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Autore: giu_ggiola    26/06/2015    4 recensioni
Mentre sospirava all’idea di tutto questo, si riaffacciò sulla sua mente una discussione vecchia avuta con il fratello maggiore.
“Albus, sei talmente sciocco che potresti finire in Tassorosso!” ridacchiò James, mentre gli tirava una pappa gialla addosso, che secondo la madre, sarebbe dovuta essere purea.
“Finiscila James!” disse esasperata la madre, e con un colpo di bacchetta fece tornare la pappetta, che in quel momento era a mezz’aria, direttamente nella bocca di James.
Dopo essersi ripreso dal gusto orribile, il fratello tornò alla carica “Avanti mamma! Guardalo ha proprio la faccia da Tassorosso…oppure” e gli occhi di James si illuminarono di un malsano divertimento “Perché no? Potrebbe diventare un Serpeverde!” Ginny quasi si strozzò, forse per la rivelazione a cui non aveva mai pensato oppure perché aveva trovato un rimasuglio strano dentro il suo cucchiaio di purea.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lorcan Scamandro, Louis Weasley, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Era una giornata assolata, il cielo era uno specchio di colore azzurro e neanche le nuvole potevano apparire minacciose, si erano tinte di un delizioso bianco, che le faceva assomigliare a grandi pezzi di cotone.
Spostando il naso da quello spettacolo alla linea dell’orizzonte, si presentava la scena di un immenso campo di grano, che sembrava solo sfiorato dalla mano carezzevole del vento.
Se anche il tempo non l’avesse promesso, quello era un giorno speciale, e un ragazzino, che in quel momento osservava la scena con occhi colmi di gioia lo sapeva.

Testa di Rapaaaa!” e il ragazzino si rabbuio scuotendo la testa. L’urlo proveniva dall’interno di una casetta, sembrava più un cottage, ma vi erano state “incollate” ai lati due torrette di pietra, sbilenche e con l’aria di poter cadere da un momento all’altro.
“Uuuuh! Testa di Rapa?” sempre quel qualcuno urlava, chiaramente all’indirizzo del ragazzo seduto fuori, che non sembrava averla presa molto bene.
Si tirò in piedi e con stizza si pulì la polvere sui pantaloni. Mentre si incamminava verso la casa, sbuffò e tirò un pugno molto forte a quella che sembrava un insegna, appesa appena a dieci metri dalla casa, recitava “Il Castello”.
Sembrava comico come nome, visto che probabilmente si riferiva alle torri sbilenche, che avrebbero dovuto ricordare quelle di un castello.
“Ah! Ecco testa di rapa! Pensavo di doverti chiamare ancora una volta” disse un ragazzino, era abbastanza magro per la sua età, aveva gli occhi di una particolare sfumatura di marrone, dei ciuffi di capelli rossi che gli si sparpagliavano sulla fronte in maniera disordinata e un ghigno stampato in faccia, di aria divertita, quasi perfida.
“Smettila James, prima che ti affatturi la lingua e ti faccia cantare tutte le canzoni di Celestina Warb…” una donna che somigliava molto a James non riuscì a concludere la frase, che quest’ultimo urlò “No!” e scappò via, tra le risate generali.
“Mi ha chiamato solo per infastidirmi vero?” chiese il ragazzino, quasi come se fosse sicuro della risposta.
“Si, ma visto che sei qua, aiuta tua sorella a mettere a posto i tavoli”.

La donna stava sistemando alla bene e meglio alcune pentole sul fuoco, non sembrava che fosse particolarmente convinta di quello che faceva e anche le pentole, probabilmente lo sentivano, perché continuavano a sbatacchiare tra di loro e a capovolgersi a testa in giù. “Oh piantatela, stupide!” borbottò la donna, al che una delle tre pentole si ruppe a metà, lasciando interdetta e furiosa la strega.
“Vuoi una mano, mamma?” la madre del ragazzo si riscosse dalla sua aria accigliata, come se un secondo prima stesse pensando a come disintegrare tutte le pentole con un solo incantesimo.
“Non essere sciocco, Albus, ti ho detto cosa devi fare, no? Ci penserà nonna Molly, quando arriverà”.
Dicendo questo, guardò fuori dalla finestra speranzosa, sperava che la nonna Molly letteralmente cascasse giù dal cielo. Tutti lo speravano in realtà.
Albus si mise a pensare, mentre raggiungeva l’altra parte della casa, che se suo padre non fosse stato così bravo a cucinare, probabilmente sarebbero stati affamati un giorno sì e l’altro pure.

