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Autore: Papillon_    27/06/2015    5 recensioni
"Kurt diede il suo primo bacio nel giorno più bello e importante della sua vita, a un ragazzo che aveva conosciuto in un bar mentre fantasticava su un futuro nuovo e migliore. Baciò quel ragazzo con lo stesso impeto con cui la folla in quel momento stava urlando, con la stessa speranza che custodiva nel cuore da quando era un ragazzino che quelle cose si potessero fare in pubblico senza essere giudicati."
(OS Klaine piccola piccola e fluff per festeggiare l'enorme traguardo di ieri, 26/06/2015: L'America approva le unioni omosessuali in tutti i cinquanta stati.)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Love wins

 

Kurt di primo mattino non era mai di buon umore. Insomma: appena sveglio, dopo ore e ore di studio e qualche ritagliato momento per se stesso in cui a malapena mangiava e si sforzava di disegnare i modelli che aveva promesso a Vogue, era più che comprensibile che fosse distrutto.

Quasi grugnì quando si sforzo di rotolare giù dal letto, recuperando con una mano il telefono che si stava ricaricando vicino al comodino; come di consueto, lo sbloccò per vedere l'ora, lasciandosi scappare una piccola smorfia quando si rese conto che era presto. Notò di avere diversi messaggi in archivio, ma non aveva nessunissima voglia di sentire il suo fratellastro lamentarsi di non averci provato abbastanza con alcune ragazze che aveva incontrato un paio di volte o peggio, vedersi arrivare nuovo lavoro da Isabelle, la sua capa a Vogue. Piuttosto, diede una veloce occhiata a Facebook, tanto per vedere se c'erano delle novità.

E quasi non si strozzò con la sua stessa saliva.

Precipitò giù dal letto; l'unica cosa che riusciva a sentire chiaramente era il suono del proprio cuore che batteva disperato. Senza bussare entrò nella camera di Rachel, sua fidata coinquilina e migliore amica, e si buttò praticamente su di lei.

“Rachel-”, disse senza aspettare oltre, scrollandola per le spalle esili. “Rachel, ti prego, svegliati- ho bisogno di dirlo a qualcuno-”

Rachel aprì un singolo occhio con un mugugno poco soddisfatto, passandosi lentamente entrambe le mani sugli occhi per spostare la mascherina che usava per la notte.

“K-Kurt? Ma che cosa...”

“Rachel, ti prego.”, soffiò di nuovo Kurt, la voce che tremava. Era sul punto di spezzarsi e scoppiare a piangere, e non aveva alcuna intenzione di scusarsi per quello.

Rachel sembrò focalizzarlo solo ora. “K-Kurt? Dio mio, è successo qualcosa? E' tuo padre, vuoi che...”

“Rachel, ascoltami.”, la interruppe Kurt, afferrandole i polsi dolcemente e prendendo un lungo respiro. “L-la corte suprema ha approvato il matrimonio gay in tutti i cinquanta stati.”, le spiegò brevemente, asciugandosi con la punta della felpa con cui aveva dormito una lacrima che era scesa lungo la guancia. “Ti...ti rendi conto?”

Rachel sembrò assimilare la notizia con calma. In un primo momento aggrottò la fronte, poi i suoi occhi si spalancarono piano piano, finchè anche le sue labbra si separarono, dando luogo a un piccolo grido strozzato.

Stai scherzando!”

“N-no!”, ridacchiò Kurt, passandosi una mano tra i capelli sfatti. “E' una notizia di stamattina! Dio Rachel, dimmi...dimmi che non sto sognando, io- d-desidero tutto questo da una vita, è un passo così importante, te ne rendi conto-”

“Sono così felice.”, borbottò Rachel, lanciandosi verso di lui e prendendolo tra le braccia, soffiando una risata vicino al suo orecchio. “E Dio no, non è un sogno Kurt. Sta succedendo davvero.”, continuò, finendo per ridere istericamente. Anche Kurt la seguì a ruota, ma pensò che fosse un modo con il quale il suo corpo stava espellendo l'emozione. Si ritrovò a piangere a un certo punto, con un sorriso ebete stampato in faccia.

Rachel gli lasciò un bacio sonoro sulla guancia. “Chiamo i miei papà, saranno tipo su di giri.”, soffiò, prima di lasciare la stanza trotterellando.

Kurt si lasciò cadere sul letto, lo stomaco leggero e il cuore che batteva come mille cuori.

