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Autore: rossella0806    27/06/2015    4 recensioni
Il commissario Alessandro Terenzi torna all'attacco: dopo averlo lasciato a Porto Ercole, in Toscana, alle prese con misteriose sparizioni e spartiti musicali inesistenti, ora lo ritroviamo nella sua Torino ad indagare su un caso apparentemente semplice.
Al suo fianco ritroveremo l'ispettore Francesco Ghirodelli, la burbera questore e, ovviamente Ginevra, la studentessa di Archeologia e aspirante investigatrice, di cui il poliziotto ha fatto la conoscenza proprio a Porto Ercole, e che si rivelerà una piacevole ed inaspettata compagnia.
La Germania, dove il caso ha avuto inizio nove anni prima, appare lontana, ma ben presto Terenzi dovrà ricredersi, perchè nulla appare come sembra.
Genere: Drammatico, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Sabato 17 aprile, ore 16, commissariato "L'Aquila", Torino

Tre ore più tardi, Ghirodelli bussa alla porta dell’ufficio di Terenzi
-Commissario, mi scusi, è arrivato il fax con la traduzione della lettera-
-Bene, è come pensavamo noi?-
-Da una prima occhiata che ho dato, direi di sì. Tenga-
Il poliziotto prende in mano il foglio, non c’è né la data né il luogo in cui è stata scritta.
Nota con piacere che la prima parte è in italiano, mentre la seconda è stata tradotta dall’interprete di Marz.
Il poliziotto invita l’ispettore a sedersi e, finalmente, comincia a leggere ad alta voce:

 
Cara Maria,
mi dispiace davvero tanto darti un dispiacere così enorme, tale che sarà difficile per te, ma anche per me, riuscire a placare. Forse nemmeno a distanza di anni ci riuscirò.
Sì, perché questa lettera che ora ti sto scrivendo con il cuore pieno di angoscia e di amarezza, porterà alla tua dolce anima solamente delusione e tristezza.
Io non sono morta, non mi ha uccisa nessuno quella notte fatale di nove anni fa.
Posso immaginare la tua meraviglia, il tuo stupore quando leggerai queste mie righe.
Lo so, starai pensando:
“La mia Rebecca è impazzita! Mi vuole fare un brutto scherzo!”
Almeno fosse uno scherzo, un incubo, ne sarai felice, ma è arrivato il momento di dire la verità ...
Sebastian ed io siamo fuggiti in Brasile, a San Poalo, dopo che abbiamo ucciso Andrea Oliver, la notte tra il 26 e il 27 Marzo 2006, e suo marito Markus Schörell  solo qualche giorno fa.
Andrea  e suo marito erano dei trafficanti di diamanti, io li avevo conosciuti tramite Sebastian, ma ti giuro che lui, all’inizio, non sapeva nulla dei loro sporchi traffici illeciti.
Podonskij, come si faceva chiamare, aveva offerto un impiego a Sebastian circa dieci anni fa.
All’inizio lui credeva  si trattasse di un lavoro pulito, perché anche Schörell era un architetto come noi, ma poi tutto cambiò: scoprimmo i veri piani di Markus solamente un anno dopo, e orami era troppo tardi per poter fare qualcosa, per poterci ribellare o denunciarlo. Anche noi, nostro malgrado, ci eravamo dentro fino al collo.
Lui ci ricattava perché aveva scoperto che mio padre si trovava in Sudafrica ed era stato anche lui un trafficante di diamanti, per questo era fuggito tanti anni fa, perché come noi anche lui voleva smettere, ma non era riuscito ad uscire dal giro, così ha dovuto nascondersi per tutto questo tempo.
L’ho rivisto per la prima volta cinque anni fa e da allora ogni estate viene qui a San Paolo a trovarmi.
Io non ho avuto il coraggio di rivelarlo a mia madre, se dovesse capitare l’occasione, ti prego, fallo per me, Maria cara.
