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Autore: _Cthylla_    27/06/2015    5 recensioni
[One Shot strettamente collegata a "La Luna Dorata"]
Prima di un crollo spontaneo s'intravede sempre qualche crepa.
Tutto sta nell'accorgersene e chiuderle prima che accadano danni irreparabili...
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dentolina, Nuovo personaggio, Pitch
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Luna Dorata'
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«…mi ha regalato dei fiori et puis abbiamo volato sopra quell’edificio grand, circolare e tutto bucherellato q’il y a in quella città in Italia che non ricordo come si chiama, per guardare la Lune!»

«Roma, Sandelle, è Roma, e quello di cui parli è il Colosseo» sospirò Atticus «non ricorda il nome di quella che un tempo era la Caput Mundi, ditemi com’è possibile…»

Quello tra i cinque compagni di coloro che erano tra gli esseri immortali più potenti della Terra non era altro che uno dei loro classici incontri: in quel caso specifico si stava svolgendo nel Palazzo di Dentolina. Sandelle, Atticus, Ljuba, Galaxia e Millaray chiacchieravano del più e del meno in tutta tranquillità, seduti davanti ad un vassoio di pasticcini e cinque tazze di tè caldo ed ancora fumante che Dentolina in persona aveva servito loro circa tre minuti prima…per la quinta volta in quell’incontro.

«tralasciando il nome della città, Sanderson è stato molto dolce, Sandelle…più o meno come i pasticcini che ci sono stati serviti per la quinta volta in meno di due ore: Dentolina è davvero gentile, e ci tiene a controllare che tutto sia sempre a posto!» non era difficile cogliere una leggera punta di ironia nelle parole di Ljuba St. North, la quale come tutti -eccetto Sandelle, ovviamente- sapeva benissimo che quella di servire tè e pasticcini non era che una scusa come un’altra per controllare che tutto procedesse normalmente e, soprattutto, che nessuna delle altre quattro donne presenti -leggasi “Millaray”- assumesse atteggiamenti ambigui col suo uomo «una padrona di casa esemplare».

«già. Esemplare. Dentolina è fatta così, lei tiene molto al fatto che i miei amici si sentano tutti a proprio agio, e non credo le si possa fare una colpa» disse Atticus, sbrigativo «comunque mi sembra che tra tutte abbiate gradito i…pasticcini…» osservò Galaxia, alla sua sinistra, che si era riempita la bocca con tutti quelli alla carota «ma non erano gli scoiattoli a riempirsi la bocca fino a scoppiare? O beh, in fin dei conti sempre di roditori si tratta!»

«mfffmpffmm!» fu la risposta incomprensibile di Galaxia che, non avendo gradito il commento sui roditori, afferrò un pasticcino al cioccolato e lo spiaccicò in faccia all’alato.

«tutte quelle carote ti fanno male al cervello! Coniglio pazzo!» sbottò lui, nel divertimento degli altri, cercando qualcosa con cui ripulirsi.

Si voltò alla propria destra in modo quasi automatico appena delle dita dal tocco leggero come una piuma gli sfiorarono il viso.

«faccio yo» disse Millaray con un sorriso, mostrandogli un fazzoletto nero.

Ljuba e Galaxia si scambiarono un’occhiata. Per quanto alla fin fine Atticus e Millaray non stessero facendo assolutamente niente di male -lei gli stava soltanto pulendo il viso, in fin dei conti- in momenti come quelli sembrava sempre di essere di troppo.

Non avrebbe dovuto essere così, i due dichiaravano di amare da ottant’anni solo e soltanto i rispettivi compagni e, a dire il vero, non era mai successo per davvero un “qualcosa” che potesse far nascere qualche dubbio.  Magari erano soltanto molto amici, come col resto del gruppo, e nulla di più.

Eppure…la premura nei gesti di Millaray, il modo in cui Atticus le parlava, quello in cui si guardavano…

“non è affar nostro”.

Con quel pensiero Ljuba iniziò a rivolgere al tè tutta la propria attenzione. Lei e Galaxia, accortesi del forte legame tra i loro due amici, ne avevano effettivamente parlato, ma avevano concluso che qualsiasi altra mossa diversa dal lasciare che le cose seguissero semplicemente il loro corso sarebbe stata controproducente: parlarne ai diretti interessati avrebbe potuto significare mettere loro una pulce nell’orecchio per effettuare il passo successivo, e non era il caso, mentre parlarne ai rispettivi compagni sarebbe stato assolutamente scorretto -specie perché non ci sarebbe stato nulla di concreto da dire- nonché pericoloso dato che, se Dentolina era una persona piuttosto ragionevole, lo stesso non si poteva dire di Pitch Black.

Ed il fatto che i succitati Pitch e Dentolina sembrassero già di loro piuttosto tesi per l’amicizia che legava Atticus e Millaray era solo un’ulteriore motivo per non fomentare oltre possibili attacchi di gelosia più o meno omicida.

Sarebbero dunque rimaste a guardare e, nel caso in cui i loro amici avessero fatto quel “passo in più” ed avessero avuto bisogno di aiuto, lei e Laxie gliel’avrebbero immediatamente concesso. Sarebbe stato un passo imprudente, se mai fosse stato fatto davvero avrebbe sicuramente portato diverso caos, ma il proverbio recita che al cuor non si comanda e, se tra Atticus e Mila fosse davvero nato “qualcosa” nonostante fossero stati creati per amare due persone specifiche, non avrebbe potuto significare altro se non che quel “qualcosa” era tanto grande, forte e profondo da essere degno di rispetto e supporto.

«insomma tu e Sandy avete passato una bella serata, riassumendo tutto» disse Galaxia, una volta inghiottita tutta quell’assurda quantità di pasticcini.

«oui, exactement!» confermò la donna, con un sorriso «et toi, Mila? Non hai ancora raccontato niente…»

«porque in realtà in questi giorni non è successo nada de interessante» replicò la gitana, che aveva appena finito la sua opera di pulizia «l’altro ieri Pitch mi ha portata ad una de quelle feste de gala, stavolta en Austria Anteriore, y…no se. Solite cose. Valzer, nobili que non ci vedevano, buona musica, buon cibo. Siamo stati bene» disse tranquillamente Millaray «poi, tornando, ci siamo imbattuti in una festa del raccolto. Yo avrei voluto scendere a dare un’occhiata, ma lui…sabes como la pensa sulle feste popolari».

«non sia mai che il gran Re degli Incubi possa rischiare che dell’ignobile fango plebeo tenti l’assalto alle sue ciabattine in vera pelle umana…» commentò Atticus, “vagamente” sarcastico, rimediando una gomitata.

«non sono in pelle umana, sono de pregiatissimo camoscio» lo corresse la donna, senza però protestare per l’accusa di snobismo non esattamente velata, perché sarebbe stato del tutto inutile visto che era la pura verità  «lui es asì, ci tiene que yo frequenti ambienti adeguati, ma lo fa per il mio bene, no? Non credo gli si possa fare una colpa. Oh, y tra l’altro mi ha chiesto de nuevo de sposarlo».

