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Autore: BulaBula    15/01/2009    7 recensioni
allora, è la mia prima storia pubblicata su questo sito! è scritta dal punto di vista di Kisame, ed esprime un po' quello che lui pensa di Itachi, perchè credo sia il personaggio che ha avuto modo di conoscerlo meglio. attenzione! spoiler dal capitolo 370!
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Itachi, Kisame Hoshigaki
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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-Kisame, finalmente ti abbiamo trovato un compagno… Itachi Uchiha.

Quel giorno pioveva, e potevo sentire lo scrosciare della pioggia attraverso le pareti del covo.
Ho sempre amato la pioggia, forse perché vengo da un villaggio dove l’acqua era una presenza costante. Forse perché uso tecniche acquatiche.
O forse… perché il giorno in cui ti ho incontrato per la prima volta pioveva.

Sono nell’Akatsuki da molto, quasi dalla fondazione. Da più tempo di me c’è solo Kakuzu, oltre a Pain e a Konan, naturalmente.
Ormai combatto da anni, e sono un ninjia molto rispettato nell’organizzazione, nonostante le mie parvenze non esattamente umane.

Ma quando sei arrivato tu, con la tua genialità, con la tua innata superiorità, mi sono sentito poco più che uno zero. Quasi fossi tornato un genin. In confronto a te non ero niente, me ne sono reso conto la prima volta che ti ho visto. I tuoi occhi… come dire? Irradiavano potere, quel giorno. Quasi volessero mettermi subito in guardia, come se volessero dirmi di non prenderti sotto gamba solo perché eri più giovane e inesperto di me.
Ma non avevo questa intenzione, non preoccuparti. Dopo tutto quello che si era sentito sul tuo conto, eri una sorta di leggenda tra noi reietti.

Però… col tempo, stando fianco a fianco ogni santo giorno… ti ho conosciuto meglio, nonostante tu sia un tipo di poche parole.
E ho capito alcune cose di te. O almeno, è quello che credo.

Ho capito che i tuoi occhi, quando non hanno quell’espressione ostile che avevano il primo giorno, i tuoi occhi privi dello sharingan… non sono per niente minacciosi.
Ho capito che, anche se sei così taciturno, non sei una persona così antipatica e priva di emozioni come tutti credono.
Ho capito che ti piace stare alla finestra a fissare il cielo nelle notti di luna piena.
Ho capito che i tuoi capelli alla luce della luna assumono dei riflessi argentati.
Ho capito che dentro di te nascondi qualcosa in una scatolina, qualcosa che non vuoi far vedere a nessuno.
Ho capito che ti senti solo.
Ho capito che sei triste.

Triste.
Ogni giorno che passa lo diventi sempre di più, anche se cerchi di non farlo vedere.
Probabilmente gli altri non se ne sono nemmeno resi conto, la tua faccia impassibile per loro è sempre la stessa.
Ma io mi rendo conto che qualcosa nel tuo sguardo sta cambiando.
Nei tuoi occhi c’è un’ombra sempre maggiore.
Me ne rendo conto perché da un po’ di tempo a questa parte non faccio che guardarti, Itachi.
E non provare a chiedermi il perché, anche se so che non lo faresti mai, perchè neanche io so spiegare questo mio sentimento. È così, punto e basta.

Anche oggi sei alla finestra, anche se non c’è la luna piena.
Sono indeciso se andare a letto lasciandoti sveglio come sempre, o se cercare di soddisfare un po’ la mia curiosità.
Perché c’è qualcosa che non va, lo sento, lo capisco.
Spesso ti incanti a fissare il vuoto, proprio come in questo momento, e non capisco a cosa pensi…
Alla malattia che ti sta divorando? Ai tuoi crimini? A tuo fratello? O a che cosa?

