Tutto
quello che si presenta dinanzi a me è buio
pesto. Una minacciosa nube di soffocante oscurità riempie le mie iridi
di nero
pece, lasciando traboccare i miei occhi di quel colore monocromatico.
Non vedo
nulla, non riesco a vedere. C'è davvero qualcosa oltre questa massa
informe?
Cosa. Cosa sta succedendo. Voglio tornare indietro. Voglio tornare
indietro.
Intrappolato in una prigione fatta d’ombra, il mio corpo annega nel
vuoto di
quello scenario: mi ingloba, mi blocca, come se volesse rendermi un
tutt'uno
con esso.
Non lo sopporto. Non riesco più a sopportarlo. Provo ad aprire
lentamente gli
occhi, ma mi viene impedito. Cerco di muovere di qualche millimetro le
braccia,
ma vengo fermato. Perché. Perché. Perché. Voglio piangere. Posso
piangere?
Almeno questo. Dove sono? Cosa ci faccio qui? Che senso ha?
Devo scappare, devo scappare. Un'uscita, c'è forse un' uscita? Sono
stufo di
lasciar prendere agli altri il controllo della mia vita. Sono un guscio
vuoto,
una perla senza valore, senza alcuna personalità.
"Perché non lasci fare a noi?"
Basta.
"Vedrai, non noterai nemmeno la
differenza."
Smettetela. Smettetela... per favore, basta!
"Cosa ne dici, Shu? Anzi..."
No. No. No, no, no. Non ancora, non...
"Shu☆Zo?"
Ho detto basta! Non voglio ricordare, non voglio, non...
"Questa sera è stato
fantastico!"
Uh? Questa voce...? Giuro di averla già sentita…
Una scena spezza la monotonia di quelle perenni tenebre: un camerino
sullo
sfondo, e un ragazzo dalla carnagione color caffelatte. Rom, Rom! Sono
qui,
Rom! Ti prego, Rom, guardami… io, io ho bisogno d’aiuto…
"Rom."
Un ragazzo dai capelli corvini e un lungo cappotto scuro fa la sua
apparizione
entrando dalla stessa direzione dell'altro. Il me stesso di tanti anni
fa'. I
ricordi riemergono inaspettatamente dalla mia memoria. Aspetta,
aspetta, questa
è la scena di quel giorno...? No. Non può essere, perché proprio quella
tra
tutte le altre?! Lasciatemi andare, vi prego lasciatemi andare. Non
voglio
ritornare a quel giorno di tanto tempo fa’...
"Devo dirti una cosa."
No. No, ti prego, non farlo! Non ripeterlo, non davanti a me...
"Shu?"
Il mio cuore perde sempre un battito quando il suo della sua voce
pronuncia il
mio- no, il mio vecchio nome. O forse è il ricordo che fa sempre più
male...?
"Cosa succede?"
Fermatevi.
"Io- ho firmato un contratto con
un'agenzia."
No.
"Tu hai fatto COSA?!"
Sento ancora una volta la sua ira lacerare i tessuti del mio sistema
nervoso,
una sfumatura del suo carattere che non avevo mai visto prima di quel
giorno.
Non voglio sentirla ancora. Ti prego, basta... mi dispiace, ma ti
prego, non posso
sentire più le tue urla...
"Voglio continuare il mio sogno,
Rom."
Il mio sogno... sì, un sogno, ma a quale prezzo...
"E noi, Shu?! E noi? Siamo una band,
non puoi rovinare la nostra promessa per soddisfare il tuo ego!"
Lacrime cristalline iniziano a crollare senza sosta, ornando il mio
viso
con dei delicati monili creati dal mio stesso dolore. Perché. Perché.
Non posso
sopportarlo, non posso sopportarlo, fatelo smettere, fatelo smettere,
fatelo
smettere.
"Me ne vado, Shu. Me ne sto
andando."
Questa scena, ancora una volta. No. Ti scongiuro, resta. Non
riuscirei a
sopportare ancora una volta quel tuo amaro addio.
"Cosa vuoi dire? Non eravamo una
band, Rom?! Non eravamo amici?!"
Basta. Basta, basta, basta, non riesco a smettere di piangere.
Voglio
tornare a casa, io...
"È finita, Shu!"
VOGLIO TORNARE A CASA!
I
miei occhi si spalancano all'improvviso,
mostrandomi una stanza illuminata da un solo, minuscolo spiraglio di
luce. Poso
lo sguardo su di esso, accertandomi dell’arrivo di un nuovo,
entusiasmante giorno.
Il suono del condizionatore che conferisce all'ambiente una gradevole
brezzolina mi offre l'occasione per riprendermi dalle ultime visioni:
ho avuto
un incubo...? Sì, deve essere così. Deve essere il terzo questa
settimana. Da
quando ho iniziato ad avere questi incubi ricorrenti? Ormai non voglio
più
tenerne il conto. Sospiro, afferrando il telecomando che mi consente di
frenare
il getto di aria fresca. Mi guardo intorno, notando come tutto sia
esattamente
come dovrebbe essere: l’armadio sempre pieno dei soliti vestiti, lo
specchio
che riflette la figura del baule finemente decorato con il trucco ed il letto con la solita coperta di seta
azzurra. L’immagine che mi si para davanti è nettamente diversa da
quella
espressa dal mio subconscio: tiro un sospiro di sollievo, portandomi
una mano
sul petto ancora stremato da quei ricordi distorti.
