Envisageable*
Capitolo unico
Reflex
in the sky warn you you're gonna die
Storm coming, you'd better
hide from the atomic tide
Flashes in the sky turns houses into
sties
Turns people into clay, radiation minds decay
Electric Funeral – Black Sabbath
Una
vaga opalescenza, a tratti lattiginosa, illuminava la mezzanotte
dell'ultimo giorno dell'anno. Il cielo, perfettamente visibile oltre
la coltre di nebbia creata da quei fuochi
d'artificio
che i suoi vicini di casa (maghi filobabbani senza vergogna
né
ritegno) si ostinavano a far scoppiare, sembrava ancora più
lontano
di quanto non lo fosse di solito. Il
mese di gennaio iniziava nel modo più patetico che avesse
mai potuto
immaginare: solo, chiuso in casa a rimuginare.
Non era la serata
ad essere patetica, ma era lui.
Costretto all'immobilità per
quella sera, costretto a passare l'ultimo giorno dell'anno da solo.
Per quale motivo, poi?
Ah sì, non poteva vedere la sposa fino al
giorno del matrimonio e quindi, data la poca fiducia che i suoi
genitori e quelli della sua fidanzata riponevano in lui, era stato
deciso di rinchiuderlo in casa. Servito e riverito, ma completamente
abbandonato a sé stesso, Draco Malfoy si annoiava
terribilmente.
Chiuso in camera sua, a Malfoy Manor, con solo una bottiglia di
Whiskey incendiario Ogden Stravecchio a fargli compagnia, affrontava
il primo -e sperò anche l'ultimo- San Silvestro solitario.
Gli
veniva quasi voglia di dormire per poi svegliarsi e trovarsi ad
Hogwarts, senza problemi di nessun tipo, stravaccato su un divano con
Pansy come unica compagnia -o consolazione-.
Ancora poche ore e
sarebbe diventato il marito di Asteria Greengrass, la sorella minore
di Daphne, una sua vecchia compagna di corso.
Si versò
l'ennesimo bicchiere. Osservò con falsa attenzione ogni
screziatura
ambrata che assumeva il liquido alla luce dell'unica candela accesa
nella stanza e poi vuotò il bicchiere.
Si sentiva incompreso come
mai prima d'ora, Draco Malfoy. La bottiglia era quasi vuota.
Non
riusciva a smettere di riempirsi il bicchiere, osservarlo e poi
berlo. Continuava a ripetere quelle tre mosse, forse con la speranza
di cancellare i suoi problemi ad ogni sorso.
Ma non spariva
niente. Alle nove in punto sarebbe arrivato il suo testimone, Blaise
Zabini, accompagnato dall'altra testimone, Pansy Parkinson.
Sapeva
di aver fatto la scelta sbagliata chiedendo alla ragazza di svolgere
quel ruolo, eppure per arrivare incolume al giorno dopo aveva bisogno
di loro, i suoi amici. Si versò l'ennesimo bicchiere e
piantò lo
sguardo all'esterno della villa verso il lontano villaggio.
Dannate
luci, pensò,
rendono la notte più chiara del giorno.*
Non
gli passò per la testa, nemmeno lontanamente, di mettersi a
dormire.
Ripeteva le stesse azioni in automatico. Un circolo
vizioso.
Sospirò pesantemente quando si rese conto che il Whiskey
era finito. Non un sorso e nemmeno una goccia restavano sul fondo.
Non
sapeva da quanto tempo nel suo cuore e nella sua mente si era
affacciata l'idea che accanto a un matrimonio ben consolidato ci
dovesse essere per forza l'amore. Sin dal momento in cui aveva
cominciato a pensare -più o meno seriamente- al fatto che
prima o
poi si sarebbe dovuto sposare, aveva capito che non gli interessava
l'amore. Avrebbe sposato chiunque, gli unici importanti fattori da
tenere in considerazione erano la purezza di sangue e la bellezza
della futura consorte. Non riuscire a focalizzare il momento in cui
aveva cambiato idea lo rendeva estremamente nervoso.
Asteria era
bella, non lo metteva in dubbio, e il suo sangue era puro almeno
quanto il suo, ma c'era qualcosa che stonava. Quando l'abbracciava le
sentiva le ossa, quando la baciava non trovava che avesse le labbra
morbide, quando cercava di capirla sentiva il nervosismo montargli
dentro. La reputava fredda, una tipica Regina del Ghiaccio,
soprannome che avevano ideato per la sorella, ma che sembrava
rispecchiare fedelmente anche lei.
Asteria era perfetta, ma nel
suo cuore non ci stava.
L'amore non doveva esserci per forza in
un matrimonio. L'importante era andare d'accordo e provare a mettere
le basi per costruire un futuro insieme e, chissà, dare a
Narcissa
dei nipotini da coccolare e viziare.