Mi avvicino a te.
-Itachi… c’è qualcosa che non va?
Ti giri verso di me come se ti fossi appena svegliato da un sogno.
-No, Kisame, non preoccuparti.
Ecco l’ombra nel tuo sguardo.
-Non mentire, mi sono accorto che c’è qualcosa che ti preoccupa.
Mi guardi sorpreso, vorrei proprio sapere che cosa pensi di me in questo momento. Decido di continuare.
-Vorrei che tu me ne parlassi. Sono il tuo compagno, puoi parlarmi di qualsiasi cosa, lo sai.
-Questo lo so bene… ma non sarebbe giusto riempirti la testa con le mie sciocchezze…
Mi dici queste parole, così insolite per uno come te, tenendo lo sguardo basso.
Ma non mi interessa. Se mi parli così significa che non hai compreso quello che sento.
Forse i tuoi occhi non possono vedere ogni cosa…
-Non importa. Magari se me ne parli posso aiutarti in qualche modo…
I tuoi occhi si spalancano, socchiudi la bocca leggermente sorpreso dalle mie parole.
E, no, anche io non sto dicendo cose che direi normalmente.
Ma cosa posso farci?
In realtà vorrei solo aiutarti. Davvero.
Preferirei mille volte che tornassi l’Itachi dei primi giorni, altezzoso e pieno di sé, che nemmeno scendeva a tavola per mangiare tutti insieme.
Vederti con quell’aria triste, pensierosa… abbattuta… beh, mi uccide.

-Aiutarmi?
-Sì. O almeno posso provarci.
Fai qualcosa tipo un incrocio tra un sorriso e un singhiozzo. Poi mi abbracci.
-Grazie.
Sussurri.
Non capisco. Non capisco assolutamente.
Forse è un illusione creata dallo sharingan.
Sento il tuo corpo magro contro il mio.
Sì. E decisamente un’illusione, una cosa del genere non potrebbe mai succedere nella realtà.
Mi stringi la cappa con forza, come a trovare un sostegno.
Ti abbraccio anch’io, non m’importa se tra poco mi sveglierò e tornerò nel mondo reale.
La sensazione del tuo corpo stretto tra le mie braccia è troppo bella.
Ti scosti leggermente da me, mi guardi negli occhi…
E mi perdo in quei pozzi neri…

Il tuo volto è sempre più vicino.
Spalanco gli occhi quando sento le tue labbra sulle mie.
Sono immobile, una statua di cera.
Ti scosti leggermente, mi guardi preoccupato. Forse temi di aver fatto qualcosa che non mi va bene.
Ma non è quello il punto.
-Itachi… questa… è un illusione?
Quello che vedo sul tuo volto è forse un’espressione quasi divertita?
-No, non lo è…
Mi baci di nuovo. Ma questa volta non mi cogli alla sprovvista, rispondo al tuo bacio.
Non credevo che nella mia vita avrei mai provato la sensazione della tua lingua che sfiora la mia.
È una cosa così meravigliosa che rabbrividisco.
O forse sto rabbrividendo perché ci siamo spogliati dei nostri abiti.

Mi stacco a malincuore dalle tue labbra, e guardo con venerazione il tuo corpo nudo sul letto, sotto il mio.
Non so se abbia un sapore più buono la tua bocca o la pelle del collo, o delle spalle, o del petto, o…
Mentre ti sento sospirare dal piacere, provo qualcosa di strano.
È come se mi rendessi conto che quello che sta succedendo ora non potrà succedere mai più.
E i tuoi occhi mi dicono la stessa cosa.
Molto bene.
Farò in modo di non avere rimpianti.

Scopro che rabbrividisci quando ti sfioro la carne esattamente dietro l’orecchio.
E anche che il tuo corpo per certi versi è ancora quello di un bambino, così poco peloso, così candido.
Mi soffermo a guardare il tuo pomo d’Adamo andare su è giù quando deglutisci.
Percorro con i polpastrelli le linee che hai nei palmi delle mani.
Traccio con la punta del naso la linea dei tuoi addominali.
Noto quanto siano lunghe le tue gambe, e anche quanto siano bianche.
Conto i nei sul tuo corpo, traccio più e più volte il contorno del tuo ombelico.
Tanto tempo compagni di squadra, e non sapevo niente di tutto ciò.
Questo pensiero ha il potere di farmi rendere conto di quanto sia prezioso questo momento.

