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Autore: alltimelouis21    26/06/2015    0 recensioni
Sapete, c'è una differenza tra il “guardare” e il “vedere”, soprattutto Annabeth la conosceva bene, ma ora che ci ragionava, non serviva a nulla saperla. Insomma, amava scrivere, e in quello che scriveva quei particolari le ritornavano tanto utili, ma adesso, nel bel mezzo del parco in cui era cresciuta, pensò che la sua vita fin a quell'istante era stata tutta una grande bugia, tutto ciò in cui credeva vacillò, tutto ciò che aveva sempre sognato svanì.
Chi lo sa, forse è stato quello il momento in cui ha cominciato davvero a vivere, o forse no.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si guardò intorno, senza cercare realmente qualcosa o qualcuno. Si guardò intorno perché era tutto ciò che riusciva a guardare in quel momento, non il foglietto che aveva in mano, non gli occhi del suo migliore amico che era corso da lei, appena la testa le aveva fatto così male da farla cadere a terra. Si guardò intorno, ma non vide nulla.

Sapete, c'è una differenza tra il “guardare” e il “vedere”, soprattutto Annabeth la conosceva bene, ma ora che ci ragionava, non serviva a nulla saperla. Insomma, amava scrivere, e in quello che scriveva quei particolari le ritornavano tanto utili, ma adesso, nel bel mezzo del parco in cui era cresciuta, pensò che la sua vita fin a quell'istante era stata tutta una grande bugia, tutto ciò in cui credeva vacillò, tutto ciò che aveva sempre sognato svanì.

Chi lo sa, forse è stato quello il momento in cui ha cominciato davvero a vivere, o forse no.

 

«Beth, tesoro, a che pensi?» mormorò una signora sulla cinquantina, vestita con un abito fucsia appariscente e, chi poteva essere quella donna? Ci mise pochi secondi, che comunque sembrarono essere un'eternità ad entrambe, per riconoscerla. Succedeva sempre così, quando ripensava a quel periodo della sua vita -nemmeno tanto lontano, in realtà- perdeva la cognizione di ciò che la circondava, tutta la sua persona sembrava andare in black-out.

I suoi occhi si allargarono leggermente mentre si rendeva conto che la donna era la mamma di Luke, suo migliore amico storico, quindi una seconda mamma. O “prima” mamma, dipende da quanto si voglia essere realisti.

«Non, no - si mordicchiò piano il labbro, già rotto in precedenza dai suoi stessi denti - nulla. Niente. Non pensavo a niente, era solo che... niente.» Lo sguardo che Lisa ricambiò era un misto di preoccupazione e smarrimento, ma Beth decise che avrebbe fatto finta di nulla nell'esatto momento in cui Luke sbucò alle sue spalle. Le mani del giovane si posarono suoi fianchi di lei, portandola a mordersi con più forza le labbra e a trattenere un borbottio di disapprovazione. Come sempre, Luke era il solito amante del contatto fisico, al contrario della ragazza.

«Beth,» esordì, senza curarsi dello sguardo ambiguo che aveva sua madre «che ne dici se oggi andiamo al Mc Donald's subito dopo scuola? Sai che ho teatro questo pomeriggio, e la mia voglia di tornare a casa e poi riandare a scuola è pari allo zero percento.»

«Va bene, un grazie sentito a queste tue idee dalla parte di me che vorrebbe fare la dieta, il tuo aiuto è stato fondamentale fino ad ora» borbottò lei in risposta, per poi roteare gli occhi al cielo mentre si girava tra le braccia di Luke e appoggiava la testa sul suo petto. Insomma, a volte faceva bene anche a lei che il suo migliore amico fosse così espansivo, capitava anche che l'abbracciasse proprio nel momento in cui le serviva un qualcuno che le dimostrasse affetto. E lui c'era, nonostante tutto, e lui c'è, nonostante tutti.

«Anne» mormorò piano al suo orecchio, per poi stringerla più forte quando si accorse che lei non aveva la minima intenzione di rispondere.

«Annabeth, smettila. Ora.» Il suo tono si fece più duro, senza che Luke volesse. Tra loro funzionava così, dopo anni e anni di amicizia si conoscevano così bene che sapevano quando potevano osare e in cosa, e Luke era totalmente a conoscenza dei pensieri della sua migliore amica in quel momento, perciò doveva provare a farla svagare un po'.

Le tirò un pizzicotto che la fece sussultare, e dandoglielo si meritò un'occhiata torva che non tardò ad arrivare.

