Film > James Bond 007
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Autore: Abby_da_Edoras    27/06/2015    2 recensioni
Ho scritto questa storia qualche anno fa e non avevo mai pensato di pubblicarla, ma adesso ho deciso di "tentare", in fondo anche questa è un sogno nato dalla mia solita mente fin troppo fantasiosa! La ff è una "rilettura" dle film "Casinò Royale" e nasce da una passione per Mads Mikkelsen, che nel film interpreta il "cattivo", Le Chiffre. Nella mia storia ho immaginato che ci fosse un ragazzo di nome Mike, legato da amicizia a James Bond, che viene incaricato di tenere d'occhio il truffatore Le Chiffre nell'hotel in Montenegro dov'è previsto il grande torneo di poker: Mike, però, finisce per innamorarsi dell'uomo e da qui... la storia prende tutta un'altra piega!XD
Spero che questo parto della mia fantasia possa piacere... ringrazio fin d'ora chiunque la leggerà!
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, James Bond, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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We are The Others

A shot in the dark

Si dice che, quando si sta per morire, tutta la vita ti passa davanti agli occhi…

 

Mike Anderson non ci aveva mai creduto, ma fu proprio quello che gli accadde mentre i paramedici lo trasportavano verso il più vicino ospedale, su un’ambulanza a sirene spiegate. Il ragazzo giaceva sulla lettiga come morto, con un proiettile in un polmone, diverse costole rotte e un sopracciglio spaccato, ma nella sua mente vedeva tutt’altro. Un Mike appena diciottenne, partito volontario per l’Iraq con tanti ideali in testa… ideali che si sarebbero infranti di fronte alla dura realtà di una guerra che non risparmiava nessuno, di fronte a tante vittime innocenti per le quali non aveva potuto fare nulla.

 

E’ strano, non sento nessun dolore… eppure quel sicario mi ha colpito duro e mi ha pure sparato…

Dove sarà il signor Le Chiffre? Starà bene?

 

Bastò quel rapido pensiero a mutare la scena che Mike rivedeva scorrere davanti agli occhi, come un film. Non era più in Iraq, bensì in un elegante hotel in Montenegro. Dopo che era tornato dalla guerra in Medio Oriente, si era sentito perso e non sapeva cosa fare della sua vita; un vecchio amico di famiglia, l’agente della CIA Frank Leiter, stava per partire per una missione importante e aveva pensato di portarlo con sé. Questo sarebbe servito a distrarlo e, chissà, magari a Mike l’avventura contro un losco banchiere finanziatore di terroristi, tale le Chiffre, sarebbe piaciuta e lo avrebbe indotto a entrare a sua volta nell’Intelligence statunitense. Leiter aveva rassicurato i genitori del ragazzo sul fatto che non gli avrebbe fatto correre alcun pericolo, ma dentro di sé sperava che il giovane, che comunque aveva alle spalle due anni di missione in Iraq, gli sarebbe stato utile. Mike era giovane, idealista e dall’aspetto ingenuo: nemmeno una vecchia volpe come Le Chiffre avrebbe potuto sospettare di un ragazzino e Leiter avrebbe potuto mandarlo in avanscoperta per un primo contatto.

“Le Chiffre ha organizzato il torneo di poker in Montenegro per rifarsi delle perdite subite in un affare” gli aveva spiegato Frank durante il viaggio. “Ora deve trovare i soldi da restituire a quei farabutti che finanzia ma, se non ci riuscisse, sarebbe obbligato a chiedere protezione a noi.”

“E voi gli dareste protezione, se è tanto pericoloso quanto dici?”

“Non è lui a essere pericoloso, quanto i suoi amici” aveva risposto l’agente. “Infatti la CIA è disposta a venirgli incontro, se decidesse di rivolgersi a noi, in cambio dei nomi dei pesci più grossi. Sono loro che ci interessano veramente, lui è solo un tramite.”

A Mike tutto ciò era sembrato molto contorto, sebbene fosse piuttosto emozionato all’idea di vivere una simile avventura a fianco nientemeno che di un agente della CIA. Poi, però, era accaduto l’impensabile… Il ragazzo lo ricordava ancora, riviveva la prima volta che aveva visto lo spregiudicato banchiere: si trovava al bancone del bar con Leiter che glielo aveva indicato mentre Le Chiffre si presentava a un altro agente segreto, James Bond.

“Mike, quel signore biondo si chiama James Bond ed è qui per lo stesso nostro motivo, solo che lui lavora per i Servizi Segreti britannici. Non sarebbe male se tu riuscissi a fartelo amico, così magari potremmo unire le forze e riuscire nella missione” gli aveva detto. “L’altro è Le Chiffre. Ma guardalo un po’, che faccia tosta! L’ha chiamato ‘signor Bond’, maledizione… significa che sa benissimo chi è e perché è qui. Non oso sperare che non abbia già individuato anche me. Quel farabutto ne sa una più del diavolo!”

