«…mi
ha regalato dei fiori et puis abbiamo
volato sopra quell’edificio grand,
circolare e tutto bucherellato q’il
y a in quella città in Italia che non ricordo
come si chiama, per guardare la
Lune!»
«Roma,
Sandelle, è Roma, e quello di cui parli è il
Colosseo» sospirò Atticus «non ricorda
il nome di quella che un tempo era la Caput
Mundi, ditemi com’è
possibile…»
Quello
tra i cinque compagni di coloro che erano tra
gli esseri immortali più potenti della Terra non era altro
che uno dei loro
classici incontri: in quel caso specifico si stava svolgendo nel
Palazzo di
Dentolina. Sandelle, Atticus, Ljuba, Galaxia e Millaray chiacchieravano
del più
e del meno in tutta tranquillità, seduti davanti ad un
vassoio di pasticcini e
cinque tazze di tè caldo ed ancora fumante che Dentolina in
persona aveva
servito loro circa tre minuti prima…per la quinta
volta in quell’incontro.
«tralasciando
il nome della città, Sanderson è stato
molto dolce, Sandelle…più o meno come i
pasticcini che ci sono stati serviti
per la quinta volta in meno di due
ore: Dentolina è davvero gentile,
e ci tiene a controllare che tutto sia sempre a posto!» non
era difficile
cogliere una leggera punta di ironia nelle parole di Ljuba St. North,
la quale
come tutti -eccetto Sandelle, ovviamente- sapeva benissimo che quella
di
servire tè e pasticcini non era che una scusa come
un’altra per controllare che
tutto procedesse normalmente e, soprattutto, che nessuna delle altre
quattro
donne presenti -leggasi “Millaray”- assumesse
atteggiamenti ambigui col suo
uomo «una padrona di casa esemplare».
«già.
Esemplare. Dentolina è fatta così, lei tiene
molto al fatto che i miei amici si sentano tutti a proprio agio, e non
credo le
si possa fare una colpa» disse Atticus, sbrigativo
«comunque mi sembra che tra
tutte abbiate gradito i…pasticcini…»
osservò Galaxia, alla sua sinistra, che si
era riempita la bocca con tutti quelli alla carota «ma non
erano gli scoiattoli
a riempirsi la bocca fino a scoppiare? O beh, in fin dei conti sempre
di
roditori si tratta!»
«mfffmpffmm!»
fu la risposta incomprensibile
di Galaxia che, non avendo gradito il commento sui roditori,
afferrò un
pasticcino al cioccolato e lo spiaccicò in faccia
all’alato.
«tutte
quelle carote ti fanno male al cervello! Coniglio
pazzo!» sbottò lui, nel divertimento
degli altri, cercando qualcosa con cui
ripulirsi.
Si
voltò alla propria destra in modo quasi
automatico appena delle dita dal tocco leggero come una piuma gli
sfiorarono il
viso.
«faccio
yo» disse Millaray con un sorriso,
mostrandogli un fazzoletto nero.
Ljuba
e Galaxia si scambiarono un’occhiata. Per
quanto alla fin fine Atticus e Millaray non stessero facendo
assolutamente
niente di male -lei gli stava soltanto pulendo il viso, in fin dei
conti- in
momenti come quelli sembrava sempre di essere di troppo.
Non
avrebbe dovuto essere così, i due dichiaravano
di amare da ottant’anni solo e soltanto i rispettivi compagni
e, a dire il
vero, non era mai successo per davvero un
“qualcosa” che potesse far nascere
qualche dubbio. Magari
erano soltanto
molto amici, come col resto del gruppo, e nulla di più.
Eppure…la
premura nei gesti di Millaray, il modo in
cui Atticus le parlava, quello in cui si guardavano…
“non
è affar nostro”.
Con
quel pensiero Ljuba iniziò a rivolgere al tè
tutta la propria attenzione. Lei e Galaxia, accortesi del forte legame
tra i
loro due amici, ne avevano effettivamente parlato, ma avevano concluso
che
qualsiasi altra mossa diversa dal lasciare che le cose seguissero
semplicemente
il loro corso sarebbe stata controproducente: parlarne ai diretti
interessati
avrebbe potuto significare mettere loro una pulce
nell’orecchio per effettuare
il passo successivo, e non era il caso, mentre parlarne ai rispettivi
compagni
sarebbe stato assolutamente scorretto -specie perché non ci
sarebbe stato nulla
di concreto da dire- nonché pericoloso dato che, se
Dentolina era una persona
piuttosto ragionevole, lo stesso non si poteva dire di Pitch Black.
Ed
il fatto che i succitati Pitch e Dentolina
sembrassero già di loro piuttosto tesi
per
l’amicizia che legava Atticus e Millaray era solo
un’ulteriore motivo per non
fomentare oltre possibili attacchi di gelosia più o meno
omicida.
Sarebbero
dunque rimaste a guardare e, nel caso in
cui i loro amici avessero fatto quel “passo in
più” ed avessero avuto bisogno
di aiuto, lei e Laxie gliel’avrebbero immediatamente
concesso. Sarebbe stato un
passo imprudente, se mai fosse stato fatto davvero avrebbe sicuramente
portato
diverso caos, ma il proverbio recita che al cuor non si comanda e, se
tra Atticus
e Mila fosse davvero nato “qualcosa” nonostante
fossero stati creati per amare
due persone specifiche, non avrebbe potuto significare altro se non che
quel
“qualcosa” era tanto grande, forte e profondo da
essere degno di rispetto e
supporto.
«insomma
tu e Sandy avete passato una bella serata,
riassumendo tutto» disse Galaxia, una volta inghiottita tutta
quell’assurda
quantità di pasticcini.
«oui,
exactement!» confermò la donna, con un
sorriso «et toi, Mila?
Non hai ancora raccontato niente…»
«porque in
realtà in questi giorni non è successo nada
de interessante» replicò la gitana, che
aveva appena finito la sua opera di
pulizia «l’altro ieri Pitch mi ha portata ad una de quelle feste de
gala,
stavolta en Austria Anteriore, y…no se. Solite cose. Valzer,
nobili que non ci vedevano, buona
musica, buon
cibo. Siamo stati bene» disse tranquillamente Millaray
«poi, tornando, ci siamo
imbattuti in una festa del raccolto. Yo
avrei voluto scendere a dare un’occhiata, ma lui…sabes como la pensa sulle feste
popolari».
«non
sia mai che il gran Re degli Incubi possa
rischiare che dell’ignobile fango plebeo tenti
l’assalto alle sue ciabattine in
vera pelle umana…» commentò Atticus,
“vagamente” sarcastico, rimediando una
gomitata.
«non
sono in pelle umana, sono de pregiatissimo
camoscio» lo corresse la donna, senza però
protestare per l’accusa di snobismo non esattamente velata,
perché sarebbe
stato del tutto inutile visto che era la pura verità «lui es
asì, ci tiene que yo frequenti ambienti adeguati,
ma lo fa per il mio bene, no? Non credo gli si possa fare una
colpa. Oh, y tra l’altro
mi ha chiesto de nuevo de sposarlo».
«e
questo ti sembra niente? Dis moi! Tu
cosa gli hai risposto?» la incalzò Sandelle.