Sua madre, aveva molte qualità, sapeva giocare a Quidditch, era brava a raccontare le storie, faceva ridere, sapeva affatturare qualsiasi cosa, produceva un ottimo gratta e netta quando si trattava di dare una ripulita alla stanza di James e forse era una delle poche in grado di rispondergli a tono, ma purtroppo, non era proprio capace di cucinare! Non come papà, che era un cuoco accettabile, ma soprattutto non come la nonna Molly, che era a dir poco straordinaria, ecco perché, ad ogni evento che si doveva organizzare, si invitavano i nonni prima, nonno Arthur teneva alto il morale durante i preparativi e la nonna Molly avrebbe impedito alla mamma di distruggere la cucina, impedendoci di mangiare.
Era il 15 luglio, il suo compleanno, compiva undici anni, l’età più importante della sua vita.
Albus, non aveva mai dato troppo peso ai suoi compleanni, forse perché anche suo padre non gliene aveva mai dato troppo, o forse perché, in una famiglia così numerosa, non veniva spontaneo pensare troppo e solo a se stessi, ma quest’anno, era l’anno più importante di tutti! Avrebbe ricevuto la sua lettera per Hogwarts, non poteva far altro che pensare a questo.

Arrivò al giardino e vide sua sorella Lily, che preparava lentamente una lunga tavolata Aveva l’aria imbronciata.
Albus ne sapeva il motivo, ciò che per lui era ragione di felicità, per la sorellina era invece motivo di sconforto.
Lo guardò come se avesse il potere di schiacciarlo, rimase due buoni minuti così e evidentemente, avendo fallito il tentativo disse solo: “Auguri, le forchette sono laggiù!”. Seguito dal suo tono acido, prese forchette e coltelli e iniziò a disporli lungo il tavolo.
Il ragazzo non voleva toccare un tasto dolente e così preferì parlare di qualcos’altro “Allora, James se l’è data a gambe, eh?”.
Lily, forse trovando un motivo di sfogo nel prendersela con il fratello maggiore, disse “Perché? L’hai mai visto dare una mano quando c’è n’è bisogno?” e dicendo così tirò un calcio ad una pietra.
“Dov’è esattamente?”  ma non ebbe bisogno di risposta, perché, il fratello maggiore apparve all’improvviso, in mezzo al cielo, a cavallo di una scopa.
“Evvivaaaaaa!” urlò a pieni polmoni! “Potter conquista il boccino d’oro! E fa vincere Grifondoro per il sesto anno di fila!”. Si pavoneggiava, alzando in aria qualcosa di invisibile e inchinandosi al comando di applausi inudibili.
“Scendi da lì pallone gonfiato! Quest’anno è già tanto se ti prendono come riserva!” disse una voce sarcastica alle spalle di Albus.
“Roxy!!!” strillò Lily esaltata e le saltò praticamente in braccio.
“Potrebbero prenderlo invece Roxy, sarebbe un perfetto bersaglio per i nostri allenamenti!” rispose un ragazzo con la pelle scura e con un sorriso grandissimo.
“Auguri Al” dissero insieme i due ragazzi appena arrivati e mentre il ragazzo scuro scompigliava i capelli ad Albus, la sorella si caricava sulle spalle una raggiante Lily.
“Oh Freddie, Freddie, io entrerò in squadra quest’anno, non importa in che modo, dovessi far mangiare cacca di drago agli altri partecipanti, avrò un posto in quella dannata squadra!” James fluttuava a due metri dalla faccia del cugino.
“Forse, se non mi avessi chiamato Freddie, avrei anche potuto pensare di darti una mano, ma ora invece, mi sa che dovrò riempire il tuo piatto di cacca di drago, giusto così, per ricordarti che i grandi comandano” e dicendo così ammiccò dalla parte di Albus.