Non era ciò che aveva pensato Mike, che in realtà era rimasto subito soggiogato dal carisma dell’uomo, elegante, ironico, sicuro del fatto suo, consapevole di essere sul filo del rasoio eppure, apparentemente, così tranquillo…

 

Non avevo mai incontrato una persona come lui, prima… Mi sentivo così strano: sapevo benissimo chi era e che cosa faceva, eppure, ogni volta che lo vedevo, dimenticavo tutto e desideravo solo potergli stare accanto…

 

Quella stessa sera il gruppo si era riunito per la prima partita a poker e Mike aveva assistito, riuscendo solo a lasciarsi affascinare ancor di più da Le Chiffre, che sembrava esercitare sull’ingenuo e inesperto ragazzo un magnetismo invincibile. Come avrebbe potuto avvicinarlo, creare un contatto con lui, se non era nemmeno in grado di guardarlo senza sentirsi tremare le gambe? E non era per paura, no di certo…

Poi l’occasione si era presentata inaspettata, più tardi, quella stessa sera. La partita era stata interrotta e i giocatori si erano allontanati dal tavolo. Mike ne aveva approfittato per cercare di avvicinare Bond; lo aveva visto dirigersi verso l’ascensore in compagnia di una donna (Leiter gli aveva spiegato che la signorina in questione lavorava per il Tesoro britannico) e lo aveva seguito per presentarsi.

“Mi scusi, posso salire con voi?” aveva chiesto.

L’agente segreto inglese l’aveva osservato con un certo sospetto, ma, evidentemente, l’aspetto da bravo ragazzo aveva funzionato.

“Non vedo perché no” aveva risposto Bond. “L’ascensore è di tutti gli ospiti dell’albergo.”

Nella cabina Mike non aveva perso tempo.

“Senta, io lo so chi è lei, ma non si deve preoccupare perché sono amico di un agente della CIA, il signor Frank Leiter… lo ha visto, giù nel salone? Giocava a poker anche lui… Insomma, lui è qui per incastrare il signor Le Chiffre, esattamente come lei, e…”

“Piano, piano, ragazzino” lo aveva interrotto Bond. “Prima lezione: se vuoi fare l’agente segreto evita di parlare dei fatti tuoi al primo che capita. Non penso che il tuo amico della CIA avrebbe piacere di sapere che hai appena fatto saltare la sua copertura…” 

L’agente britannico appariva divertito da quel ragazzetto ingenuo dal viso franco e aperto e grandi occhi nocciola dall’espressione dolce e allegra, ma, insomma, forse avrebbe dovuto imparare a tenere un po’ la bocca chiusa!  

“Ma è stato lui a mandarmi a parlare con lei, vorrebbe che collaboraste, perciò non credo che gli dispiaccia se faccio il suo nome…” aveva replicato Mike, titubante. Tutta quella segretezza, gli intrighi e le falsità non facevano proprio per lui che era abituato a dire sempre quello che pensava. “Lei e la signorina state andando nella vostra suite?”

“Non proprio, a dire il vero” era stata la risposta di Bond, con grande disappunto della sua compagna Vesper Lynd, convinta che si fosse già esposto anche troppo. L’agente era concentrato su un dispositivo che gli permetteva di vedere dove si trovasse Le Chiffre in ogni momento, dopo aver piazzato una microspia nell’inalatore che l’uomo aveva sempre con sé. “Ecco quello che volevo sapere: la suite di Le Chiffre si trova al quarto piano!”

“Lo vede da quella specie di cellulare? Ma allora è vero che lei ha tutte quelle cose supertecnologiche come si vede nei film di spie, al cinema!” aveva esclamato Mike con un entusiasmo scarsamente condiviso da Vesper. Al contrario, Bond aveva scosso la testa con un sorrisetto: ma chi lo aveva mandato, quello? Era davvero così ingenuo come sembrava?

L’ascensore si fermò al quarto piano e i tre uscirono. Stavano camminando nel corridoio quando udirono un grido di donna provenire proprio dalla suite presidenziale di Le Chiffre. Mentre Bond si rivolgeva verso Vesper e le diceva di ritornare nella sua camera, Mike non riuscì a trattenersi: aveva con sé una pistola che gli aveva dato Leiter e, con l’arma in pugno, si diresse di corsa verso la stanza. Sotto lo sguardo allibito di Bond e Vesper, che non aveva fatto in tempo ad allontanarsi, il ragazzo spalancò la porta con un calcio e si precipitò dentro con la pistola puntata e urlando con quanto fiato aveva in gola.

“Mettete via le armi! Via le armi subito o faccio un macello!”