Ti chiederai che cosa c’entrassimo noi con il traffico di diamanti … ebbene, Sebastian veniva costretto a fare dei lunghi viaggi tra l’Europa e l’Africa, per portare nei due rifugi la quantità massima di diamanti che potesse trasportare in una sola volta: i soci di Podonskij nascondevano la polvere di diamanti nelle cuciture dei pantaloni e delle giacche poi, una volta in Sudafrica, con un metodo particolare a laser, ricostituivano l’intero diamante.
Sebastian divenne un fattorino talmente importante per Podonskij da non riuscire più a farne a meno.
Il mio compito era quello di nascondere i pezzi di diamanti nelle cornici dei miei quadri: li riconoscevo perché queste erano di un colore più chiaro, ed erano destinate ai pezzi grossi dell’organizzazione.
Poi, quando un’operazione stava quasi per essere scoperta dalla polizia, Sebastian ed io aprimmo finalmente gli occhi: nonostante eravamo sempre stati contrari, ma obbligati a svolgere quel lavoro perché altrimenti Podonskij ci avrebbero uccisi, eravamo diventati complici di quell’uomo.
Perciò decidemmo di farlo ragionare, anche se sapevamo che sarebbe stato molto difficile, infatti non riuscimmo a convincerlo a lasciarci in pace.
Così, su mia idea, invitai a cena Andrea, sua moglie: lei è sempre stata la mente dell’organizzazione, mentre il marito era il braccio, il burattino abile nelle sue mani, ma pur sempre succube della moglie rimaneva.
Organizzai tutto fin nei minimi dettagli, ma all’ultimo momento Sebastian decise di partecipare anche lui alla cena, perché diceva che noi si fidava di quella donna, aveva paura che potesse succedermi qualcosa.
Io accettai, speranzosa di uscire, una volta per tutte, da quel giro di azioni vergognose in cui eravamo caduti.
Purtroppo avevo torto, cara Maria, perché Andrea fu molto difficile da convincere: provammo in qualsiasi maniera, la supplicammo, le giurammo che saremmo spariti per sempre se ci avessero lascito liberi, ma lei continuò a non darci ascolto, anzi cominciò a minacciarci.
Poi, al momento del caffè, mi venne in mente un’ idea: sai che io soffro di insonnia, così misi nella sua tazzina una dose delle mie gocce, sperando che, intontita, l’avremmo fatta ragionare, invece divenne ancora più aggressiva.
Mi colpì con un coltello e io tamponai la ferita con l’impermeabile di Sebastian, per questo la polizia lo trovò macchiato del mio sangue.
Ma, pochi minuti dopo, ci rendemmo conto di aver sbagliato a fare i conti,  perché la dose somministrata era troppo elevata e lei non era abituata: cadde a terra svenuta.
All’inizio pensavamo che fosse un trucco per spaventarci, ma i minuti passavano e lei continuava a rimanere inerte, immobile, perciò ci rendemmo conto che era morta, che noi l’avevamo uccisa.
Sebastian allora perse la ragione e con il posacenere la colpì alla testa per inscenare una colluttazione.
La somiglianza tra Andrea e me era notevole, perciò ci augurammo che nessuno si accorgesse che in realtà quel corpo non era il mio.
Le mettemmo addosso persino i miei vestiti, addirittura le tagliai i capelli allo stesso modo di come li portavo io.
Nascosi tutte le prove, dal posacenere, agli abiti e ai capelli, gettando tutto in un sacco dell’immondizia che buttai per strada, in un cassonetto a un paio di isolati.
Dopo preparammo le valige: non potevamo più stare lì, Maria, lo capisci anche tu!
Andammo all’aeroporto per scappare: per nostra fortuna, c’era un volo per San Paolo che sarebbe partito di lì a poco, così decidemmo di prenderlo.
Avevo sempre sognato di andare a visitare il Sud America, Sebastian me ne parlava spesso, perché come tu sai, aveva vissuto un felice e sereno periodo con i suoi genitori proprio in Brasile.
