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Autore: ManuFury    26/06/2015    3 recensioni
[Mimi!Centric | Post II° Serie, ma Pre-Epilogo | Violenza | Next Generation | Raccolta di tre FlashFic]
Siete clementi per favore, è il mio primo esperimento nel Fandom... ^^''
(Dal Testo...) "Con il respiro rotto dalle lacrime, distendi le gambe tremanti. Ti copri di nuovo gli occhi, ma non serve davvero: ricordi la discoteca, le luci stroboscopiche, la musica così alta da far male alle orecchie; ricordi il viso di quel ragazzo, il suo sorriso marcio e la sua occhiata così penetrante che sembrava volerti spogliare solo con lo sguardo (...) infine rivedi il suo volto, il suo sorriso marcio esenti la zip dei suoi pantaloni abbassarsi."
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mimi Tachikawa, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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PASSO DOPO PASSO
 
 
1. In quel vicolo…
Lo stupro è proprio di un'idea maschile di vendetta. Una donna, se vuole vendicarsi, ti ignora.
Carmen Covito
 
Uno... due… tre passi.
Riesci a fare solo questi prima di accasciarti mollemente contro il muro, il viso rigato dalle lacrime nascosto dalle mani sporche e dai capelli scarmigliati.
Provi a raccogliere le gambe al petto, per stringerti su te stessa come un riccio come facevi quando era più piccola, ma appena senti le fitte alle gambe e il sangue caldo serpeggiare sulla pelle rinunci, singhiozzando violentemente.
Respiri a fondo, gonfiando il petto e buttando fuori tutto il male. Conti fino a tre: un trucchetto coniato da Michael alla vostra prima uscita, per distenderti i muscoli.
Solo allora osi aprire gli occhi, scostandoti le mani tremanti dal viso. Noti subito l’orlo della minigonna di jeans strappato e macchiato. Lo sguardo scende poi alle gambe, coperte di sangue ed ematomi dai colori più vari.
A quella vista, un conato di vomito ti sale lungo il tubo digerente, assieme a un urlo che, però, cozza contro i denti serrati così forte da farli scricchiolare.
Con il respiro rotto dalle lacrime, distendi le gambe tremanti. Ti copri di nuovo gli occhi, ma non serve davvero: ricordi la discoteca, le luci stroboscopiche, la musica così alta da far male alle orecchie; ricordi il viso di quel ragazzo, il suo sorriso marcio e la sua occhiata così penetrante che sembrava volerti spogliare solo con lo sguardo. Sei quasi certa di averlo ignorato, voltandogli le spalle con fare stizzito, chiedendo un drink al bancone. Ricordi di essere uscita, di esserti avviata e ancora senti la sgradevole sensazione di essere seguita, e mentre svoltavi l’angolo avverti una presa alle braccia. Poi la tua schiena sbattuta contro il muro, vedi i loro volti sfilare uno dopo l’altro, il corpo sussulta ancora quando senti le loro mani accarezzarti, stringerti ovunque, ricordi le loro lingue e le loro bocche impegnate in gesti blasfemi, la sensazione di vestiti alzati, di polpastrelli che ti toccavano la carne in zone che dovrebbero restare sempre intime… infine rivedi il suo volto, il suo sorriso marcio e senti la zip dei suoi pantaloni abbassarsi. Ricordi che provavi a chiudere le gambe, senza riuscirci, che piangevi, che supplicavi… ma nulla è servito. Ricordi come si è insinuato in te ridendo, godendo della tua paura e del tuo terrore, prima di lasciare il posto ai suoi degni compagni.
Ti sorprendi di come quelle sensazioni siano ancora perfettamente nitide: i loro corpi caldi contro il tuo, la violenza con cui ti penetravano, la sensazione disgustosa del loro seme che si mischiava senza ritegno al tuo sangue a causa della brutalità subita durante lo stupro.
Chiudi gli occhi e, prendendo un bel respiro, conti fino a tre. Questo ti calma quanto necessario per riprendere il controllo della tua tremante persona. Con fatica estrema riesci ad alzarti, aiutandoti col muro al tuo fianco.
Metti un piedi davanti all’altro, e inizi ad avviarti.
Un passo alla volta, riuscirai a tornare a casa.

