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Autore: Hyperviolet Pixie    14/01/2009    2 recensioni
Se avessi la possibilità di scegliere il tuo futuro,prenderesti in considerazione la tua felicità?
Draco Malfoy può attuare una scelta grazie ad un ente che lo ha scelto e lo vuole aiutare.
Genere: Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Envisageable*


Capitolo unico



Reflex in the sky warn you you're gonna die
Storm coming, you'd better hide from the atomic tide
Flashes in the sky turns houses into sties
Turns people into clay, radiation minds decay

Electric Funeral – Black Sabbath





Una vaga opalescenza, a tratti lattiginosa, illuminava la mezzanotte dell'ultimo giorno dell'anno. Il cielo, perfettamente visibile oltre la coltre di nebbia creata da quei fuochi d'artificio che i suoi vicini di casa (maghi filobabbani senza vergogna né ritegno) si ostinavano a far scoppiare, sembrava ancora più lontano di quanto non lo fosse di solito. Il mese di gennaio iniziava nel modo più patetico che avesse mai potuto immaginare: solo, chiuso in casa a rimuginare.
Non era la serata ad essere patetica, ma era lui.
Costretto all'immobilità per quella sera, costretto a passare l'ultimo giorno dell'anno da solo. Per quale motivo, poi?
Ah sì, non poteva vedere la sposa fino al giorno del matrimonio e quindi, data la poca fiducia che i suoi genitori e quelli della sua fidanzata riponevano in lui, era stato deciso di rinchiuderlo in casa. Servito e riverito, ma completamente abbandonato a sé stesso, Draco Malfoy si annoiava terribilmente.
Chiuso in camera sua, a Malfoy Manor, con solo una bottiglia di Whiskey incendiario Ogden Stravecchio a fargli compagnia, affrontava il primo -e sperò anche l'ultimo- San Silvestro solitario.
Gli veniva quasi voglia di dormire per poi svegliarsi e trovarsi ad Hogwarts, senza problemi di nessun tipo, stravaccato su un divano con Pansy come unica compagnia -o consolazione-.
Ancora poche ore e sarebbe diventato il marito di Asteria Greengrass, la sorella minore di Daphne, una sua vecchia compagna di corso.
Si versò l'ennesimo bicchiere. Osservò con falsa attenzione ogni screziatura ambrata che assumeva il liquido alla luce dell'unica candela accesa nella stanza e poi vuotò il bicchiere.
Si sentiva incompreso come mai prima d'ora, Draco Malfoy. La bottiglia era quasi vuota.
Non riusciva a smettere di riempirsi il bicchiere, osservarlo e poi berlo. Continuava a ripetere quelle tre mosse, forse con la speranza di cancellare i suoi problemi ad ogni sorso.
Ma non spariva niente. Alle nove in punto sarebbe arrivato il suo testimone, Blaise Zabini, accompagnato dall'altra testimone, Pansy Parkinson.
Sapeva di aver fatto la scelta sbagliata chiedendo alla ragazza di svolgere quel ruolo, eppure per arrivare incolume al giorno dopo aveva bisogno di loro, i suoi amici. Si versò l'ennesimo bicchiere e piantò lo sguardo all'esterno della villa verso il lontano villaggio.
Dannate luci, pensò, rendono la notte più chiara del giorno.*
Non gli passò per la testa, nemmeno lontanamente, di mettersi a dormire.
Ripeteva le stesse azioni in automatico. Un circolo vizioso.
Sospirò pesantemente quando si rese conto che il Whiskey era finito. Non un sorso e nemmeno una goccia restavano sul fondo.

Non sapeva da quanto tempo nel suo cuore e nella sua mente si era affacciata l'idea che accanto a un matrimonio ben consolidato ci dovesse essere per forza l'amore. Sin dal momento in cui aveva cominciato a pensare -più o meno seriamente- al fatto che prima o poi si sarebbe dovuto sposare, aveva capito che non gli interessava l'amore. Avrebbe sposato chiunque, gli unici importanti fattori da tenere in considerazione erano la purezza di sangue e la bellezza della futura consorte. Non riuscire a focalizzare il momento in cui aveva cambiato idea lo rendeva estremamente nervoso.
Asteria era bella, non lo metteva in dubbio, e il suo sangue era puro almeno quanto il suo, ma c'era qualcosa che stonava. Quando l'abbracciava le sentiva le ossa, quando la baciava non trovava che avesse le labbra morbide, quando cercava di capirla sentiva il nervosismo montargli dentro. La reputava fredda, una tipica Regina del Ghiaccio, soprannome che avevano ideato per la sorella, ma che sembrava rispecchiare fedelmente anche lei.
Asteria era perfetta, ma nel suo cuore non ci stava.
L'amore non doveva esserci per forza in un matrimonio. L'importante era andare d'accordo e provare a mettere le basi per costruire un futuro insieme e, chissà, dare a Narcissa dei nipotini da coccolare e viziare.
Il panico, soffocato alla bell'e meglio fino ad allora, tornò a farsi sentire.
Diede la colpa di quelle sensazioni all'alcool e forse non aveva tutti i torti.