James, per nulla intimidito si scostò il ciuffo rosso dalla fronte e con aria risoluta tornò a svolacchiare di qua e di là, improvvisando finte e schivando invisibili bolidi.
“Quest’anno farete delle selezioni durissime per il Quidditch eh?” chiese Albus, quasi speranzoso, guardando in direzione del fratello.
Questa volta rispose Roxanne, che aveva appena posato Lily per terra “Quest’anno eviteremo di prendere certe schiappe, ma soprattutto, non faremo favoritismi” disse risoluta.
“Favoritismi?” chiese Albus a Roxanne “Gli anni scorsi abbiamo avuto alcuni problemi, sai, figli di figli, nipoti, cugini e fratelli…” lasciò la frase in sospeso per osservare ammirata una splendida virata di James.
“Così, ci siamo ritrovati in squadra alcuni soggetti incompetenti, soprattutto nel nostro primo anno” continuò Fred convinto.
“L’ultimo che si è salvato forse è stato Teddy, lui si che era un ottimo cercatore, ma purtroppo è uscito un anno prima che noi entrassimo in squadra, ora come ora non ci sono molti bravi giocatori, ma pare che Emilia Gwentry non se ne accorga…”
“Certo, perché quando mai i suoi amati cugini potrebbero essere delle schiappe?” chiese Roxy in tono scettico e passò ad imitare quella che doveva essere una ragazza petulante e dalla voce stridula “Schiappe dici Weasley? Quello la è mio cugino di terzo grado! Ha preso la parte Troll della famiglia, per questo è così intelligente!” e i raggazzi risero della sua imitazione.
“Più che delle schiappe a me ricordano tanto dei babbuini su scope, eccetto voi due si intende!” disseuna terza voce, familiare ad Albus.
Apparteneva ad una ragazza, doveva avere la stessa età di Roxanne e di Fred, ma sembrava più adulta, sia nei modi di fare che nella figura, altezzosa e con un non so che di nobile. “Ciao Lucy” disse Albus diventando rosso dal collo fino alla fronte.
Lei, alla vista del piccolo cugino sorrise amabilmente e, mettendolo ancora più in difficoltà, lo baciò sulla fronte.
Roxanne, che non sembrava avvezza alle smancerie, le diede una pacca sulla schiena, come se fossero due commilitoni dello stesso reggimento.
Lucy, colta di sorpresa, avendo perso l’equilibrio, per poco non si trovò a terra.
Mentre le due iniziavano a chiacchierare di compiti e di altre faccende scolastiche, Al, indisturbato, poté osservarle meglio.

Una aveva la pelle color ebano, gli occhi neri e i capelli che sembravano petrolio liquido, all’altra invece, cadeva oro liquido sulle spalle, mentre la sua pelle era come miele, ma la cosa che più lasciava Al affascinato erano i suoi grandi occhi blu, che la facevano somigliare ad una cerbiatta.
Vedendole così non si sarebbe detto che erano cugine, una muscolosa, agile, maschile, l’altra leggiadra e posata. Eppure ad Hogwarts si sapeva che erano parenti, nonché migliori amiche.
Albus continuò imperterrito a guardare sua cugina Lucy, finche Lily non gli diede un pestone sul piede “Sei proprio come lo zio Ron!” disse schifata “Non hai un minimo di pudore!”
Albus si riscosse e rosso di vergogna disse “Non sai neanche cosa voglia dire pudore, ragazzina” la bambina, facendogli una linguaccia, se ne andò compiaciuta di aver smascherato il fratello.