Improvvisamente parli di nuovo, con la voce ansimante e un po’ confusa.
-Kisame… non vuoi…?
Mi fai capire che posso anche godere anch’io.
Che posso prenderti quanto mi pare, stanotte. Che devo approfittarne.
Però prima volevo sapere tutto di questo tuo corpo.
Perché non c’è cosa che al momento mi renda più felice.
È fantastico rendersi conto che solo io so queste cose.
Non so se sei stato con altre persone, ma di sicuro loro non si sono mai soffermate su questi particolari.
Non si sono rese conto fino in fondo della tua bellezza.
Ma la carne è debole e l’uomo è fatto di carne.
E, anche se non sembra, anch’io sono un uomo.

Ti aggrappi alle mie braccia, soffochi i gemiti contro la mia spalla, la mordi.
Mi guardi con gli occhi socchiusi per il piacere, ti torturi le labbra, cerchi le mie.
E mentre ti bacio e affondo dentro di te ancora, ancora e ancora… mentre provo un piacere che non ho mai provato prima, e so che per te è la stessa identica cosa… mentre all’apice dell’estasi ci guardiamo negli occhi, senza emettere suoni, solo ansimando, sempre più veloce, sempre più veloce…
Beh, in quel momento capisco una cosa.
Che per tutta la vita… per tutta la vita sono andato avanti, sono sopravvissuto… solo ed esclusivamente per provare questo.
Questo è il momento che ho aspettato di vivere da quando sono nato.
Ancora prima di conoscerti, già desideravo tutto ciò.
Che sia per una notte o per sempre… non importa.

-Allora, non vuoi dirmi che c’è…?
Rompo il silenzio. Siamo sdraiati nel mio letto, nudi e ancora ansimanti.
Ti giri verso di me, sdraiandoti su un fianco.
-Domani…
-Domani…?
-Io e Sasuke ci scontreremo. Per l’ultima volta.
Rimango in silenzio. Non so se sono preoccupato che ti possa succedere qualcosa.
Ma non credo. Conosco troppo bene la tua forza per preoccuparmi della tua incolumità.
-E questo… ti preoccupa…?
Sorridi triste.
-No… questo… mi addolora.
Ah…
Mi rendo conto che non ti ho mai sentito parlare di quello che è successo con la tua famiglia, e soprattutto con tuo fratello.
Se devo essere sincero, ho sempre pensato che tu l’abbia lasciato in vita per un qualche motivo particolare.
E qualche volta ho visto qualcosa di simile alla dolcezza nel tuo sguardo, quando sentivi il suo nome.
Mi rendo conto che il fatto di doverlo uccidere ti addolora.
Perché non riesco a pensare che tu possa morire, domani.
È una cosa inconcepibile.

Ti stringo a me, un po’ impacciato.
-Non ti preoccupare. Andrà tutto bene.
Ti sento trattenere il respiro mentre ti aggrappi alla mia schiena, come se temessi che possa sparire da un momento all’altro.
Ehi, quel timore ce l’ho io.
Sono io che ho davanti qualcosa di molto somigliante a una visione celestiale.
Tranquillo, non me ne vado.
-Grazie…
Me lo dici per la seconda volta, e osservo il tuo volto triste.
E mi fa star male vederti così.
Itachi Uchiha, uno dei criminali più pericolosi del paese.
Il pericoloso assassino che ha sterminato con freddezza tutto il suo clan.
Un mostro.
Francamente ora non mi sembri niente di tutto questo.
In questo momento mi appari solamente come un ragazzo che ha bisogno di qualcuno che lo ami…
Nessuno ha mai capito niente di te.