«e questo ti sembra niente? Dis moi! Tu cosa gli hai risposto?» la incalzò Sandelle.

“già, cosa gli avrà risposto questa volta?” pensò Atticus. Parte di lui notava di essere più interessato del dovuto riguardo quella faccenda, ma l’altra parte diceva che era solamente perché, essendo amici molto stretti, si preoccupava sempre per quella donna capitata con un compagno pazzo da legare. Vero, fino a quel momento lei non si era mai lamentata del trattamento che l’Uomo Nero le riservava, né lui, in ormai cinquant’anni di conoscenza, aveva mai avuto modo di riscontrare su Millaray qualsiasi segno che suggerisse dei veri soprusi da parte di Black, ma c’era sempre la possibilità che le cose, per lei, si mettessero improvvisamente male. Riteneva che la propria fosse una preoccupazione legittima, conoscendo il soggetto.

«lo que gli ho risposto siempre, ovviamente: que non abbiamo un motivo valido per farlo».

Toothian si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. Meglio, molto meglio così.

«parliamoci francamente» continuò Millaray «que valore può avere el matrimonio, se già si porta lo stesso cognome, lo stesso titolo, y si vive assieme? Nessuno!»

Se Pitch aveva agito così non era stato solo per il semplice desiderio di farlo ma anche, presumibilmente, volendo “marcare il territorio” con possibili concorrenti…o meglio, con Atticus. Era un altro motivo per cui lei non aveva mai accettato la proposta: non le piaceva quando Pitch si comportava come un cane che orinava entusiasticamente contro gli alberi, la giudicava una cosa immatura, sciocca ed inutile, tanto da averglielo fatto notare più volte perché, se a Millaray non stava bene qualcosa, non esitava a dirglielo subito; peccato che l’Uomo Nero fosse sordo anche da quell’orecchio, oltre che da quello riguardante le feste plebee, quello inerente ad un addestramento ad uso di armi e combattimento, quello del concederle l’uso dei suoi poteri…

“in compenso, se gli dico que mi piace un fiore, sradica l’intera pianta y me la porta!...d’accordo, a pensarci bene no soy sicura que esto sia positivo…” pensò.

«sono pienamente d’accordo» disse Galaxia «idem Aster, che infatti non me l’ha mai chiesto».

Così come nessuno dei compagni degli altri “doni” -tutti loro venivano comunemente definiti così: evidentemente ragionavano esattamente come Mila, in modo un po’più sensato, e ciò valeva anche per Dentolina, nonostante la sua “tensione”.

«Pitch avrà paura che, se non ti sposa, tu possa lasciarlo e decidere di andartene ad addestrare leoni!» scherzò Atticus «probabilmente sarebbe più semplice avere a che fare con loro!»

«sentimi bene: yo non lascerei mai Pitch. Mai. Lui es el mio uomo, anche se non lo sposo, y rimarrei con lui in ogni caso. ¿Claro?»

L’aveva detto in modo così perentorio da aver fatto zittire tutti quanti per un istante…

«ehm…e tu e Nord, Ljuba, che combinate ultimamente?» disse Galaxia, con lo sguardo fisso su un pasticcino.

«stiamo programmando una breve vacanza in Irlanda, vicino alle scogliere. Non sappiamo ancora se saranno quelle di Moher oppure Croaghaun» rispose la russa, con tono tranquillo. Lo sguardo però non lo era altrettanto perché, come Atticus, dopo aver guardato per un attimo Millaray si era messa ad occhieggiare tutto l’ambiente circostante. La loro amica aveva avuto un cambio d’atteggiamento repentino e troppo strano, giustificabile solo con una cosa: aver notato di essere spiata, forse da Pitch, o forse da qualche Incubo che lo stava facendo al posto suo. Dubitava che l’espressione seccata che le vedeva in viso fosse dovuta alla battuta di Atticus, in circostante analoghe si era limitata ad una gomitata ed uno “ma smettila, dai”; per cui, probabilmente, ad irritarla era l’essere controllata, ed aveva parlato in quel modo solo per evitare di avere problemi una volta tornata a casa…o, più probabilmente, per evitarne ad Atticus Bla Bla. Le risultava strano pensare che Pitch potesse fare del male a Millaray, specialmente pensando al fatto che la trattava come se fosse stata un manufatto di delicatissimo cristallo -e Laxie era della sua stessa opinione- ma non aveva difficoltà ad immaginarlo mentre, in un attacco di gelosia, spiumava briosamente le ali di Atticus per poi strappargliele dalla schiena.

«altro che scogliere, secondo me se tu e Nord andate in Irlanda v’infilate nel locale del Lepricano e non ne uscite più fino a quando tutta la riserva di alcolici vari non è finita!» disse Galaxia.

Ljuba assunse un’aria pensierosa. «da, è possibilissimo».

«salve di nuovo! Come va? Vi divertite? Avete bisogno di altri pasticcini? Per qualsiasi cosa non esitate a chiedere!» giusto un rapido frullare di ali aveva preannunciato la venuta di Dentolina, per la sesta volta: sembrava sfruttare ogni minuscola pausa dal lavoro per fare una visita! Essendo la padrona di casa avrebbe potuto anche apparire come educazione, la sua, come Atticus aveva detto in precedenza… «Ljuba, ti ho già chiesto se ti sono piaciute le tende nuove di camera mia e di Atticus?»…peccato che l’effetto fosse rovinato dal fatto che, eccetto per brevissimi distoglimenti di sguardo, i suoi occhi magenta fossero puntati su Mila -che dal canto suo si limitava a bere silenziosamente del tè- pronti a verificare un qualunque movimento “strano”.

«a dire il vero sì, ma non ho problemi a ribadire che le trovo molto carine».

“come se a Ljuba importasse qualcosa delle tende, ma per piacere! Non importa a me, che devo dormire in quella stanza, figurarsi a lei…” pensò Atticus, dando a Dentolina una breve occhiata leggermente seccata, prontamente intercettata dalla fata stessa, la quale decise semplicemente di ignorarla.

Sapeva che il suo compagno non gradiva quella che, sotto sotto, lei stessa ammetteva essere una sorta di paranoia con annessa mania di controllo, ma non riusciva proprio a farne a meno, neppure dopo mezzo secolo di frequentazione in cui tra Atticus e Millaray non era successo nulla. Non riusciva proprio a fidarsi di lei, nonostante avesse tentato di farlo per amor di Atticus, poco contento della tensione tra lei ed una persona che considerava molto amica.

Ci aveva provato, davvero. Si era ripetuta infinite volte che Millaray Adoración Black non era altro che una povera donna,  inoffensiva perché incapace di combattere, priva dei poteri che l’Uomo Nero non voleva concederle, e molto sfortunata, proprio perché accompagnata a Pitch. Era bella, doveva riconoscerlo, ma di belle donne con occhi e capelli scuri era pieno il mondo, per cui anche questo, alla fin fine, non rappresentava assolutamente niente di speciale; oltretutto, quella poverina viveva in un antro oscuro, circondata dagli Incubi, i quali non erano altro che demoni...niente di paragonabile a Punjam Hy Loo, insomma.