Non poteva crederci di aver fatto in qualche modo parte di un passo così importante per l'umanità.

 

***

 

Un'ora, una doccia e un caffè più tardi, Kurt era seduto al tavolo della cucina e sbocconcellare qualche biscotto, Rachel che davanti a lui faceva avanti indietro mentre chiamava mezzo mondo perché – Bisogna dare la bella notizia a tutti, Kurt, questo giorno passerà alla storia! - e Kurt ogni tanto ridacchiava vedendo quante volte se la prendeva con qualcuno dei suoi amici che non sembrava capire a pieno l'importanza della cosa. Non che Kurt vi badasse. Quello che era successo quel giorno era un motivo in più per fregarsene di quella parte del mondo bigotta, visto che avevano perso per l'ennesima volta.

Finita quella che ormai doveva essere la sesta telefonata, Rachel si lasciò cadere su uno degli sgabelli della cucina, recuperando un po' di caffè da una tazza. Sorrise a Kurt ampiamente.

“Ho avvisato Isabelle che oggi al lavoro non ci sarò, e lei mi ha detto che va benissimo, e che se lo aspettava. Penso che lasci a casa tutti i dipendenti gay – o qualcosa del genere.”

Rachel ridacchiò. “In pratica, si ritroverà da sola in ufficio?”

“Può darsi.”, ridacchiò Kurt. “Ho intenzione di andare a festeggiare. Non so, per strada c'è già un sacco di gente – potrei andare in quel locale che sostiene i diritti dei gay...”, ci riflettè sopra Kurt. Poi sospirò. “Sarai con me, vero?”

Rachel si fece improvvisamente più triste. “Tesoro, non hai idea di quanto mi piacerebbe, ma sono dall'altra parte della città per un provino oggi.”, sbuffò. “Incredibile che queste cose succedano i giorni in cui io ho qualcosa da fare.”

Kurt rise per la totale mancanza di giudizio di Rachel – insomma, non è che il mondo potesse decidere di fare passi da gigante i giorni in cui Rachel Berry non aveva nulla da fare. Ma comunque, la trovava adorabile lo stesso.

“Okay, non importa.”, disse Kurt velocemente, alzandosi. “Troverò comunque il modo di...non lo so, divertirmi, e festeggiare? Sembra proprio uno di quei giorni in cui non devi pensare a nulla.”

“Già.”, soffiò Rachel. “Te lo meriti tantissimo. E non si sa mai che là fuori potrai trovare il tuo principe azzurro.”

Rachel!”, sibilò Kurt, lanciandole un'occhiata di traverso, prima di ridere spensieratamente e rifugiarsi in camera, dove si preparò per uscire.

 

***

 

Le strade di New York erano un brulichio di emozione e gente piena di coraggio.

Il volto di Kurt fu inondato da un sorriso il momento esatto in cui mise piede fuori dal suo minuscolo appartamento. Si rifiutò di prendere il taxi, e seguì a piedi un gruppo di ragazze che avevano attaccato alle spalle una bandiera color arcobaleno. Il cuore gli si riempì di gioia quando vide due di queste baciarsi con dolcezza, mentre tutte le altre applaudivano fiere di loro.

Quello era uno dei giorni più importanti degli ultimi tempi, e lui era così fiero di farne parte. Tutti avrebbero dovuto esserne fieri – peccato che la maggior parte di loro fosse troppo occupata ad essere impaurita ed ignorante per capire l'assoluta importanza di quella decisione.

Le seguì fino a un certo punto, almeno quando le perse per via della folla. Era comunque abbastanza vicino al locale che voleva raggiungere, lo Stonewall Inn, famoso per aver dato il via ai movimenti omosessuali in passato. Aveva fatto una veloce ricerca per scoprire che chi voleva festeggiare doveva recarsi lì, e beh – non che Kurt fosse un animale da festa, ma in un giorno come quello pensava fosse davvero uno spreco non divertirsi almeno un po'.

Come aveva immaginato, il locale era già pieno. C'erano ragazzi e ragazze di tutte le età, giovani uomini e donne, e anche qualcuno di più anziano – Kurt si ritrovò a sospirare di gioia quando vide le coppie baciarsi senza porsi problemi, sorridendo l'uno nella bocca dell'altro. Non che dovesse essere uno scandalo prima baciarsi in pubblico per due gay, quello no: ma per Kurt era sempre speciale vedere qualcuno che si dimostrava affetto senza grandi problemi. Veniva dall'Ohio, non era stato proprio fortunato.