Il panico, soffocato alla
bell'e meglio fino ad allora, tornò a farsi sentire.
Diede la
colpa di quelle sensazioni all'alcool e forse non aveva tutti i
torti.
La
testa gli girava vorticosamente. Una volta, molto tempo prima, una
persona gli aveva detto che se cercava di non rivolgere il pensiero a
qualcosa era l'equivalente di pensarci due volte. La persona che gli
aveva detto quelle cose, saggia non era. Ma mai come in quell'istante
Draco Malfoy si era reso conto di quanto fossero giuste quelle
parole.
Lo sguardo vagò vacuo verso la finestra. In lontananza
non si vedevano più i fumi provocati dai fuochi d'artificio
e le
stelle erano perfettamente visibili.
Doveva darsi una regolata.
Ancora non era sposato e già pensava alla sua vita
coniugale.
Sorrise, amaro.
Si alzò dalla poltrona, sbatté il
bicchiere vuoto sul tavolino rischiando di far cadere la candela.
Fece per uscire dalla stanza, ma una voce, che proveniva da dietro,
lo bloccò sul posto.
“Fermo dove sei, Draco Malfoy.”
Che
la situazione era assolutamente assurda se ne era già reso
conto.
Era in piedi, malfermo e di fronte a lui una ragazzina, che
dimostrava dodici anni a dir tanto, ricambiava il suo sguardo
sorridendogli. Portava i lunghi capelli biondi legati in due codine e
il suo viso era diafano. Nonostante non l'avesse mai vista prima
d'ora, qualcosa in lei era familiare. Avrebbe voluto chiederle il
nome e il perché si trovasse lì, ma non riusciva
a parlare. La cosa
che, però, gli premeva sapere con assoluta
priorità era come avesse
fatto ad entrare lì senza che lui se ne accorgesse.
“No, non
parlare.” La ragazzina gli si avvicinò
furtivamente abbozzando un
sorriso. “Piacere, io sono Jade.” Fece per
porgergli una mano, ma
la tirò indietro prima che lui potesse stringergliela.
“Scusa, ci
sono giorni in cui mi dimentico che sono trapassabile. Sai essere uno
spirito guida ha i suoi difetti.”
Draco sembrò trovare la voce.
Leggermente frastornato le chiese: “Come prego?”
“Scusa, che
maleducata! Ti piombo in casa e nemmeno ti dico il
perché!”
“Non
mi hai nemmeno chiesto il permesso di entrare, a dire il
vero.”
Stanco e spossato come non mai, si lasciò cadere sulla
poltrona.
Fece per prendersi un altro bicchiere, ma si ricordò che la
bottiglia era completamente vuota.
“Sottigliezze. Scommetto che
hai qualche piccola questione da pormi prima che io cominci a farti
vedere
il motivo che mi ha portato qui.”
“Chi sei?” le chiese lui
diretto, senza troppi preamboli.
“Sono Jade, ma la domanda più
corretta è che cosa sono. Alla fine alla domanda che mi hai
posto
posso benissimo rispondere con un nome, ma non capirai mai la mia
essenza, Draco Malfoy.”
“Okay, allora cambio domanda: Cosa
sei?”
“Piano mistico di convergenza delle forze.”
“In
parole povere?” Quella ragazzina cominciava a dargli sui
nervi.
“Non lo capiresti se te lo spiegassi. Mi limito a dirti
che non esisto su questo piano spazio/temporale. Se qualcuno entrasse
adesso e vedesse che parli da solo, penserebbe che sei ubriaco o
fatto come un drago. Altre domande?”
“Come fai a conoscere il
mio nome?”
“Segreto professionale, mio caro. Hai altre
domande o posso spiegarti tutto?”
“Spiega.”
La
ragazzina prese posto per terra, sul tappeto. Tacque un attimo forse
alla ricerca delle parole più giuste per spiegare il
perché si
trovasse lì.
“Sei davanti ad un bivio, Draco Malfoy, sai?”
“No, me lo stai dicendo tu adesso.”
Replicò ben sapendo di
mentire.
“Seriamente, puoi decidere di varcare la soglia della
chiesa e sposare quella donna anche se non la ami, oppure puoi
decidere di mandare tutto all'aria girare i tacchi e fuggire come un
coniglio. Sono qui perché a te è stata data la
possibilità di
avere una possibilità di scelta, di sapere cosa ti
capiterà se
sceglierai una o l'altra via. Vuoi vedere il tuo futuro?”
Draco
Malfoy era confuso come mai prima d'ora, cercò allora di
temporaggiare porgendole un'altra domanda: “Perché
io?”
Jade
sorrise, si alzò in piedi e ricominciò a parlare:
“Beh, il tuo
grido d'aiuto è stato molto più forte degli
altri.”
“Ma io
non ho gridato...” la interruppe lui sempre più
confuso.