“già,
cosa gli avrà risposto questa volta?”
pensò
Atticus. Parte di lui notava di essere più interessato del
dovuto riguardo
quella faccenda, ma l’altra parte diceva che era solamente
perché, essendo
amici molto stretti, si preoccupava sempre per quella donna capitata
con un
compagno pazzo da legare. Vero, fino a quel momento lei non si era mai
lamentata del trattamento che l’Uomo Nero le riservava,
né lui, in ormai
cinquant’anni di conoscenza, aveva mai avuto modo di
riscontrare su Millaray
qualsiasi segno che suggerisse dei veri soprusi da parte di Black, ma
c’era
sempre la possibilità che le cose, per lei, si mettessero
improvvisamente male.
Riteneva che la propria fosse una preoccupazione legittima, conoscendo
il
soggetto.
«lo que gli
ho risposto siempre, ovviamente: que non abbiamo un motivo valido per
farlo».
Toothian
si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
Meglio, molto meglio così.
«parliamoci
francamente» continuò Millaray «que valore può avere el matrimonio, se già si
porta lo stesso
cognome, lo stesso titolo, y si
vive
assieme? Nessuno!»
Se
Pitch aveva agito così non era stato solo per il
semplice desiderio di farlo ma anche, presumibilmente, volendo
“marcare il
territorio” con possibili concorrenti…o meglio,
con Atticus. Era un altro
motivo per cui lei non aveva mai accettato la proposta: non le piaceva
quando
Pitch si comportava come un cane che orinava entusiasticamente contro
gli
alberi, la giudicava una cosa immatura, sciocca ed inutile, tanto da
averglielo
fatto notare più volte perché, se a Millaray non
stava bene qualcosa, non
esitava a dirglielo subito; peccato che l’Uomo Nero fosse
sordo anche da
quell’orecchio, oltre che da quello riguardante le feste
plebee, quello
inerente ad un addestramento ad uso di armi e combattimento, quello del
concederle l’uso dei suoi poteri…
“in
compenso, se gli dico que mi piace un
fiore, sradica l’intera pianta y me la
porta!...d’accordo, a pensarci
bene no soy sicura que
esto sia positivo…” pensò.
«sono
pienamente d’accordo» disse Galaxia «idem
Aster, che infatti non me l’ha mai chiesto».
Così
come nessuno dei compagni degli altri “doni”
-tutti loro venivano comunemente definiti così:
evidentemente ragionavano
esattamente come Mila, in modo un po’più sensato,
e ciò valeva anche per
Dentolina, nonostante la sua “tensione”.
«Pitch
avrà paura che, se non ti sposa, tu possa
lasciarlo e decidere di andartene ad addestrare leoni!»
scherzò Atticus
«probabilmente sarebbe più semplice avere a che
fare con loro!»
«sentimi
bene: yo
non lascerei mai Pitch. Mai. Lui
es el mio uomo, anche se non lo
sposo, y rimarrei con lui in ogni
caso. ¿Claro?»
L’aveva
detto in modo così perentorio da aver fatto
zittire tutti quanti per un istante…
«ehm…e
tu e Nord, Ljuba, che combinate ultimamente?»
disse Galaxia, con lo sguardo fisso su un pasticcino.
«stiamo
programmando una breve vacanza in Irlanda,
vicino alle scogliere. Non sappiamo ancora se saranno quelle di Moher
oppure
Croaghaun» rispose la russa, con tono tranquillo. Lo sguardo
però non lo era
altrettanto perché, come Atticus, dopo aver guardato per un
attimo Millaray si
era messa ad occhieggiare tutto l’ambiente circostante. La
loro amica aveva
avuto un cambio d’atteggiamento repentino e troppo strano,
giustificabile solo
con una cosa: aver notato di essere spiata, forse da Pitch, o forse da
qualche
Incubo che lo stava facendo al posto suo. Dubitava che
l’espressione seccata
che le vedeva in viso fosse dovuta alla battuta di Atticus, in
circostante
analoghe si era limitata ad una gomitata ed uno “ma smettila,
dai”; per cui,
probabilmente, ad irritarla era l’essere controllata, ed
aveva parlato in quel
modo solo per evitare di avere problemi una volta tornata a
casa…o, più
probabilmente, per evitarne ad Atticus Bla Bla. Le risultava strano
pensare che
Pitch potesse fare del male a Millaray, specialmente pensando al fatto
che la
trattava come se fosse stata un manufatto di delicatissimo cristallo -e
Laxie
era della sua stessa opinione- ma non aveva difficoltà ad
immaginarlo mentre,
in un attacco di gelosia, spiumava briosamente
le ali di Atticus per poi strappargliele dalla schiena.
«altro
che scogliere, secondo me se tu e Nord andate
in Irlanda v’infilate nel locale del Lepricano e non ne
uscite più fino a
quando tutta la riserva di alcolici vari non è
finita!» disse Galaxia.
Ljuba
assunse un’aria pensierosa. «da,
è possibilissimo».
«salve
di nuovo! Come va? Vi divertite? Avete
bisogno di altri pasticcini? Per qualsiasi cosa non esitate a
chiedere!» giusto
un rapido frullare di ali aveva preannunciato la venuta di Dentolina,
per la sesta volta: sembrava
sfruttare ogni
minuscola pausa dal lavoro per fare una visita! Essendo la padrona di
casa
avrebbe potuto anche apparire come educazione, la sua, come Atticus
aveva detto
in precedenza… «Ljuba, ti ho già
chiesto se ti sono piaciute le tende nuove di
camera mia e di Atticus?»…peccato che
l’effetto fosse rovinato dal fatto che,
eccetto per brevissimi distoglimenti di sguardo, i suoi occhi magenta
fossero
puntati su Mila -che dal canto suo si limitava a bere silenziosamente
del tè-
pronti a verificare un qualunque movimento “strano”.
«a
dire il vero sì, ma non ho problemi a ribadire
che le trovo molto carine».
“come
se a Ljuba importasse qualcosa delle tende, ma
per piacere! Non importa a me, che devo dormire in quella stanza,
figurarsi a
lei…” pensò Atticus, dando a Dentolina
una breve occhiata leggermente seccata,
prontamente intercettata dalla fata stessa, la quale decise
semplicemente di
ignorarla.
Sapeva
che il suo compagno non gradiva quella che, sotto
sotto, lei stessa ammetteva essere una sorta di paranoia con annessa
mania di
controllo, ma non riusciva proprio a farne a meno, neppure dopo mezzo
secolo di
frequentazione in cui tra Atticus e Millaray non era successo nulla.
Non
riusciva proprio a fidarsi di lei, nonostante avesse tentato di farlo
per amor
di Atticus, poco contento della tensione tra lei ed una persona che
considerava
molto amica.
Ci
aveva provato, davvero. Si era ripetuta infinite
volte che Millaray Adoración Black non era altro che una povera donna,
inoffensiva
perché incapace di combattere, priva dei poteri che
l’Uomo Nero non voleva
concederle, e molto sfortunata, proprio perché accompagnata
a Pitch. Era bella,
doveva riconoscerlo, ma di belle donne con occhi e capelli scuri era
pieno il
mondo, per cui anche questo, alla fin fine, non rappresentava
assolutamente
niente di speciale; oltretutto, quella poverina viveva in un antro
oscuro,
circondata dagli Incubi, i quali non erano altro che demoni...niente di
paragonabile a Punjam Hy Loo, insomma.