Nel frattempo, i parenti iniziavano ad accumularsi e dopo che lo zio George e lo zio Percy furono arrivati, con grande sollievo della mamma, arrivarono anche i nonni e la casa iniziò a farsi caotica.
Certo Albus ci era abituato, ma era una cosa che lo metteva spesso in soggezione, dover stare tra tutta quella montagna di parenti.
“Per l’amor del cielo Ginevra!” urlava la vecchia signora, “come è possibile che tu non riesca nemmeno a far bollire un po’ d’acqua?".
 Sentì ululare dall’interno della casa.
“Qualcuno è nei guai” ridacchio lo zio George mentre passava una mano sui capelli corvini di Albus.
“Dov’è tuo padre? Devo fargli vedere alcune cose…” disse George, prima di essere interrotto da un grido “George!” urlò una donna scura. “Puoi dire a tuo figlio di piantarla di comportarsi come un idiota?”
Albus e George si voltarono verso il prato e videro che Fred, stava lanciando sassi grandi quanto una mano nella direzione di James, che molto abilmente li schivava uno per uno.
George sghignazzò e sgattaiolo verso il figlio.

Albus, seduto su una sedia, notava come all’improvviso il cielo si fosse fatto purpureo, così, ritornato in un semi stato di tranquillità, ne approfitto  per pensare alla sua lettera e alla paura di non essere all’altezza della situazione.
La cosa che più lo preoccupava era che non avrebbe vissuto le grandi avventure che avevano vissuti i genitori: niente gite nella Foresta Proibita, niente capatine notturne da Hagrid, niente visite allo studio del preside di notte, ne giretti nella stanza delle necessità, niente di tutto questo sarebbe successo e Albus, un po’ se ne dispiaceva. Chissà se i suoi compagni di stanza sarebbero stati ganzi come lo zio Ron o come Neville…

Mentre sospirava all’idea di tutto questo, si riaffacciò sulla sua mente una discussione vecchia avuta con il fratello maggiore.
“Albus, sei talmente sciocco che potresti finire in Tassorosso!” ridacchiò James, mentre gli tirava una pappa gialla addosso, che secondo la madre, sarebbe dovuta essere purea.
“Finiscila James!” disse esasperata la madre, e con un colpo di bacchetta fece tornare la pappetta, che in quel momento era a mezz’aria, direttamente nella bocca di James.
Dopo essersi ripreso dal gusto orribile, il fratello tornò alla carica “Avanti mamma! Guardalo ha proprio la faccia da Tassorosso…oppure” e gli occhi di James si illuminarono di un malsano divertimento “Perché no? Potrebbe diventare un Serpeverde!” Ginny quasi si strozzo, forse per la rivelazione a cui non aveva mai pensato oppure perché aveva trovato un rimasuglio strano dentro il suo cucchiaio di purea.
Sta di fatto che la discussione non si era conclusa lì, quando James non aveva nulla di spiritoso o di cattivo da dire, ritornava sempre sull’argomento, parlando di come Albus sarebbe stato un perfetto Serpeverde e di come si sarebbe unito alla schiera dei cattivi più stupidi e zucconi della storia. Quando c’era il padre, James non osava tirare troppo la corda, ma questo non impediva ad Albus di non pensare “E se finissi in Serpeverde?”
Così, in quella specie di angolino che si era creato, Albus iniziò a tormentarsi ancora.

La sera era ora mai calata sul cottage che si chiamava “il Castello”.
James, Roxanne, Fred e Lucy, non avevano perso tempo e si erano messi a fare una vera e propria partita a quattro, lanciandosi quelle che Albus sospettava fossero le zucche che coltivava la mamma.
Erano arrivati zio Bill e zia Fleur e i loro bellissimi figli, Victoire, Dominique e Louis.
Albus fu confortato nel vedere suo cugino Louis, almeno con lui poteva condividere il panico "Pre-Hogwarts".
Divenne tutto rosso mentre le sorelle Victoire e Dominique gli baciavano le guance con tre sonori “Smack!”.
Anche Louis, seppur maschio e seppur ancora piccolo aveva un non so che di abbagliante, i suoi capelli erano di un arancione acceso, come quasi tutti i Weasley, però qualcosa nel suo aspetto simmetrico e nei suoi occhi azzurri dava la sensazione di perfezione ed luminosità.
Gli tirò una pugno sulla spalla, che riscosse Albus “Agitato cugino?” chiese Louis facendogli l’occhiolino.
“Auguri tra l’altro!” e così dicendo gli porse un pacchetto di carta “Questo è solo da parte mia”.
Il rosso gli consegnò il pacchetto frettolosamente e distolse lo sguardo, puntandolo su Lily, che in quel momento stava facendo rimbalzare dei sassolini sul palmo della mano.
Albus sorrise, sicuro che il cugino, nonché migliore amico, non volesse sembrare troppo sdolcinato.
Il moro aprì la busta e ci trovò un paio di occhialoni da vento, le rifiniture di cuoio erano spettacolari e portavano ai lati due piccole P dorate.
“Wow” disse Albus colpito, facendo nascere in Louis un certo compicimento “Belli vero? Sono fatti apposta per il Quidditch”.
Al capì subito che cosa voleva dire Louis con quella frase, “Lo sai Lu, non parteciperò alle selezioni, non ne sarei in grado…” Lu, quasi disgustato disse “Non puoi essere così codardo Al! Sei un mito a giocare, saresti il miglior cercatore della tua Casa!”.