La testa gli girava vorticosamente. Una volta, molto tempo prima, una persona gli aveva detto che se cercava di non rivolgere il pensiero a qualcosa era l'equivalente di pensarci due volte. La persona che gli aveva detto quelle cose, saggia non era. Ma mai come in quell'istante Draco Malfoy si era reso conto di quanto fossero giuste quelle parole.
Lo sguardo vagò vacuo verso la finestra. In lontananza non si vedevano più i fumi provocati dai fuochi d'artificio e le stelle erano perfettamente visibili.
Doveva darsi una regolata. Ancora non era sposato e già pensava alla sua vita coniugale.
Sorrise, amaro.
Si alzò dalla poltrona, sbatté il bicchiere vuoto sul tavolino rischiando di far cadere la candela. Fece per uscire dalla stanza, ma una voce, che proveniva da dietro, lo bloccò sul posto.
“Fermo dove sei, Draco Malfoy.”

Che la situazione era assolutamente assurda se ne era già reso conto. Era in piedi, malfermo e di fronte a lui una ragazzina, che dimostrava dodici anni a dir tanto, ricambiava il suo sguardo sorridendogli. Portava i lunghi capelli biondi legati in due codine e il suo viso era diafano. Nonostante non l'avesse mai vista prima d'ora, qualcosa in lei era familiare. Avrebbe voluto chiederle il nome e il perché si trovasse lì, ma non riusciva a parlare. La cosa che, però, gli premeva sapere con assoluta priorità era come avesse fatto ad entrare lì senza che lui se ne accorgesse.
“No, non parlare.” La ragazzina gli si avvicinò furtivamente abbozzando un sorriso. “Piacere, io sono Jade.” Fece per porgergli una mano, ma la tirò indietro prima che lui potesse stringergliela. “Scusa, ci sono giorni in cui mi dimentico che sono trapassabile. Sai essere uno spirito guida ha i suoi difetti.”
Draco sembrò trovare la voce. Leggermente frastornato le chiese: “Come prego?”
“Scusa, che maleducata! Ti piombo in casa e nemmeno ti dico il perché!”
“Non mi hai nemmeno chiesto il permesso di entrare, a dire il vero.” Stanco e spossato come non mai, si lasciò cadere sulla poltrona. Fece per prendersi un altro bicchiere, ma si ricordò che la bottiglia era completamente vuota.
“Sottigliezze. Scommetto che hai qualche piccola questione da pormi prima che io cominci a farti
vedere il motivo che mi ha portato qui.”
“Chi sei?” le chiese lui diretto, senza troppi preamboli.
“Sono Jade, ma la domanda più corretta è che cosa sono. Alla fine alla domanda che mi hai posto posso benissimo rispondere con un nome, ma non capirai mai la mia essenza, Draco Malfoy.”
“Okay, allora cambio domanda: Cosa sei?”
“Piano mistico di convergenza delle forze.”
“In parole povere?” Quella ragazzina cominciava a dargli sui nervi.
“Non lo capiresti se te lo spiegassi. Mi limito a dirti che non esisto su questo piano spazio/temporale. Se qualcuno entrasse adesso e vedesse che parli da solo, penserebbe che sei ubriaco o fatto come un drago. Altre domande?”
“Come fai a conoscere il mio nome?”
“Segreto professionale, mio caro. Hai altre domande o posso spiegarti tutto?”
“Spiega.”

La ragazzina prese posto per terra, sul tappeto. Tacque un attimo forse alla ricerca delle parole più giuste per spiegare il perché si trovasse lì.
“Sei davanti ad un bivio, Draco Malfoy, sai?”
“No, me lo stai dicendo tu adesso.” Replicò ben sapendo di mentire.
“Seriamente, puoi decidere di varcare la soglia della chiesa e sposare quella donna anche se non la ami, oppure puoi decidere di mandare tutto all'aria girare i tacchi e fuggire come un coniglio. Sono qui perché a te è stata data la possibilità di avere una possibilità di scelta, di sapere cosa ti capiterà se sceglierai una o l'altra via. Vuoi vedere il tuo futuro?”