«Piccioncini,» li prese in giro la loro mamma, come succedeva ormai sempre «smettetela con le vostre smancerie e correte a mettere la tavola, che tra pochi minuti è pronto. Ora torna vostro padre» finì la frase, senza soffermarsi troppo sulle ultime due parole. Ormai vedeva Annabeth cose sua figlia, e nessuno avrebbe mai potuto cambiare ciò. L'aveva cresciuta da quando era una bambina e non sapeva parlare, aveva visto lei e Luke cambiare insieme, li aveva supportati durante la scuola, durante i saggi di danza che la ragazza faceva e le partite di calcio che giocava lui. Era stata la mamma più presente del mondo, e aveva il diritto di chiamarli i suoi figli, nonostante li prendesse in giro quando sembravano un po' intimi. Lisa guardò suo figlio sussurrare qualcosa con le labbra che sfioravano la mascella di lei, per poi lasciarci un bacio e allontanarsi sulle scale. «Ora arrivo ma'» urlò una volta in cima. La donna si avvicinò a Beth, ancora ferma in mezzo alla stanza, le prese le mani tra le sue e la guardò sorridere lievemente mentre fissava il pavimento.

«Hey, tesoro, ti vedo strana in questi giorni. E lo è anche Luke, si può sapere che vi prende?»

Ci furono dei minuti di silenzio prima che la ragazza dicesse qualcosa, il suo sguardo era rivolto alle scale, che poco prima il suo migliore amico aveva salito. Ragionò su cosa dire e quanto oltre potersi spingere, ma non ne aveva per niente idea. Insomma, i ragazzi, pensava, sanno fin dove possono spingersi con la propria mamma, ma questa non è la mia. Decise quindi di optare per una mezza verità. «Uhm, il problema è a scuola. Mi dicono tutti che io sia fidanzata con un ragazzo, cosa per niente vera, e Luke mi difende. A me da maledettamente fastidio quando gli altri parlano senza saper nulla, è solo per quello che a volte sono così- intendo, che a volte mi perdo nel mio mondo» parlò piano, priva di alcuna paura nel raccontare questa versione della vicenda. Ciò che le disse Lisa in risposta le importò poco, perché Luke si stava avvicinando e non doveva saper assolutamente nulla di come aveva spiegato la situazione a sua mamma, anche perché, conoscendolo, se la sarebbe presa.

 

«Lucas» lo chiamò per quella che le parve la centesima volta, invece era solo la terza. «Lucas, cristo, ascoltami» borbottò ancora, sul punto di alzarsi e andare a prenderlo per i capelli.

Oddio, da quanto sei così manesca?» mormorò una voce accanto alla ragazza, che si girò cauta. Ops.

«Scusa - l'imbarazzo nella suo tono era abbastanza marcato – non pensavo di averlo detto ad alta voce.»

Il ragazzo con i capelli viola le sorrise dolcemente, mentre Beth si mordeva piano le labbra. Insomma, capitava – anche spesso – che dicesse a voce alta cose che invece avrebbe dovuto solo pensare, era uno dei suoi difetti. «Ad ogni modo, io gliene avrei dette quattro da un po'» continuò lui. Beth lo guardò con un sorriso accennato, ed annuì silenziosa prima di «Piacere, sono Beth» dire.

«Michael, piacere mio. Ed ora vai a prendere quel rincoglionito di Luke per i capelli, o tutto ciò che farà per l'intero giorno, sarà andare appresso a quella biondina.»

«Oh.» Cosa? Conosceva Luke? E poi, quale biond- «Aspetta. Quale biondina?»

Michael, così aveva detto di chiamarsi Mr. CapelliViola, aveva parlato di una biondina, ma Beth non ne sapeva assolutamente nulla, Lucas avrebbe anche potuto avvertirla. Non diede nemmeno il tempo al ragazzo che aveva accanto di risponderle, al diavolo l'educazione, si diresse dal suo migliore amico a grandi falcate, mentre sentiva mormorare alle sue spalle una serie di «Oddio ma sei la sua ragazza?» «Oddio non volevo.» «Cazzo, che casino, sono un coglione.». Gli avrebbe anche detto che, davvero, non c'era alcun problema, lei non era la sua ragazza, ma il campo da calcio occupato da cheerleaders che aveva difronte, e che Luke stava fissando assorto, le diede ai nervi.

«Brutto stronzo,» affermò una volta alle spalle del biondo «girati, coglione.»