Al rimise gli occhialoni da vento nel pacchetto e senza dare alcuna risposta, se non un cenno di ringraziamento, entrò in casa, dove sentiva la madre e la nonna che litigavano ininterrottamente.
“Oh, il mio piccolo Al, ma quando sei bello?” disse nonna Molly, smettendo per un secondo di rimproverare Ginny,  “Assomiglia così tanto a tuo padre…” continuò tubando “è una vera fortuna, altrimenti saresti imbranato come tua madre…” concluse in tono acido rivolto alla figlia, che si voltò imprecando sotto voce.
“A proposito dove è Harry, anzi dove sono quei tre?” chiese Molly.
“Lo sai mamma… da quando hanno sentito di quei maghi che vorrebbero riportare in auge la soppressione dei babbani…” disse Ginny senza concludere la frase.
“Almeno Ronald dovrebbe essere qua! È sempre in ritardo quel ragazzo, parola mia, uno di questi giorni….” Stava concludendo Molly ma venne interrotta.
“Uno di questi giorni…” continuò una voce maschile “Ti sorprenderai nello scoprire che tuo figlio non è più un ragazzino!” disse un uomo, era abbastanza giovane, ma si notava già una stempiatura in atto.
“Zio Ron!!” saltò Al divincolandosi dalle strette braccia della nonna. “Come va campione? Undici anni vero? E che cosa c’è di meglio?” chiese retoricamente Ron Weasley, mentre dietro di lui, due ragazzini con le teste rosse si sporgevano dalla finestra per vedere la partita di Quidditch in atto.
“Ciao Al” disse una ragazzina impettita, aveva corti capelli ricci di un color carota. Sorrise e mostrò due grossi denti, che la facevano assomigliare un po’ ad un topino. “Buon compleanno” disse, tenendosi a distanza. Albus era sporco di terra, e evidentemente lei non voleva sporcarsi.
“Auguri” ribatté timidamente l’altro bambino, che assomigliava in maniera impressionate ad alcune foto di zio Ron da piccolo.
“Oh venite qua e fatevi abbracciare!” disse Al, tirando a se il piccolo Hugo e la cugina Rose, la quale poco convinta cercò di svincolarsi.
Dopo un pochi minuti, e qualche debole lamento da parte di Rose, Albus lasciò andare i cugini e i due bambini, salutarono la zia Ginny e la nonna Molly, che guardò Rose, come se si aspettasse qualcosa.
“La mamma e lo zio Harry dovrebbero essere qua a breve” rispose Rose alla domanda silenziosa della nonna.

Tutti iniziarono a sedersi lungo il tavolo e Louis guardava imbronciato Albus, che per l’ennesima volta aveva evitato il discorso “Diventa il re del Quidditch”.
La sera scendeva rapidamente, lasciando spazio solo alle lanterne di carta colorate, che poco prima il nonno Arthur aveva incantato, sotto gli sguardi vigili e sbalorditi di Lily e di Hugo.
Ginny era intenta ad allontanarsi più che poteva dalla madre, onde evitare di farsi affatturare o insultare per le sue scarse doti culinarie, George e Charlie, che si era aggiunto alla comitiva poco prima di Ron, parlavano di qualche lavoro che Charlie avrebbe compiuto di lì a poco: “…Più fuoco di quanto tu non ne abbia mai visto!” e George parve molto stupito.