Draco Malfoy era confuso come mai prima d'ora, cercò allora di temporaggiare porgendole un'altra domanda: “Perché io?”
Jade sorrise, si alzò in piedi e ricominciò a parlare: “Beh, il tuo grido d'aiuto è stato molto più forte degli altri.”
“Ma io non ho gridato...” la interruppe lui sempre più confuso.
“E poi perché sei bello.” Proseguì facendo finta di niente. “Ma non ti montare la testa eh. So che c'è esattamente il 50 percento delle possibilità che domani il tuo cuore venga legato tramite contratto a quello di Asteria Greengrass.”
“E l'altro 50 percento?”
“Se hai un po' di fegato e un attimo di pazienza, te lo mostro. Ops, voi Serpeverde non avete coraggio.”

Cominciava a trovare quella ragazzina terribilmente seccante. Il massimo apogeo di nervosismo però lo raggiunse quando lei, recitando una strana formula, gli pose le mani sul capo. Nel momento preciso in cui le sue dita sfiorarono i suoi capelli biondi, si sentì preda di uno strano torpore che partiva dalla testa fino ad arrivare alle dita dei piedi. Aveva una gran voglia di dormire, ma c'era qualcosa in lui che gli sussurrava di svegliarsi e di alzarsi in piedi. Si sentiva talmente stanco che non si chiese nemmeno come aveva fatto la ragazza a toccarlo anche se non aveva sostanza e poteva essere attraversata.
Chiuse gli occhi, ma li riaprì subito; la stanza, la ragazzina e il torpore erano spariti. Tutto era sparito. Adesso era solo e di fronte a lui notò una cosa che lo lasciò basito. Un ragazzo che gli somigliava terribilmente se ne stava sdraiato su un divanetto con affianco un tavolino su cui giacevano diverse bustine di artiglio di Drago in polvere.
Un drogato, ecco cosa sarebbe diventato.

Non sapeva cosa doveva pensare. Vedeva se stesso, per la prima volta non speculare. Non era pronto per niente di tutto ciò. Lì, di fronte a lui, quel ragazzo magro e dall'aria malaticcia che sarebbe diventato si alzò nel momento stesso in cui una ragazza minuta e dai lunghi capelli neri entrò. Il cuore di Malfoy ebbe un sobbalzo, ma non lasciò che il suo stupore andasse ad intaccare la sua espressione facciale. Riconobbe subito la ragazza in questione: era Pansy Parkinson. Si avvicinò di un passo alla scena; la voglia di accarezzarle la guancia era troppo irresistibile.
“Sai che quello che stai provando non è reale?”. Pansy parlò a bassa voce, con tono carezzevole sedendosi sul tavolino affianco alle varie bustine di polverina color avorio. Le guardò schifata.
“No che non lo è.” La sua voce era sempre la stessa eppure una leggera nota di sarcasmo la incrinava. Prese un tono serio e continuò a bassa voce: “E' una sensazione effimera, grandiosa e distruttiva. Tra un attimo sarà tutto finito. L'unica cosa reale è il mal di testa che avrò dopo.”
“Perché continui?” La voce bassa della ragazza lasciava trasparire una nota di critica.
“Perché?” Rise, quel Draco così strano, di una risata amara. “Non lo so, forse mi piace?”
“Sei masochista, Draco Malfoy.”
“Solo?”
“No, sei anche un drogato.” Pansy si alzò, lo squadrò con un'occhiata di disprezzo che mai le aveva visto prima e uscì dalla stanza sbattendo la porta.

La scena sarebbe già dovuta finire, ma si trovava ancora là ancorato a quella dimensione in cui il suo onore di Malfoy era andato letteralmente a farsi bruciare da un Ungaro Spinato. Con la coda dell'occhio vide comparire Jade al suo fianco. La conosceva da nemmeno dieci minuti eppure sapeva già, che tempo dieci secondi, avrebbe ricominciato a parlare. E difatti, la ragazzina non si fece attendere.
“Purtroppo il mio potere consiste solo nel farti vedere delle scene. Se mi impegnassi di più potrei anche farti provare qualcosa di intenso, come viverle, ma non ho voglia. Penso sia più semplice per me spiegarti come ti senti con un solo aggettivo.”
“Taglia corto.”
Instabile.”

Tempo di un battito di ciglia che la scena cambiò. Se prima non aveva fatto caso al luogo, ora lo vedeva benissimo. Si trovava nella sala dei ricevimenti della residenza estiva dei Malfoy. Sua madre Narcissa vi aveva organizzato moltissime feste là. In quel momento però la situazione era diversa. Vide una gran massa di gente seduta ai tavoli circolari disposti in sala e in un angolo, ben visibile da ogni angolo, si trovava il tavolo degli sposi. Doveva essere il taglio della torta, vide se stesso tentennare mentre teneva in mano il coltello; il suo sguardo perso per la sala. Guardò nella stessa direzione e vide Pansy Parkinson, in quello che doveva essere il tavolo dei testimoni, fare finta di brindare agli sposi con il volto contratto in una specie di smorfia. Era bella anche così.