“E
poi perché sei bello.” Proseguì facendo
finta di niente. “Ma
non ti montare la testa eh. So che c'è esattamente il 50
percento
delle possibilità che domani il tuo cuore venga legato
tramite
contratto a quello di Asteria Greengrass.”
“E l'altro 50
percento?”
“Se hai un po' di fegato e un attimo di pazienza,
te lo mostro. Ops, voi Serpeverde non avete coraggio.”
Cominciava
a trovare quella ragazzina terribilmente seccante. Il massimo apogeo
di nervosismo però lo raggiunse quando lei, recitando una
strana
formula, gli pose le mani sul capo. Nel momento preciso in cui le sue
dita sfiorarono i suoi capelli biondi, si sentì preda di uno
strano
torpore che partiva dalla testa fino ad arrivare alle dita dei piedi.
Aveva una gran voglia di dormire, ma c'era qualcosa in lui che gli
sussurrava di svegliarsi e di alzarsi in piedi. Si sentiva talmente
stanco che non si chiese nemmeno come aveva fatto la ragazza a
toccarlo anche se non aveva sostanza e poteva essere
attraversata.
Chiuse gli occhi, ma li riaprì subito; la stanza,
la ragazzina e il torpore erano spariti. Tutto era sparito. Adesso
era solo e di fronte a lui notò una cosa che lo
lasciò basito. Un
ragazzo che gli somigliava terribilmente se ne stava sdraiato su un
divanetto con affianco un tavolino su cui giacevano diverse bustine
di artiglio di Drago in polvere.
Un drogato, ecco cosa sarebbe
diventato.
Non
sapeva cosa doveva pensare. Vedeva se stesso, per la prima volta non
speculare. Non era pronto per niente di tutto ciò.
Lì, di fronte a
lui, quel ragazzo magro e dall'aria malaticcia che sarebbe diventato
si alzò nel momento stesso in cui una ragazza minuta e dai
lunghi
capelli neri entrò. Il cuore di Malfoy ebbe un sobbalzo, ma
non
lasciò che il suo stupore andasse ad intaccare la sua
espressione
facciale. Riconobbe subito la ragazza in questione: era Pansy
Parkinson. Si avvicinò di un passo alla scena; la voglia di
accarezzarle la guancia era troppo irresistibile.
“Sai che
quello che stai provando non è reale?”. Pansy
parlò a bassa voce,
con tono carezzevole sedendosi sul tavolino affianco alle varie
bustine di polverina color avorio. Le guardò schifata.
“No che
non lo è.” La sua voce era sempre la stessa eppure
una leggera
nota di sarcasmo la incrinava. Prese un tono serio e
continuò a
bassa voce: “E' una sensazione effimera, grandiosa e
distruttiva.
Tra un attimo sarà tutto finito. L'unica cosa reale
è il mal di
testa che avrò dopo.”
“Perché continui?” La voce bassa
della ragazza lasciava trasparire una nota di critica.
“Perché?”
Rise, quel Draco così strano, di una risata amara.
“Non lo so,
forse mi piace?”
“Sei masochista, Draco Malfoy.”
“Solo?”
“No, sei anche un drogato.” Pansy si
alzò, lo squadrò con
un'occhiata di disprezzo che mai le aveva visto prima e uscì
dalla
stanza sbattendo la porta.
La
scena sarebbe già dovuta finire, ma si trovava ancora
là ancorato a
quella dimensione in cui il suo onore di Malfoy era andato
letteralmente a farsi bruciare da un Ungaro Spinato. Con la coda
dell'occhio vide comparire Jade al suo fianco. La conosceva da
nemmeno dieci minuti eppure sapeva già, che tempo dieci
secondi,
avrebbe ricominciato a parlare. E difatti, la ragazzina non si fece
attendere.
“Purtroppo il mio potere consiste solo nel farti
vedere delle scene. Se mi impegnassi di più potrei anche
farti
provare qualcosa di intenso, come viverle, ma non ho voglia. Penso
sia più semplice per me spiegarti come ti senti con un solo
aggettivo.”
“Taglia corto.”
“Instabile.”
Tempo di un battito di ciglia che la scena cambiò. Se prima non aveva fatto caso al luogo, ora lo vedeva benissimo. Si trovava nella sala dei ricevimenti della residenza estiva dei Malfoy. Sua madre Narcissa vi aveva organizzato moltissime feste là. In quel momento però la situazione era diversa. Vide una gran massa di gente seduta ai tavoli circolari disposti in sala e in un angolo, ben visibile da ogni angolo, si trovava il tavolo degli sposi. Doveva essere il taglio della torta, vide se stesso tentennare mentre teneva in mano il coltello; il suo sguardo perso per la sala. Guardò nella stessa direzione e vide Pansy Parkinson, in quello che doveva essere il tavolo dei testimoni, fare finta di brindare agli sposi con il volto contratto in una specie di smorfia. Era bella anche così.
