentivo libera da tutti i pesi che mi si erano ammassati sul cuore fino a poco prima. Caddi sei, sette, otto, nove volte, ma mi rialzai sempre, non mi importava, ero libera e stavo bene, ero felice. Sentivo che in un qualche modo sarei anche potuta volare. Arrivare sotto la quercia non fu difficile. Girai attorno all'albero, ma non notai niente di strano. Cominciai a tastare la corteccia in cerca di passaggi segreti o porte nascoste, ma poi mi resi conto che quello non poteva essere uno dei libri che leggevo sempre e che quello era solo uno stupido vegetale, come tutti gli altri. Mi allontanai dall'albero, quel posto cominciava a mettermi addosso una certa inquietudine. Volevo andarmene al più presto. Se solo avessi saputo come... uno scricchiolio attirò la mia attenzione. Alzai lo sguardo verso la fonte del suono, le fronde della quercia. Una foglia si staccò e andò a posarsi ai miei piedi. La fissai. Non c'era nemmeno un filo di vento, come poteva essere arrivata così, da sola? Raccolsi quella piccola foglia e la appoggiai sul palmo della mia mano. Per qualche secondo non accadde niente, ma poi una piccola parte della corteccia dell'albero cominciò a deformarsi, fino ad assumere una forma quasi umana, che si staccò dal resto del tronco. La figura cominciò ad avanzare lentamente verso di me. Sembrava uno zombie, mi terrorizzava. Dovevo scappare di lì assolutamente, ma i miei piedi erano come incatenati a terra e non riuscivo a muovermi. Tirai la gamba destra con le mani, ma non riuscii a spostarla nemmeno di qualche centimetro. Ero impotente, così chiusi gli occhi e attesi che succedesse qualcosa. Ma niente mi fece del male o mi toccò, non accadde niente di niente. Quando riaprii gli occhi vidi che quell'essere non era più un pezzo di corteccia deformata, ma un vero e proprio uomo. Un uomo bellissimo, a dire la verità. I suoi capelli corvini risaltavano sulla sua pelle bianca come il latte. Ma nel suo viso, la cosa che risaltava maggiormente erano gli occhi, di un viola brillante e chiaro. Indossava solamente una tunica, di un tessuto che sembrava lino e il fisico scultoreo, che vi si intravedeva sotto, sarebbe stato invidiato da chiunque. No, non poteva esistere un essere così bello. -Chi è lei?- l'uomo aprì il palmo della mano sinistra che fino a pochi secondi prima era rimasto chiuso e sentii che potevo di nuovo muovermi -Se ti ho lasciata andare non significa che io voglia che tu tenti di scappare di nuovo- stavo continuando a fissarlo come un ebete da chissà quanto tempo, perciò finsi un grande interesse per la quercia, la cui corteccia si era riformata perfettamente. -Ha intenzione di rispondere alla mia domanda?- -Ragazzina, dove credi di essere?- Mi guardai in giro senza trovare una soluzione alla domanda che mi aveva fatto e che io mi stavo ponendo da quando avevo aperto gli occhi poco prima. -Penso... non ho la minima idea di dove sono...- -E hai la minima idea di chi io possa essere?- scossi la testa, nemmeno a questo potevo dare una risposta. Sorrise in un modo abbastanza inquietante e poi continuò a parlare- Bene, allora lascia che ti schiarisca le idee. Questo posto è quello che voi umani chiamate inferno. Avete uno strano concetto della vita dopo la morte, credete che l'inferno sia una cosa terribile, piena di fuoco e fiamme e distruzione e terrore, ma ti assicuro che non è così. Qui non arrivano solo coloro che non rispettano i comandamenti o che compiono azioni malvagie, qui arrivano tutti coloro che cessano di vivere nel tuo mondo. Anche quelli che non hanno fatto niente di male per meritarselo. Le tue paure qui non si tramutano in realtà, sei solamente un po'solo. Quindi no, so a cosa stai pensando, il paradiso non esiste. È solo uno stereotipo di luogo perfetto che voi umani vi siete messi in testa per dare una spiegazione alla vita ultraterrena e a cosa ci sia dopo. Coloro che perdono la vita terrena sono già destinati sin dalla nascita ad andare in un luogo diverso di questa dimensione, non puoi scegliere, vengono assegnati in modo assolutamente casuale. Capita spesso però che due persone si ritrovino nello stesso posto contemporaneamente. Coloro che sono stati violenti o hanno compiuto atti meschini o terrificanti vengono confinati nella prigione