Non aveva alcun motivo di essere gelosa di Millaray, si era detta, se mai ne aveva soltanto per compatirla.

Eppure…

«Millaray, il tè è di tuo gradimento?» la interpellò Dentolina «non sono mai sicura su come regolarmi, con te, non conoscendo bene le tue abitudini».

«era perfetto, ti ringrazio, y tambien i pasticcini erano molto buoni» rispose la donna, molto cortesemente.

«sarebbe stato ancora più perfetto se il tè fosse stato aromatizzato alla cannella, come il mio: io e Millaray abbiamo gli stessi gusti. Tè aromatizzato ai frutti di bosco per Galaxia, arancia per Sandelle, vaniglia per Ljuba e cannella per noi. Credevo di avertelo accennato, ma immagino di essermelo soltanto sognato» Atticus l’aveva detto in tono leggero e sorridendo, ma era snervante la testardaggine della sua compagna nel “dimenticare” quel particolare tutte le volte da ormai mezzo secolo, per pura e semplice ripicca. Se proprio aveva tanta voglia di controllarlo servendo di continuo il tè, che fosse almeno quello giusto!

“e lui, chi sostiene? Ma lei, ovviamente! Come al solito!...questa cosa della ‘povera sfortunata’ mi sta piacendo sempre meno, e non vorrei che Atticus, profondamente buono e generoso com’è, a forza di compatirla finisca per prendersela già più a cuore di quanto abbia fatto…ossia troppo” pensò Dentolina.

«non succede nada se non c’è la cannella, Atticus, es molto buono lo stesso…»

Pur sapendo benissimo che Dentolina lo faceva di proposito, Millaray lasciava tranquillamente perdere quella piccola “vendetta” da donna immotivatamente gelosa. Perché, dunque, Atticus non faceva lo stesso lasciando correre a sua volta? Intimamente lo ringraziava del fatto che prendesse sempre le sue difese contro chiunque, ma in casi come quelli non c’era ragione che lo facesse, rischiando di alimentare ancor di più la diffidenza della sua compagna, nonché quella di Pitch -intravedeva ancora qualche Incubo con la coda dell’occhio, ogni tanto, segno che erano osservati- cosa assolutamente sconsigliabile.

«je n’ai pas visto le tende nuove! Di che colore sono? Posso vederle?» s’intromise Sandelle, volando accanto a Dentolina. Non possedeva ali, ma i poteri di Sandman le permettevano quello ed altro e, sì, il colore delle tende le interessava davvero dal momento che stava cercando di convincere Sanderson ad aggiungere dei complementi d’arredamento che non fossero fatti di sabbia dorata, e le servivano esempi a cui ispirarsi.

«eeeh…sì, Sandelle, certamente, te le mostro immediatamente» acconsentì Dentolina «ci vediamo dopo…»

«a dire il vero Aster mi ha chiesto di tornare un po’prima del solito: sapete come funziona in primavera, immagino, anche se ormai è quasi finita» disse Galaxia che, in quella stagione, aiutava Aster a far nascere, crescere e mantenere rigogliosi fiori e piante. Non soltanto il suo compagno era il Guardiano della Speranza e colui che incarnava la Pasqua, ma aveva anche il compito di contribuire a portare la primavera nel mondo, come si evinceva anche solo per i “tatuaggi” che aveva sul pelo delle braccia.

«ed io e Nicholas dobbiamo ancora rivedere qualche punto riguardante l’Irlanda. Quella faccenda del Lepricano è un rischio da non sottovalutare: devo specificare che faremo visita al suo locale solamente l’ultimo giorno» asserì Ljuba «per cui temo che dovrò andare anche io».

«oui, pour moi è lo stesso, ora che ci penso: tra mezz’ora io e Sandy cominciamo a lavorare» disse Sandelle «vedo le tende e torno a casa».

«yo tambien» si affrettò ad aggiungere Millaray, appena Dentolina la guardò.

«d’accordo, è un peccato che non possiate trattenervi oltre, ma quando il dovere chiama, chiama, e c’è poco da fare. Stesso discorso vale per la programmazione di una vacanza in Irlanda, ovviamente: mi raccomando, Ljuba, cerca di far sì che Nord non svuoti tutti i barili di birra del povero Lepricano!» disse scherzosamente Dentolina, soddisfatta e risollevata per l’imminente andarsene della compagna dell’Uomo Nero.

«posso provarci, ma non garantisco niente!» ribatté Ljuba, divertita.

«arrivederci a tutte, allora. Vieni con me, Sandelle».

Dentolina e Sandelle entrarono nel palazzo, mentre Galaxia e Ljuba, dopo un ultimo breve saluto, scomparvero sfruttando il potere dei cristalli. Erano abbastanza tranquille sul fatto che non potesse succedere nulla di male, dal momento che anche Millaray se ne sarebbe andata…

«…tu non hai da fare, giusto?»

O almeno, quelli erano i suoi piani, perché invece Atticus non sembrava molto d’accordo.

«justo, ma es meglio que vada».

«perché?»

«per evitare que i nostri compagni diventino más tesi de quello que sono, ecco porque. Tu sabes…nessuno dei due è contento se rimaniamo soli».

Atticus le si avvicinò. «lo so» disse a bassissima voce «ma è un’assurdità. Siamo amici, non facciamo niente di male né l’abbiamo mai fatto, eppure siamo sorvegliati costantemente, sia da Dentolina col suo tè, sia da Pitch che, con i suoi Incubi, sconfina sfacciatamente nel regno della mia compagna. Controllano ogni nostra mossa ed io, primo, non vedo alcun motivo per farlo, specie da parte di Dentolina e, secondo, queste limitazioni alla nostra libertà personale mi stanno sia stufando che facendo altamente innervosire…ecco, visto?» disse, quando vide un Incubo svolazzare sopra di loro «per quanto diciamo ai nostri compagni di stare tranquilli, loro non ci ascoltano. Pitch è Pitch, d’accordo, ma Toothiana?...inizio a sentirmi in gabbia, Mila. Tu no?» le chiese Atticus.

Lei pensava esattamente le stesse cose, e tutte le rassicurazioni che faceva a Pitch cadevano nel vuoto. Ciò la seccava, e la feriva, perché interpretava quegli atteggiamenti come una completa mancanza di fiducia -cosa di cui Millaray aveva parlato al suo compagno, ottenendo un “di te mi fido, ma non di lui” che reputava una risposta leggermente imbecille- del tutto ingiustificata dato che in ottant’anni di convivenza gli era sempre stata completamente fedele, tanto da non aver mai neppure pensato di poter stare al fianco di chiunque non fosse lui, e Pitch avrebbe dovuto saperlo.

«se continuiamo a comportarci como siempre, y a rassicurarli, prima o poi la faranno finita».

