Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: Cloverys    27/06/2015    0 recensioni
Panem.
La ribellione è iniziata, dal distretto 13 i ribelli hanno ormai conquistato tutti i distretti. Solo due ancora resistono, i distretti favoriti, i preferiti di Capitol City. L'uno e il due.
Distretto 2.
Clove deve decidere, combattere o fuggire.
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Clove
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sola. Questa non è di certo una novità, non ha mai amato la compagnia. La differenza è che questa volta non sfugge dalla compagnia di altre persone, questa volta è in fuga dalla guerra. Non è una semplice guerra, è una lotta per l'indipendenza. Il distretto è spaccato in due: da una parte i ribelli, dall'altra i sostenitori di Capitol City. Una fitta di dolore alla schiena la distrae dai suoi pensieri, con un agile movimento scatta in piedi, lentamente percorre un tratto di bosco ricoperto di foglie producendo un debole crepitio. L'aria è stranamente silenziosa, non un rumore o un colpo. L'innaturale silenzio non dura a lungo, il boato di un'esplosione squarcia l'aria e l'eco dell'impatto si propaga per le valli, rincominciano i rumori della battaglia, urla e colpi. Segue una seconda esplosione. Più vicina. Una forte vampata d'aria calda le fa ondeggiare i capelli, il bosco sta iniziando a bruciare, non c'è più tempo, è ora di decidere. Combattere o fuggire. Improvvisamente un ramo di grosse dimensioni si spezza e cade alle sue spalle. Agisce d'istinto, senza pensare, un altro istante e potrebbe trovarsi in un inferno di legna che arde. Corre, le fronde le sferzano il viso, un ramo più spesso degli altri le ferisce un braccio, non ci fa caso, continua a correre. La mano le scivola automaticamente alla cintura, non ha perso i coltelli, il contatto con le lame affilate le da sollievo e la rinvigorisce. Percorre gli ultimi metri di bosco e finalmente è fuori. Lo spettacolo che la attende fuori è irreale. Il distretto è messo a ferro e fuoco, fumo nero si alza da vari punti, i colpi delle armi da fuoco risuonano per le strade e per le piazze, gli hovercraft atterrano e riversano soldati per le strade. Quello che una volta era il distretto due, il posto dov'è cresciuta, si è trasformato in un inferno a cielo aperto. Scende lentamente il pendio, alle sue spalle il bosco divampa, la battaglia si avvicina. Pensieri contrastanti le girano testa. "Perché lottare?" Nessun motivo valido le viene in mente. I ribelli hanno oramai preso il controllo di tutti i distretti, gli unici a oppure ancora resistenza sono l'uno e il due. "Vendetta. Devi vendicarti di Capitol City, sono stati loro a farti diventare così, è colpa loro se sei sola". CapiSola. Questa non è di certo una novità, non ha mai amato la compagnia. La differenza è che questa volta non sfugge alla compagnia di altre persone, questa volta è in fuga dalla guerra. Non è una semplice guerra, è una lotta per l'indipendenza. Il distretto è spaccato in due: da una parte i ribelli, dall'altra i sostenitori di Capital City. Una fitta di dolore alla schiena la distrae dai suoi pensieri, con un agile movimento scatta in piedi, lentamente percorre un tratto di bosco ricoperto di foglie producendo un debole crepitio. L'aria è stranamente silenziosa, non un rumore o un colpo. L'innaturale silenzio non dura a lungo, il boato di un'esplosione squarcia l'aria e l'eco dell'impatto si propaga per le valli, rincominciano i rumori della battaglia, urla e colpi. Segue una seconda esplosione. Più vicina. Una forte vampata d'aria calda le fa ondeggiare i capelli, il bosco sta iniziando a bruciare, non c'è più tempo, è ora di decidere. Combattere o fuggire. Improvvisamente un ramo di grosse dimensioni si spezza e cade alle sue spalle. Agisce d'istinto, senza pensare, un altro istante e potrebbe trovarsi in un inferno di legna che arde. Corre, le fronde le sferzano il viso, un ramo più spesso degli altri le ferisce un braccio, non ci fa caso, continua a correre. La mano le scivola automaticamente alla cintura, non ha perso i coltelli, il contatto con le lame affilate le da sollievo e la rinvigorisce. Percorre gli ultimi metri di bosco e finalmente è fuori. Lo spettacolo che la attende fuori è irreale. Il distretto è messo a ferro e fuoco, fumo nero si alza da vari punti, i colpi delle armi da fuoco risuonano per le strade