Si avvicinò al bancone, sorridendo a una ragazza che doveva essere molto più giovane di lui che aveva disegnato sulla guancia una piccola bandiera arcobaleno. Si fece largo dalla folla, e fu più o meno in quel momento che sentì delle urla provenire dalla sua destra. Si voltò di scatto, notando che c'era un ragazzo – che doveva avere più o meno la sua età – che stava camminando verso il bancone con le braccia alzate, un sorriso smagliante sul volto. Aveva una piccola fascia arcobaleno che gli incorniciava il viso per tenergli fermi i capelli ricci sparati in tutte le direzioni e poi, sulla guancia destra, spiccava una scritta ordinata e in maiuscolo: Pride.

Kurt sorrise teneramente nel vederlo – non aveva idea del perché stesse sorridendo a uno sconosciuto, ma la sua vivacità gli fece venire voglia di sorridere. Il ragazzo sembrò accorgersene, perché smise di dimenarsi con le braccia allungate verso l'alto e si bloccò di colpo, mordendosi piano il labbro inferiore e raggiungendolo con un piccolo balzo.

“Ciao.”, lo salutò quasi immediatamente, appoggiandosi poi al bancone.

“Hey.”, si limitò a dire Kurt, trovandosi improvvisamente ad arrossire come una dodicenne alla sua prima cotta. Era gran bell'inizio, no?

“Bellissima giornata, vero?”, disse quel ragazzo, il suo sorriso che abbagliava come mille soli. “Sembra un sogno.”

“G-già. Anche a me.”, balbettò Kurt, sistemandosi una ciocca di capelli insieme alle altre. Quel ragazzo era – non sapeva nemmeno come definirlo, perché a conti fatti non lo conosceva. Ma aveva qualcosa. La voce calda e roca e in qualche modo rassicurante, quel suo modo di porsi esuberante e allegro, fecero smuovere qualcosa di denso e piacevole nello stomaco di Kurt.

Arrivò una barista a servirlo.

“Ciao! Allora, mi fai quattro birre e due bicchieri di vino per quei fantastici ragazzi laggiù-”, borbottò il ragazzo con i ricci. “Per me un paio di shottini e-”, a quel punto ruotò il capo verso Kurt, un sorriso enigmatico a colorargli il volto. “E per te?”

“Oh- io...”, Kurt non voleva sembrare un idiota. Però era esattamente come si stava comportando. “Uhm...”

“Non preoccuparti.”, gli sussurrò lui dolcemente. “Sto offrendo da bere a tutti. Non conosco nemmeno quei ragazzi laggiù, mi piace pensare che oggi si debba solo portare dei sorrisi sui volti della gente.”

A quel punto Kurt si ritrovò sorridere, per l'appunto. “Un Cosmopolitan.”

“E Cosmopolitan sia.”, dichiarò il ragazzo riccio, facendo scivolare nelle dita della commessa una banconota. “Tieni il resto.”

Kurt incrociò le braccia al petto, facendosi più vicino a quel ragazzo. “Ti ringrazio.”

“Ma figurati.”, gli rispose lui immediatamente. “Mi chiamo Blaine.”

“Io sono Kurt.”, rispose l'altro in modo impacciato. Desiderava avere almeno la metà dell'esperienza che la maggior parte dei suoi coetanei avevano in quei tipi di situazioni. Kurt non ci sapeva fare per niente, ed era praticamente assicurato che quel ragazzo – Blaine – scappasse al più presto possibile.

In un primo momento, Kurt si rese conto che Blaine però stava cercando di metterlo a suo agio. Parlarono dei rispettivi college, dei lavori che facevano e che avevano fatto; accennarono al liceo e i posti in cui provenivano – incredibile, anche Blaine era dell'Ohio. Kurt non faceva altro che osservare il sorriso pieno ed enorme di Blaine, in cuor suo sperando che non smettesse mai di essere così, semplicemente – spontaneo.

Arrivarono i loro drink e Kurt si impose di berlo con calma, perché non aveva nessunissima voglia di vomitare o farsi venire il mal di stomaco. Dopo quel Cosmopolitan, però, si sentì decisamente più sciolto. Non brillo, ma senza particolari inibizioni, ed era proprio ciò che gli serviva per essere più naturale con Blaine. Finirono per scherzare sui loro difetti, parlarsi dei rispettivi amici più stretti – Blaine rise per mezz'ora quando Kurt accennò alle manie di protagonismo di Rachel – e finalmente, si dissero quanto erano orgogliosi di quella giornata.