Non
aveva alcun motivo di essere gelosa di Millaray,
si era detta, se mai ne aveva soltanto per compatirla.
Eppure…
«Millaray,
il tè è di tuo gradimento?» la
interpellò
Dentolina «non sono mai sicura su come regolarmi, con te, non
conoscendo bene
le tue abitudini».
«era
perfetto, ti ringrazio, y tambien i
pasticcini erano molto buoni» rispose la donna, molto
cortesemente.
«sarebbe
stato ancora più perfetto se il tè fosse
stato aromatizzato alla cannella, come il mio: io e Millaray abbiamo
gli stessi
gusti. Tè aromatizzato ai frutti di bosco per Galaxia,
arancia per Sandelle,
vaniglia per Ljuba e cannella per noi. Credevo di avertelo accennato,
ma
immagino di essermelo soltanto sognato» Atticus
l’aveva detto in tono leggero e
sorridendo, ma era snervante la testardaggine della sua compagna nel
“dimenticare” quel particolare tutte le volte da
ormai mezzo secolo, per pura e
semplice ripicca. Se proprio aveva tanta voglia di controllarlo
servendo di
continuo il tè, che fosse almeno quello giusto!
“e
lui, chi sostiene? Ma lei, ovviamente!
Come al solito!...questa cosa della ‘povera
sfortunata’ mi sta piacendo sempre meno, e non vorrei che
Atticus,
profondamente buono e generoso com’è, a forza di
compatirla finisca per
prendersela già più a cuore di quanto abbia
fatto…ossia troppo” pensò
Dentolina.
«non
succede nada
se non c’è la cannella, Atticus, es
molto buono lo stesso…»
Pur
sapendo benissimo che Dentolina lo faceva di
proposito, Millaray lasciava tranquillamente perdere quella piccola
“vendetta”
da donna immotivatamente gelosa. Perché, dunque, Atticus non
faceva lo stesso
lasciando correre a sua volta? Intimamente lo ringraziava del fatto che
prendesse sempre le sue difese contro chiunque, ma in casi come quelli
non
c’era ragione che lo facesse, rischiando di alimentare ancor
di più la
diffidenza della sua compagna, nonché quella di Pitch
-intravedeva ancora
qualche Incubo con la coda dell’occhio, ogni tanto, segno che
erano osservati-
cosa assolutamente sconsigliabile.
«je n’ai pas visto
le tende nuove! Di che colore sono? Posso vederle?»
s’intromise Sandelle,
volando accanto a Dentolina. Non possedeva ali, ma i poteri di Sandman
le
permettevano quello ed altro e, sì, il colore delle tende le
interessava davvero
dal momento che stava cercando di convincere Sanderson ad aggiungere
dei
complementi d’arredamento che non fossero fatti di sabbia
dorata, e le
servivano esempi a cui ispirarsi.
«eeeh…sì,
Sandelle, certamente, te le mostro
immediatamente» acconsentì Dentolina «ci
vediamo dopo…»
«a
dire il vero Aster mi ha chiesto di tornare un
po’prima del solito: sapete come funziona in primavera,
immagino, anche se
ormai è quasi finita» disse Galaxia che, in quella
stagione, aiutava Aster a
far nascere, crescere e mantenere rigogliosi fiori e piante. Non
soltanto il
suo compagno era il Guardiano della Speranza e colui che incarnava la
Pasqua,
ma aveva anche il compito di contribuire a portare la primavera nel
mondo, come
si evinceva anche solo per i “tatuaggi” che aveva
sul pelo delle braccia.
«ed
io e Nicholas dobbiamo ancora rivedere qualche
punto riguardante l’Irlanda. Quella faccenda del Lepricano
è un rischio da non
sottovalutare: devo specificare che faremo visita al suo locale
solamente
l’ultimo giorno» asserì Ljuba
«per cui temo che dovrò andare anche io».
«oui, pour moi
è lo stesso, ora che ci penso: tra
mezz’ora io e Sandy cominciamo a
lavorare» disse Sandelle «vedo le tende e torno a
casa».
«yo tambien»
si affrettò ad aggiungere Millaray, appena Dentolina la
guardò.
«d’accordo,
è un peccato che non possiate
trattenervi oltre, ma quando il dovere chiama, chiama, e
c’è poco da fare.
Stesso discorso vale per la programmazione di una vacanza in Irlanda,
ovviamente: mi raccomando, Ljuba, cerca di far sì che Nord
non svuoti tutti i
barili di birra del povero Lepricano!» disse scherzosamente
Dentolina,
soddisfatta e risollevata per l’imminente andarsene della
compagna dell’Uomo
Nero.
«posso
provarci, ma non garantisco niente!» ribatté
Ljuba, divertita.
«arrivederci
a tutte, allora. Vieni con me,
Sandelle».
Dentolina
e Sandelle entrarono nel palazzo, mentre
Galaxia e Ljuba, dopo un ultimo breve saluto, scomparvero sfruttando il
potere
dei cristalli. Erano abbastanza tranquille sul fatto che non potesse
succedere
nulla di male, dal momento che anche Millaray se ne sarebbe
andata…
«…tu
non hai da fare, giusto?»
O
almeno, quelli erano i suoi piani, perché invece
Atticus non sembrava molto d’accordo.
«justo, ma
es meglio que
vada».
«perché?»
«per
evitare que
i nostri compagni diventino más
tesi
de quello que
sono, ecco porque. Tu
sabes…nessuno dei due è contento se
rimaniamo soli».
Atticus
le si avvicinò. «lo so» disse a
bassissima
voce «ma è un’assurdità.
Siamo amici, non facciamo niente di male né
l’abbiamo
mai fatto, eppure siamo sorvegliati costantemente, sia da Dentolina col
suo tè,
sia da Pitch che, con i suoi Incubi, sconfina sfacciatamente nel regno
della
mia compagna. Controllano ogni nostra mossa ed io, primo, non vedo
alcun motivo
per farlo, specie da parte di Dentolina e, secondo, queste limitazioni
alla
nostra libertà personale mi stanno sia stufando che facendo
altamente
innervosire…ecco, visto?» disse, quando vide un
Incubo svolazzare sopra di loro
«per quanto diciamo ai nostri compagni di stare tranquilli,
loro non ci
ascoltano. Pitch è Pitch, d’accordo, ma
Toothiana?...inizio a sentirmi in
gabbia, Mila. Tu no?» le chiese Atticus.
Lei
pensava esattamente le stesse cose, e tutte le
rassicurazioni che faceva a Pitch cadevano nel vuoto. Ciò la
seccava, e la
feriva, perché interpretava quegli atteggiamenti come una
completa mancanza di
fiducia -cosa di cui Millaray aveva parlato al suo compagno, ottenendo
un “di
te mi fido, ma non di lui” che reputava una risposta
leggermente imbecille- del
tutto ingiustificata dato che in ottant’anni di convivenza
gli era sempre stata
completamente fedele, tanto da non aver mai neppure pensato
di poter stare al fianco di chiunque non fosse lui, e Pitch
avrebbe dovuto saperlo.
«se
continuiamo a comportarci como siempre, y a
rassicurarli, prima o poi la faranno finita».
«sì,
quando l’inferno gelerà. Questa storia va
avanti da troppo tempo».
«quizás
dovremmo simplemente tagliare la
testa a el
toro…»
Si
sentì afferrare e stringere la mano destra. «no. Non se ne parla»
dichiarò Atticus.