L’inaspettata intrusione aveva cristallizzato la scena che si stava svolgendo nella camera. I due terroristi nigeriani si bloccarono così come si trovavano, il capo con la scimitarra in pugno e il suo sicario che teneva in ostaggio Valenka, la compagna di Le Chiffre. L’uomo era a terra, stravolto e ansante, ma si voltò lo stesso verso Mike che aveva fatto un’entrata così sensazionale.

L’africano fece un cenno al suo scagnozzo che lasciò andare la donna, poi si rivolse a Mike con un sorrisetto.

“Che cosa fai se non abbassiamo le armi?” gli chiese in tono provocatorio.

“Vi faccio saltare la testa!” urlò ancora più forte il giovane. “Ridipingo le pareti della stanza con il vostro cervello e dico sul serio!”

“Oh, sì, ne sono sicuro” commentò tranquillamente l’uomo. Abbassò la scimitarra e il sicario mise via la pistola, poi entrambi fecero per uscire dalla stanza. Prima, però, il nigeriano si rivolse a Le Chiffre.

“Ti sei trovato una guardia del corpo davvero terribile” gli disse. “Per stavolta va bene così, ma domani vorrò i miei soldi, ricordatelo.”

I due uomini uscirono, mentre Mike li teneva ancora sotto tiro. Appena ebbero lasciato la stanza, il ragazzo non si curò più di loro, sapendo che fuori li attendeva James Bond e di certo non se li sarebbe fatti sfuggire. Lui, invece, mise via l’arma e si avvicinò a Le Chiffre, che si trovava ancora seduto per terra, scarmigliato e turbato; sembrava non capacitarsi del fatto che lo avessero raggiunto tanto facilmente.

“Signore, sta bene?” gli chiese premurosamente Mike, sentendosi stranamente emozionato nel rivolgergli la parola. Per pura cortesia si voltò verso Valenka e le chiese: “E lei sta bene, signorina? Non è ferita, vero?”

La donna scosse il capo, ancora terrorizzata. Ma l’attenzione del giovane era tutta per Le Chiffre.

“Signore, si appoggi a me, l’aiuto ad alzarsi. Ma che cosa volevano quei delinquenti da lei?” gli chiese, fingendo di non sapere come stavano le cose.

“Erano ricattatori…” mormorò l’uomo, che cominciava a riacquistare il controllo. “Volevano dei soldi e mi hanno minacciato. Pensavo che la sicurezza in questo hotel fosse maggiore.”

Si rialzò e guardò il ragazzo, come se si fosse accorto in quel momento della sua presenza e di quello che aveva appena fatto per lui.

Ridipingere le pareti della stanza con il vostro cervello?” disse, ripetendo le parole di Mike. “Sei un vero duro a quanto pare, eh?”

“Me l’hanno insegnato durante l’addestramento, prima che andassi in Iraq…” spiegò il giovane, imbarazzatissimo. “Se ti trovi in svantaggio, urla più forte di loro. Comunque ha funzionato, no?”

“Direi di sì” aveva commentato Le Chiffre, valutando attentamente il giovane.

 

Quella stessa sera mi chiese di diventare la sua guardia del corpo… sicuramente sapeva già chi ero e con chi ero venuto, ma aveva fatto i suoi calcoli e aveva pensato che potevo servirgli. Sì, di certo era quello, pensava di usarmi per qualche suo scopo. Ma a me non importava, io ero contento anche solo di stargli vicino e proteggerlo! E poi chissà come sarebbe stato felice Frank di sapere che ero riuscito a entrare così in confidenza con il signor Le Chiffre, almeno così pensavo.

 

“Sei completamente uscito di cervello?” era stata invece la reazione incredula di Leiter. “Dovevi essere di aiuto a me e invece ora ti metti a lavorare per Le Chiffre?”

“Io pensavo che saresti stato contento di me” protestò Mike, deluso. “Così sarò sempre con lui e potrò controllarlo. Non era questo che volevi?”

 

In realtà era quello che volevo io, stare il più possibile vicino al signor Le Chiffre, anche se non potevo nemmeno osare sperare cosa questo avrebbe voluto dire…

 

Quella notte, terminata l’ultima partita di poker, Le Chiffre si era alzato dal suo posto e si era guardato intorno, ma gli era bastata una sola parola per richiamare l’attenzione della sua nuova guardia del corpo.

“Mike?”

“Sissignore!” era scattato subito lui, correndogli accanto con lo sguardo illuminato. L’uomo aveva sorriso di fronte a tanto entusiasmo e poi, senza dire altro, si era avviato fuori dal salone con Mike che lo seguiva passo per passo.

“Altro che controllarlo…” aveva brontolato Leiter vedendoli uscire in quel modo. “Lo segue come un cagnolino; quel Le Chiffre lo sta manipolando come vuole!”

 

Non avrei mai pensato che mi avrebbe tenuto come guardia del corpo in un modo tanto singolare!