“Io nemmeno ci credevo, subito.”, borbottò Blaine, agitando le mani. “Vivo da solo, sai- e non avevo nessuno a cui credere, pensavo fosse l'ennesimo scherzo di mio fratello. Invece poi mi fa: Schizzo, non sto scherzando, è una bomba questa! E io quasi non sono scoppiato a piangere.”

Kurt rise di gusto. “Io ho pianto.”, sussurrò. “Uhm, è imbarazzante, lo so...”

“Non dirlo nemmeno per scherzo.”, lo interruppe Blaine. “Questo...questo è un sogno che si realizza per tutti noi. Qualcosa che personalmente sognavo fin da ragazzino. Non mi stupisco che tu abbia reagito così. Ti rende meravigliosamente umano.”

Kurt ridacchiò, toccandosi il naso con la punta delle dita. Aveva intenzione di riportare il braccio al suo posto d'origine, cioè attorno allo stomaco, ma Blaine raccolse le sue dita con un movimento fluido, e gli fece fare una piccola piroetta. Kurt lo guardò con un sopracciglio alzato.

“Cosa...”

“Voglio solo che ti lasci andare.”, disse semplicemente Blaine, ridendo appena. “Non...non trattenerti. È un bel giorno questo. Abbiamo tutta la vita per essere seri- facciamo cose pazze, oggi. Okay?”

Kurt ridacchiò, facendosi più vicino a Blaine. “Okay.”

Fu in quel momento che qualcuno spinse accidentalmente Kurt, che con un gemito si ritrovò a scontrarsi contro la spalla di Blaine. Prontamente, Blaine afferrò il suo corpo per i fianchi per tenerlo in equilibrio. Lanciò un'occhiataccia al tizio che li aveva spinti, allungando le mani verso di lui per allontanarlo.

“Ehy.”, quasi gridò. “Stai un po' attento.”

L'altro ragazzo lo guardò di sbieco. “E perché mai?”

“Hai fatto male al mio ragazzo.”, ringhiò Blaine, facendo un passo verso di lui. L'altro sollevò le mani in segno di resa.

“Ehy, scusa amico, non volevo. Divertitevi oggi.”, borbottò accennando un sorriso, e facendo un occhiolino a entrambi. Wow, Kurt non aveva mai visto niente del genere. Probabilmente era quel giorno a rendere tutti più gentili.

“Stai bene?”, gli chiese poi Blaine, voltandosi verso di lui e allungando una mano sulla linea del suo collo. Kurt si ritrovò a deglutire.

“S-sì.”, sussurrò. “Sai, non credevo di avere un ragazzo.”, scherzò immediatamente dopo, lasciandosi scappare un largo sorriso. Dalla prima volta che erano lì, Kurt vide Blaine arrossire.

“Volevo...volevo solo che ti stesse alla larga.”, borbottò lui, grattandosi la nuca in modo impacciato. Kurt ripensò alle parole che gli aveva detto poco prima – che era tempo di vivere, quello, e non di essere timidi, così si sporse per lasciargli un bacio sulla guancia.

“Beh, grazie.”, borbottò. “Ti va se usciamo di qui? Mi sento come- di soffocare.”

“C-certo.”, mormorò Blaine, sorridendo appena, le guance ancora rosse. Allungò una mano per afferrare quella di Kurt, saldamente, come una certezza. “Seguimi.”

 

***

 

Una volta usciti dal locale, Blaine non smise mai di tenerlo per mano. Camminarono insieme per dieci minuti in silenzio, Kurt che si guardava attorno ammirando tutte le coppie che c'erano in strada – a un certo punto però, fu costretto a chiedere a Blaine cosa avesse in mente, perché la curiosità lo stava divorando.

“Stiamo andando a Times Square.”, disse semplicemente Blaine, ridacchiando un pochino. “Ho sentito che c'è gente là.”

Kurt lo guardò alzando un sopracciglio, un angolino della bocca che tendeva verso l'alto.

“Ehy.”, soffiò Blaine scherzando. “Fidati di me.”

Kurt contrasse il viso in una smorfia divertita. “Ti ho appena conosciuto.”