Tutto andò come avevamo previsto fino ad una settimana fa, quando Markus Schörell venne a conoscenza del nostro nascondiglio, e pretese una rivincita sull’omicidio di sua moglie.
Ci scrisse che aveva scoperto ogni cosa e, che se non  volevamo che ci denunciasse alla polizia, ci aspettava a Chateux, in Svizzera, dove si trova uno dei suoi numerosi covi di diamanti.
Sebastian ed io eravamo spaventati, ma lui prese una decisione: avrebbe preso un appuntamento con Markus, sebbene io cercai di farlo desistere, perché era inevitabilmente folle e pericoloso.
Sebastian partì la sera stessa alla volta di Berlino, dove io gli avevo pregato di portarti questa lettera e il ritratto della Madonna che avevo dipinto per te.
Seppi che volle andare a Torino per rivedere la bella città che ci aveva accolto durante i nostri studi universitari e che, per colpa della sua sbadataggine di non aver pagato il biglietto del treno, per pochissimo il nostro piano andò in fumo …
Poi, finalmente, si recò all’appuntamento e qui cercò di farlo ragionare, ma capì all’istante che Podonskij desiderava solamente una cosa: la nostra morte.
Disperato, Sebastian inscenò il proprio finto suicidio: dopo aver colpito Podonskij con un pesante ramo caduto da un albero, caricò il corpo privo di vita nell’automobile al posto del guidatore e spinse con tutte le forze la vettura, in direzione del fosso sottostante.
Se un giorno leggerai questa lettera, sappi che abbiamo sbagliato, che ho commesso un gravissimo errore, ma che penso sempre a te con tanto amore e devozione, Maria.
Ti abbraccio e ti bacio forte, perdonami
 
Tua Rebecca


 
-E’ incredibile, è una storia davvero incredibile!- commenta Ghirodelli, sbuffando come ipnotizzato dalle parole che ha appena udito.
-Lo è, ma è una confessione scritta e, per quanto amara, purtroppo è la verità.
Non oso immaginare come si sarà sentita suor Maria se e quando avrà letto questa lettera.
Lei ha sempre creduto nell’innocenza di Perrez e ancora di più era convinta che Rebecca fosse la povera vittima immolata-
-L’importante, commissario, è che siamo riusciti a chiudere in tempo il caso: rischiavamo di lasciare in libertà quei due criminali!-
-Hai ragione. Certo, criminali lo sono eccome, ma anche quei due, Schörell e la moglie, non erano proprio degli angioletti. La cosa che mi rincuora è che perlomeno giustizia è stata fatta-
-E il padre della Dünnerz? Thomas o come si chiamava? Dalla lettera sembra che anche lui sia stato un trafficante di diamanti … -
-Bravo, vedo che non ti è sfuggito nulla. Non abbiamo molte notizie su di lui: sappiamo che dovrebbe trovarsi in Sudafrica e che, d’estate, si reca a far visita alla figlia a San Paolo. L’unica cosa che possiamo fare è aspettare che Marz interroghi la Dünnerz e Perrez: mi sembra che la cara pittrice sia abbastanza distrutta da quello che hanno fatto, quindi mi auguro che crolli facilmente, rivelando anche il nome della località in cui si nasconde il paparino, anche lui delinquente-
Terenzi liscia un paio di volte il pezzo di carta tra le mani, mordendosi distrattamente il labbro inferiore.
-Mi auguro che entro domani quei due siano assicurati alla giustizia ... quanto tempo ci vorrà per volare fino in Brasile?-
-Beh non saprei, commissario. Credo undici o dodici ore. Sul retro del foglio, comunque, Marz ha scritto che andrà di persona con un gruppo di agenti scelti a prelevare la Dűnnerz e Perrez. Hanno già avvisato le forze dell'ordine di San Paolo: si metteranno sicuramente all'opera fin da subito per rintracciare l'indirizzo dell'abitazione dei due assassini-
-Ottimo!- l'uomo gira il foglio, dove trova scritto quello che Ghirodelli gli ha prontamente illustrato.