«sì, quando l’inferno gelerà. Questa storia va avanti da troppo tempo».

«quizás dovremmo simplemente tagliare la testa a el toro…»

Si sentì afferrare e stringere la mano destra. «no. Non se ne parla» dichiarò Atticus.

«es la cosa migliore per todos. Nada incontri tra me e te, nada gelosia, nada controlli, y tutto tornerà a posto».

«non posso credere che tu voglia davvero rinunciare al nostro rapporto solo perché i nostri compagni sono degli…schizzati paranoici!» gli dispiaceva parlare così di Toothiana, ma in quel caso non si trattava di insulti, soltanto di realismo «e no, le cose non “torneranno a posto” perché, se in precedenza c’erano condizioni per cui Dentolina e Pitch potessero arrivare a controllare ossessivamente due persone che non fanno nulla di male, allora le cose non erano “a posto” nemmeno prima. Il punto non è che dovrebbero smetterla. Il punto è che non avrebbero neppure dovuto cominciare…» divenne pensieroso per un istante, ma poi fece un sorrisetto «qui ci vuole una mini rivolta!»

«…que?!»

Atticus non diede spiegazioni e, dopo aver rivolto un saluto beffardo ad un Incubo di passaggio, scomparve chissà dove con Millaray, giusto un attimo prima che Dentolina tornasse sul posto, da sola. «Atticus, comincio a pensare che Sandelle sia ossessionata dai complementi d’arredamento. Dopo le tende ha voluto farsi dire dove abbiamo preso il letto, le trapunte, il comò, i comodini…Atticus?» si guardò attorno «dove sei?...d’accordo, ammetto che forse ho esagerato con i pasticcini, ma sai come la penso su certe cose…» disse al nulla, mentre svolazzava in maniera sempre più frenetica «so che non ci ha fatto nulla di male, e so che sai badare a te stesso, ma è sempre la compagna dell’Uomo Nero ed è legittimo che io mi preoccupi se questa vostra “amicizia” sembra andare un po’troppo oltre! Atticus! Vieni fuori!»

“oddio, e se quella l’avesse rapito per darlo in pasto a Pitch?! Se gli avesse teso un agguato?!” pensò.

Non aveva idea del fatto che fosse stato Atticus a fare una specie di “agguato” a Millaray, così come non aveva idea del fatto che ora i due si trovassero sempre lì a Punjam Hy Loo, ma in una stanza creata da Atticus, in un diverso piano dell’esistenza, facendo pratica di quel tipo di incantesimi.

Era una grande camera da letto con bagno annesso, la cui architettura era un misto tra quella del palazzo stesso e quella della Fabbrica di Nord, con pavimenti e diversi altri elementi in legno scuro a dare un senso di “calore”.

«que posto es…?»

«uno che non c’era fino a due settimane fa. L’ho creato con un incantesimo. Al momento siamo a Punjam Hy Loo, ma in un diverso piano della realtà. Dentolina, come chiunque altro, non sa dell’esistenza di questa stanza ma, anche se fosse, non potrebbe raggiungermi qui. Nessuno può» specificò Atticus, guardando Millaray «a parte te».

«porque mi hai mostrato questo posto?»

«perché so che non ne parlerai a nessuno, e perché siamo sulla stessa barca. Se dovessi sentire il bisogno di sparire per un po’, un giorno, saprai dove andare. Ora, parliamo della mini rivolta…»

«non vedo porque dovrei voler sparire e, no, non ci sarà nessuna “mini rivolta”. Creo que già solo questo porterà abbastanza guai» disse la donna «la cosa migliore es que yo torni a casa immediatamente».

Atticus le posò le mani sulle spalle, guardandola serio in viso. «qui puoi parlare liberamente, sei al sicuro, per cui…devo chiedertelo: hai paura che il tuo compagno ti faccia del male, se non fai e dici quel che lui desidera?»

«que?! » allibì Mila, per poi fare una risata genuina «assolutamente no! Pitch se getterebbe sotto el sol piuttosto que farmi del male, de esto soy sicura. Ma non sarebbe altrettanto gentile con te» aggiunse poi «y de esto tambien soy sicura».

«non devi temere per me, so difendermi benissimo. Oh, e per quanto riguarda la mini-rivolta…»

« es una pessima idea, te l’ho già spiegato» disse Millaray, che temeva una qualche idea particolarmente balzana conoscendo il temperamento di Atticus, tendente a fare in grande anche le cose più “mini”. Doveva ammettere che in questo Atticus e Pitch si somigliavano un po’, così come per la tendenza a fare “grandi discorsi” ed il fatto che a volte si rivelassero fin troppo sicuri di se stessi, in certi casi finendo per compiere errori immani, in altri no, con un po’di fortuna.

«Mila, non voglio certo fare una guerra!» ribatté l’altro «mi piacerebbe soltanto che io e te andassimo, con tutta l’innocenza del mondo, ad…una festa».

 

 

[…]

 

 

«te lo chiederò un’ultima volta: restituiscimi immediatamente Millaray, altrimenti ridurrò questo tugurio in un’informe poltiglia di pietra e legna, dopo aver ucciso te, tutti questi moscerini colorati e, soprattutto, quella carogna del tuo compagno!»

Di tutti i modi in cui quella giornata avrebbe potuto concludersi, quello era senza dubbio il peggiore. Atticus non si trovava da quasi un’ora, ma sembrava che lo stesso valesse per Millaray, dal momento che il suo amabile compagno Pitch Black aveva invaso Punjam Hy Loo con una marea di Incubi pronti a scattare contro di lei appena l’Uomo Nero avesse dato loro l’ordine…

Sciaff!!!

«agh!!!...m-maledetta!» farfugliò Pitch, massaggiandosi il naso dolorante per il manrovescio ricevuto «me la pagherai cara per ques-»

«sentimi bene!» esordì Dentolina, volandogli a pochi centimetri dal volto «primo, non hai alcun diritto di invadere il mio regno appena ti sfiora l’idea, e faresti bene a mettertelo in testa; secondo, io non so dove siano né la tua fidanzata né il mio compagno, lo sto cercando da quasi un’ora e non lo trovo, quindi non sono proprio dell’umore giusto per gestire anche un individuo blaterante! Chiaro?! Perché non usi gli Incubi per cercare chi vuoi cercare, invece di venire qui a minacciare di morte chi non sa niente ed ha già tante cose a cui pensare di suo?!»

Pitch non ricordava di aver mai visto Dentolina così fuori di sé, neppure nel campo di battaglia, le volte in cui lei aveva dovuto battersi “per il bene dei bambini del mondo”: dov’era finita la dolce e cara fatina piumata? Oddio, le piume c’erano sempre, ma a mancare era il “dolce e cara”. «fortuna che hai la fama di essere una persona carina e gentile, altrimenti non oso immaginare!» sibilò velenosamente Pitch.