 

“Dove vuole che stia appostato? Sul balcone o fuori dalla porta della sua stanza?” aveva chiesto Mike.

Le Chiffre gli aveva rivolto un sorrisetto enigmatico.

“Non puoi stare di guardia tutta la notte, altrimenti domani non sarai abbastanza lucido per continuare a svolgere il tuo compito” gli aveva detto. “Dormirai con me. Così, se non accadrà nulla, riposerai anche tu; se, invece, dovessero provare di nuovo ad aggredirmi, sarai nel posto perfetto per difendermi, non ti pare?”

Le Chiffre, naturalmente, non si era fermato lì. Si era accorto benissimo del forte ascendente che esercitava su Mike e voleva soggiogarlo il più possibile. Così, trovandosi nel letto con lui, aveva cominciato a stringerlo e a baciarlo a lungo e con lentezza. Non trovando alcuna resistenza da parte del ragazzo, si era spinto sempre più avanti fino a entrare in lui. Lo aveva penetrato in profondità, badando comunque a non fargli troppo male e a non spaventarlo, poiché il suo scopo era conquistarlo completamente. Mike, però non era affatto spaventato, anzi, lo aveva lasciato fare e lo aveva accolto dentro di sé con affetto, dolcezza e la tenera docilità di un ragazzino al suo primo amore.

 

Sapevo bene perché lo faceva, sapevo che non ero io a interessargli bensì quello che pensava di ottenere da me, ma non mi interessavano le sue motivazioni e i suoi scopi, per me contava solo stare con lui.

* * *

Mike era stato sottoposto a un intervento chirurgico per rimuovere il proiettile che aveva conficcato nel polmone ed era rimasto dieci giorni nel reparto di terapia intensiva. In seguito era stato trasferito in una stanza privata e si stava lentamente riprendendo: le costole sarebbero pian piano ritornate a posto grazie a tanto riposo, mentre la ferita al sopracciglio sinistro era stata suturata e gli sarebbe rimasta una cicatrice. In quei giorni, Frank Leiter era andato a trovarlo quotidianamente e, qualche volta, James Bond l’aveva accompagnato. Mike, però, non aveva mai chiesto loro nulla su Le Chiffre: i primi giorni era ancora troppo debole e in seguito non ne aveva avuto il coraggio.

 

Non l’ho più visto dopo quella notte nella fabbrica abbandonata. E se gli fosse successo qualcosa? Vorrei tanto saperlo, ma allo stesso tempo ho paura di conoscere la risposta.

 

Il ragazzo si sentì trasportare di nuovo in quel luogo abbandonato, nella notte fatidica in cui Le Chiffre aveva catturato Bond e lo aveva torturato per costringerlo a dargli la password del suo conto corrente: voleva i soldi che aveva perso a poker contro di lui per pagare i clienti che aveva truffato e mettersi così al sicuro. Aveva portato con sé Mike anche in quell’occasione perché gli facesse da guardia del corpo; in una tale situazione, infatti, non aveva più bisogno di fingere né col ragazzo né con gli agenti dei Servizi Segreti e, anzi, ora più che mai gli serviva una protezione. Così Mike si era ritrovato rinchiuso nella grande stanza e costretto ad assistere alle percosse e alle torture che Bond doveva subire.

 

Non sapevo cosa fare! Da una parte non potevo accettare che il signor Bond fosse torturato, dall’altra, però, ero sempre più legato al signor Le Chiffre, dopo tanti giorni…e tante notti… trascorse con lui.

 

Bond era nudo e legato a una sedia e Le Chiffre lo colpiva sui genitali con una grossa corda che usava come una frusta; tuttavia l’agente segreto non sembrava intenzionato a cedere, al contrario spesso lo provocava per fargli capire che non aveva nessuna paura di lui e di ciò che poteva fargli.

A un certo punto si rivolse anche a Mike.

“Lo vedi, adesso, che tipo è il tuo caro signor Le Chiffre?” gli disse. “Vedi cosa mi sta facendo e sai che i suoi sgherri stanno torturando Vesper, eppure te ne stai lì senza fare nulla.”

“Signor Le Chiffre, per favore” iniziò a dire timidamente Mike, avvicinandosi all’uomo. Lo colpiva molto vederlo così agitato e scarmigliato, lui che era sempre elegante e compassato come un gentiluomo. “Non faccia del male al signor Bond, poi non potrà più tornare indietro…”

Le Chiffre lo guardò quasi intenerito, gli si fece ancora più vicino e lo prese per le spalle.

“Io devo prendere quei soldi, lo sai, Mike” gli spiegò con calma. “Voglio solo che il signor Bond mi dia la password e che la signorina Lynd riveli ai miei uomini il numero del conto corrente. Devo pagare i clienti con cui sono in debito altrimenti loro verranno a farmi del male e tu non vuoi che mi facciano del male, vero?”