-Avevano proprio studiato tutto nei minimi dettagli- prosegue l'ispettore, incredulo per la perizia con cui era stato organizzato il piano  -la cena, il sonnifero, la ferita alla testa, persino il dettaglio dei capelli! Mi perdoni la battuta, commissario, ma potrebbero vincere l’Oscar per la migliore sceneggiatura!-
-Già- sorride il poliziotto  - anche se sei un po’ troppo generoso per i miei gusti, ispettore.
Per fortuna che quel pomeriggio alla stazione di Berlino Perrez non ha pagato il biglietto e ha aggredito il controllore, altrimenti non avremmo mai scoperto questa incredibile storia-
-Qualche volta siamo fortunati anche noi, commissario-
-Qualche volta sì- risponde abbozzando un sorriso sornione -direi che per oggi può bastare, abbiamo fatto il nostro dovere e ci meritiamo un bel week end rilassante-
-E la relazione per il questore?-
-A quella ci penso io, non preoccuparti. Lunedì mattina alle dieci mi attende nel suo antro, ehm, volevo dire ufficio: e comunque si dovrà accontentare di quello che passa il convento, anzi no, di conventi non ne voglio più sapere per un po’!- sancisce con un moto di stizza il superiore.
-Perché dice così, commissario? Ha qualche impegno mondano?- lo stuzzica il sottoposto
-Sai, Ghirodelli, sebbene non sembri, anche io, rarissimamente, ho una vita al di fuori di questo posto! Quindi, per rispondere alla tua per nulla curiosa domanda, sì, ho un impegno!-
-E potrei sapere con chi?-
-Vorrei ricordarti che non stai mettendo sottotorchio un malfattore! E che, fino a prova contraria, anch’io ho diritto alla mia privacy, come recita l’articolo … -
-Ho capito, commissario, non sia così presuntuoso! Ho recepito l’antifona e me ne vado-
L’ispettore si alza dalla sedia e, un falso broncio di accusa, comunica:
-Allora posso andare. Sa, anch’io ho una vita privata che mi attende: tra un’ora dovrebbero venire a mettermi le manopole del gas-
Terenzi trattiene una risata e, anche lui da bravo attore qual è, continua a stare al gioco:
-Certo, vai pure, te lo sei meritato. Ci vediamo lunedì-
Ghirodelli è già oltre la soglia quando si gira e, leggermente allarmato, domanda:
-Non avrà trovato una fidanzata!?-
Il commissario prima impallidisce e poi diventa rosso peperone:
-Ah, ispettore!- sbraita -la piantiamo di fare gli affaracci degli altri! Ti ordino di uscire immediatamente dal mio ufficio! Sei peggio di una vecchia zitella pettegola e inacidita! Forza, andale andale!-
Il sottoposto rilancia con un ultimo sorriso e, le mani intrecciate dietro la schiena, assume l’andatura ciondolante di chi è ubriaco, in questo caso, ubriaco d’amore però.


Come avevano preannunciato le previsioni, il tempo è notevolmente migliorato: la pioggia ha lasciato spazio a un timido sole.
Terenzi è seduto sul bordo della scrivania, tiene in mano il biglietto da visita di Ginevra.
Si passa una mano sulla barba incolta, indeciso se telefonare o meno alla ragazza.
Guarda l’orologio: sono le quattro e venticinque, forse fa ancora in tempo a invitarla a cena, così decide di chiamarla sul cellulare.