Il
posto in cui si trovava era cambiato di nuovo. Riconobbe benissimo le
corsie di un ospedale. Sentì la gente bisbigliare e
capì subito,
grazie al suo buon udito, l'argomento. La notizia che un Malfoy
sarebbe nato in un comune ospedale aveva fatto il giro dei reparti
accompagnata dal solito stormo di malelingue.
Il Draco Malfoy di
quel futuro camminava impazientemente avanti e indietro di fronte
alla sala parto. Lì vicini, gli ormai anziani coniugi
Narcissa e
Lucius Malfoy osservavano con sguardo critico loro figlio, non
dimenticandosi, ovviamente, di lanciare qualche occhiata sprezzante
al posto.
“Draco, ti prego di sederti.” gli chiese Narcissa.
“Hai forse intenzione di continuare a fare così
tutto il
tempo?”
Due ore più tardi, Draco fu chiamato all'interno della
sala e , tremando, si avvicinò al fagottino che l'ostetrica
gli
stava porgendo. Lo prese in braccio e lo osservò
attentamente. Era
troppo presto per sapere di che colore erano gli occhi, ma di una
sola cosa era certo: non aveva mai amato così tanto qualcosa
prima
d'allora. Era padre e niente avrebbe intaccato il suo buon umore.
Di
nuovo quella strana sensazione di torpore lo assalì, ma
passò
presto. In men che non si dica si trovò sulla sua poltrona.
Era di
nuovo la notte di San Silvestro.
“Uhm” iniziò con finta aria
pensierosa nel momento stesso in cui Jade gli ricomparve davanti.
“Quel futuro potresti descriverlo con la parola
stabile.”
“No,
Draco Malfoy. Io userei la parola 'realizzato'.”
Draco Malfoy
ghignò: “Sai? Penso che tu sappia già
qual è la mia scelta.”
“La
sapevo già da prima di comparirti davanti. Ma toglimi una
curiosità:
perché quella? Alla fine quella che scegli non avrai la
possibilità
di stare con chi tieni veramente.”
“Mettiamola così: la mia
felicità non è un fattore da tenere in
considerazione, e nemmeno
quella di Pansy.”
La
cerimonia matrimoniale era finita senza troppi preamboli e la festa
si era spostata nella residenza estiva dei Malfoy, addobbata per
l'occasione. L'enorme salone per i ricevimenti era sobrio, ma
elegante, arredato con il gusto tipico di Lady Narcissa. Ogni
dettaglio -dalle tovaglie, alle tende – lasciava presumere lo
sfarzo e la ricchezza in cui quella novella coppia di sposi avrebbe
vissuto. Asteria, sorridendo a tutti i commensali, prese in mano il
coltello e lo porse al marito. Insieme si prepararono a tagliare la
torta. Draco puntò lo sguardo verso il posto in cui sedevano
i suoi
testimoni e vide Pansy che, con uno sguardo palesemente ironico,
alzava il bicchiere per brindare in segno di approvazione. Si
bloccò
per un istante. Sua moglie si accorse di quell'attimo di esitazione e
non tardò nel chiedergli informazioni.
“Niente di importante,
tesoro. Ho solo avuto un déjà-vu.”
In quello stesso istante si
pentì della sua scelta. Forse avrebbe dovuto tenere conto
della sua
felicità. E se proprio non voleva considerare la sua, doveva
pensare
a Pansy. Ma ben si sa che Draco Malfoy era tutto meno che altruista.
Dopo aver riposto il coltello afferrò il bicchiere di vino
poggiato
sul tavolo e lo vuotò.
Bugiardo che non era altro.
Seriamente,
penso che questa storia sia cretina e senza alcun significato oltre
che senza pertinenza, ma avevo voglia di metterla nero su
bianco.
L'ho scritta semplicemente in quanto tra pochi giorni ricorre
l'anniversario della scomparsa di una persona a me cara. Questa
persona, la mia migliore amica, si chiamava Giada e amava alla follia
il personaggio di Draco e provava un odio viscerale nei confronti di
Pansy Parkinson.
Ovviamente, il tema fondante su cui gira
l'intera fanfiction è la possibilità di poter
scegliere il proprio
futuro. Dato che a Giada questa possibilità non è
stata data, ho
pensato che un personaggio, che oltre al nome possiede anche quella
vena di allegria che era propria della mia amica, potesse fare dono a
una persona una chance per poter effettuare una scelta.
Spero che
abbiate comunque apprezzato questo mio scritto e se vi va fatemi sapere
che ne pensate (:
Peace and love,
zii.
(L).
*
“Envisageable”: indica qualcosa che deve essere
preso in
considerazione.
*"Queste luci! Rendono la notte più chiara del giorno": Citazione presa da Intervista col vampiro xD