“No” mormorò Mike, “ma non c’è un altro modo per avere i soldi? Non deve fare del male al signor Bond e alla signorina Lynd perché diventerebbe un assassino e poi…”

Le Chiffre lo strinse e lo baciò leggermente. Era così facile portarlo dalla sua parte, qualunque cosa decidesse di fare…

“Tu non vuoi che quella gente mi uccida e per impedirlo io devo prendere quei soldi” ripeté in tono suadente. 

“Ascolti il ragazzo” intervenne Bond in tono sarcastico. “Mike ha ragione, perché io non le darò mai la password, qualunque cosa lei faccia. E, se mi uccide, non avrà più un posto al mondo dove nascondersi: i suoi clienti verranno a cercarla e la faranno a pezzi mentre è ancora vivo!”

“E invece si sbaglia, di grosso!” ribatté Le Chiffre, perdendo per un attimo l’autocontrollo. “Quando avrò massacrato lei e la sua amichetta, i suoi amici mi accoglieranno ancora a braccia aperte perché hanno bisogno di quello che so.”

“Signor Bond, la smetta di provocare il signor Le Chiffre, non vede che così peggiora le cose? Gli dia quella maledetta password e ce ne andremo da questo posto” si intromise Mike, che non vedeva come le cose potessero sistemarsi.

“Esatto” confermò Le Chiffre in tono sommesso, riacquistando tutta la sua calma. “Mi dia la password e lascerò vivere almeno la signorina Lynd; se si sbriga, forse, sarà ancora tutta intera.”

Bond, però, non rispose nemmeno e si limitò a fissare l’uomo con un sorriso ironico.

“Non ha intenzione di dirmelo, vero?” riprese Le Chiffre con un sorrisetto amaro. “Bene, allora credo proprio che…”

Si alzò in piedi di scatto e con un calcio rovesciò la sedia sulla quale era legato Bond. L’uomo batté la testa a terra e rimase stordito per un attimo; Le Chiffre tirò fuori un coltello e si chinò di nuovo sul prigioniero.

“…che le farò mangiare quello al quale lei non dà valore!” concluse, spazientito.

“Signor le Chiffre, aspetti! Cosa vuole fare?” gridò Mike, ma stavolta l’uomo lo ignorò. Fu invece Bond a parlare, cercando così di prendere tempo.

“Hai capito ora che uomo è veramente Le Chiffre?” esclamò. “Tu lo difendi sempre, perché invece non gli chiedi per quale motivo sei finito a combattere in Iraq? Domandagli perché hai visto morire tanti ragazzi come te, tante donne e bambini innocenti… Chiedigli chi è stato a finanziare l’attentato alle Twin Towers nel 2001!”

Le Chiffre a quelle parole si bloccò, mentre Mike impallidì mortalmente e sembrò pietrificarsi. L’attentato dell’11 settembre era una ferita ancora aperta nel cuore di tutti gli americani e, soprattutto, di un giovane soldato come lui. Il ragazzo tirò fuori lentamente la pistola che aveva con sé e la puntò contro Le Chiffre; nei suoi occhi c’erano tutto il dolore e la delusione del mondo.

“Non mi vorrai sparare, vero, Mike?” disse Le Chiffre abbozzando un sorriso forzato, ma sembrava aver perduto tutta la sua sicurezza. “Tu non mi faresti mai del male.”

“E’ stato lui a finanziare i terroristi di Al Qaeda e poi ha venduto allo scoperto le azioni delle linee aeree, guadagnandoci una fortuna” rivelò Bond.

“Perché lo ha fatto, signor Le Chiffre? Mi dica solo questo: perché?” mormorò Mike con voce spezzata dal dolore.

“Io non sapevo esattamente cosa sarebbe successo, Mike” tentò di difendersi l’uomo. “Sapevo solo che ci sarebbe stato un attentato alle linee aeree, ma come potevo immaginare? Credi forse che gli affiliati ad Al Qaeda raccontino i loro piani al primo che capita?”

“Per favore, liberi il signor Bond” gli disse il ragazzo, sempre tenendo l’arma puntata contro di lui. 

Non potendo rifiutarsi, Le Chiffre iniziò a tagliare le corde che imprigionavano Bond alla sedia, ma fu interrotto da grida e rumori di spari che provenivano dall’esterno della stanza. Una delle porte si spalancò ed entrò un sicario con la pistola puntata, ignorò totalmente Mike e Bond come se nemmeno li avesse visti e si diresse verso il banchiere. Le Chiffre si alzò in piedi con un’espressione di totale sgomento sul volto e cercò di prendere tempo: sapeva bene perché quell’uomo era lì.

“Prenderò i soldi” disse, tentando di mantenere ferma la voce. Era chiaramente spaventato. “Li restituirò tutti, lo dica a loro.”