«es la
cosa migliore per todos. Nada incontri
tra me e te, nada gelosia, nada controlli, y
tutto tornerà a posto».
«non
posso credere che tu voglia davvero rinunciare
al nostro rapporto solo perché i nostri compagni sono
degli…schizzati
paranoici!» gli dispiaceva parlare così di
Toothiana, ma in quel caso non si
trattava di insulti, soltanto di realismo «e no, le cose non
“torneranno a
posto” perché, se in precedenza c’erano
condizioni per cui Dentolina e Pitch
potessero arrivare a controllare ossessivamente due persone che non
fanno nulla
di male, allora le cose non erano “a posto” nemmeno
prima. Il punto non è che
dovrebbero smetterla. Il punto è che non avrebbero neppure
dovuto cominciare…»
divenne pensieroso per un istante, ma poi fece un sorrisetto
«qui ci vuole una mini rivolta!»
«…que?!»
Atticus
non diede spiegazioni e, dopo aver rivolto
un saluto beffardo ad un Incubo di passaggio, scomparve
chissà dove con
Millaray, giusto un attimo prima che Dentolina tornasse sul posto, da
sola.
«Atticus, comincio a pensare che Sandelle sia ossessionata
dai complementi
d’arredamento. Dopo le tende ha voluto farsi dire dove
abbiamo preso il letto,
le trapunte, il comò, i
comodini…Atticus?» si guardò attorno
«dove
sei?...d’accordo, ammetto che forse ho esagerato con i
pasticcini, ma sai come
la penso su certe cose…» disse al nulla, mentre
svolazzava in maniera sempre
più frenetica «so che non ci ha fatto nulla di
male, e so che sai badare a te
stesso, ma è sempre la compagna dell’Uomo Nero ed
è legittimo che io mi preoccupi
se questa vostra “amicizia” sembra andare un
po’troppo oltre! Atticus! Vieni
fuori!»
“oddio,
e se quella l’avesse rapito per darlo
in pasto a Pitch?! Se gli avesse teso un agguato?!”
pensò.
Non
aveva idea del fatto che fosse stato Atticus a
fare una specie di “agguato” a Millaray,
così come non aveva idea del fatto che
ora i due si trovassero sempre lì a Punjam Hy Loo, ma in una
stanza creata da
Atticus, in un diverso piano dell’esistenza, facendo pratica
di quel tipo di
incantesimi.
Era
una grande camera da letto con bagno annesso, la
cui architettura era un misto tra quella del palazzo stesso e quella
della
Fabbrica di Nord, con pavimenti e diversi altri elementi in legno scuro
a dare
un senso di “calore”.
«que
posto es…?»
«uno
che non c’era fino a due settimane fa. L’ho
creato con un incantesimo. Al momento siamo a Punjam Hy Loo, ma in un
diverso
piano della realtà. Dentolina, come chiunque altro, non sa
dell’esistenza di
questa stanza ma, anche se fosse, non potrebbe raggiungermi qui.
Nessuno può»
specificò Atticus, guardando Millaray «a parte
te».
«porque
mi hai mostrato questo posto?»
«perché
so che non ne parlerai a nessuno, e perché
siamo sulla stessa barca. Se dovessi sentire il bisogno di sparire per
un po’,
un giorno, saprai dove andare. Ora, parliamo della mini
rivolta…»
«non
vedo porque dovrei voler sparire e, no,
non ci sarà nessuna “mini rivolta”. Creo
que già solo questo porterà
abbastanza guai» disse la donna «la cosa migliore es
que yo torni a casa
immediatamente».
Atticus
le posò le mani sulle spalle, guardandola
serio in viso. «qui puoi parlare liberamente, sei al sicuro,
per cui…devo
chiedertelo: hai paura che il tuo compagno ti faccia del male, se non
fai e
dici quel che lui desidera?»
«que?!
» allibì Mila, per poi fare una risata
genuina «assolutamente no! Pitch se getterebbe
sotto el sol piuttosto
que farmi del male, de esto soy sicura.
Ma non sarebbe
altrettanto gentile con te» aggiunse poi «y
de esto tambien soy sicura».
«non
devi temere per me, so difendermi benissimo.
Oh, e per quanto riguarda la mini-rivolta…»
« es una
pessima idea, te l’ho già spiegato»
disse Millaray, che temeva una qualche idea
particolarmente balzana conoscendo il temperamento di Atticus, tendente
a fare
in grande anche le cose più “mini”.
Doveva ammettere che in questo Atticus e
Pitch si somigliavano un po’, così come per la
tendenza a fare “grandi
discorsi” ed il fatto che a volte si rivelassero fin troppo
sicuri di se
stessi, in certi casi finendo per compiere errori immani, in altri no,
con un
po’di fortuna.
«Mila,
non voglio certo fare una guerra!» ribatté
l’altro «mi piacerebbe soltanto che io e te
andassimo, con tutta l’innocenza
del mondo, ad…una festa».
[…]
«te
lo chiederò un’ultima volta: restituiscimi
immediatamente Millaray, altrimenti
ridurrò questo tugurio in un’informe poltiglia di
pietra e legna, dopo aver
ucciso te, tutti questi moscerini colorati e, soprattutto, quella
carogna del
tuo compagno!»
Di
tutti i modi in cui quella giornata avrebbe
potuto concludersi, quello era senza dubbio il peggiore. Atticus non si
trovava
da quasi un’ora, ma sembrava che lo stesso valesse per
Millaray, dal momento
che il suo amabile compagno Pitch
Black aveva invaso Punjam Hy Loo con una marea di Incubi pronti a
scattare
contro di lei appena l’Uomo Nero avesse dato loro
l’ordine…
Sciaff!!!
«agh!!!...m-maledetta!»
farfugliò Pitch, massaggiandosi il naso dolorante per il
manrovescio ricevuto «me
la pagherai cara per ques-»
«sentimi bene!»
esordì Dentolina, volandogli a pochi centimetri dal volto
«primo, non hai alcun
diritto di invadere il mio regno appena ti sfiora l’idea, e
faresti bene a
mettertelo in testa; secondo, io non so dove siano né la tua
fidanzata né il
mio compagno, lo sto cercando da quasi un’ora e non lo trovo,
quindi non sono
proprio dell’umore giusto per gestire anche un individuo
blaterante! Chiaro?!
Perché non usi gli Incubi per cercare chi vuoi
cercare, invece di venire
qui a minacciare di morte chi non sa niente ed ha già tante
cose a cui pensare
di suo?!»
Pitch
non ricordava di aver mai visto Dentolina così
fuori di sé, neppure nel campo di battaglia, le volte in cui
lei aveva dovuto
battersi “per il bene dei bambini del mondo”:
dov’era finita la dolce e cara
fatina piumata? Oddio, le piume c’erano sempre, ma a mancare
era il “dolce e
cara”. «fortuna che hai la fama di essere una
persona carina e gentile,
altrimenti non oso immaginare!» sibilò
velenosamente Pitch.
«non
so cosa pretendi, considerato il tuo atteggiamento!