“Mi stai tenendo per mano.”, costatò Blaine, sollevando appunto quel groviglio di dita, per metterlo in mezzo a loro. Kurt rise con spensieratezza.

“Te la concedo.”, borbottò, facendoglisi più vicino per dargli una spallata. “Promettimi che non sei un serial killer.”

Blaine fece passare una mano al di là della sua spalla e strofinò il naso contro la sua tempia. “Non sono un serial killer. Contento adesso?”

Kurt sapeva di essere rosso contro ogni dire. E sapeva anche, dentro e infondo al cuore, di non aver conosciuto mai nessuno come Blaine.

 

***

 

A Times Square c'era molto movimento – oltre che coppie gay c'erano anche tantissime famiglie e coppie etero arrivate per sostenere i loro diritti. Blaine tenne saldamente la sua mano per farsi spazio tra la folla, quando a un certo punto Kurt vide da lontano un piccolo gazebo sotto il qualche vendevano i colori per la pelle.

“Blaine-”, lo chiamò, facendolo voltare. “Lì vendono i colori per la pelle!”, esclamò indicando quella piccola bancarella. Sapeva di sembrare infantile, ma era sceso senza truccarsi, e dopo aver visto molti ragazzi che invece lo avevano fatto se n'era pentito. Blaine gli concesse un sorriso dolce, e dopodichè senza dire nulla lo accompagnò al banchetto. Insistè per regalare a Kurt un barattolino di formato medio, e per ringraziarlo Kurt gli baciò la guancia per la seconda volta quel giorno.

“Non avevo pensato che non ho uno specchio.”, borbottò Kurt fissando i colori nel barattolo. “Non ho idea di come verrò fuori-”

“Lascia fare a me.”, sussurrò Blaine, prendendogli dalle mani il barattolo per intingerci dentro due singole dita. Guardò gli occhi azzurri di Kurt, prima di premere la punta dell'indice e del medio sulla sua guancia destra, disegnando un cuore tutto colorato. Kurt rise durante tutto il processo, e per fargliela pagare Blaine gli fece un singolo punto giallo sul naso.

Kurt per vendicarsi gli lasciò una linea netta sul collo di colore blu, Blaine che alzava gli occhi al cielo in protesta. Quando ebbe finito fece un passo in avanti per pizzicare dolcemente i fianchi di Kurt, che cominciò a contorcersi tra le sue braccia e ridere come un bambino.

“I f-fianchi no, Blaine- ti prego i fianchi no-”, sussurrò a singhiozzi, puntando le mani sul petto di Blaine. Lui rise vicino al suo viso, stringendolo al suo corpo e strofinando il naso contro la sua guancia pulita.

“Allora stai fermo.”, lo rimproverò con dolcezza. Raccolse altro colore, ma stavolta glielo mise tra i capelli, promettendogli che dopo un lavaggio sarebbe sparito tutto. Kurt si fidò di lui – come si era fidato di pochi in tutta la sua vita.

Quando Blaine ebbe finito, gli occhi di Kurt brillavano come quelli di una persona che non vedeva l'ora di vivere la meravigliosa vita che aveva davanti. Kurt abbracciò Blaine di slancio, ridendo contro il suo collo e facendo vibrare la sua pelle, e Blaine gli lasciò una carezza densa sulla schiena prima di riprenderlo per mano e portarlo in mezzo alla gente.

 

***

 

Verso tardo pomeriggio, sia Kurt che Blaine stavano mangiando il gelato – Kurt si era offeso da morire perché a un certo punto Blaine gli aveva spiaccicato il proprio sulla punta del naso, e adesso erano divisi da ben dieci centimetri, e Kurt faceva finta che Blaine non esistesse.

Sentì a un certo punto un movimento alla sua sinistra, e non fece in tempo a controllare cos'era che Blaine lo stava abbracciando da dietro, lasciandogli un bacio a labbra aperte sul collo.

“Okay, non ti piace quando ti si fanno i dispetti, ho capito.”, borbottò con la voce bassa e un possibile broncetto che purtroppo Kurt non poteva vedere. “Mi perdoni?”

Kurt alzò gli occhi al cielo, cercando inutilmente di sfuggire alla presa. “Era ghiacciato, Blaine.”

“Era uno scherzo!”, protestò Blaine, ridendo tra i suoi capelli colorati. “Facciamo pace. Mi manchi.”