«non so cosa pretendi, considerato il tuo atteggiamento! Volevi che ti offrissi tè e pasticcini?» ribatté lei, per poi calmarsi un po’, e tornare parzialmente ai soliti atteggiamenti «Pitch, se invece di arrivare qui e fare una scenata mi avessi semplicemente chiesto con garbo dove fosse la tua fidanzata, e di aiutarti a cercarla, non te l’avrei negato. Invece mi costringi a prenderti a schiaffi anche quando tu stesso sei in difficoltà!»

«Il Re degli Incubi non ha bisogno di alcun aiuto, e non giocare a fare la buona e generosa fatina con me, perché non attacca, Guardiana!...il mio povero naso sa benissimo che non lo sei» aggiunse, in un borbottio «comunque sia resta il fatto che dovresti controllare di più il tuo fidanzato, è sparito con la mia donna, osando perfino rivolgere ai miei Incubi un cenno di saluto come provocazione, e questo è inaccettabile!»

«di grazia, cosa ci facevano degli Incubi nel mio palazzo?!»

“ma allora sono davvero spariti insieme…” pensò Dentolina, sentendosi più in ansia di quanto già fosse.

«non è questo il punto!» sbottò Black, cercando di cambiare discorso con la consapevolezza di essere in torto «il fatto è che Dentolino sta cercando di intromettersi tra me e-»

«oh, se mai è il contrario!» disse la fata, con una punta d’acidità.

«non vedo il motivo per cui Millaray dovrebbe farlo. Ha già il meglio a disposizione» si vantò Pitch, lisciandosi i capelli all’indietro e sistemando il mantello nero «sono molto meglio di un grassone barbuto, di un nano sabbioso e di un coniglio, e soprattutto di quel piccolo arrogante del tuo caro…come si chiama? È così insignificante che fatico a ricordarne il nome!»

Sicuro, come no. Era una balla talmente ovvia che Dentolina non si sprecò neppure a rispondere, alzando gli occhi al cielo, e pensando a quanto, in ogni caso, Atticus fosse superiore a lui in circa…mah, mezzo milione di cose. «uh, sì, certo. Assodato che sono insieme, a questo punto, la mia domanda è una: vogliamo restare qui a discutere come due imbecilli mentre loro due sono insieme chissà dove e chissà perché, o vogliamo andare a riprenderci i nostri compagni senza perdere altro tempo e senza che tutta questa faccenda finisca in un bagno di sangue?»

Riecco la Dentolina sardonica e seccata, che tra l’altro diceva cose sensate. Atticus forse stava provando ad insidiare Mila in quel preciso istante, per cui era vero, non c’era tempo per discutere. «non garantisco sul bagno di sangue, fatina, nel caso in cui i suoi atteggiamenti non mi piacciano».

«gli atteggiamenti della tua ragazza a me non piacciono mai, eppure mi sono sempre data una regolata. Ti consiglio di fare altrettanto».

«altrimenti cosa fai, mi metti un soldino sotto il cuscino?» la provocò l’Uomo Nero.

«no: ti verserò direttamente una colata di oro fuso in testa. Sii felice, guadagnerai di più» ribatté Dentolina, serissima, mentre si allontanava in volo, lasciandolo di sasso «su! Muoviamoci, non hai detto di voler recuperare la fidanzata?»

Black, che sentita la minaccia aveva inconsciamente portato una mano alla gola, sistemò il collare dorato che portava nel patetico tentativo di mostrarsi indifferente. «…sicura di non aver sbagliato mestiere? Certe minacce non sono da Guardiana».

«muoviti!» concluse Dentolina, volando lontana. Pitch la fissò perplesso per qualche attimo.

«ma guarda tu questa…» disse, per poi salire a cavallo di un Incubo ed affiancarla rapidamente «senti, chiariamo questa cosa però: io non ti ho mai chiesto aiuto, Guardiana. D’accordo?»

«sì, Pitch, non mi hai chiesto aiuto» “mamma mia quant’è esasperante. Non mi stupisce se quella va a cercare altro, ma fa meglio ad evitare il mio compagno!” pensò Dentolina, ormai arrivata fuori dal palazzo.

«e non usare quel tono con me: posso distruggerti da un momento all’altro!» le ricordò Pitch.

«se tu eviti di stressarmi, io non utilizzerò un tono stressato. E adesso basta! Abbiamo altri problemi. Hai qualche idea su dove possano trovarsi?»

«considerando che è stato il tuo compagno a rapire la mia, ti giro la domanda: hai qualche idea su dove possano trovarsi?» le chiese, senza che il sarcasmo riuscisse a nascondere la sua rabbia.

«Pitch» Dentolina si voltò verso di lui con un sorriso così tirato che gli fece quasi paura «capisco che tutta questa faccenda ti stia facendo alquanto innervosire, ma ti chiedo di tentare di ragionare, almeno in questo frangente: se io avessi avuto anche solo una minima idea di dove possano trovarsi, ti sembra che sarei rimasta nel mio palazzo a perdere tempo con una certa persona che si diverte a fare scenate? E, soprattutto, ti sembra che avrei chiesto io per prima a suddetta persona se avesse qualche idea sulla loro posizione? No!...ovvio…che no».

“molto bene, ho capito tutto: le fate mezze colibrì sono bipolari” pensò Pitch “che sia proprio per la natura mezzosangue?”

No, l’Uomo Nero non arrivava proprio a capire di essere esasperante per chiunque.

«piuttosto, perché non adoperi i tuoi Incubi in maniera davvero utile e li sguinzagli in giro per il mondo, in qualunque luogo in cui sia plausibile che possano essere andati? Luoghi che tu e lei magari frequentate abitualmente, o in cui siete stati di recente? Io farò lo stesso con le mie fate, mandandole nei luoghi che io e lui frequentiamo di solito…»

«non ti azzardare a venirmi a dire come utilizzare i miei Incubi, so benissimo da solo cos’è che devo fare, non ho bisogno di sentire le tue chiacchiere!»

«e allora fallo» lo incitò Dentolina, scandendo bene l’ultima parola e trattenendosi dall’estrargli tutti i denti uno alla volta, sia perché erano veramente brutti, sia per mancanza di tempo, dando poi mentalmente ordine a qualche gruppo di fatine di cercare Atticus.

«se non si sono nascosti sottoterra o in fondo all’oceano, o ad un lago, dovremmo trovarli in tempo decente» disse Pitch, dopo aver sguinzagliato le sue creature «in che rapporti siete con le sirene, i nani, gli elfi oscuri, le ninfe dell’acqua e Nyneve la Dama del Lago?»

Quasi nulli, sporadici, nulli, discreti e discreti. Ma Dentolina non intendeva dare a Pitch modo di farsi un’idea su con chi poter stringere possibili alleanze. «stabili, ma non penso siano andati da qualcuno di loro».

«capisco».

Non restava che aspettare il ritorno dei rispettivi emissari, ormai, e calò un lungo silenzio imbarazzante. Pitch e la Fatina dei Denti erano nemici, infatti, e già da un bel po’, per cui l’atmosfera non poteva essere migliore di così.