Volevi che ti offrissi tè e pasticcini?»
ribatté lei, per poi calmarsi un po’,
e tornare parzialmente ai soliti atteggiamenti «Pitch, se
invece di arrivare
qui e fare una scenata mi avessi semplicemente chiesto con garbo dove
fosse la
tua fidanzata, e di aiutarti a cercarla, non te l’avrei
negato. Invece mi
costringi a prenderti a schiaffi anche quando tu stesso sei in
difficoltà!»
«Il
Re degli Incubi non ha bisogno di alcun aiuto, e
non giocare a fare la buona e generosa fatina con me, perché
non attacca,
Guardiana!...il mio povero naso sa benissimo che non lo sei»
aggiunse, in un
borbottio «comunque sia resta il fatto che dovresti
controllare di più il tuo
fidanzato, è sparito con la mia donna, osando perfino
rivolgere ai miei Incubi
un cenno di saluto come provocazione, e questo è inaccettabile!»
«di
grazia, cosa ci facevano degli Incubi nel mio
palazzo?!»
“ma
allora sono davvero spariti insieme…”
pensò
Dentolina, sentendosi più in ansia di quanto già
fosse.
«non è questo
il punto!» sbottò Black, cercando di
cambiare discorso con la
consapevolezza di essere in torto «il fatto è che
Dentolino sta cercando di
intromettersi tra me e-»
«oh,
se mai è il contrario!» disse la fata, con una
punta d’acidità.
«non
vedo il motivo per cui Millaray dovrebbe farlo.
Ha già il meglio a disposizione» si
vantò Pitch, lisciandosi i capelli all’indietro
e sistemando il mantello nero «sono molto meglio di un
grassone barbuto, di un
nano sabbioso e di un coniglio, e soprattutto di quel piccolo arrogante
del tuo
caro…come si chiama? È così
insignificante che fatico a ricordarne il nome!»
Sicuro,
come no. Era una balla talmente ovvia che
Dentolina non si sprecò neppure a rispondere, alzando gli
occhi al cielo, e
pensando a quanto, in ogni caso, Atticus fosse superiore a lui in
circa…mah,
mezzo milione di cose. «uh, sì, certo. Assodato
che sono insieme, a questo
punto, la mia domanda è una: vogliamo restare qui a
discutere come due
imbecilli mentre loro due sono insieme chissà dove e
chissà perché, o vogliamo
andare a riprenderci i nostri compagni senza perdere altro tempo e
senza che
tutta questa faccenda finisca in un bagno di sangue?»
Riecco
la Dentolina sardonica e seccata, che tra
l’altro diceva cose sensate. Atticus forse stava provando ad
insidiare Mila in
quel preciso istante, per cui era vero, non c’era tempo per
discutere. «non
garantisco sul bagno di sangue, fatina, nel caso in cui i suoi
atteggiamenti
non mi piacciano».
«gli
atteggiamenti della tua ragazza a me non
piacciono mai, eppure mi sono sempre data una regolata. Ti consiglio di
fare
altrettanto».
«altrimenti
cosa fai, mi metti un soldino sotto il
cuscino?» la provocò l’Uomo Nero.
«no:
ti verserò direttamente una colata di oro fuso
in testa. Sii felice, guadagnerai di più»
ribatté Dentolina, serissima, mentre
si allontanava in volo, lasciandolo di sasso «su! Muoviamoci,
non hai detto di voler
recuperare la fidanzata?»
Black,
che sentita la minaccia aveva inconsciamente
portato una mano alla gola, sistemò il collare dorato che
portava nel patetico
tentativo di mostrarsi indifferente. «…sicura di
non aver sbagliato mestiere?
Certe minacce non sono da Guardiana».
«muoviti!»
concluse Dentolina, volando lontana. Pitch la fissò
perplesso per qualche
attimo.
«ma
guarda tu questa…» disse, per poi salire a
cavallo di un Incubo ed affiancarla rapidamente «senti,
chiariamo questa cosa
però: io non ti ho mai chiesto aiuto, Guardiana.
D’accordo?»
«sì,
Pitch, non mi hai chiesto aiuto» “mamma mia
quant’è esasperante. Non mi stupisce se quella
va a cercare altro, ma fa meglio ad evitare il mio
compagno!” pensò
Dentolina, ormai arrivata fuori dal palazzo.
«e
non usare quel tono con me: posso distruggerti da
un momento all’altro!» le ricordò Pitch.
«se
tu eviti di stressarmi, io non utilizzerò un
tono stressato. E adesso basta! Abbiamo altri problemi. Hai qualche
idea su
dove possano trovarsi?»
«considerando
che è stato il tuo compagno a rapire
la mia, ti giro la domanda: hai qualche idea su dove possano
trovarsi?» le
chiese, senza che il sarcasmo riuscisse a nascondere la sua rabbia.
«Pitch»
Dentolina si voltò verso di lui con un
sorriso così tirato che gli fece quasi paura
«capisco che tutta questa faccenda
ti stia facendo alquanto innervosire, ma ti chiedo di tentare
di ragionare, almeno in questo frangente: se io avessi
avuto anche solo una minima idea di dove possano trovarsi, ti sembra
che sarei
rimasta nel mio palazzo a perdere tempo con una
certa persona che si diverte a fare scenate? E, soprattutto,
ti sembra che
avrei chiesto io per prima a suddetta persona se avesse qualche idea
sulla loro
posizione? No!...ovvio…che
no».
“molto
bene, ho capito tutto: le fate mezze colibrì
sono bipolari”
pensò Pitch “che sia
proprio per la natura mezzosangue?”
No,
l’Uomo Nero non arrivava proprio a capire di
essere esasperante per chiunque.
«piuttosto,
perché non adoperi i tuoi Incubi in
maniera davvero utile e li sguinzagli in giro per il mondo, in
qualunque luogo
in cui sia plausibile che possano essere andati? Luoghi che tu e lei
magari
frequentate abitualmente, o in cui siete stati di recente? Io
farò lo stesso
con le mie fate, mandandole nei luoghi che io e lui frequentiamo di
solito…»
«non
ti azzardare a venirmi a dire come utilizzare i
miei Incubi, so benissimo da solo
cos’è che devo fare, non ho bisogno di sentire le
tue chiacchiere!»
«e
allora fallo»
lo incitò Dentolina, scandendo bene l’ultima
parola e trattenendosi
dall’estrargli tutti i denti uno alla volta, sia
perché erano veramente brutti,
sia per mancanza di tempo, dando poi mentalmente ordine a qualche
gruppo di
fatine di cercare Atticus.
«se
non si sono nascosti sottoterra o in fondo
all’oceano, o ad un lago, dovremmo trovarli in tempo
decente» disse Pitch, dopo
aver sguinzagliato le sue creature «in che rapporti siete con
le sirene, i
nani, gli elfi oscuri, le ninfe dell’acqua e Nyneve la Dama
del Lago?»
Quasi
nulli, sporadici, nulli, discreti e discreti.
Ma Dentolina non intendeva dare a Pitch modo di farsi un’idea
su con chi poter
stringere possibili alleanze. «stabili, ma non penso siano
andati da qualcuno
di loro».
«capisco».
Non
restava che aspettare il ritorno dei rispettivi
emissari, ormai, e calò un lungo silenzio imbarazzante.
Pitch e la Fatina dei
Denti erano nemici, infatti, e già da un bel po’,
per cui l’atmosfera non
poteva essere migliore di così.
«ehm.
Mentre aspettiamo hai voglia di parlare,
Pitch?»