dell'inferno, che non è per niente come le vostre, ma spero che tu non scopra mai cosa succede lì dentro. Coloro che sono a metà tra la vita e la morte o che non devono morire finiscono qui, nella "Savana Rossa", credo che tu abbia già capito il perché di questo nome. È un luogo molto tranquillo, come una sala d'attesa. Poi qualcuno della Casata verrà da te e ti aiuterà a tornare in vita. Tu non vedi nessuno qui, ma solamente perché questa parte della dimensione è immensa. Scommetto che se ti mettessi a cercare, qualcuno lo troveresti. Devi considerarti onorata che io sia venuto da te, di solito mando uno dei miei sottoposti a fare le mie veci- Lo stavo ascoltando, sì, ma la mia mente galoppava a mille. Tutto quello che avevo sempre creduto e sostenuto, da brava cristiana, erano frottole? E poi quella prigione era così terribile? Se ero nella Savana Rossa significava che ero in bilico tra la vita e la morte... a me sembrava di essere semplicemente svenuta -ok... sto ancora assimilando la sua prima risposta ma... chi è lei?- -io?- sorrise ancora, questa volta però non era inquietante, era splendido -io sono colui a cui appartiene l'inferno. Sono semplicemente Lucifero, il Diavolo. Sì, è l'unica cosa giusta che ti hanno raccontato. Ma non sono un angelo caduto, dato che come ti ho detto non esiste nessun paradiso dal quale io possa essere precipitato- Ero scombussolata da quelle nuove scoperte e facevo fatica a capire tutto quello che mi stava dicendo - Ma quindi... cos'è un diavolo? E chi sono i suoi sottoposti? Prima ha detto che di solito manda qualcuno a fare le sue veci perciò...- -Quelli che voi chiamate angeli... in realtà sono, come dire... tanti me? Esiste solamente un Diavolo, ma le mie ali non sono bianche e candide, sono rosso scarlatto come il sangue. Nessuno le ha mai viste dispiegate ed io non ho intenzione di mostrarle, sia ben chiaro- sospirò - per quanto riguarda i miei sottoposti... sono semplicemente umani passati a questa dimensione. Sono quelli che ritengo più intelligenti e capaci e sono coloro che mi aiutano ad amministrare l'inferno- -E perché non ha mandato uno di loro a parlarmi? Cioè, lei mi sembra di gran lunga importante, mentre io non sono nessuno- -Tu hai conosciuto qualcuno che... be, con cui mi interessa parlare insomma. E vorrei chiederti se puoi ritrovarlo- Ridacchiai nervosamente -Senta, io conosco tante persone, colui con cui deve parlare potrebbe essere chiunque... inoltre... chi è questo... ehm... ragazzo?- Lucifero socchiuse gli occhi e assunse tutt'a un tratto un aria minacciosa -senti Emily, so che lo troverai, non appena lo vedrai lo riconoscerai, stanne certa, ma è un ragazzo chiuso e scontroso. È affascinante, ma non lasciarti abbindolare da lui. Lo hai già visto una volta, ma io non posso dirti niente di più, né posso descrivertelo, vorrei solo che tu me lo riportassi... credimi vorrei dirti di più, ma non posso. Ah già, lui merita di andare a Kahlmir, è pericoloso Emily, molto pericoloso- -Dov'è che deve andare? E come conosci il mio nome?- -La prigione infernale, Kahlmir. E per quanto riguarda la tua seconda domanda, sappi che io conosco un po' tutto e tutti Emiy. Un'ultima cosa -indicò la mia mano -quella foglia, se bagnata con il tuo sangue ti riporterà qui e se insieme al tuo sangue anche una goccia di quello del ragazzo cadrà su quell'oggetto, verrete qui insieme- -Ma se mi cercasse di uccidere? Cosa dovrei fare?- -Non è pericoloso per te, ma per me. E ora vai. Colui che ti ha fatto del male e che ti ha torturata, be, mi ha fatto un favore enorme anche se mi dispiace per tutto quello che hai dovuto subire. Portarti in fin di vita sarebbe comunque stato l'unico modo per incontrarti- Lucifero cominciò ad indietreggiare finche non cominciò a fondersi con la corteccia dell'albero -Addio, Emily- lo vidi tornare parte della grande quercia e rimasi impalata in mezzo al campo di grano rosso, sconvolta da tutte quelle scoperte e inquietata da quello che dovevo fare. La luce della luna cominciò a farsi sempre più flebile e tutto piombò nell'oscurità. O forse ero io che stavo svenendo ancora? La seconda ipotesi era la più azzeccata e sperai di risvegliarmi nel mondo reale, questa volta.
   
 
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