e per le piazze, gli hovercraft atterrano e riversano soldati per le strade. Quello che una volta era il distretto due, il posto dov'è cresciuta, si è trasformato in un inferno a cielo aperto. Scende lentamente il pendio, alle sue spalle il bosco divampa, la battaglia si avvicina. Pensieri contrastanti le girano testa. "Perché lottare?" Nessun motivo valido le viene in mente. I ribelli hanno oramai preso il controllo di tutti i distretti, gli unici a oppure ancora resistenza sono l'uno e il due. "Vendetta. Devi vendicarti di Capitol City, sono stati loro a farti diventare così, è colpa loro se sei sola"Sola. Questa non è di certo una novità, non ha mai amato la compagnia. La differenza è che questa volta non sfugge alla compagnia di altre persone, questa volta è in fuga dalla guerra. Non è una semplice guerra, è una lotta per l'indipendenza. Il distretto è spaccato in due: da una parte i ribelli, dall'altra i sostenitori di Capital City. Una fitta di dolore alla schiena la distrae dai suoi pensieri, con un agile movimento scatta in piedi, lentamente percorre un tratto di bosco ricoperto di foglie producendo un debole crepitio. L'aria è stranamente silenziosa, non un rumore o un colpo. L'innaturale silenzio non dura a lungo, il boato di un'esplosione squarcia l'aria e l'eco dell'impatto si propaga per le valli, rincominciano i rumori della battaglia, urla e colpi. Segue una seconda esplosione. Più vicina. Una forte vampata d'aria calda le fa ondeggiare i capelli, il bosco sta iniziando a bruciare, non c'è più tempo, è ora di decidere. Combattere o fuggire. Improvvisamente un ramo di grosse dimensioni si spezza e cade alle sue spalle. Agisce d'istinto, senza pensare, un altro istante e potrebbe trovarsi in un inferno di legna che arde. Corre, le fronde le sferzano il viso, un ramo più spesso degli altri le ferisce un braccio, non ci fa caso, continua a correre. La mano le scivola automaticamente alla cintura, non ha perso i coltelli, il contatto con le lame affilate le da sollievo e la rinvigorisce. Percorre gli ultimi metri di bosco e finalmente è fuori. Lo spettacolo che la attende fuori è irreale. Il distretto è messo a ferro e fuoco, fumo nero si alza da vari punti, i colpi delle armi da fuoco risuonano per le strade e per le piazze, gli hovercraft atterrano e riversano soldati per le strade. Quello che una volta era il distretto due, il posto dov'è cresciuta, si è trasformato in un inferno a cielo aperto. Scende lentamente il pendio, alle sue spalle il bosco divampa, la battaglia si avvicina. Pensieri contrastanti le girano testa. "Perché lottare?" Nessun motivo valido le viene in mente. I ribelli hanno oramai preso il controllo di tutti i distretti, gli unici a oppure ancora resistenza sono l'uno e il due. "Vendetta. Devi vendicarti di Capital City, sono stati loro a farti diventare così, è colpa loro se sei sola". Ma Capitol City sta perdendo gli ultimi soldati. I ribelli hanno quasi vinto. L'egoismo prende il sopravvento, abbandonare il distretto, fuggire, salvarsi, questa è la cosa giusta. Non ha nessuno da salutare e nessuno piangerà se non farà ritorno. Adesso è sicura. Le rimane solo un'ultima cosa da fare. S'incammina a passo veloce verso le grandi reti argentate, ormai distrutte e strappate in più punti che delimitano il distretto. Entra nel distretto l'odore acre del fumo le penetra nelle narici, gli spari si fanno più vicini. Con i sensi a mille attraversa la zona esterna del distretto, quella più povera. Cammina su strade e vicoli che all'apparenza potrebbero sembrare tutti uguali, ma ogni ciottolo e buca sembra ricordarle qualcosa del suo passato, accelera il passo, manca poco e arriverà, poi se ne andrà per sempre, senza una meta precisa ma con un solo obbiettivo: allontanarsi da tutto e da tutti. Improvvisamente, forse perché persa nei suoi pensieri e distratta forse perché agitata si trova in un vicolo stretto e angusto che non ha mai percorso prima. Non è sola. Una figura esile le da le spalle. Capelli biondi, sporchi e arruffati spuntano da un berretto logoro, una casacca grigia troppo grande per un corpicino così minuto la copre fino ai piedi e tocca per terra. Rimane immobile, come in attesa che quella che pensa sia una ragazzina faccia qualcosa, poi lentamente si avvicina, la bambina sembra non essersi accorta di nulla. Ormai è a poco meno di un metro, fa un altro