Il ragazzo e un altro imbecille che aveva vicino si girarono entrambi contemporaneamente, per vedere una Beth sorridere particolarmente sarcastica. Per Luke che la conosceva bene, vedere le sue mani sui fianchi e i denti affondati nel labbro inferiore era tutto dire. Avevano discusso varie volte del fatto che avrebbero dovuto parlarsi ogni qual volta avevano un interesse per qualche ragazzo/ragazzo, e davvero, non ci sarebbero stati problemi se Luke lo avesse fatto. Come sempre, però, qualunque cosa pianificassero insieme, il ragazzo non seguiva mai le regole.

Beth lanciò un altro sguardo alle ragazze, che in quel momento stavano facendo esercizi per l'allungamento muscolare, per poi notare una biondina sorridere sghemba al suo migliore amico, e notò che anche Luke le sorrideva. Da quanto andava avanti questa cosa?

«“Fermiamoci al Mc Donald's – la sua voce assomigliava vagamente a quella di Luke – perché non ho voglia di tornare a casa”», l'occhiata gelida che il ragazzo ricevette fece gelare il tipo che aveva vicino sul posto, «sarebbe dovuto essere “fermiamoci casualmente al Mc Donald's, così io farò finta che non esisti e mi vedo una bella gnocca bionda fare degli allenamenti esattamente vicino al Mc». Luke aveva la bocca semi-aperta, non si sarebbe aspettato questa reazione.

«Sei un tale coglione quando ti comporti così, cristo Luke» buttò fuori prima di voltarsi per andare a raccogliere tutto ciò che aveva portato – un giacchetto, uno zaino e dei libri.

«Ci vediamo a casa» urlò a gran voce, e cominciò ad incamminarsi verso la stazione lì vicino.

«Hey, hey, posso venire con te?» Una voce dietro di lei la richiamò. Oh.

«Mike, per piacere, preferisco rimanere sola, scusami.» Cercò di controllare la propria voce, aveva voglia di andare da Luke e urlargli che questi suoi comportamenti totalmente menefreghisti le facevano male, che una volta tanto invece delle altre ragazze, aveva bisogno che Luke guardasse lei, anche se non con occhi adoranti e sorriso sghembo. O almeno le andava bene che Luke la tenesse in conto qualche volta in cui uscivano, e non solo a scuola dove doveva essere attento che Beth non incontrasse Lui. Odiava il lato del suo carattere che se la prendeva per ogni minima cosa, odiava che Luke non lo capisse.

Afferrò la sua tessera e salì sul treno, pronta per tornare a casa. Sinceramente, non vedeva l'ora.

«Dimmi un po', a che fermata scendi?»

Ma quindi quel tizio non se n'era ancora andato. Che palle, che palle, che palle.

«E' successo ancora, se proprio non mi vuoi parlare me ne vado, non c'è problema» mormorò Mr. CapelliViola.

«Cazzo, mi dispiace,» arrossì Beth «è proprio un brutto vizio che ho da quando ero piccola. E no, non ti preoccupare, non mi dai tanto fastidio. Almeno, non tu» parlò, per poi sedersi dove c'erano due posti vuoti vicini. A Michael non sfuggì questo particolare, avrebbe potuto scegliere un posto singolo, ma.

«Mi dispiace averti detto della biondina» si scusò l'altro, appoggiando il suo zaino e una cartella piena di - Beth immaginava - dipinti e cose riguardanti l'arte, vicino al posto in cui era seduta lei. Il ragazzo decise di restare in piedi, appoggiato ad un sedile della fila vicino.

«Uhm, hai fatto più che bene, Mike» mormorò lei, cercando qualcosa nel suo zaino. «Michael» la corresse lui, cercando di essere il meno scortese possibile nonostante tutto.

«Oh, sì, scusami. Sono una frana con i rapporti sociali e lo so, mi dispiace. E' solo che- è solo che sono io. Ma non ho intenzione di fare la vittima. Insomma, soltanto ti prego di scusarmi. E davvero, non preoccuparti, io e Luke non stiamo insieme e non sono di certo la fidanzata gelosa. - Beth tossì piano - Vi conoscete?»

«Ti piace, non è così?»

«No, ovvio che no.» La risposta di lei fu categorica. «E poi non si risponde ad una domanda con un'altra domanda, non te lo hanno mai spiegato?» parlò tra il sarcastico e il nervoso.