 
2. Tu e l’Abisso
E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te.
Friedrich Nietzsche”
 
Michael bussa alla porta del bagno. La colpisce una, due, tre volte prima di chiamarti: con ira all’inizio, con preoccupazione dopo, solo sussurrando alla fine.
Tu non rispondi.
Ti sei isolata in un angolo, nuda e in silenzio, la schiena contro il muro, la fronte sulle ginocchia, le braccia allacciate alle gambe tremanti e bagnate. Singhiozzi sommessamente a guardare i tuoi vestiti macchiati di sperma e sangue gettati con malagrazia sul tappetto del bagno.
Il loro sperma e il tuo sangue.
Per un attimo pensi che dovresti aprire la porta e abbracciare il tuo fidanzato, confessargli la violenza subita, chiamare un dottore, farti visitare e denunciare il fatto alla polizia.
Dovresti, ma non riesci a fare nulla.
Riesci solo a piangere e a lamentarti come una bambina capricciosa, proprio come quando eri a Digiworld. Avevi sempre pensato che quell’esperienza ti avesse reso migliore: più forte della Mimi Tachikawa che tutti conoscevano, ma non è stato così. Senti di essere sempre la stessa debole ragazzina che non sapeva fare altro che piangere e lamentarsi delle disgrazie subite.
Non sei cambiata minimamente, anche se ti eri illusa di esserci riuscita.
Socchiudi un po’ gli occhi velati di lacrime e respiri di nuovo a fondo, iniziando lentamente a contare. Quando arrivi al tre, inaspettatamente, avverti un vuoto incredibile al centro del petto, ti senti di colpo svuotata di ogni sensazione, tranne strana malinconia che si aggrappa alla tua persona come un vestito troppo stretto.
Hai la sensazione di trovarti sull’orlo di un baratro, un abisso scuro che minaccia d’ingoiarti.
Quasi lo vedi materializzato al centro del bagno, lì dove hai buttato i vestiti: è grande, nero e profondo come un pozzo e si allarga sempre di più. Sai che è pericoloso, ma non riesci a distogliere lo sguardo e ti senti risucchiata, gli occhi castani ti si spengono e il nero ti avvolge.
Qualcosa di simile accadde anche a Digiworld, te lo dissero Yamato e Sora: era la disperazione, quella di cui il nemico amava cibarsi per essere più forte, è come se ti avesse seguito fino al tuo mondo, ma Palmon non è con te e non può aiutarti a uscirne.
Sei da sola… e hai paura.
Sai che non dovresti guardare in quel pozzo nero, perché vedresti solo il male, quello che per tanti anni avete combattuto, ma non puoi farne a meno. Lo fissi e il vuoto nel tuo petto si fa più pesante, più doloroso. Il dolore alimenta l’abisso che alimenta il dolore. E così all’infinito, in un circolo vizioso che si autoalimenta e che ti trascina sempre di più verso il fondo.
Hai paura.
Paura di quello che avverrà in seguito, paura delle conseguenze di questo stupro, che ha inferto una ferita profonda nella tua anima, tanto violenta da lasciarti una cicatrice indelebile.
Sai di aver toccato il fondo e che non ti resta che risalire, ma sarà difficile… molto difficile.
 

3. Sei mesi dopo…
Sai quando le persone diventano forti? Quando imparano ad accettare il dolore.
Romano Battaglia
 
Con i polpastrelli leggermente tremanti, ti accarezzi la pancia rigonfia.
Ripeti lo stesso gesto una, due, tre volte prima di riuscire a sorridere, e ti sorprendi di come sia stato semplice, nonostante tutto.
È stata un decisione sofferta quella di tenere in grembo il frutto di una notte di violenza, una scelta che ha portato alla rottura con Michael, dopo sei splendidi anni passassi assieme; che ha portato litigi con i tuoi genitori e che ha fatto crescere, come una micosi, lo sconforto e la disperazione nel tuo petto.
Sei mesi prima hai guardato dentro l’abisso e quel pozzo nero ha guardato dentro di te. Quel giorno hai toccato il fondo, crogiolandoti nel dolore, spegnendoti poco a poco a ogni goccia di sangue versata sul pavimento del bagno del tuo appartamento… ma sei risalita, ce l’hai fatta. Certo, è stato difficile, forse persino più doloroso che cadere, ma alla fine ci sei riuscita.
Ti sei scoperta per quella che sei davvero: una fenice, un essere mitologico che, una volta sconfitto, riesce a risorgere dalle sue ceneri, spiegando poi le sue nuove ali per volare via.
Pensavi di essere sola, all’inizio l’hai creduto davvero, ma non lo sei mai stata sul serio: con te c’era Palmon che come un albero ti ha sorretto quanto rischiavi di cadere, i tuoi genitori che, alla fine, hanno accettato la tua decisione, rivolgendoti i loro sorrisi più sinceri e caldi, i tuoi amici che ti hanno abbracciato come mai prima di allora. Tutti ti hanno aiutato e, in quel momento, mentre i tuoi occhi erano lucidi di lacrime di felicità, ti sei sentita rinata, migliore, forte della te stessa di prima.
Sei diventata più forte perché sei stata in grado di accettare il dolore, di plasmarlo rendendolo qualcosa di buono, qualcosa di nuovo per cui lottare.
Qualcosa per cui riprendere a sorridere, timidamente all’inizio, con più forza in seguito.
Ti accarezzi di nuovo il ventre dentro al quale sta crescendo un piccolo essere nato sì dal sangue e dalla violenza, ma puro come un angelo, che saprà riportare la gioia nella tua vita un po’ alla volta.
Dal nulla, ricordi una gita fatta con i tuoi genitori quando eri ancora una bambina: avevate in progetto di scalare Hotaka, il monte più alto delle Alpi[1] e tu, dall’alto dei tuoi quattro anni, temevi di non farcela; ma, passo dopo passo, con l’aiuto e il sostegno di chi ti voleva – e che ti vuole tutt’ora – bene, sei arrivata sulla vetta, ridendo mentre vincevi quella piccola sfida personale.
Sorridi di nuovo a quel lieto ricordo e abbassi lo sguardo al pancione che si sta facendo ingombrante: lui sarà il tuo Hotaka, il tuo monte da scalare, che ti farà sorridere presto… e passo dopo passo imparerai ad amarlo.
 