“Ma Blaine-”, borbottò Kurt ridacchiando. “Sono proprio qui. Come faccio a mancarti?”

Anche Blaine rise. “Non lo so. Forse- forse perché mi sei mancato tutta la vita? Quella prima di conoscerti, intendo.”

Kurt a quel punto cedette, appoggiando le proprie braccia su quelle di Blaine che lo stavano stringendo. “Dove sei stato fino ad ora?”

Blaine gli lasciò un bacio sulla tempia. “Stavo per farti la stessa domanda.”

Rimasero abbracciati per un po', finchè al lato della piazza Kurt si rese conto che c'erano due ragazzi in procinto di baciarsi. Non lo stavano facendo in modo normale, però – stavano assumendo la stessa posa del ragazzo e della ragazza che si erano baciati a Times Square per festeggiare la fine della seconda guerra mondiale, anni ed anni prima.

“Blaine, guarda!”, esclamò Kurt indicandoli, sentendo il cuore esplodere. Blaine rise vicino al suo orecchio.

“Sono così belli.”, ammise Blaine. “Ricordati che l'amore vince sempre, d'accordo?”

 

***

 

Dopo aver mangiato un hot dog – con il quale Blaine si era quasi tutto sbrodolato, ma dettagli – lui e Kurt si incamminarono verso l'Empire State Bulding, visto che avevano sentito che per l'occasione si sarebbe illuminato con i colori dell'arcobaleno.

Si tenevano ancora per mano – non avevano bisogno di spiegarsi il perché, era successo tutto in fretta tra di loro ma era successo per un motivo, perché era reale, e Kurt non voleva definire cos'era Blaine per lui perché era dannatamente presto, ma non voleva nemmeno pensare di lasciarlo andare. Blaine aveva portato nella sua vita un arcobaleno di colori – non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo.

Comprarono in un altro piccolo banchetto dei braccialetti e delle collane arcobaleno, ridendo e scherzando mentre se li infilavano a vicenda a polsi e collo. Kurt si era innamorato delle sue nuove collanine – pensava seriamente che non le avrebbe tolte mai più.

Scrisse un veloce messaggio a Rachel con su scritto che stava andando tutto bene e che aveva conosciuto un ragazzo dolcissimo – lei rispose con almeno venti pagine di cuoricini, messaggio che Kurt si affrettò a nascondere.

C'era davvero tanta gente nei pressi del palazzo; Kurt cercava di scorgerne la punta attraverso tutti gli altri grattacieli attorno a loro, e non faceva altro che ricevere spintoni da uomini che molta probabilità erano il doppio di lui. Blaine stava cercando di superare la folla per trovare un posto più tranquillo in cui stare, e Kurt gli era infinitamente grato per quello.

Fu esattamente quando Kurt riuscì a scorgere un pezzo dell'Empire che qualcosa andò storto – qualcuno lo spinse più forte del dovuto e Kurt si ritrovò a lasciare andare la mano di Blaine, mentre la folla lo trascinava indietro.

“Blaine!”, gridò Kurt, cercando di superare le persone per riprendere la sua mano. “Blaine!”

Blaine si voltò di scatto, gli occhi spalancati e preoccupati per lui. Kurt lo vide sbracciarsi con foga per poterlo raggiungere, ma Kurt non riusciva a muoversi – c'era troppa gente e troppe mani, Kurt si sentiva improvvisamente senza fiato, come se gli fosse stato prosciugato via dai polmoni-

Finchè una mano calda si infiltrò finalmente tra la sua, trascinandolo vicino al suo corpo. Kurt si ritrovò a sbattere contro Blaine producendo un sonoro tonfo, immergendo la testa nel suo collo e lasciandosi stringere.

“Okay, ti ho preso.”, soffiò Blaine, accarezzandogli i capelli. “E' tutto a posto adesso.”

Kurt fece di sì con la testa, aggrappandosi forte alla sua maglietta bianca e sorridendogli dolcemente. Blaine alzò entrambe le mani per avvolgerle alle sue guance soffici e rigate di colore, un vago sorriso che gli sporcava le labbra.

“Non so perché scelgo questo momento per dirtelo.”, borbottò con una risata. “Avrei dovuto dirtelo fin da subito, dal primo momento in cui ti ho visto stamattina.”

Kurt sentì il proprio cuore scivolargli nella gola.