L’Uomo
Nero sollevò le sopracciglia praticamente
inesistenti. «non vedo perché dovrei averne,
né di cosa io dovrei voler parlare
con te. Preferisco rimanere in silenzio ad escogitare un modo per farti
pagare
quel manrovescio, nonché qualche maniera creativa in cui sistemare Dentolino».
Chissà
perché Dentolina aveva sperato anche solo
minimamente di poter avere con lui una conversazione decente!
«potrei
suggerirti un paio di quelle con cui io ho pensato di sistemare la
Donna Nera,
se vuoi».
Tirarono
fuori simultaneamente le rispettive armi, e
sempre simultaneamente andarono all’assalto l’uno
dell’altra, trovandosi
vicinissimi, Dentolina cupa come poche volte si era mai vista e Pitch
con uno
sguardo da pazzo omicida.
«osa
minacciarla di nuovo, ed io-»
«se
non ti piace che io minacci lei, tu evita di minacciare
Atticus. Sono una persona gentile e paziente, Pitch… ma, a
furia di tirare la
corda, essa si spezza. Sei avvisato. Cerchiamo di finirla. Basta
minacce, basta
provocazioni e basta attacchi, d’accordo?»
Sostennero
i rispettivi sguardi anche quando si
allontanarono, continuando a tenersi d’occhio.
«non
sono convinto che tu sia la vera Fatina dei
Denti, sappilo. Secondo me sei la sua gemella più
interessante! E, no, non
prenderla come una provocazione: ammetto solo di star scoprendo strani
lati del
mio nemico».
Chissà
se i suoi colleghi Guardiani avevano una
minima idea di come diventasse quella fata in certe occasioni, o
fossero
davvero illusi -com’era lui stesso fino a poco prima, a dire
il vero- che
Dentolina si riducesse solo ad un
“adorabile”, ciarliero ed invadente
batuffolo di piume. Evidentemente cambiava registro, se c’era
in ballo il
fidanzato!
«anche
a me piacerebbe scoprire qualche lato
inaspettato in te, ma fino ad ora non ho visto assolutamente niente di
cui non
fossi già a conoscenza: ti comporti proprio da Pitch
Black» replicò lei, con un
sospiro.
«cosa
vorresti insinuare?!»
«oh,
Pitch, non ho proprio la minima voglia di
mettermi ad insinuare alcunché» Dentolina si
sedette sul ramo di un albero,
massaggiandosi le tempie «…ma perché, perché
avrà avuto un simile colpo di testa? È
così assurdo…non è proprio da
lui…»
«indovina,
perché sbava dietro a Millaray!»
«mi
era sembrato che avessi detto di non avere
voglia di parlare con me, per cui sii
coerente, per cortesia».
«sei
tu che prima mi hai chiesto se avessi voglia di
parlare, Guardiana» ribatté Pitch.
«già,
e probabilmente non finirò di pentirmene entro
oggi».
«non
ami sostenere conversazioni intelligenti?»
Sembrava
che, non avendo altro da fare, Pitch
volesse tentare di ricavare qualche soddisfazione punzecchiando la sua
nemica:
un modo come un altro per scaricare la tensione crescente, peccato
fosse
fastidioso!
«sì,
ma solo quando sono effettivamente intelligenti».
«mi
hai dato dello stupido, fatina?!»
«no,
stai facendo tutto da solo».
Le
cose avrebbero potuto finire molto male, se un
Incubo ed una fatina non fossero sopraggiunti nello stesso momento con
informazioni preziose per entrambi…
[…]
Era
divertente.
Piacevole come aveva sempre immaginato osservando certe scene
dall’alto, pur
non potendo prendervi personalmente parte, e diversissimo dagli
“eventi” cui
partecipava di solito.
Quando
Atticus le aveva parlato di una festa,
sinceramente, non aveva pensato che alludesse proprio a quella del
raccolto a
cui Pitch non aveva voluto portarla causa “infima
plebaglia”: era stata una
bella sorpresa, ed era stato bello poter soddisfare la propria
curiosità di
vedere come si svolgevano cose simili.
Indubbiamente
era tutto molto più semplice, rustico
al punto di essere l’antitesi di tutto quello a cui era
abituata, eppure Millaray
Adoración Black che quelle persone si divertissero a quella
festa per quanto,
durante tutto il resto dell’anno, si barcamenavano cercando
di mettere in
tavola qualcosa senza riuscirci sempre. Poteva avere senso: i nobili
delle alte
corti erano abituati ad avere tutto quello che volevano, in special
modo il
cibo, che spesso andava sprecato, mentre l’ “infima
plebaglia” no, e dunque
dava un valore diverso tanto ad esso quanto ai divertimenti, senza
doversi
preoccupare dell’etichetta.
E
lei ed Atticus ballavano tranquillamente in mezzo
a loro, a piedi nudi nell’erba e senza correre il rischio di
essere urtati e
calpestati, imitandone i movimenti come meglio potevano. Sbagliavano
spesso a
dire il vero, perché nessuno dei due era abituato a simili
tipi di ballo e, se
fossero stati visibili, tra un inciampo e l’altro sarebbero
risultati piuttosto
buffi…eppure si divertivano entrambi come matti, forse
proprio per quello!
«mi
sa che, se Toothiana mi vedesse adesso, potrebbe
prenderle un accidente» commentò Atticus,
piuttosto divertito.
«porque?»
«scherzi?
Sto ballando in modo indecente, quindi scoprirebbe
che non sono perfetto!» disse, facendo fare a Millaray una
giravolta «mi sta
venendo voglia di urlarlo, davvero, anche se non mi sentirebbe
nessuno…anzi,
sai cosa? Ora lo faccio!» dichiarò, portandosi
entrambe le mani alla bocca «popolo!
Re Atticus Toothian non è perfetto! Sta
ballando da far pena, e ne va fiero!!!»
La
gitana lo osservò in silenzio. Credeva di averlo
sempre visto felice e sereno, ma solo in quel momento si stava rendendo
conto
che, invece, le cose non erano esattamente così. Il solito
Atticus era diverso
da quello che le stava davanti. Il solito Atticus non sorrideva in quel
modo,
non aveva gli occhi brillanti da un’assurda gioia allo stato
puro, non sembrava
mai così vivo. Millaray
ebbe l’impressione
di non aver mai visto il vero Atticus fino a quella sera…ma
avrebbe mentito, se
avesse detto di non preferire questa versione all’altra.
Non
poté evitare di ricambiare il sorriso, quando
lui la guardò, né di tornare a ballare con lui,
né di continuare ad accantonare
tutto quel che le arrivava dal proprio compagno. Ansia,
preoccupazione…rabbia,
ma non verso di lei, mai verso di lei…
Oh,
basta, alla fine erano problemi suoi. Lei era in
salute, e si stava divertendo assieme ad un carissimo amico, senza fare
assolutamente niente di male né mancare di rispetto a Pitch.
Se, nonostante le
rassicurazioni, lui ci teneva tanto a continuare a comportarsi da
geloso
paranoico, che facesse pure; non si sarebbe fatta influenzare oltre
dalla sue
paturnie e si sarebbe goduta la vita, alla faccia di
“demarcazioni di
territorio”, rimproveri e classismi. A Pitch magari non
sarebbe piaciuto, ma
avrebbe dovuto abituarsi all’idea.