«Beh, credo che il mio migliore amico me lo ripetesse da piccolo, ma non ci ho fatto mai caso. Quindi, non ti piace? E non siete fidanzati. - il tono che aveva usato sembrava pensieroso - Allora come mai quella scenata?»

Michael si morse le labbra, mentre cercava nel taschino della camicia una sigaretta, che si posò tra le labbra.

«Che scemenza stai facendo? Non mi dire che vuoi fumare in un treno» affermò Beth guardandolo storto.

«Pensavo di avere più l'aria da bad boy con questa.» Le sorrise. «Non si svia il discorso senza rispondere ad una domanda, non te lo hanno mai insegnato?»

«Touché.» Quel ragazzo sembrava simpatico, ora che ci pensava. E anche maledettamente sexy, ma questi erano dettagli. «E se ti dicessi che non voglio risponderti?»

«E se mi dicessi il perché di quella scenata?»

«Lo hai fatto ancora.» Beth sorrise mentre Michael scoppiava a ridere. Magari poteva aprirsi con lui, almeno quel poco che bastava per non passare come la solita stronza di sempre. «E' il mio migliore amico. Ed è un coglione. Ma gli voglio bene» spiegò, cominciando a dedicare tutta la sua attenzione a lui e non più alla sua borsa.

«Okay, ma continuo a non capire. Io non faccio quelle scenate ai miei migliori amici» disse, mentre si rigirava la sigaretta tra le dita.

«Ma tu non sei una ragazza,» le rispose sarcastica Beth «insomma, capita di essere gelosi del proprio migliore amico, ma solo perché voglio che Luke trovi quella giusta. E non la puttanella che gliela da subito.»

«A me non interessa»

«Sei un ragazzo, te l'ho detto, siete strani»

«Non credo. A me non interessa chi si scopa il mio migliore amico, tranne se non provo qualcosa per lui. Suvvia, può farsi qualunque gnocca, rimane il mio migliore amico»

«Anche se si scopasse la tua ex-ragazza?»

«Esiste un libro per quello, lo ha scritto Barney Stinson. Non può farlo» rispose, per poi continuare subito dopo «E comunque non succederà mai, non gli piacciono gli uomini.»

Beth corrugò le sopracciglia, Barney Sti- «Tu hai visto How I Met Your Mother?» La sua voce era entusiasta, i suoi occhi illuminati da un affetto immenso, e Michael pensò che se fosse stato etero magari ci avrebbe fatto qualche pensierino su quella Beth.

«Esattamente, la mia serie TV preferita. Io e Barney siamo segretamente sposati» disse in fretta, sorridendo.

«Ti sposerei se tu non fossi gay, sappilo Michael» affermò Beth, facendo scoppiare a ridere l'altro. Lei gli sorrise di rimando.

Solo in quel momento, però, si rese conto delle persone che salivano e scendevano del treno. Nessuno arrivava verso gli ultimi posti, ovvero dove erano seduti loro, per questo né Beth né Michael si era reso conto che ormai avevano passato due fermate. Cazzo.

«Cazzo, la mia è una fermata prima di questa. Come cazzo faccio ora?» Guardò Michael, il panico nei suoi occhi.

«Uhm, la mia è due fermate prima di questa invece. Chi è che dovrebbe avere più ansia ora?» Lui si lasciò sfuggire una risata, mentre Beth lo guardava male.

«Brutto stronzo, usciamo da qui e te ne dico quattro.»

 

Alla fine erano riusciti a tornare a casa. Erano andati a piedi perché non c'erano altri treni nell'arco di un'ora, e poi a nessuno dei due scocciava il conoscersi meglio. La compagnia dell'altro era piacevole, tanto che Michael, appena prima che la ragazza entrasse in casa, le chiese di andare a prendere una cioccolata calda insieme. Beth ci pensò, alla fine erano solo le cinque del pomeriggio, e voglia di restare a casa a crogiolarsi pensando a Luke non ne aveva. Magari, poi, lui si stava divertendo con quella biondina in quel preciso momento.

«Il tempo di andare a lasciare questo zaino nell'atrio» disse lei indicandosi le spalle. Dopo aver aperto la porta di casa con le chiavi, ragionò sul fatto che anche Michael aveva uno zaino e sembrava piuttosto pesante.

«Michael, vuoi lasciare anche il tuo? E magari anche la cartella, poi vieni a prenderla»

«Sicura non ci sia alcun problema?» Lui le sorrise, un sorriso pieno di affetto, un sorriso che sapeva di “grazie”.