Mi hai chiesto di accogliere la squadra di tuo fratello, quando sarebbe arrivata nei pressi del nascondiglio segreto degli Uchiha.
Poi ti sei allontanato, e ci siamo salutati con un cenno del capo, uno sguardo.
D’altronde so che tornerai.
Te lo dico anche –A dopo.
E mi sorridi con un’aria triste.
Ecco tuo fratello, così simile a te eppure così diverso.
Gli blocco il cammino.
-Sasuke, dovresti continuare da solo ora. Itachi preferisce che gli altri aspettino qui.
Il ragazzo non fa una piega, la strafottenza con cui parla e si comporta mi fa quasi ridere.
“Peccato che presto morirai, ragazzo”
I suoi compagni non vogliono che vada da solo, propongono di lottare con me.
Ma dopo questa notte mi sono svegliato con una strana pace nel corpo, non ho proprio voglia di combattere. Ma se intralceranno in qualche modo i tuoi piani sarò costretto a farlo.
-Non sono dell’umore giusto per un’altra lotta. Ma se insistete nel procedere insieme vi tratterrò qui con la forza.
Sasuke mi da ragione, dice ai suoi sottoposti di lasciarlo andare.
-Questa è la mia vendetta.
Dice prima di allontanarsi.
Davvero quel ragazzo crede di poterti battere? Roba da matti.
Questi giovani sono così ingenui…
“è inutile che vi affanniate tutti così tanto cercando di sconfiggerlo, di farlo crollare… Itachi è così incredibilmente al di sopra di tutti voi…”

Passa un po’ di tempo, sorveglio i sottoposti di Sasuke che litigano tra di loro sul da farsi.
Improvvisamente uno di loro si gira verso di me.
-Hoshigaki Kisame. E la sua potente spada, la Samehada.
Lo guardo sorpreso che un ragazzino come lui mi conosca.
Poi si presenta, è il fratellino di una delle mie vecchie conoscenze al villaggio della nebbia.
-Sei davvero tu? Non ti avevo riconosciuto. Sei cresciuto molto, Suigetsu.

-Visto che dobbiamo aspettare qui Sasuke, che ne dici di ammazzare un po’ il tempo? Divertiamoci un po’, Kisame. Lo vedo tirare fuori la spada di Zabuza Momochi. Sogghigno.
-Vedo che non hai perso il tuo carattere combattivo… molto bene, allora ti farò abbassare la cresta.
Termino la frase, e sento un brivido freddo percorrermi la schiena.
Ho un brutto presentimento.
Decido di chiudere in fretta il combattimento, devo assolutamente raggiungerti.
Dimmi, Itachi, in questo momento stai bene, vero?
Non posso fare a meno di chiedermelo.

Cammino per i corridoi del covo.
Ancora non sono riuscito a entrare nella mia camera…
Nella nostra camera.
Non riesco a capacitarmi di quello che è successo.
La tua malattia era a un livello così avanzato da indebolirti a tal punto?
E allora, se lo sapevi, perché hai combattuto lo stesso?
Perché a quanto pare sapevi che sarebbe successo tutto questo. Ricordo il tuo sguardo, quella notte. Sapevi che non ci sarebbero stati altri giorni.
Non lo capisco, non lo capisco.
Mi sembra di impazzire.
Cosa mi succede?
Combatto da tanti anni, ormai dovrei essere abituato a vedere i miei compagni morire…
Eppure… non riesco a pensare che non ti rivedrò mai più.

Continuo a camminare, e sento da dentro una stanza la voce di Sasuke e quella di un altro uomo. Sento che pronunciano il tuo nome, e mi fermo ad ascoltare.
Devo sapere.
Se in questo modo potrò avere anche solo un piccolo particolare sulla tua morte, sono disposto anche a origliare.
Non mi interessa.
E così vengo a sapere ogni cosa.
Erano stati i capi del villaggio a ordinarti di sterminare il clan Uchiha, e tu, per proteggere il tuo amato villaggio, hai compiuto la missione.
Ben sapendo che ti avrebbe aspettato una vita da criminale piena di sensi di colpa.
Una vita in cui ti saresti odiato.
Però il tuo fratellino… quello no, non eri riuscito a ucciderlo.
E sei venuto nell’Akatsuki proprio per proteggere lui e il villaggio.
Ecco perché hai combattuto con Sasuke sapendo che avresti perso.
Volevi che diventasse più forte, volevi che fosse lui e solo lui a ucciderti.
Forse pensavi anche di meritarti una fine del genere.
Penso a quanto devi aver sofferto in questi anni, da solo.
Non avevo capito niente nemmeno io, nonostante credessi di conoscerti meglio di chiunque altro.
E capisco perché non me ne hai parlato.
D’altronde, cosa avrei potuto fare?
Però, se ripenso a quello che hai passato, alla persona buona che sei stato, perché ora lo so, tu eri buono, mi si stringe il cuore.
E mi fa male.