 
*
 
HOLA! ^_^

Eccomi qui a invadere abusivamente anche questo Fandom (sì… prima o poi mi troverete ovunque, o almeno lo spero! ^u^).
Prima di qualunque cosa, vorrei ringraziare con tutto il cuore En~Dark~Ciel e il suo Contest: “Digimon Adventure 15th Anniversary CONTEST!” perché mi ha dato la voglia e l’ispirazione per scrivere su questo Fandom con cui sono cresciuta.
Era un Contest a pacchetti ed io ho scelto come protagonista Mimi; come Digimon Tailmon [Scrivi tre FlashFic collegate tra loro] e come Crest Coraggio [Sii coraggioso, scrivi una storia che tratti di temi delicati]… e questo è ciò che sono riuscita a produrre.
Benché sia una Fan, è la primissima volta che scrivo su questo Fandom e ho il terrore di essere andata OOC. >.< … più che altro per il comportamento di Mimi, ma, in fondo, ho pensato che ci potesse stare, ha appena subìto uno stupro e il chiudersi a riccio ed evitare il contatto con tutti è una reazione normale di tutte le vittime di violenza (secondo alcune mie ricerche del settore). All’inizio la storia voleva essere più esplicita… ma tra uscite impreviste e stage lavorativi (sì, forse appena uscita dall’università ho trovato lavoro, visto che sono rimasti molto soddisfatti di me! *Q*), ho potuto dedicare meno tempo di quello che avrei voluto per questa storia, in ogni caso sono piuttosto soddisfatta del lavoro.
Per quanto riguarda lo stile… è pieno di virgole e di ripetizioni, soprattutto nelle prime due Flash… è una scelta voluta: le virgole danno quel senso di soffocamento che prova anche Mimi e le ripetizioni servono per sottolineare dei concetti e per catapultare il lettore nella testa della protagonista, testa bella confusa visto lo stupro e che, quindi, non ragiona lucidamente. Spero di aver fatto un buon lavoro, altrimenti va beh, ne prenderò atto… ^^’’
Ho inserito dei richiami alla serie televisiva, come quello dell’abisso, perché mi erano piaciuti molto e mi avevano colpito e spero che il paragone sia azzeccato! ^^
Per quanto riguarda la scelta di Mimi di tenere il bambino (che chiamerà proprio Hotaka)… è stata combattuta anche quella: all’inizio pensavo di fare una violenza domestica tra lei e Michael, ma ho poi declinato… questo perché Michael non compare nell’epilogo della seconda stagione e quindi ho trovato una scusa per mandarlo via (tra l’altro, non mi è mai piaciuto… -.-‘’ … anche se il suo Digimon era fighissimo! *Q*).
E questo dovrebbe essere tutto, grazie mille a chi passerà a leggere questa piccola Raccolta senza pretese! ^^ … sappiate che non vi liberete di me… ho intenzione di scrivere dei seguiti con i bambini della Next Generation come protagonisti; spero di trovarvi lì! ;)
A presto,
ByeBye
 
ManuFury! ^_^
 
 
[1] Ovviamente si parla delle Alpi Giapponesi… ^^’’
  
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