-Pronto?-
-Sono il commissario T…-
-Buona sera, commissario! Allora si è ricordato del nostro appuntamento?-
-S-sì, glielo avevo promesso. La disturbo?-
Oh no, sto cominciando ad agitarmi …
-No, non si preoccupi. Oggi il museo è particolarmente tranquillo. E lei, come sta? Ha risolto quel caso che mi ha accennato l’altro giorno?!-
-Finalmente l’abbiamo risolto! Ora mi sento più rilassato e più libero: se vuole glielo posso persino raccontare!-
-Ah beh, se la mettiamo in questi termini, sa bene che non posso resisterle!-
Un po’ di coraggio, su
-Senta, questa sera se è libera, le andrebbe di uscire a cena?-
-Questa sera … uhm, mi faccia consultare l’agenda …-
-Oh, se è impegnata non importa, cioè, possiamo fare domani a pranzo o a cena o un altro giorno in cui è più comoda o magari …-
Una mezza risata si leva dall’altro capo del telefono:
-Ma stavo scherzando, commissario! Sono onoratissima del suo invito, anzi, veramente dovrei invitarla io per sdebitarmi del passaggio che mi ha dato l’altra sera!-
Un sospiro di sollievo fa rilassare un po’ di più Terenzi, bloccato come uno stoccafisso nella sua camicia ormai fradicia di sudore, le gambe a penzoloni.
-Non si preoccupi, è stato un piacere poterla aiutare. A proposito, notizie della bici?-
-Purtroppo nulla. Ma, come le ho detto quando ci siamo visti, i ladri non hanno fatto un grande affare: andava a pezzi!-
- Sì, è vero, cioè, io non l’ho mai vista, la sua bici intendo, però se mi dice così … Allora accetta?-
-Non gliel’ho appena detto dieci secondi fa che sono onorata del suo invito?! Sbaglio, commissario, o ha un po’ la memoria corta?!-
-Scusi, ha ragione. Bene, allora a che ora passo a prenderla?-
-Sa una cosa? Cosa ne dice se passassimo a darci del tu? Insomma, non vorrà passare l’intera serata a rispettare tutti questi antichi convenevoli?!-
Uff, respira profondamente
-C-certo, sono pienamente d’accordo. Ehm, Ginevra-
-Benissimo! Io so solo che ti chiami commissario Terenzi, ma il tuo nome qual è?-
-Alessandro, mi chiamo Alessandro …-
Ah, quanto sei patetico!
Il poliziotto si sistema meglio sulla scrivania e cambia orecchio.
-Oh ma che bel nome! Ho un cugino alla lontana che si chiama come te! Cosa stavamo dicendo?-
-Dell’orario in cui vuoi che passa a prenderti …-
-Giusto, ottima memoria!-
Ma prima non mi ha detto che avevo la memoria corta?
-Quindi?-
-Beh, alle otto e mezza può andarti bene o è troppo tardi?-
-Va benissimo. Anzi, avrò anche il tempo per andare a comprare le buste di insalata …-
-Sei un salutista?-
-Cosa? Oh no, cioè anche, ma è il cibo principale che mangia Miss Marple … -
-Miss Marple!?-
Perché sto parlando a mezze frasi?
-Sì, è la mia tartaruga di terra. In realtà me l’ha regalata tre anni fa la mia vicina di casa, che le ha dato anche il nome, però adesso è mia, anche se non gliel’avevo chiesta io di portarmela e … -
-Ho capito. Comunque sia ne parliamo stasera. Altrimenti rischiamo di non avere argomenti di cui parlare!-
-D’accordo, allora a più tardi-
-A più tardi, Alessandro!-

Terenzi attacca la cornetta, soddisfatto come Otto con il suo osso di gomma tra le zampe, mentre la bocca si apre in un sorriso.
Comincia a piacermi il mio nome! Accidenti, a che ora ha detto di passare a prenderla? Alle otto o alle otto e mezza? No, mi sembra alle otto e mezza, sì sì, di certo non prima.