«Certo, dai a me, torno subito» affermò la ragazza, prima di entrare in casa e lasciare tutto vicino all'armadio.

Passeggiando insieme e chiacchierando davanti ad una saporita cioccolata calda, Beth si rese conto che il ragazzo era più simile a lei di quanto avesse mai immaginato. Michael aveva 18 anni, abitava a poco più di venti minuti da lei, gay dichiarato, ma non aveva un ragazzo. Conosceva Luke perché andavano nello stesso corso di musica.

«Ma quindi, come va con il tuo migliore amico?» gli chiese, visto che non avevano fatto altro che parlare di Luke, serie tv e musica.

«Tutto bene, intendo, non ci sentiamo da un po'. Ma capita, almeno a noi» rispose Mr. CapelliViola. E Beth ci pensò. Tra migliori amici non si dorme insieme, non ci si vede ogni giorno, non si ha un rapporto come quello suo e di Luke.

«Sei troppo affezionata a lui per amarlo, se te lo stai chiedendo» parlò Michael, interrompendola. Cosa?

«Che intendi?»

«Intendo che amandolo rovineresti tutto, e ci tieni troppo a lui per rovinare tutto.»

«Non stavo pensando a Luke.»

«Non l'ho mai nominato io Luke, infatti.»

Beth sbuffò. Era fottutamente odioso.

Michael rise.

«E' ora di tornare a casa, dolcezza» mormorò poi, stiracchiandosi sulla sedia. Avevo detto a mia mamma che sarei tornato più o meno un'ora fa. Ora penserà che sono stato con un ragazzo, quella donna si fa più film mentali di suo figlio, sa-»

«Sei così chiacchierone, Michael... Michael cosa?»

«Michael Clifford.»

«Sei così chiacchierone, Michael Clifford» disse sorridendo la ragazza, per poi alzarsi e invitarlo con un'occhiata ad alzarsi. Sarebbe arrivato a casa troppo tardi se fossero rimasti ancora lì. «Muoviti, non puoi andare a casa se si fa tardi.»

«La grande e importante Beth che si preoccupa per me, oh mio dio che onore.»

«Sei uno scemo» lo riprese lei, mentre si dirigevano fuori dal bar.


Dopo pochi minuti di risate e prese in giro, arrivarono a casa di lei. Infondo la giornata era finita, e non era stata nemmeno così brutta quanto entrambi avevano immaginato. Era avvenuto tutto casualmente, ma. «Ascolti anche la mia stessa musica, sei un grande» commentò Beth, sorridente.

«Beh, in verità sei tu ad ascoltare la mia stessa musica. Ma dettagli.» Le diede un pizzicotto sul braccio, prima di «Vado a prendere lo zaino e la cartella, scemo».

La casa era deserta, come aveva previsto la ragazza, e gli zaini ancora ai loro posti. Afferrò quello di Michael, prima di tornare fuori dall'appartamento.

«Ecco a te» mormorò, porgendogli lo zaino e appoggiandosi allo stipite della porta socchiusa.

«Allora ci vediamo a scuola.» La voce di Michael era calma, come lo era stata tutta il pomeriggio.

«Va bene, ci si vede in giro, Mike» rispose Beth sorridendogli, per poi fargli l'occhiolino. Tutto il tempo che avevano trascorso insieme era passato velocemente, avevano parlato di varie cose, e oltre ad essere quasi completamente uguali, si erano resi conto di avere un buon feeling. Non era una cosa che solitamente capitava a nessuno dei due, ma era sempre bello avere qualcuno con cui uscire e fare due chiacchiere.

Solo dopo essere rientrata in casa si rese conto di certi rumori provenienti dalla cucina, e subito dopo vide Luke entrare in soggiorno con una tazza di tea in mano. Il suo sguardo puntato alle scale, come se non avesse sentito la porta sbattere e non avesse visto Beth arrivare.

«Ciao eh» gli disse la ragazza, con forse un po' troppa scontrosità nella voce.

«Non ti avevo notata» borbottò lui, continuando a salire le scale, più preso dal suo cellulare che dalla sua migliore amica.

Perché si comporta così?

 

 

Hello everyone,

questa è la prima storia a capitoli che pubblico su efp, e volevo soltanto ringraziarvi se avete continuato a leggere fin qui.

Aspettatevi vari colpi di scena e non una semplice storia "friends to lovers" -che, nonostante sia un bel tema, non è quello trattato in questa particolare storia-.
un abbraccio. 
V.

  
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