Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: mAAdCity    28/06/2015    0 recensioni
-Ahia cazzo! Guarda dove metti i piedi la prossima volta!- gridai con la testa abbassata e con il culo che mi faceva male dato che ero caduta col culo per terra, perché devono accadere sempre queste cose?
-Mi dispiace, e comunque sei tu quella con la testa tra le nuvole e che corre per i corridoi con lo skateboard- disse il ragazzo ridendo leggermente, non avevo ancora alzato la testa perché mi girava, ma riuscì a riconoscere la voce. Sentii che si abbassò leggermente e mi tese la mano per aiutarmi ad alzarmi, alzai lo sguardo e vidi i suoi occhi color ambra, Justin.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era sabato. Stranamente mi alzai venti minuti prima che suonasse la sveglia, mi sentivo felice e leggera come una piuma. Non riuscivo a capire il perché, ma più di tanto non mi importava. Andai in bagno e indossai dei pantaloni larghi neri a cavallo basso (i pantaloni con il cavallo basso sono i migliori!) dei calzini con la foglia di Ganja, una canottiera bianca con il numero 1995, il mio anno di nascita, e come sempre uno dei miei tanti immancabili cappellini, questa volta con il logo Vans. Mi misi l'eyeliner, il mascara e un po' di lucidalabbra, feci i miei bisogni e finalmente uscii dal bagno. Presi il mio cellulare dal comodino e scesi in cucina. Mia madre mi vide e mi guardò stupita. -come mai già in piedi?- mi chiese. -avevo voglia di alzarmi prima.- in realtà non sapevo neanche io il perché, mi ero alzata e basta. -se quel ragazzo ti fa questo effetto, dovrebbe invitarti fuori sempre- esclamò mia madre. Spalancai gli occhi e per poco non mi soffocai con il pezzettone di pancake che stavo per ingoiare. Dopo averlo ingoiato le dissi -non mi sono alzata per questo motivo, ah, per andare a scuola, posso prendere la mia auto?- le chiesi, i miei genitori mi avevano messo in punizione per una cagata che avevo fatto a scuola, niente di che, avevo solo dato della puttana alla professoressa di scienze. -...solo per questa volta, e non dire nulla a tuo padre, ancora una settimana e potrai usarla liberamente.- mi rispose rassegnata mia madre. La ringraziai e andai a prendere le chiavi dell'auto in garage: la mia amatissima auto. L'avevo comprata con i miei risparmi, una bellissima Dodge Challenger, nera con i cerchioni cromati, delle linee rosse che rendevano la vettura elegante ma allo stesso tempo cattiva sui lati, era lì, che mi aspettava, sembrava che mi dicesse "Veloce, andiamo a farci una bella corsa, con la polizia che ci segue e noi che ce ne freghiamo". Eh no. Questo no. Questo non volevo pensarlo, smisi di pensare a quelle cagate, aprii il portone del garage ed entrai nella mia adorata Dodge. Girai la chiave, che bel rumore, il motore sembrava un leone che ruggiva, una cosa bellissima. Mi ero quasi dimenticata di quanto fossero comodi i sedili in pelle, erano come un divano. Parcheggiai l'auto vicino a una Fisker Karma che sembrava quasi uno specchio, a parer mio molto bella ma troppo vistosa. Guardai meglio e dentro all'auto c'era un tizio, ecco cosa ci faceva lì un'auto così vistosa, era quella di Justin. Rimasi per alcuni minuti in auto, visto che era ancora presto per entrare, decisi di cazzeggiare un po' su Twitter e su vari social. Sentii battere il finestrino. Era Justin che si era deciso di uscire dall'auto, non che lo stessi aspettando, solo che era rimasto lì anche lui. -é la tua auto?- mi chiese Justin dopo che gli avevo abbassato il finestrino. -no, l'ho rubata.- gli risposi sorridendo. Mi guardò senza dire nulla, così decisi di rompere il silenzio -stavo scherzando!- dissi sorridendogli -beh, conoscendoti, potresti anche averla rubata- mi disse alla fine Justin. Decisi di uscire dall'auto, e dopo averla bloccata, tirai un leggero schiaffo a Justin sul braccio -coglione- dissi rivolgendomi a lui ridendo. Ci incamminammo verso l'entrata della scuola, sentii gli occhi puntati su di me, forse perché stavo camminando vicino a Justin? Guarda che non posso nemmeno camminare vicino a un mio amico che tutti pensano che stiamo insieme. -che cazzo hanno da guardare?- chiesi irritata a Justin, abbassai gli occhi, che finirono sulle nostre mani. Ci stavamo tenendo per mano?!? Il panico prese il sopravvento e bruscamente lasciai la mano di Justin. Non mi ero accorta che ci stavamo tenendo per mano, e non sapevo neanche da quanto. -Da quanto eravamo così? E perché non me ne sono accorta?- chiesi a Justin spaventata con gli occhi fuori dalle orbite. -Beh, diciamo che ci siamo tenuti la mano dal parcheggio fino ad ora, e perché non te ne sei accorta, o perché ho le mani veloci, o perché sei cotta di me e hai perso la testa. Probabilmente per tutte e due le ragioni.- mi disse. Arrossii all'istante. É vero, avevo una cotta per lui, e lui lo aveva scoperto. In quel momento volevo sotterrarmi. Era imbarazzante. -io non ho una cotta per te.