Finalmente riesco a entrare nella nostra camera.
È notte, mi affaccio alla finestra.
C’è la luna piena, Itachi.
Ti piaceva così tanto stare a guardarla…
Spero che, dovunque tu sia, la possa vedere.
Pensare che tu la stia guardando mi fa sentire un po’ più vicino a te.
Non dormo, sarebbe impossibile con questo dolore che mi attanaglia.
Porto la mano all’altezza del cuore, dove sento male.
Improvvisamente mi sento inutile.
Mi sento vuoto.
Mi sento solo.
In tutta la mia vita non mi sono mai ritrovato in questo stato.
Dove sei, Itachi?

È già mattina.
Sono convocato a una riunione.
Ho inoltre scoperto che sotto la maschera di Tobi si cela Madara Uchiha.
L’uomo che ha avuto un ruolo così importante nella tua vicenda.
Mentre lo guardo parlare agli altri mi sento ribollire dalla rabbia.
Lo odio.
Sasuke e la sua squadra sono entrati a far parte dell’Akatsuki.
Tuo fratello ha intenzione di distruggere il villaggio che hai tanto amato.
Di sicuro è stato influenzato da quel maledetto…
Non volevi che succedesse vero? O forse lo sapevi già?
Vorrei potertelo chiedere.
Ma improvvisamente, mentre guardo Sasuke, mi rendo conto che ho qualcosa da fare.
Posso andare avanti.
Ho uno scopo. Un motivo per vivere ora che tu non ci sei.
Il Kisame di questa notte è scomparso.
Difenderò Sasuke, farò in modo che nessuno lo manipoli, che nessuno gli faccia del male.
Lo proteggerò da lontano come hai sempre fatto tu.
Non gli accadrà nulla, puoi starne certo.
L’hai lasciato in buone mani.

Finalmente la riunione è finita.
Ho incontrato un tipo, quel Suigetsu… è ancora più attaccabrighe di me, ci crederesti?
Tu che ogni volta che mi lasciavo prendere dalla foga mi guardavi male.
Esco fuori, e guardo il cielo.
Ho preso la mia decisione.
Starò qui all’Akatsuki e proteggerò sia tuo fratello che il tuo villaggio.
Te lo prometto, farò del mio meglio.
Perché sono le cose che hai lasciato in eredità.
Senza di te non ci sarebbero.
Tranquillo, Itachi, mi occuperò io di quello che hai lasciato.
Visto che quando eri vivo non ti sono stato di nessun aiuto, cercherò di esserti utile ora che non ci sei più, difendendo ciò che di più caro avevi al mondo.
Ha iniziato a piovere.
Strano, non è stagione.
Lascio che la pioggia cada su di me, che le gocce scivolino sul mio corpo.
Sembra quasi che mi accarezzino.
Se chiudo gli occhi mi sembra che ci sia tu ad accarezzarmi… allora non te ne sei andato lontano, Itachi…
L’ho sempre detto che amo la pioggia…

“Il suo desiderio era quello di morire da assassino e da traditore. Per la pace del villaggio, certo… ma soprattutto per te, Uchiha Sasuke. Scambiò il proprio prestigio con l’esilio.. l’amore con l’odio.. eppure sul suo volto senza vita era disegnato un sorriso… Pur di affidarti il nome degli Uchiha fu disposto a continuare nel suo inganno”

FINE

Salve a tutti, sono una nuova iscritta!
Conosco questo sito da una mia amica e ho sempre desiderato metterci qualcosa di mio! Infatti ho una sfilza di storie pronte! (ma non ce ne può fregare di meno...ndtutti).
Cooomunque... Probabilmente, anzi di sicuro, è scritta molto male. Quindi chiedo scusa a tutti i fan di Itachi, di Kisame e delle KisaIta.
Voleva solo essere un piccolo tributo per uno dei miei personaggi preferiti, narrato dal punto di vista della persona che secondo me gli era più vicina e lo conosceva meglio.
Mi farebbe piacere ricevere dei commenti anche negativi, in modo che possa capire dove vado bene e, soprattutto, dove sbaglio!

Rosa_Elefante
  
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