“Sei bellissimo.”, soffiò Blaine, mordendosi il labbro subito dopo. “D-davvero, sai, il ragazzo più bello che abbia mai visto.”

Kurt ridacchiò, avvicinandosi a Blaine ulteriormente e appoggiando le mani sui suoi fianchi. “Vorrei che mi avessi trovato molto tempo fa.”

Lo disse prima di abbracciarlo di nuovo, lasciandogli poi un lungo bacio sulla guancia. Kurt rise sonoramente e lo trascinò via di lì, trovando finalmente un posto in cui si vedeva benissimo l'Empire e il cielo vagamente stellato dietro di questo.

Erano in piedi appoggiati a un cornicione, fermi ad aspettare. Per ingannare il tempo, Blaine estrasse il proprio telefono e convinse Kurt a farsi delle foto, mettendole immediatamente su Facebook e riempiendole di didascalie a favore di quella bellissima giornata.

Stavano commentando insieme una delle tante foto in cui erano venuti con la faccia da idioti, quando le loro pelli vennero illuminate da diversi colori. Alzarono gli occhi con un sospiro, rendendosi conto che di fronte a loro, l'Empire State building brillava dei colori arcobaleno.

Kurt non seppe capire se fu per tutte le emozioni di quel giorno, per lo spettacolo o perché semplicemente in qualche modo sentiva di avercela fatta – ma si ritrovò a piangere, le mani a coppa sopra le labbra.

“Ehy, ehy.”, soffiò Blaine raccogliendolo tra le braccia e permettendogli di farsi piccolo contro di lui. “Non piangere.”

“Sono solo così felice, Blaine-”, mormorò Kurt, sorridendo in mezzo ai singhiozzi. “Questo è- è davvero tanto per me. È un passo enorme.”

Blaine gli bacio la parte destra della fronte, spazzandogli via con le dita un ciuffo ribelle. “Lo so.”, gli disse piano. “E andrà sempre meglio, promesso.”

Si guardarono, poi. Intensamente e senza riserve, qualcosa che facevano da tutto il giorno senza concedersi però di andare oltre. Fu Blaine ad appoggiare le mani attorno al collo di Kurt, assottigliando le palpebre e sorridendo appena, prima di baciarlo sulle labbra.

Kurt diede il suo primo bacio nel giorno più bello e importante della sua vita, a un ragazzo che aveva conosciuto in un bar mentre fantasticava su un futuro nuovo e migliore. Baciò quel ragazzo con lo stesso impeto con cui la folla in quel momento stava urlando, con la stessa speranza che custodiva nel cuore da quando era un ragazzino che quelle cose si potessero fare in pubblico senza essere giudicati.

Gli gettò le braccia al collo, permettendo a Blaine di raccogliere la propria lingua con la sua in un gesto morbido e soffice, gemendo sulle sue labbra e sorridendo piano, come in un sogno. Nei primi secondi Kurt era troppo concentrato nel bacio per rendersi conto del mondo che li circondava, ma dopo diverso tempo si rese conto che le persone attorno a loro stavano a conti fatti applaudendo – applaudivano a quel nuovo amore, e forse al contempo al nuovo mondo che stava nascendo.

Blaine gli accarezzò le braccia e i capelli portandoselo più vicino, asciugandogli le lacrime e ridendo a tratti. Quando si staccarono si guardarono intorno arrossendo, facendo cenni impacciati di ringraziamento alle persone che stavano esultando per quel loro bacio. Poi tornarono a guardarsi, appoggiando le loro fronti insieme e sorridendo come non avessero preoccupazioni – in qualche modo, andava tutto bene.

“Devi stare attento.”, sussurrò Blaine sulle sue labbra. “Ho cinquanta stati tra cui scegliere adesso per sposarti.”

Kurt rise di gusto, il cuore che quasi scivolava fuori dal petto, lo baciò di nuovo, più lentamente questa volta, imprimendosi dentro il ricordo di quel nuovo primo bacio, tutte le sensazioni di contorno, come l'essere libero di amare, credere, sperare.

Quel giorno, ventisei Giugno duemilaquindici, si scriveva la storia.

E Kurt e Blaine, abbracciati e pieni di sogni in mezzo alla folla, c'erano.
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E in qualche modo, ci siamo anche noi.
E niente. Sono così felice di essere nella giusta parte della storia insieme a voi.
Un mega bacio e grazie a chi leggerà! 

Je <3

   
 
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