- dissi con un filo di voce guardando il pavimento, non lo volevo guardare negli occhi, avrebbe visto la mia faccia che si stava mutando in un pomodoro molto maturo. Justin ridacchiò -e allora perché stai guardando a terra, parli piano e stai arrossendo?- mi chiese, feci un respiro profondo. -Perché soffro di una malattia molto rara, e questi sono i sintomi...quindi, vado in bagno a prendere la medicina, okay? Ehm...ci vediamo!- dissi una cosa a caso per scappare. "una malattia rara?!? Davvero Sam?!?" Pensai tra me e me, che stupida. E la stessa sera lo avrei rivisto. Ero nella merda. Le ore di scuola passarono veloci, arrivai a casa, vidi la macchina di Justin seguirmi per tutto il tragitto da scuola a casa, mi metteva soggezione, e un filetto di disagio, dopo la figura di merda che avevo fatto con lui. Arrivò sera. Ero in panico, non sapevo quale dei miei vestiti mettermi, ma alla fine riuscii a decidermi. Decisi di indossare un vestitino nero di Chanel molto carino, ovviamente adatto per la mia giovane età, e delle scarpe con il tacco, non molto alto, nere. Mi truccai un po' di più del solito, misi l'ombretto blu e degli orecchini con dei cristalli blu che stavano molto bene con le mie punte dei miei capelli blu elettrico. Non ero niente male. -Sono troppo sexy cazzo!- mi complimentai con me stessa compiaciuta a bassa voce guardandomi allo specchio, forse avevo un po' esagerato, ma ormai era fatta. Arrivò l'orario stabilito da me e Justin. -Buonasera signori Jordan- era la voce di Justin, era arrivato! E io che ero ancora nella mia camera a giocare a Call of Duty... Che ragazza per bene. -Hey, ciao S...- -Muori brutto bastardo!- gridai io verso lo schermo del televisore, visto che un nemico mi stava sparando, mi girai, perché sentii qualcuno aver detto qualcosa, che non era riuscito a finire per colpa mia. -Ma che ti ho fatto?!?- mi chiese Justin sedendosi vicino a me. -Nononono scusa non parlavo di te, stavo giocando a Black ops e...- cercai di scusarmi alzandomi in piedi e agitando le mani -Wow, sei stupenda...- disse Bieber guardandomi dalla testa ai piedi. Ero un attimino imbarazzata, e quindi, ovviamente, abbassai lo sguardo. Non sapendo che fare dissi -allora? Ci muoviamo? Io ho fame- e corsi giù seguita da Justin. -Hey! Pannocchietta, dove vai così di corsa con questo?- disse mio padre...ah, lui e i suoi stupidi nomignoli... -Papà...- dissi io, odiavo i soprannomi che mi dava. -Okay ragazzo, portamela a casa alle nove- disse mio padre a Justin appoggiandoli una mano sulla spalla. Justin lo guardò male. -Ok, alle dieci e mezza massimo- disse mio padre di nuovo, così io e Justin uscimmo, vidi la macchina con cui era arrivato. Wow. -Posso guidarla?- chiesi implorante a Justin. -Ma sei matta?!? É una Lamborghini, e tu sei pazza, mi faresti fuori l'auto.- mi rispose lui. Che cattivo. Come da gentiluomo mi aprii la portiera per entrare, mise in moto e partimmo verso il ristorante. -Pannocchietta?- ruppe il silenzio Justin divertito, rise così forte che la gente si girò verso di noi, mi coprii la faccia col menù e dissi incazzata a Justin che non la smetteva di ridere -Justin, piantala, ci sta guardando tutto il fottuto ristorante!- la smise, e si guardò intorno, per poi esclamare un "Hey" rivolto ai clienti in sala, salutandoli, come se fosse una cosa normale. Mi spiaccicai una mano in faccia. -Ma quanto idiota sei?- dissi piano. -Dai piccola, non ti arrabbiare- disse lui con gli occhi da cucciolo. -Non mi chiamare così- lo rimproverai io. -hai ragione, bomba sexy é più appropriato per te- mi disse facendomi l'occhiolino, non capii se in quel momento diventai rossa di imbarazzo o incazzatura, so solo che lui rise -ti tiro una forchetta nell'occhio- a questa minaccia, Justin smise di ridere, e a quel punto risi io. Mi divertii molto, era un ragazzo dolcissimo, anche se a volte era un rompiscatole. Ci ritrovammo davanti al cancello di casa mia. Ci guardammo negli occhi e gli sorrisi, volevo fargli un bello scherzo. Dopo avergli sorriso mi voltai verso il cancello. -Allora? Non dici niente?- mi chiese triste. Mi rigirai verso di lui e dissi -Mi sono divertita- sempre con un sorriso stampato sulla faccia. Si avvicinò a me e intanto disse -No, ma, intendo, di solito sui film si danno un bacio... Almeno sulla guancia?- mi chiese speranzoso -come vuoi- risposi appoggiando le mie labbra alle sue, restai per qualche secondo in quella posizione quando poi cominciò il vero bacio, e qui non voglio entrare nei dettagli, ma quando Justin cercò di ficcarmi la lingua in bocca, mi staccai e dissi -non é il caso- non me la sentivo ancora di baciarlo, con la lingua, voglio dire, non eravamo fidanzati o cose del genere, mi sembrava...strano. Ci salutammo, ed entrai in casa. Era stato l'appuntamento, se così si può definire, più bello della mia vita.
   
 
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