Improvvisamente
l’oscurità più totale dilagò
ovunque, spegnendo i falò, serpeggiando tra le persone che
danzavano, ed Incubi
invisibili agli occhi dei mortali rovesciarono tutte le bancarelle che
c’erano.
Non capendo cosa stava succedendo, la gente si spaventò, e
la musica venne
rapidamente sostituita da urla e persone che scappavano via.
Quelli
erano i veri effetti delle tenebre, della
paura, di Pitch Black. Millaray sapeva bene che quanto faceva il suo
compagno
non era piacevole per nessuno, così come era a conoscenza
del fatto che i suoi
scopi non fossero precisamente benevoli, e l’aveva accettato
da tempo…ma solo
in quel momento capì cosa volesse dire davvero trovarsi
“dall’altra parte”
quando Pitch entrava in azione.
L’allegria
che lei ed Atticus avevano provato fino a
quel momento si dissolse come se non ci fosse mai stata, e…
«metti giù
quella falce! Si era detto “niente bagni di sangue”!»
«l’avevi
detto tu, Guardiana, non io!!!»
«…ho
le allucinazioni o Dentolina e Pitch sono
venuti qui insieme, e lei lo sta
trattenendo per il mantello così da impedirgli di
uccidermi?» disse piano
Atticus a Mila. Ovviamente non era un’allucinazione, ma una
scena simile non poteva
che sembrare assurda ad entrambi.
«es peggio
de quanto avessi pensato»
osservò a
malincuore Millaray, avvicinandosi a Pitch con passi decisi
«Pitch, va tutto
bene, non c’era bisogno de fare
toda esta tragedia!»
«va
tutto bene?!» l’Uomo Nero fece una risata
isterica «va tutto bene, dici?! Ma certo, sicuro! Ti fai
rapire da quello lì»
indicò Atticus «facendo sì
che io temessi per la tua incolumità, che sguinzagliassi gli
Incubi a cercarti
in tutto il mondo, e dov’è che ti trovo?! A
ballare allegramente insieme a
qualcuno con cui ti ho espressamente vietato di rimanere sola anche
solo per
due minuti, oltretutto in un luogo che ti avevo proibito di frequentare
in quanto
del tutto inadatto a te!»
Dentolina
intanto si era avvicinata ad Atticus, con
rimostranze abbastanza simili a quelle di Black. «si
può sapere cosa ti è
venuto in mente?! Sparire in quel modo! Hai idea di quanto mi sia
preoccupata,
e soprattutto di cosa abbia dovuto passare con Pitch per questo tuo
assurdo
colpo di testa che…Atticus, mi stai ascoltando?!»
No,
in realtà non la stava affatto a sentire, troppo
preso ad osservare le dinamiche dell’altra coppia.
«guardati!»
Pitch indicò i piedi nudi della compagna,
nonché la gonna del vestito legata in modo tale da
accorciarla almeno un po’,
per avere più libertà di movimento
«stai da sola con lui per un po’, e ti
ritrovo conciata come una stracciona…»
«le
straccione stanno comode y se divertono,
a quanto sembra» commentò Millaray.
«…o
peggio ancora, quasi come una donna di
malaffare che-»
«como?!»
Millaray, ora veramente arrabbiata, lo afferrò per il bavero
costringendolo a
chinarsi alla sua altezza «ripeti
quello che hai detto, se ne hai il coraggio!»
Peccato
che, anche volendo, Pitch non ne avrebbe
avuto il tempo: improvvisamente l’Uomo Nero sentì
un gran dolore al volto, e
per un attimo vide solo buio e stelline rosse e blu. Quando si riprese
capì di
essere a terra, semisdraiato e che il colpevole di
quell’affronto non era altri
che il suo rivale, Atticus, che si stava massaggiando le nocche del
pugno
destro.
«già,
Black, ripetilo anche a me!»
«Atticus,
sei completamente impazzito?! Cosa ti è
venuto in mente?!» Dentolina, semi scioccata,
cercò di attirare la sua
attenzione senza minimamente riuscirci.
«ma
que diavolo
fai?!! Chi ti ha detto de prenderlo
a
pugni?!» gli urlò contro Millaray, che vedeva le
cose mettersi sempre peggio,
andando immediatamente a soccorrere Pitch «stai bene? Sei
ferito? Ti aiuto ad
alzarti…»
«sto
benissimo, e l’unica cosa che devi fare al
momento è stare ferma dove sei, dal momento che tu e lui
avete fatto già
abbastanza danni!» disse duramente l’Uomo Nero,
dandole solo una breve occhiata
prima di rialzarsi a fronteggiare l’avversario «la
pagherai cara per quel che
hai osato fare!»
«e
tu la pagherai per come osi trattare la tua
compagna, dandole anche della donna di malaffare, oltre che comportarti
come un
despota oppressivo paranoico maniaco
del controllo. La cosa più sensata, per lei, sarebbe
mandarti al diavolo!» se
la stava prendendo moltissimo, fin troppo, e lo sapeva, ma non aveva
potuto
tollerare che quell’essere trattasse Mila in quel modo.
«non
ti azzardare ad intrometterti dove non devi,
Toothian! È la mia relazione,
è la mia donna, quindi
mi comporto come più
mi aggrada e la tratto come mi pare e piace!»
«ah,
es asì,
EH?! Nemmeno fossi un oggetto!!!»
Ops.
Aveva dato troppo fiato alla bocca e Pitch, se
avesse potuto, rendendosi conto dell’errore commesso si
sarebbe preso la testa
a martellate. «ah…ehm…no, no, certo che
non lo sei, cara, è che questo stolto
mi ha fatto saltare i nervi, lo
sai che quando succede a volte parlo a sproposito, e dico cose che
ovviamente
non penso affatto, ma tu sai benissimo che in realtà
io…dove stai andando?!»
«troppo
machismo y
discorsi cretini, y yo me sono
stufata!» disse Millaray, saltando in groppa ad un Incubo
«yo me ne vado. Ci
vediamo, Atticus».
«nossignore!»
la contraddisse Pitch «io te lo
proibisco!»
«y yo me
ne frego».
«come
sarebbe a dire che “te ne freghi”?!»
allibì
Pitch, mentre lei prendeva il volo «Millaray
Adoración Black, torna qui
immediatamente! Millaray!!!»
urlò,
salendo a sua volta a cavallo per inseguirla, lasciando soli Atticus e
Dentolina.
“se
prima o poi Millaray mi chiederà di staccargli
la testa ed infilzarla su una picca, sarò ben lieto di
farlo!” pensò l’uomo
alato, ricordandosi solo l’istante successivo della presenza
della propria
compagna. Già, giusto, Dentolina era stata lì
tutto il tempo e lui non aveva
fatto altro se non ignorarla completamente! Meglio correre ai ripari, e
in
fretta.
«ti
sei comportato in maniera inqualificabile, e-»
«mi
dispiace. Mi
dispiace» disse Atticus, prendendole le mani
«hai pienamente ragione, ho
dato di matto e, oltre a tutto questo, ti ho anche messa in pericolo, e
non ti
ho ascoltata. Sono mortificato, davvero, tutto questo non era certo
nelle mie
intenzioni…è solo che certe cose non le sopporto
proprio! Hai visto anche tu
come l’ha trattata, ed hai sentito come l’ha
apostrofata: non potevo certo
lasciare che, dopo aver agito in quel modo con una mia amica, la
passasse
liscia! È la sua compagna, avrebbe dovuto usare un
po’più rispetto: io non farei
certo tante scene, se ti vedessi ballare con Calmoniglio, né
ti darei della
donna di malaffare se ti fossi legata la gonna per stare più
comoda. Che assurdità.