Le zie di Albus, se ne stavano per i fatti loro, parlando chi di lavoro, chi di mariti e chi di qualche altra cosa molto allegra, le faceva ridere e lacrimare per l’ilarità.
“Audrey, perché non ci racconti di quel mago russo?” chiese un’ammiccante Angelina, provocando le risatine di tutta la comitiva.
I giovani erano tutti radunati al fondo della tavolata, mischiati come potevano, Dominique stava vicino a Fred, Roxanne condivideva qualche segreto con Lily, Lucy stava raccontando a Victoire della sorella, che era stata presa come guaritrice al San Mungo e nel frattempo, Al, Rose e Louis se ne stavano zitti, zitti, in un angolino del tavolo guardandosi i piedi.

Tutti e tre sarebbero andati ad Hogwarts, il loro più grande sogno. Sarebbe stato bello se fossero stati accettati nella stessa casa e avessero vissuto insieme tutte le grandi avventure che sognavano.
Non avevano bisogno di parlarsi, sapevano tutti e tre quello che ognuno di loro stava pensando, anche perché tutti pensavano la stessa cosa. “Che cosa succederà?”.
La sensazione era quella che si prova quando stai per fare qualcosa di emozionante e sconosciuto insieme.
Il primo a parlare fu Louis “Ragazzi, manca ancora un mese no? Godiamocelo con… tranquillità”.
Rose lo osservò “io sono molto tranquilla”  mentì spudoratamente “ma credo che tu abbia ragione, godiamoci la festa di Al e tutto il mese che ci resta.”
“Magari potreste fermarvi qui per qualche settimana no? Staremo un po’ insieme e non dovrò sopportare i deliri sul più grande cercatore del mondo” chiese Al guardando storto James, che ora cercava di abbindolare Hugo con qualche racconto sulle sue prese epiche.
“Magari potremmo allenarci anche noi, così gli faresti vedere che osso duro sei…” propose Louis.
Prima che Al potesse rispondergli che era ossessionato, La zia Hermione e suo padre si materializzarono nel giardino, e arrivarono al tavolo a braccetto. Sembravano stanchi, esausti a dirla tutta.
“Scusate il ritardo, abbiamo avuto alcuni problemi con….” Stava dicendo Harry, ma Ginny gli andò in contro, togliendogli la giacca e dicendo “Basta Harry, è il compleanno di Al, godiamocelo senza parlare di lavoro”. Harry annuì sorridendo e strizzando gli occhi alla ricerca del figlio, a cui poco dopo sorrise.
Due paia di occhi verdi si incrociarono e Al si sentì quasi rincuorato, come se tutte le sue paure su Hogwarts potessero fuggire davanti allo sguardo del padre.
“Benissimo” rispose Hermione ad una domanda.
Erano in ventidue a tavola, solo una sedia era vuota e mentre la nonna Molly aiutata da  Angelina e da Ginny portavano le pietanze a tavola, parve che solo Harry si accorgesse della mancanza dell’ultimo ospite.
Teddy dov’è?” chiese ai commensali. Stranamente la risposta venne da una imbarazzata Victorie che disse “Teddy mi dice di chiedervi scusa, ma purtroppo arriverà in ritardo questa sera”.
Harry osservò attentamente Victoire e decise di non indagare, punto la bacchetta e fece sparire sedia, piatto e posate.

La cena durò a lungo, tanto che, la luna era già molto alta nel cielo;  al momento della torta ci furono grandi schiamazzi e Al, abbracciato al padre soffiò con forza sulle undici candeline, il suo desiderio, andò ad Hogwarts.
I regali non erano tanti, ma Al non ci fece caso, qualcuno gli aveva regalato dolci, altri invece gli avevano regalato oggetti strani, zia Hermione gli aveva regalato il libro “Storia di Hogwarts” dicendogli “Se sei furbo lo leggerai attentamente, non come tuo zio Ronald!” e zio Ron continuava a chiedere scusa dicendogli che gli avrebbe regalato qualcosa di più bello di un libro.
Infine, mettendosi una maglietta leggera con una A scarlatta sul petto, si avvicinò al padre che gli disse “Entra in casa, il mio regalo è lì”.
Mentre Louis gli diceva “Sarà una scopa!” e Al pensava che l’amico fosse davvero fissato con il Quidditch, entrò in casa e vide che su una delle mensole stava ritta e quasi immobile una bella civetta marrone.
Ad Albus si illuminarono gli occhi e pensò che fosse il regalo più straordinario del mondo.