«ehm. Mentre aspettiamo hai voglia di parlare, Pitch?»

L’Uomo Nero sollevò le sopracciglia praticamente inesistenti. «non vedo perché dovrei averne, né di cosa io dovrei voler parlare con te. Preferisco rimanere in silenzio ad escogitare un modo per farti pagare quel manrovescio, nonché qualche maniera creativa in cui sistemare Dentolino».

Chissà perché Dentolina aveva sperato anche solo minimamente di poter avere con lui una conversazione decente! «potrei suggerirti un paio di quelle con cui io ho pensato di sistemare la Donna Nera, se vuoi».

Tirarono fuori simultaneamente le rispettive armi, e sempre simultaneamente andarono all’assalto l’uno dell’altra, trovandosi vicinissimi, Dentolina cupa come poche volte si era mai vista e Pitch con uno sguardo da pazzo omicida.

«osa minacciarla di nuovo, ed io

«se non ti piace che io minacci lei, tu evita di minacciare Atticus. Sono una persona gentile e paziente, Pitch… ma, a furia di tirare la corda, essa si spezza. Sei avvisato. Cerchiamo di finirla. Basta minacce, basta provocazioni e basta attacchi, d’accordo?»

Sostennero i rispettivi sguardi anche quando si allontanarono, continuando a tenersi d’occhio.

«non sono convinto che tu sia la vera Fatina dei Denti, sappilo. Secondo me sei la sua gemella più interessante! E, no, non prenderla come una provocazione: ammetto solo di star scoprendo strani lati del mio nemico».

Chissà se i suoi colleghi Guardiani avevano una minima idea di come diventasse quella fata in certe occasioni, o fossero davvero illusi -com’era lui stesso fino a poco prima, a dire il vero- che Dentolina si riducesse solo ad un “adorabile”, ciarliero ed invadente batuffolo di piume. Evidentemente cambiava registro, se c’era in ballo il fidanzato!

«anche a me piacerebbe scoprire qualche lato inaspettato in te, ma fino ad ora non ho visto assolutamente niente di cui non fossi già a conoscenza: ti comporti proprio da Pitch Black» replicò lei, con un sospiro.

«cosa vorresti insinuare?!»

«oh, Pitch, non ho proprio la minima voglia di mettermi ad insinuare alcunché» Dentolina si sedette sul ramo di un albero, massaggiandosi le tempie «…ma perché, perché avrà avuto un simile colpo di testa? È così assurdo…non è proprio da lui…»

«indovina, perché sbava dietro a Millaray!»

«mi era sembrato che avessi detto di non avere voglia di parlare con me, per cui sii coerente, per cortesia».

«sei tu che prima mi hai chiesto se avessi voglia di parlare, Guardiana» ribatté Pitch.

«già, e probabilmente non finirò di pentirmene entro oggi».

«non ami sostenere conversazioni intelligenti?»

Sembrava che, non avendo altro da fare, Pitch volesse tentare di ricavare qualche soddisfazione punzecchiando la sua nemica: un modo come un altro per scaricare la tensione crescente, peccato fosse fastidioso!

«sì, ma solo quando sono effettivamente intelligenti».

«mi hai dato dello stupido, fatina?!»

«no, stai facendo tutto da solo».

Le cose avrebbero potuto finire molto male, se un Incubo ed una fatina non fossero sopraggiunti nello stesso momento con informazioni preziose per entrambi…

 

 

[…]

 

 

Era divertente. Piacevole come aveva sempre immaginato osservando certe scene dall’alto, pur non potendo prendervi personalmente parte, e diversissimo dagli “eventi” cui partecipava di solito.

Quando Atticus le aveva parlato di una festa, sinceramente, non aveva pensato che alludesse proprio a quella del raccolto a cui Pitch non aveva voluto portarla causa “infima plebaglia”: era stata una bella sorpresa, ed era stato bello poter soddisfare la propria curiosità di vedere come si svolgevano cose simili.

Indubbiamente era tutto molto più semplice, rustico al punto di essere l’antitesi di tutto quello a cui era abituata, eppure Millaray Adoración Black che quelle persone si divertissero a quella festa per quanto, durante tutto il resto dell’anno, si barcamenavano cercando di mettere in tavola qualcosa senza riuscirci sempre. Poteva avere senso: i nobili delle alte corti erano abituati ad avere tutto quello che volevano, in special modo il cibo, che spesso andava sprecato, mentre l’ “infima plebaglia” no, e dunque dava un valore diverso tanto ad esso quanto ai divertimenti, senza doversi preoccupare dell’etichetta.

E lei ed Atticus ballavano tranquillamente in mezzo a loro, a piedi nudi nell’erba e senza correre il rischio di essere urtati e calpestati, imitandone i movimenti come meglio potevano. Sbagliavano spesso a dire il vero, perché nessuno dei due era abituato a simili tipi di ballo e, se fossero stati visibili, tra un inciampo e l’altro sarebbero risultati piuttosto buffi…eppure si divertivano entrambi come matti, forse proprio per quello!

«mi sa che, se Toothiana mi vedesse adesso, potrebbe prenderle un accidente» commentò Atticus, piuttosto divertito.

«porque?»

«scherzi? Sto ballando in modo indecente, quindi scoprirebbe che non sono perfetto!» disse, facendo fare a Millaray una giravolta «mi sta venendo voglia di urlarlo, davvero, anche se non mi sentirebbe nessuno…anzi, sai cosa? Ora lo faccio!» dichiarò, portandosi entrambe le mani alla bocca «popolo! Re Atticus Toothian non è perfetto! Sta ballando da far pena, e ne va fiero!!!»

La gitana lo osservò in silenzio. Credeva di averlo sempre visto felice e sereno, ma solo in quel momento si stava rendendo conto che, invece, le cose non erano esattamente così. Il solito Atticus era diverso da quello che le stava davanti. Il solito Atticus non sorrideva in quel modo, non aveva gli occhi brillanti da un’assurda gioia allo stato puro, non sembrava mai così vivo. Millaray ebbe l’impressione di non aver mai visto il vero Atticus fino a quella sera…ma avrebbe mentito, se avesse detto di non preferire questa versione all’altra.

Non poté evitare di ricambiare il sorriso, quando lui la guardò, né di tornare a ballare con lui, né di continuare ad accantonare tutto quel che le arrivava dal proprio compagno. Ansia, preoccupazione…rabbia, ma non verso di lei, mai verso di lei…

Oh, basta, alla fine erano problemi suoi. Lei era in salute, e si stava divertendo assieme ad un carissimo amico, senza fare assolutamente niente di male né mancare di rispetto a Pitch. Se, nonostante le rassicurazioni, lui ci teneva tanto a continuare a comportarsi da geloso paranoico, che facesse pure; non si sarebbe fatta influenzare oltre dalla sue paturnie e si sarebbe goduta la vita, alla faccia di “demarcazioni di territorio”, rimproveri e classismi. A Pitch magari non sarebbe piaciuto, ma avrebbe dovuto abituarsi all’idea.