Il sicario non pareva soddisfatto da quella risposta, ma non ebbe il tempo di reagire perché Mike lo colpì violentemente in testa col calcio della pistola. L’uomo, che aveva ritenuto innocuo il giovane, fu colto alla sprovvista, barcollò, ma non cadde e si voltò verso Mike, rabbioso per essere stato interrotto.

“Cosa credi di fare, sciocco ragazzino? Ti insegnerò io a stare al tuo posto!” sibilò, colpendolo in faccia con la pistola. Il ragazzo si ritrovò il sopracciglio sinistro spaccato e il viso gli si riempì di sangue; allora il sicario lo raggiunse con due violenti pugni allo stomaco che lo fecero cadere a terra, piegato in due dal dolore. Mentre Mike era così raggomitolato, l’uomo lo prese a calci e gli sparò alla schiena, poi, convinto di essersi liberato di lui, tornò a rivolgere la sua attenzione a Le Chiffre, l’unico obiettivo che gli interessasse davvero.

“L’Organizzazione non vuole più i suoi soldi, preferisce sapere…” iniziò a dire, ma non finì mai la frase. Mike non era morto e, con la forza della disperazione, riuscì a sferrargli un calcio alle gambe con le poche energie che gli restavano, falciandolo da dietro e facendolo finire a terra. Sebbene respirasse a fatica e fosse semiaccecato dal sangue, riuscì a immobilizzare il sicario buttandoglisi addosso e, gridando di rabbia e di dolore, gli sparò più e più volte, fino a svuotare tutto il caricatore. Solo allora, accertatosi di averlo ucciso, il ragazzo lasciò che la tensione nervosa che lo aveva sorretto si allentasse e scivolò lentamente a terra privo di sensi.

Le Chiffre era rimasto a guardare tutta la scena senza quasi respirare, immobile come una statua, convinto di essere ormai perduto. Fu Bond, ancora legato alla sedia, a scuoterlo con un ordine perentorio.

“Cosa diavolo fa lì impalato? Presto, mi liberi e mi renda i vestiti, poi chiameremo un’ambulanza per Mike! Vuole che il ragazzo muoia?” esclamò.

Il banchiere si riscosse, come appena destato da un sonno profondo; ancora con l’aria sbigottita e assente si avvicinò a Bond e lo liberò, poi gli rese i vestiti che l’agente si affrettò a indossare, sebbene fossero lacerati in più punti.

“Non ha un cellulare, qualcosa, per chiamare soccorsi?”

Le Chiffre non rispose e invece si avvicinò a Mike, prendendolo delicatamente tra le braccia. Sembrava non capire bene cosa fosse successo.

In quel momento dalla porta aperta entrarono correndo Frank Leiter e René Mathis, un ambiguo agente che aveva aiutato Bond nella prima parte della sua missione.   

“Vi abbiamo localizzato grazie al dispositivo che lei aveva messo nell’inalatore di Le Chiffre” spiegò Leiter rivolgendosi a Bond. “Ma cosa è successo qui? Mike è ferito?”

Solo a quel punto Le Chiffre sembrò veramente rientrare in se stesso. Sollevò lo sguardo e si rivolse a Leiter, sempre tenendo stretto a sé il giovane svenuto.

“Sono stato aggredito da un sicario dell’Organizzazione che finanziavo” cominciò a raccontare, con calma e pacatezza. “Probabilmente ha ucciso tutti i miei uomini e Valenka, che tenevano prigioniera la signorina Lynd, prima di entrare per eliminare anche me. Mike e il signor Bond, però, hanno lottato contro di lui e sono riusciti ad avere la meglio: mi hanno salvato la vita. Il signor Bond è ferito ma Mike è ancora più grave perché il sicario è riuscito a sparargli. Avete la possibilità di chiamare subito un’ambulanza, per favore?”

Nemmeno Bond riuscì a replicare di fronte a una storia tanto ben congegnata. Dove voleva arrivare Le Chiffre?

“Le hanno salvato la vita?” ribatté, scettico, Leiter. “Ma cosa faceva lei in questo posto abbandonato e perché ci ha portato anche il signor Bond, la signorina Lynd e Mike?”

“Mike è sempre con me, è la mia guardia del corpo” spiegò il banchiere col tono di chi illustra cose ovvie a un raduno di deficienti. “Devo confessare di aver fatto rapire il signor Bond e la signorina e di averli fatti portare qui per uno scopo ben preciso.”

Leiter, Mathis e Bond si guardarono, perplessi.

“Quale sarebbe questo scopo?” chiese Mathis.