“Così potrai scriverci quando vuoi” disse Ginny accarezzandogli la testa.
“Così quando te la farai sotto, anche mamma e papà lo verranno a sapere, ma non credo che correranno a pulirti” disse James che era entrato di soppiatto.
Ma Al non si scompose, era troppo felice per preoccuparsi del fratello, così prese ad accarezzare dolcemente la civetta, che al suo tocco chiudeva gli occhi compiaciuta.
“L’abbiamo lasciato senza parole!” disse Harry felice “peggio di quella volta che impedimmo a James di usare la scopa per un mese….”  Zio Ron ridacchiò “No, quel silenzio rimarrà nella storia!” e un James imbronciato tornò nel giardino, a godersi le attenzioni di Hugo.
“Grazie” disse soltanto Albus.
“Ora gli vorrai dare un bel nome!” disse Harry.
Albus ci pensò, ricordandosi il nome di una costellazione, letto su uno dei suoi libri di Astronomia.
Orion disse.
“E che Orion sia!” rispose Harry sorridendo al figlio.

La serata si concluse con qualche battibecco sul Quidditch e qualche risata a proposito di vecchie storie spiritose.
Albus, lasciata libera la sua Orion, decise di accontentare Louis e si mise su uno dei vecchi manici di scopa di casa, per non dover più sentirsi importunare dal cugino.
Dopo qualche dramma e qualche sasso lanciato un po’ troppo vicino alle teste dei giocatori, i genitori richiamarono i figli, e tutti si salutarono, la piccola Lily pianse dal dispiacere nel salutare Roxanne: “Piccola, vedrai che ci rivedremo presto!”.

Fleur acconsentì a lasciare il suo prezioso figlio per due settimane a “il Castello” e Teddy Lupin, che era arrivato in ritardo, decise di dormire lì, per passere un po’ di tempo con il padrino.
Rose, tornò a casa con i genitori, dicendo “Ragazzi, ho molte cose da fare, non posso stare qui a gingillarmi!”.

Così rimasero solamente in sette.
 











N.d.A: Benvenuti a tutti coloro che iniziano a leggere questa storia! Spero che non vi affatichi troppo il mio modo di scrivere, questa è la prima fanfction a capitoli che scrivo su Harry Potter. Non mi ero mai cimentata nella scrittura di qualcosa di non originale, ovvero di soggetti non creati dalla mia fantasia (a parte qualche One Shot, quando mi sentivo particolarmente ispirata). Come avrete capito questa storia parla di Albus Severus Potter (nome altisonante) ossia un ragazzino, che non ha semplici genitori, ne una semplice storia di famiglia alle spalle, ma che in tutto e per tutto è normale, perchè si trova a dover affrontare il suo primo anno a Hogwarts, con le sue difficoltà, i suoi ostacoli, a dover vivere nuove esperienze e a conoscere nuove persone, sia amici che nemici. Oltre questa storia, che credo sia commovente, come è commovente vedere l'emozione che i ragazzi hanno nel iniziare cose nuove, con le loro paure certo, ma sopratutto con le loro speranze, andrò a raccontare altre cose, cose che accadono nel mondo magico, cose che, forse, Albus dovrà affrontare nel corso di questo suo primo, ed emozionante anno. Segreti che potrebbero venire a galla e equivoci con i suoi amici. Spero di avervi lasciato un briciolo di curiosità! Vi ringrazio molto di aver letto questo primo capitolo, continuate ad andare avanti con la storia e commentate! Ogni commento positivo o negativo sarà sempre ben accetto. Per ogni dubbio scrivete! e che dire ancora? Al prossimo capitolo! Un grosso abbraccio, giu_ggiola! :)
  
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