L’Uomo Nero è proprio uno psicopatico, e mi
dispiace solo per lei che…»
«“che”
è tranquillamente in grado di gestirlo, da
quel che ho visto. Non c’era bisogno che intervenissi,
l’aveva acchiappato per
il bavero ed ho pensato che da un momento all’altro
l’avrebbe preso a schiaffi.
Te la prendi fin troppo a cuore, Atticus… e sinceramente,
tra questo e la vostra
fuga assurda, mi fai veramente pensare male».
«magari
siamo scappati perché non ne potevamo più di
essere costantemente controllati, e senza motivo alcuno. La situazione
sta diventando
pesante, per me. Siamo amici, e non posso vederla senza sentirmi
sorvegliato
come un galeotto! È vero che tengo a lei e le voglio bene,
ma è lo stesso “bene”
che provo anche per Ljuba, Galaxia e Sandelle, né
più né meno e se, per
esempio, Nord avesse dato a Ljuba della donna di malaffare, avrei
picchiato
anche lui! Toothiana, tu ed io stiamo insieme da ottant’anni.
Come devo fare
per farti capire che, al di là delle amicizie, sei
l’unica donna con cui voglio
stare? Davvero ti fidi così poco di me?»
«no…io
mi fido. Ovvio che mi fido. È che temo sempre
che tu, per lei, possa finire coinvolto in cose come quella di stasera,
appunto, e non voglio che tu finisca a farti male, o peggio. Non lo
sopporterei, perché…anche tu sei
l’unico uomo con cui io voglia stare. Non so
cosa farei, se dovessi finire col perderti».
«se
mi lasci un po’più di spazio non mi perderai, ed
io non avrò più alzate d’ingegno come
questa. Promesso».
Dopo
pochi istanti di titubanza, Dentolina si lasciò
abbracciare, decidendo di credergli. Voleva credergli…voleva
con tutte le
proprie forze.
Solo
il tempo le avrebbe rivelato se la sua fosse
stata o meno una buona idea…
[…]
«…non
fare la stolta, apri questa porta! Non costringermi
ad entrare con la forza!»
«sfondare
una porta en legno massiccio
spessa venti centimetri? Auguri!»
E
non poteva neppure entrare dopo essere diventato
un’ombra: lui stesso, per motivi di sicurezza, aveva gettato
sulla loro camera
da letto un incantesimo che impedisse a chiunque di entrare con la
magia.
Quella del cristallo di Mila era l’unica magia che non fosse
riuscito a
soverchiare, mentre c’era riuscito fin troppo bene con la
propria!
«davvero
non capisco questa tua ostinazione a voler
frequentare i compagni dei miei nemici. Finora te l’ho
lasciato fare solamente perché
so che ci tieni a voler avere rapporti con creature che sono state
create in
modo simile al tuo, nonostante non fossi felice ho lasciato correre per
amor
tuo, ma non riesco a capire cosa tu voglia ottenere incontrandoli. Sono
i
compagni dei Guardiani, non possono volere il tuo bene, Millaray, e
temo che ti
stiano ingannando, cercando di portarti via da me per
indebolirmi!»
«non
li conosci minimamente, parli a vanvera y te sbagli
su todo!»
«non
ti aiuterebbero mai, se tu avessi un qualsiasi
problema, esattamente come non lo farebbero i Guardiani! Loro sono i
tuoi
simili, ma io ed io soltanto sono la tua famiglia, e l’unico
di cui tu possa
davvero fidarti. Io sono tutto quello che hai».
«no,
Pitch: yo
soy todo lo que TU hai».
Sentendo
silenzio completo da fuori della porta,
Millaray pensò che se ne fosse andato. Pensò di
avere esagerato, di aver dato
un brutto colpo al suo orgoglio, che forse avrebbe dovuto parlargli con
più
calma, che forse…
«è
vero» disse lui, piuttosto piano «hai pienamente
ragione. Perché negarlo? Sei tutto quello che ho. Sei quanto
di meglio mi sia
capitato da quando sono…così.
C’è un
motivo ben preciso per cui il secondo nome che ti ho dato è
“Adoración”, e non
penso ci sia bisogno di spiegartelo. Spero che, essendo consapevole di
questo,
tu capisca perché me la prendo tanto nei momenti in cui
penso che tu possa
allontanarti, o di poterti perdere. Magari esagero, ma non è
perché ti vedo come
un oggetto di mia proprietà, ed il fatto che quando mi
arrabbio in quel modo
-mai con te!- finisca col dire cose stupide non significa che
m’importi di meno»
fece una breve pausa «mi spiace di averti dato della donna di
malaffare, non lo
penso assolutamente, e mi spiace anche per tutto il resto»
considerando quanto,
per lui, era complicato scusarsi, i suoi “mi
dispiace” valevano doppio! «se ora
apri la porta posso ripetertelo guardandoti in faccia,
Millaray».
Dopo
circa mezzo minuto, la porta si aprì.
«dispiace
anche a me. Es solo que
quando ho
visto que hai mandato gli Incubi a
spiarmi
ci sono rimasta male».
«non
spiavo te. Io di te mi fido».
«lo
so, però me
sentivo veramente oppressa. Promettimi que
d’ora in poi eviterai, dato que
non
c’è bisogno».
«ascolta-»
«non
accadrà nada.
Yo starò bene, non me faranno
del
male» lo rassicurò «y
soprattutto non ci
separeranno. Mai. Qualunque cosa
accada, yo non te
lascerò solo».
L’Uomo
Nero la guardò, serio in viso. «lo
prometti?»
Lei
annuì. «sulla mia anima».
Qualcosa
che non seppe identificare, forse incluso
nelle parti di ricordi lontani che col tempo si andavano consumando, lo
fece
quasi rabbrividire. Ma a lei non disse nulla.
«y tu
prometti que la smetterai de mandarmi dietro gli Incubi, y con la tua assurda gelosia?»
«mmmh…forse!»
«Pitch!»
«che
c’è? Non ho detto di no. Ho detto forse».
Come
per Dentolina ed Atticus, solo il tempo avrebbe
rivelato ad entrambi se sarebbero riusciti a mantenere le rispettive
promesse.
E
forse, a breve, avrebbero conosciuto la reale
validità di un giuramento fatto
sulla propria anima…
La prima cosa che devo dire è che non mi aspettavo venisse fuori una one shot così lunga.
La seconda è che spero di non avervi annoiati troppo, e mi scuso per eventuali errori di battitura: per quante volte rilegga le cose, me ne sfuggono sempre un paio -__-
La terza è che, come vedete, qui vengono mostrati diversi..."precedenti" per tutto quel che sta succedendo nella long-fic cui questo scritto è collegato, "La Luna Dorata" -incluso il comportamento di Dentolina quando c'è di mezzo Atticus-.
La quarta è che...a voi le considerazioni! Sempre se ne avete, naturalmente. Fatemi conoscere la vostra opinione, quale che sia, non me ne avrò a male, ormai dovreste saperlo ;)
_Dracarys_