passo, indeciso, e si ferma. Sempre con molta cautela s'inginocchia. Sta per parlare, chiedere alla bambina cosa ci faccia sola in un posto pericoloso, così vicino agli scontri, domandarle dove siano i suoi genitori, tante domande si affollano nella sua mente ma non riesce a formularne nessuna. La bambina si gira, in quel momento è come se tutti i rumori della battaglia siano momentaneamente sospesi, i suoni sono ovattati, in quel momento è come se ci fossero solo loro due, come se il tempo si fosse fermato. Ora può vederle il viso. "Impossibile." La prima cosa che le passa per la testa. Non improbabile, impossibile. Un secondo pensiero ancora più sconcertante, "Questa sono io, sono io da piccola". Un momento di panico e sconvolgimento la coglie alla sprovvista, i muscoli tesi, pronti a scattare, la mano scende velocemente alla cintura, sta per impugnare un coltello quando il suolo trema e le fa perdere l'equilibrio, improvvisamente torna alla realtà. Osserva attentamente la bambina, ora più razionalmente, quelli che prima le era sembrato un volto fin troppo familiare le appare diverso, i lineamenti sono più tondeggianti e il naso schiacciato. I suoi occhi incontrano quelli della bambina e capisce. Capisce come mai le pareva un viso conosciuto. Color oro, quel colore di cui diventano gli alberi in autunno, quando il sole tramonta, ma non è questa la cosa che la incanta e che l'ha sconvolta prima. È quello che i suoi occhi riflettono, sono due occhi colmi di paura ma allo stesso tempo decisi, sperduti e forti. Un'espressione di stupore le si dipinge sul viso, capisce che farà qualsiasi cosa pur di salvarla, la porterà con lei, fuggiranno insieme, non la lascerà sola, lei darà a quella bambina ciò che nessuno ha mai dato a lei. Tutto quello che accade nella manciata di secondi seguente non lo scorderà mai come non scorderà mai quegli occhi. La bambina si gira velocemente, un movimento troppo inaspettato e imprevedibile per darle il tempo di reagire immediatamente, inizia a correre, senza voltarsi se non un'ultima volta prima di girare l'angolo. Si alza e corre, deve portare con se la bambina, deve proteggerla, non se ne può andare. Svolta a sinistra e si trova davanti a uno spettacolo che non avrebbe mai voluto immaginare. La via finisce in un bagno di sangue, nell'epicentro della battaglia, gli spari provengono da tutte le parti, le finestre delle case, i tetti e da terra. La bambina corre, ma non abbastanza veloce, un proiettile che proviene dall'alto la colpisce al centro della schiena, un ultimo passo e si accascia a terra. L'urlo che le sta salendo in gola si strozza e riesce a emettere solo un breve rantolio, corre anche lei sotto il fuoco dello scontro, incurante di ciò che le accade intorno, senza pensare che l'unico motivo per il quale era ritornata nel distretto era per prendere le sue poche cose al centro di addestramento e poi fuggire, la sua mente si è svuotata, l'unica cosa reale in quel momento è quello che da lontano potrebbe sembrare un piccolo mucchio di stracci in mezzo alla strada. I pochi secondi che impiega per raggiungerla le sembrano durare ore. Quando arriva sa già che non ci sarà nulla da fare, ma una parte di lei continua a sperare. Con molta cautela gira la bambina, respira ancora, la guarda un'ultima volta, nei suoi occhi c'è un'espressione preoccupata, insicura. Lentamente cerca la sua mano e la stringe. Sollievo, è questo quello che le pare di vedere nei suoi occhi prima che li chiuda per sempre. Si alza, non fuggirà, non se ne andrà, si vendicherà. Adesso ha un motivo per combattere, un motivo per uccidere. Per la bambina. E se mai le dovesse mancare coraggio le torneranno in mente gli occhi, di quel colore dorato così persi ma decisi, che cercavano di celare le emozioni. Sfila uno dei coltelli dalla cintura, indossa la sua maschera, quella di sempre, impassibile, che non lascia trapelare nulla, fredda. Anche se questa volta non è tutta di ghiaccio, all'interno le ribolle l'odio, bruciante, incontenibile. Corre. Finalmente è al centro dello scontro, nessuno la può fermare il suo coltello colpisce ripetutamente pacificatori e alleati di Capitol City. E mentre lotta capisce che in fondo non è solo per la bambina che sta combattendo, lo sta facendo anche per se stessa, per la sua libertà, per la sua vendetta. Fine.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Cloverys