“La mia intenzione era di collaborare con la CIA, alle mie condizioni, naturalmente” rispose a sorpresa Le Chiffre. “Volevo restituire i soldi ai miei clienti perché non sospettassero di me, poi avrei finto di continuare a fare affari con loro, ma in realtà li avrei incastrati e consegnati a voi. In cambio, mi avreste dovuto concedere di restare libero e di vivere in una casa protetta, in incognito, dai vostri agenti. Ma, per restituire i soldi, avevo bisogno di riavere ciò che ho perso a poker e perciò dovevo convincere in qualsiasi modo il signor Bond e la signorina Lynd a rivelarmi il numero di conto corrente e la password.”

Leiter guardò attonito Bond.

“E’ andata davvero così?” gli chiese, poco convinto.

“A grandi linee…” rispose l’agente, seccato per essere stato incastrato dallo scaltro banchiere. “Vesper sta bene, almeno?”

“Ha qualche contusione ed è sotto shock, ma non è in pericolo” lo rassicurò Mathis. “Ho già chiamato un’ambulanza, così sarete portati in ospedale tutti e tre.”

“In quanto a lei” riprese Leiter, rivolgendosi a Le Chiffre. “Cosa le fa pensare di essere nella posizione di dettare tutte queste condizioni?”

“Ho deciso spontaneamente di collaborare con voi, vi consegnerò i membri dell’Organizzazione e vi farò i nomi che volete in cambio di libertà e protezione” replicò tranquillamente l’uomo. “Se invece mi arresterete, non vi dirò nulla e, anzi… non avete pensato che in un carcere sarei facilmente raggiungibile da qualunque sicario volesse mettermi a tacere per sempre?”

“Ha ragione, dannazione!” brontolò Leiter. “Va bene, ci accorderemo in seguito sui dettagli. Per adesso portiamo in ospedale i feriti, mentre lei verrà con noi.”

Giunsero i paramedici che misero Mike su una barella e lo sistemarono sull’ambulanza; Bond e Vesper Lynd lo accompagnarono e il mezzo partì a sirene spiegate verso il più vicino ospedale. Leiter e Mathis, invece, portarono Le Chiffre in macchina con loro; lo avrebbero tenuto sotto sorveglianza nella sua suite fino a che non si fosse giunti a una decisione definitiva.

* * *

Alla fine è stato Frank a dirmi tutto del signor Le Chiffre, che si era consegnato alla CIA e che sarebbe stato portato in una casa protetta, forse proprio in California!

Ed io sono riuscito soltanto a dirgli: “Vorrei tanto rivederlo!”

La mattina dopo Leiter e Bond andarono nella suite dove Le Chiffre era tenuto sotto sorveglianza.

“Si prepari” gli disse Leiter, sbrigativo. “Andiamo in ospedale a fare visita a Mike.”

“Da Mike? E perché?” chiese il banchiere.

“Cazzo, lei è veramente un bastardo figlio di puttana!” sbottò Bond. “Mike ha chiesto di lei, è quasi morto per salvarla e lei non vuol nemmeno andare a fargli visita?” 

“Non ho detto questo e la pregherei di non usare certi termini in mia presenza” replicò serafico Le Chiffre. “Non amo la volgarità.”

“Ma chi si crede di essere?” ringhiò ancora una volta l’agente britannico. “La pianti con questo atteggiamento di superiorità, altrimenti…”

“Altrimenti cosa, signor Bond? Lei non può farmi niente poiché sono sotto la protezione della CIA che ha bisogno delle informazioni che sono in mio possesso” disse l’uomo con un sorrisetto ironico. “Ah, ora capisco, è proprio questo il problema, io ho scelto la CIA e non i suoi amici e questo le brucia. Ma, caro signor Bond, era inevitabile: l’offerta che lei ha messo sul piatto non era abbastanza per me, non comprendeva Mike.”

“Mike? Cosa c’entra Mike?” domandò Leiter.

“Ops, non glielo avevo detto? Sono desolato” ribatté in un falso tono di scuse il banchiere. “Mike c’entra eccome, è parte dell’accordo: dovrà restare con me come guardia del corpo anche quando sarò sotto sorveglianza. Naturalmente prima gli chiederò se lo vuol fare, ma non penso proprio che rifiuterà.”

“Che farabutto…” mormorò Leiter, sapendo perfettamente che Mike sarebbe stato felicissimo di rimanere al servizio di Le Chiffre.

“Allora, volete restare qui a predicare oppure vogliamo andare a far visita a Mike?” tagliò corto Le Chiffre.

Bond e Leiter si guardarono: paradossalmente, la loro missione aveva avuto successo ma, in fondo, era stato l’astuto banchiere ad avere la meglio. In silenzio, i tre uscirono dalla suite.

 

I tre uomini dovettero attendere l’inizio dell’orario di visite prima di poter entrare nella stanza di Mike. Il ragazzo giaceva nel letto con gli occhi chiusi e i corti capelli arruffati, così scuri com’erano, facevano sembrare ancor più pallido e tirato il suo viso. Aprì gli occhi sentendo la porta che si apriva e, non appena vide Le Chiffre, s’illuminò tutto e si sforzò di sollevarsi a sedere, trattenendo una smorfia di dolore.