Anzi, per sicurezza arriverò dieci minuti prima e aspetterò in macchina e
Un pensiero improvviso balena nella mente del commissario che, dandosi del grandissimo stupido e insultandosi abbondantemente con i migliori epiteti che gli vengono in mente in quel momento, fa uno sforzo per ritrovare la sua calma saggezza:
Il qui presente commissario dei miei stivali non ha domandato l’indirizzo alla sua bella … ehm, a Ginevra.
Che imbranato che sono!
Riprende il biglietto con il numero del cellulare della ragazza: ricompone il numero ma gli squilli a vuoto segnalano che nessuno gli può rispondere.
Ma si può essere così stupidi?! Dove ho la testa?! Altro che vicequestore, qui dovrebbero mandarmi sull’Aspromonte a pascolare le capre!
Terenzi ritenta altre due volte e, facendo dei profondi respiri in stile esercizi di yoga o, se preferite, corso pre-parto, l’uomo prova una quarta volta.
-Scusami, ho visto le tue telefonate, ma non potevo rispondere! E’ appena arrivata una comitiva di turisti australiani e … tutto bene, Alessandro?-
-Oh sì, infatti ti ho chiamato tre volte perché mi è venuta in mente una cosa …-
-Dobbiamo rimandare?- azzarda Ginevra, mascherando la voce leggermente inviperita
-No no, non è per questo! E’ che non so dove abiti, cioè, non mi ricordo esattamente: l'altra sera, quando ti ho accompagnato, pioveva ed era buio e c'eri tu, così prima non ti ho chiesto l’indirizzo e … beh, se me lo dici lo scrivo su un foglietto, così non me lo dimentico-
-Ahaha, sei proprio sbadato!- commenta divertita, poi, più seria, precisa  –in realtà poteva venire in mente anche a me … comunque, abito dalle parti del Valentino, in via Garibaldi n°60. Sai più o meno dove si trova?-
-Certo- risponde lui, finendo di scarabocchiare il numero civico -ti ricordo che hai a che fare con un commissario e, dove non arriva il mio intuito, arriva il navigatore!-
-Sei proprio simpatico! Arrivo!! Ora scusami, ma devo andare. Mi avranno dato per dispersa! A questa sera, ci vediamo alle otto e mezza!-
-Sì, sì, certo. A più tardi … -  
Bene, almeno l’orario me lo ricordavo corretto
Terenzi scende dalla scrivania, prende il giubbotto dall’attaccapanni, se lo mette sottobraccio ed esce dall’ufficio ancora sorridendo, pronto per le buste d’insalata da comprare e, ancora di più, per la serata che lo attende.


NOTA DELL'AUTRICE

Ciao a tutti! Ed eccoci al gran finale!
Anche quest'avventura di Terenzi è giunta al termine, mio ( e vostro, spero) malgrado.
Spero di non avervi delusa e mi scuso per la lunghissima assenza dell'ulltimo periodo che, forse, vi ha un pò fatto dimenticare l'intreccio e il filo conduttore di questa indagine.
Grazie di cuore ai magnifici recensori che mi hanno fatto sapere cosa ne pensavano di questo giallo e mi hanno riempito di graditissimi omplimenti!
Grazie davvero di cuore, vi abbraccio!
E grazie anche a chi ha letto!
Prossimamente tornerò con un'altra indagine di Terenzi , in cui Ginevra sarà finalmente la sua fedele compagna!
A proposito, vi è piaciuta questa telefonata un pò sui generis? Vi aspettavate il famoso incontro tra Terenzi e Ginevra in questi termini? Ho voluto scegliere qualcosa di diverso e, spero, di non avervi deluso!
A prestissimo e ancora grazie a tutti!
Ah, un'ultima cosa! Vi invito ad andare a leggere "L'uomo di cartapesta", che ho appena pubblicato, nella sezione Romantico, una storia a cui tengo moltissimo!
Per quanto riguarda l'altro mio racconto in corso, "Il centro Arcobaleno" mi scuso ma appena potrò andrò avanti anche con quello!
   
 
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