Il posto in cui si trovava era cambiato di nuovo. Riconobbe benissimo le corsie di un ospedale. Sentì la gente bisbigliare e capì subito, grazie al suo buon udito, l'argomento. La notizia che un Malfoy sarebbe nato in un comune ospedale aveva fatto il giro dei reparti accompagnata dal solito stormo di malelingue.
Il Draco Malfoy di quel futuro camminava impazientemente avanti e indietro di fronte alla sala parto. Lì vicini, gli ormai anziani coniugi Narcissa e Lucius Malfoy osservavano con sguardo critico loro figlio, non dimenticandosi, ovviamente, di lanciare qualche occhiata sprezzante al posto.
“Draco, ti prego di sederti.” gli chiese Narcissa. “Hai forse intenzione di continuare a fare così tutto il tempo?”
Due ore più tardi, Draco fu chiamato all'interno della sala e , tremando, si avvicinò al fagottino che l'ostetrica gli stava porgendo. Lo prese in braccio e lo osservò attentamente. Era troppo presto per sapere di che colore erano gli occhi, ma di una sola cosa era certo: non aveva mai amato così tanto qualcosa prima d'allora. Era padre e niente avrebbe intaccato il suo buon umore.

Di nuovo quella strana sensazione di torpore lo assalì, ma passò presto. In men che non si dica si trovò sulla sua poltrona. Era di nuovo la notte di San Silvestro.
“Uhm” iniziò con finta aria pensierosa nel momento stesso in cui Jade gli ricomparve davanti. “Quel futuro potresti descriverlo con la parola stabile.”
“No, Draco Malfoy. Io userei la parola 'realizzato'.”
Draco Malfoy ghignò: “Sai? Penso che tu sappia già qual è la mia scelta.”
“La sapevo già da prima di comparirti davanti. Ma toglimi una curiosità: perché quella? Alla fine quella che scegli non avrai la possibilità di stare con chi tieni veramente.”
“Mettiamola così: la mia felicità non è un fattore da tenere in considerazione, e nemmeno quella di Pansy.”

La cerimonia matrimoniale era finita senza troppi preamboli e la festa si era spostata nella residenza estiva dei Malfoy, addobbata per l'occasione. L'enorme salone per i ricevimenti era sobrio, ma elegante, arredato con il gusto tipico di Lady Narcissa. Ogni dettaglio -dalle tovaglie, alle tende – lasciava presumere lo sfarzo e la ricchezza in cui quella novella coppia di sposi avrebbe vissuto. Asteria, sorridendo a tutti i commensali, prese in mano il coltello e lo porse al marito. Insieme si prepararono a tagliare la torta. Draco puntò lo sguardo verso il posto in cui sedevano i suoi testimoni e vide Pansy che, con uno sguardo palesemente ironico, alzava il bicchiere per brindare in segno di approvazione. Si bloccò per un istante. Sua moglie si accorse di quell'attimo di esitazione e non tardò nel chiedergli informazioni.
“Niente di importante, tesoro. Ho solo avuto un déjà-vu.”
In quello stesso istante si pentì della sua scelta. Forse avrebbe dovuto tenere conto della sua felicità. E se proprio non voleva considerare la sua, doveva pensare a Pansy. Ma ben si sa che Draco Malfoy era tutto meno che altruista. Dopo aver riposto il coltello afferrò il bicchiere di vino poggiato sul tavolo e lo vuotò.
Bugiardo che non era altro.



Seriamente, penso che questa storia sia cretina e senza alcun significato oltre che senza pertinenza, ma avevo voglia di metterla nero su bianco.
L'ho scritta semplicemente in quanto tra pochi giorni ricorre l'anniversario della scomparsa di una persona a me cara. Questa persona, la mia migliore amica, si chiamava Giada e amava alla follia il personaggio di Draco e provava un odio viscerale nei confronti di Pansy Parkinson.
Ovviamente, il tema fondante su cui gira l'intera fanfiction è la possibilità di poter scegliere il proprio futuro. Dato che a Giada questa possibilità non è stata data, ho pensato che un personaggio, che oltre al nome possiede anche quella vena di allegria che era propria della mia amica, potesse fare dono a una persona una chance per poter effettuare una scelta.
Spero che abbiate comunque apprezzato questo mio scritto e se vi va fatemi sapere che ne pensate (:
Peace and love, zii.

(L).



* “Envisageable”: indica qualcosa che deve essere preso in considerazione.
*"Queste luci! Rendono la notte più chiara del giorno": Citazione presa da Intervista col vampiro xD

   
 
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