Improvvisamente l’oscurità più totale dilagò ovunque, spegnendo i falò, serpeggiando tra le persone che danzavano, ed Incubi invisibili agli occhi dei mortali rovesciarono tutte le bancarelle che c’erano. Non capendo cosa stava succedendo, la gente si spaventò, e la musica venne rapidamente sostituita da urla e persone che scappavano via.

Quelli erano i veri effetti delle tenebre, della paura, di Pitch Black. Millaray sapeva bene che quanto faceva il suo compagno non era piacevole per nessuno, così come era a conoscenza del fatto che i suoi scopi non fossero precisamente benevoli, e l’aveva accettato da tempo…ma solo in quel momento capì cosa volesse dire davvero trovarsi “dall’altra parte” quando Pitch entrava in azione.

L’allegria che lei ed Atticus avevano provato fino a quel momento si dissolse come se non ci fosse mai stata, e…

«metti giù quella falce! Si era detto “niente bagni di sangue”!»

«l’avevi detto tu, Guardiana, non io!!!»

«…ho le allucinazioni o Dentolina e Pitch sono venuti qui insieme, e lei lo sta trattenendo per il mantello così da impedirgli di uccidermi?» disse piano Atticus a Mila. Ovviamente non era un’allucinazione, ma una scena simile non poteva che sembrare assurda ad entrambi.

«es peggio de quanto avessi pensato» osservò a malincuore Millaray, avvicinandosi a Pitch con passi decisi «Pitch, va tutto bene, non c’era bisogno de fare toda esta tragedia!»

«va tutto bene?!» l’Uomo Nero fece una risata isterica «va tutto bene, dici?! Ma certo, sicuro! Ti fai rapire da quello lì» indicò Atticus «facendo sì che io temessi per la tua incolumità, che sguinzagliassi gli Incubi a cercarti in tutto il mondo, e dov’è che ti trovo?! A ballare allegramente insieme a qualcuno con cui ti ho espressamente vietato di rimanere sola anche solo per due minuti, oltretutto in un luogo che ti avevo proibito di frequentare in quanto del tutto inadatto a te!»

Dentolina intanto si era avvicinata ad Atticus, con rimostranze abbastanza simili a quelle di Black. «si può sapere cosa ti è venuto in mente?! Sparire in quel modo! Hai idea di quanto mi sia preoccupata, e soprattutto di cosa abbia dovuto passare con Pitch per questo tuo assurdo colpo di testa che…Atticus, mi stai ascoltando?!»

No, in realtà non la stava affatto a sentire, troppo preso ad osservare le dinamiche dell’altra coppia.

«guardati!» Pitch indicò i piedi nudi della compagna, nonché la gonna del vestito legata in modo tale da accorciarla almeno un po’, per avere più libertà di movimento «stai da sola con lui per un po’, e ti ritrovo conciata come una stracciona…»

«le straccione stanno comode y se divertono, a quanto sembra» commentò Millaray.

«…o peggio ancora, quasi come una donna di malaffare che-»

«como?!» Millaray, ora veramente arrabbiata, lo afferrò per il bavero costringendolo a chinarsi alla sua altezza «ripeti quello che hai detto, se ne hai il coraggio!»

Peccato che, anche volendo, Pitch non ne avrebbe avuto il tempo: improvvisamente l’Uomo Nero sentì un gran dolore al volto, e per un attimo vide solo buio e stelline rosse e blu. Quando si riprese capì di essere a terra, semisdraiato e che il colpevole di quell’affronto non era altri che il suo rivale, Atticus, che si stava massaggiando le nocche del pugno destro.

«già, Black, ripetilo anche a me!»

«Atticus, sei completamente impazzito?! Cosa ti è venuto in mente?!» Dentolina, semi scioccata, cercò di attirare la sua attenzione senza minimamente riuscirci.

«ma que diavolo fai?!! Chi ti ha detto de prenderlo a pugni?!» gli urlò contro Millaray, che vedeva le cose mettersi sempre peggio, andando immediatamente a soccorrere Pitch «stai bene? Sei ferito? Ti aiuto ad alzarti…»

«sto benissimo, e l’unica cosa che devi fare al momento è stare ferma dove sei, dal momento che tu e lui avete fatto già abbastanza danni!» disse duramente l’Uomo Nero, dandole solo una breve occhiata prima di rialzarsi a fronteggiare l’avversario «la pagherai cara per quel che hai osato fare!»

«e tu la pagherai per come osi trattare la tua compagna, dandole anche della donna di malaffare, oltre che comportarti come un despota oppressivo paranoico maniaco del controllo. La cosa più sensata, per lei, sarebbe mandarti al diavolo!» se la stava prendendo moltissimo, fin troppo, e lo sapeva, ma non aveva potuto tollerare che quell’essere trattasse Mila in quel modo.

«non ti azzardare ad intrometterti dove non devi, Toothian! È la mia relazione, è la mia donna, quindi mi comporto come più mi aggrada e la tratto come mi pare e piace!»

«ah, es asì, EH?! Nemmeno fossi un oggetto!!!»

Ops. Aveva dato troppo fiato alla bocca e Pitch, se avesse potuto, rendendosi conto dell’errore commesso si sarebbe preso la testa a martellate. «ah…ehm…no, no, certo che non lo sei, cara, è che questo stolto mi ha fatto saltare i nervi, lo sai che quando succede a volte parlo a sproposito, e dico cose che ovviamente non penso affatto, ma tu sai benissimo che in realtà io…dove stai andando?!»

«troppo machismo y discorsi cretini, y yo me sono stufata!» disse Millaray, saltando in groppa ad un Incubo «yo me ne vado. Ci vediamo, Atticus».

«nossignore!» la contraddisse Pitch «io te lo proibisco!»

«y yo me ne frego».

«come sarebbe a dire che “te ne freghi”?!» allibì Pitch, mentre lei prendeva il volo «Millaray Adoración Black, torna qui immediatamente! Millaray!!!» urlò, salendo a sua volta a cavallo per inseguirla, lasciando soli Atticus e Dentolina.

“se prima o poi Millaray mi chiederà di staccargli la testa ed infilzarla su una picca, sarò ben lieto di farlo!” pensò l’uomo alato, ricordandosi solo l’istante successivo della presenza della propria compagna. Già, giusto, Dentolina era stata lì tutto il tempo e lui non aveva fatto altro se non ignorarla completamente! Meglio correre ai ripari, e in fretta.