“Signor Le Chiffre, è venuto!” esclamò con gioia. “Sta bene? Frank mi ha raccontato tutto, sono contento che abbia deciso di collaborare con la CIA.”

L’uomo si avvicinò al letto del giovane, mentre Bond e Leiter restavano sulla porta.

“Sei stato davvero coraggioso” gli disse. “Non potevo trovare una guardia del corpo migliore di te.”

“Oh, beh, insomma…” mormorò arrossendo il ragazzo. “Quel tipo mi ha conciato proprio per le feste: guardi qua, mi resterà una cicatrice sul sopracciglio, come una ferita di guerra!”

“Allora adesso abbiamo un’altra cosa in comune” sorrise Le Chiffre, accennando alla cicatrice che aveva sull’occhio sinistro, segno di una vecchia ferita che gli causava disturbi al condotto lacrimale facendolo talvolta sanguinare. “Comunque sono davvero soddisfatto di quello che hai fatto per me, tanto che vorrei che tu rimanessi la mia guardia del corpo anche dopo, quando sarò in America. Che ne pensi?”

Mike arrossì ancora di più.

“Davvero mi vuole ancora con sé?” domandò, con voce incrinata per la gioia e l’emozione.

“Che scena idilliaca, mi viene da vomitare…” fece Bond sottovoce, rivolto a Leiter. L’uomo, però, non raccolse: a questo punto non poteva rifiutarsi di concedere a Le Chiffre ciò che aveva chiesto poiché era anche quello che voleva Mike.

“Nella casa protetta ci saranno agenti della CIA in incognito a sorvegliarmi, è vero” spiegò il banchiere, “ma io mi sentirò più sicuro se ci sarai anche tu. In fondo sei stato l’unico che ha dimostrato con i fatti, non solo a parole, di essere pronto a uccidere e perfino a morire per me.”

“Lo rifarei mille volte, signor Le Chiffre” esclamò convinto Mike. “Io voglio solo che lei stia bene e sarò onorato di restare al suo servizio!”

“Lo immaginavo” replicò l’uomo, sorridendo. “Visto che ci saranno tanti agenti in giro per casa, spero almeno che sappiano giocare a poker, altrimenti dovrò insegnarglielo io per passare il tempo, tu che ne dici?”

“Potrebbe anche organizzare dei tornei privati” suggerì Mike, felice di vedere che Le Chiffre stava prendendo con filosofia questa nuova fase della sua vita. “E… magari lo insegnerebbe anche a me?”

“Con vero piacere” acconsentì il banchiere, poi si chinò a baciare lievemente il ragazzo per salutarlo. “Allora siamo d’accordo. Rimettiti presto in salute, mi raccomando.

“Sissignore!” rispose Mike in tono entusiasta.

“Ho davvero la nausea… quando ce ne andiamo?” commentò nuovamente Bond.

“Sapevo che sarebbe finita così” mormorò, sconfitto, Leiter. “Ora sono tutti contenti: Mike, la CIA e pure Le Chiffre!”

Più tardi, in macchina, mentre tornavano verso l’albergo, Leiter si rivolse al banchiere in tono grave.

“Spero che lei si renda conto della fortuna che ha avuto incontrando Mike. Quel ragazzo le ha salvato la vita in tutti i modi in cui una persona può essere salvata” gli disse. “Immagino che sappia benissimo che né io né Bond saremmo stati altrettanto generosi con lei.”

“Oh, lo so, certo…”

“Allora stia molto attento a non fare del male a Mike” intimò Leiter. “Se dovesse in qualsiasi modo fargli del male me la pagherebbe cara e al diavolo la CIA e le informazioni che vogliono!”

“Mi sta minacciando, signor Leiter? Guardi che io non ho la minima intenzione di fare del male a Mike” assicurò Le Chiffre assumendo un’espressione di pura innocenza. “Lei mi fa torto se pensa questo di me.”

“Sarà meglio per lei” ribatté tetro l’agente della CIA. “Usando il linguaggio del poker, a lei così caro, vorrei ricordarle che Mike è stato fin dall’inizio la sua carta vincente e che, se lui non ci fosse stato, non avrebbe mai ottenuto condizioni tanto favorevoli. Ne è consapevole, vero?”

Le Chiffre rispose solo con un sorrisetto enigmatico. Era vero, Mike era la sua carta vincente e proprio per questo era impaziente di riaverlo al suo fianco il prima possibile. Tuttavia, nel poker, è importante avere buone carte ma lo è ancora di più saperle giocare con abilità per ottenerne il massimo vantaggio.

E Le Chiffre sapeva di essere un ottimo giocatore di poker.

 

 

FINE

   
 
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