«ti sei comportato in maniera inqualificabile, e-»

«mi dispiace. Mi dispiace» disse Atticus, prendendole le mani «hai pienamente ragione, ho dato di matto e, oltre a tutto questo, ti ho anche messa in pericolo, e non ti ho ascoltata. Sono mortificato, davvero, tutto questo non era certo nelle mie intenzioni…è solo che certe cose non le sopporto proprio! Hai visto anche tu come l’ha trattata, ed hai sentito come l’ha apostrofata: non potevo certo lasciare che, dopo aver agito in quel modo con una mia amica, la passasse liscia! È la sua compagna, avrebbe dovuto usare un po’più rispetto: io non farei certo tante scene, se ti vedessi ballare con Calmoniglio, né ti darei della donna di malaffare se ti fossi legata la gonna per stare più comoda. Che assurdità. L’Uomo Nero è proprio uno psicopatico, e mi dispiace solo per lei che…»

«“che” è tranquillamente in grado di gestirlo, da quel che ho visto. Non c’era bisogno che intervenissi, l’aveva acchiappato per il bavero ed ho pensato che da un momento all’altro l’avrebbe preso a schiaffi. Te la prendi fin troppo a cuore, Atticus… e sinceramente, tra questo e la vostra fuga assurda, mi fai veramente pensare male».

«magari siamo scappati perché non ne potevamo più di essere costantemente controllati, e senza motivo alcuno. La situazione sta diventando pesante, per me. Siamo amici, e non posso vederla senza sentirmi sorvegliato come un galeotto! È vero che tengo a lei e le voglio bene, ma è lo stesso “bene” che provo anche per Ljuba, Galaxia e Sandelle, né più né meno e se, per esempio, Nord avesse dato a Ljuba della donna di malaffare, avrei picchiato anche lui! Toothiana, tu ed io stiamo insieme da ottant’anni. Come devo fare per farti capire che, al di là delle amicizie, sei l’unica donna con cui voglio stare? Davvero ti fidi così poco di me?»

«no…io mi fido. Ovvio che mi fido. È che temo sempre che tu, per lei, possa finire coinvolto in cose come quella di stasera, appunto, e non voglio che tu finisca a farti male, o peggio. Non lo sopporterei, perché…anche tu sei l’unico uomo con cui io voglia stare. Non so cosa farei, se dovessi finire col perderti».

«se mi lasci un po’più di spazio non mi perderai, ed io non avrò più alzate d’ingegno come questa. Promesso».

Dopo pochi istanti di titubanza, Dentolina si lasciò abbracciare, decidendo di credergli. Voleva credergli…voleva con tutte le proprie forze.

Solo il tempo le avrebbe rivelato se la sua fosse stata o meno una buona idea…

 

 

[…]

 

 

«…non fare la stolta, apri questa porta! Non costringermi ad entrare con la forza!»

«sfondare una porta en legno massiccio spessa venti centimetri? Auguri!»

E non poteva neppure entrare dopo essere diventato un’ombra: lui stesso, per motivi di sicurezza, aveva gettato sulla loro camera da letto un incantesimo che impedisse a chiunque di entrare con la magia. Quella del cristallo di Mila era l’unica magia che non fosse riuscito a soverchiare, mentre c’era riuscito fin troppo bene con la propria!

«davvero non capisco questa tua ostinazione a voler frequentare i compagni dei miei nemici. Finora te l’ho lasciato fare solamente perché so che ci tieni a voler avere rapporti con creature che sono state create in modo simile al tuo, nonostante non fossi felice ho lasciato correre per amor tuo, ma non riesco a capire cosa tu voglia ottenere incontrandoli. Sono i compagni dei Guardiani, non possono volere il tuo bene, Millaray, e temo che ti stiano ingannando, cercando di portarti via da me per indebolirmi!»

«non li conosci minimamente, parli a vanvera y te sbagli su todo!»

«non ti aiuterebbero mai, se tu avessi un qualsiasi problema, esattamente come non lo farebbero i Guardiani! Loro sono i tuoi simili, ma io ed io soltanto sono la tua famiglia, e l’unico di cui tu possa davvero fidarti. Io sono tutto quello che hai».

«no, Pitch: yo soy todo lo que TU hai».

Sentendo silenzio completo da fuori della porta, Millaray pensò che se ne fosse andato. Pensò di avere esagerato, di aver dato un brutto colpo al suo orgoglio, che forse avrebbe dovuto parlargli con più calma, che forse…

«è vero» disse lui, piuttosto piano «hai pienamente ragione. Perché negarlo? Sei tutto quello che ho. Sei quanto di meglio mi sia capitato da quando sono…così. C’è un motivo ben preciso per cui il secondo nome che ti ho dato è “Adoración”, e non penso ci sia bisogno di spiegartelo. Spero che, essendo consapevole di questo, tu capisca perché me la prendo tanto nei momenti in cui penso che tu possa allontanarti, o di poterti perdere. Magari esagero, ma non è perché ti vedo come un oggetto di mia proprietà, ed il fatto che quando mi arrabbio in quel modo -mai con te!- finisca col dire cose stupide non significa che m’importi di meno» fece una breve pausa «mi spiace di averti dato della donna di malaffare, non lo penso assolutamente, e mi spiace anche per tutto il resto» considerando quanto, per lui, era complicato scusarsi, i suoi “mi dispiace” valevano doppio! «se ora apri la porta posso ripetertelo guardandoti in faccia, Millaray».

Dopo circa mezzo minuto, la porta si aprì.

«dispiace anche a me. Es solo que quando ho visto que hai mandato gli Incubi a spiarmi ci sono rimasta male».

«non spiavo te. Io di te mi fido».

«lo so, però me sentivo veramente oppressa. Promettimi que d’ora in poi eviterai, dato que non c’è bisogno».

«ascolta-»

«non accadrà nada. Yo starò bene, non me faranno del male» lo rassicurò «y soprattutto non ci separeranno. Mai. Qualunque cosa accada, yo non te lascerò solo».

L’Uomo Nero la guardò, serio in viso. «lo prometti?»

Lei annuì. «sulla mia anima».

Qualcosa che non seppe identificare, forse incluso nelle parti di ricordi lontani che col tempo si andavano consumando, lo fece quasi rabbrividire. Ma a lei non disse nulla.

«y tu prometti que la smetterai de mandarmi dietro gli Incubi, y con la tua assurda gelosia?»

«mmmh…forse!»

«Pitch!»

«che c’è? Non ho detto di no. Ho detto forse».

Come per Dentolina ed Atticus, solo il tempo avrebbe rivelato ad entrambi se sarebbero riusciti a mantenere le rispettive promesse.

E forse, a breve, avrebbero conosciuto la reale validità di un giuramento fatto sulla propria anima…

 




La prima cosa che devo dire è che non mi aspettavo venisse fuori una one shot così lunga.
La seconda è che spero di non avervi annoiati troppo, e mi scuso per eventuali errori di battitura: per quante volte rilegga le cose, me ne sfuggono sempre un paio   -__-
La terza è che, come vedete, qui vengono mostrati diversi..."precedenti" per tutto quel che sta succedendo nella long-fic cui questo scritto è collegato, "La Luna Dorata" -incluso il comportamento di Dentolina quando c'è di mezzo Atticus-.
La quarta è che...a voi le considerazioni! Sempre se ne avete, naturalmente. Fatemi conoscere la vostra opinione, quale che sia, non me ne avrò a male, ormai dovreste saperlo ;)

_Dracarys_
   
 
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