«Shu☆Zo-kun,
buongiorno!»
L’allegra voce di Kai mi accoglie caldamente all’interno della sala da
pranzo.
Dopo essermi vestito decentemente ed aver ultimato gli ultimi
preparativi, mi
sono diretto subito nel salone dove consumiamo i nostri pasti. La
tavola è già
arredata di tutto punto, con vari dolci e stuzzicherie di ogni genere
accompagnate
da brocche colme di latte e succhi di frutta: il solito lusso che non
nuoce mai
alla band più in voga del momento.
Deglutisco, cercando di nascondere ad ogni costo la vicenda del sogno
dell’altra sera. E’ arrivato il momento di indossare la maschera del
carismatico principe scintillante che mi è stata affibbiata, vero? Un
travestimento creato dai desideri e dalle preferenze di altre persone,
uomini
decisi a cancellare persino il passato pur di incassare alle spalle dei
loro
giovani talenti.. Questa faccia… questo
non sono io.
«Ah, sì, buongiorno a voi!» esclamo raggiante come dovrei sempre
fare,
sedendomi a capo tavola. Alle domande dei due graziosi gemelli rispondo
sempre
con un grande, falso sorriso sulle labbra, battendo vivacemente le mani
e anche
mangiando con la bocca piena, tutti atteggiamenti che dimostrano quanto
io sia
davvero felice. Giusto, giusto… felice, eh. Ma d’altronde, non avrei
mai potuto
rabbuiare quei loro volti così spensierati per via dei miei futili
problemi: come
il più misero dei Pierrot, il mio compito è quello di portare gioia nei
cuori
di tutti quelli che mi ascoltano, senza tener
conto della propria felicità. Va tutto bene. Va tutto bene. Me lo
merito, forse?
Decido di rimanere ancora per un po’ nella sala, dandogli appuntamento
a dopo
per le prove. Pongo il mento sul dorso delle mie mani, chiudendo per un
attimo
gli occhi: la solitudine e la serenità della prima mattinata avrebbe
costituito
la medicina perfetta per distaccarmi dalle brutte visioni del passato.
Respiro
l’aria pura del mattino, godendomi il calore dei raggi del sale e la
melodia
intonata dai passerotti fuori dalla finestra: inconsapevolmente, un
sorriso va’
a scacciare la malinconia accumulata in precedenza. Sposto lo sguardo
nei
pressi dell’orologio a cucù posto sul muro alla mia destra, scoprendo
che non è
passato molto tempo dall’uscita dei due ragazzi. Per un secondo prendo
in
considerazione l’idea di tornare in camera e riposarmi, ma un oggetto
in
lontananza cattura inaspettatamente la mia attenzione. Cos’è? Una-
torta,
credo? Dopotutto, la colazione è terminata qualche minuto fa’. Mi alzo
in
piedi, facendo placare la mia curiosità soltanto dopo la vista di una
modesta
fetta di torta al cioccolato ancora integra. Quello non era il posto di
Riku? L’aveva
forse dimenticata qui? No, impossibile, un ragazzino così responsabile
di certo
non si sarebbe mai lasciato sfuggire una simile piccolezza. Che l’abbia
lasciata qui di proposito? A che pro? Che si fosse reso conto che
qualcosa non
andava…? Non mi stupirebbe, di solito riesce sempre a capire quando
nascondiamo
qualcosa.
«Quel ragazzino…»
Rido, occupando però il suo posto: prendo un pezzo di dolce con una
forchetta,
lasciando che il dolce sapore della cioccolata al latte inebriasse il
palato,
concedendo un’allegra danza alle papille gustative. Un’esplosione di
gusto
sembra infiammarmi la gola, tra la panna montata finemente e l’aroma di
cannella dapprima impercettibile, ma che si fa poi strada attraverso
gli altri
sapori. E’ ottima, è davvero ottima! In teoria avrei già finito di
mangiare,
ma, dopotutto, perché no… non l’aveva lasciata qui appositamente per
questo? E
poi è davvero-
“E’ deliziosa! Non credi, Shu?!”
«…ah…»
Un’altra strana allucinazione appare sorprendentemente dinanzi a me: un
negozio
di dolciumi, cartelli con sconti e offerte appesi ovunque, la sfumatura
rossastra
del tramonto a fare da contorno ed i soliti due ragazzi ancora amici.
Un altro di
quei ricordi che non vorrei mai riportare alla luce, vero? Perfetto.
Aspetta, no, mi ricordo di quel posto. Era il giorno dopo il nostro
secondo
concerto e- ah… no, non è per niente un ricordo spiacevole. Senza
contare quell’addio,
nessuno poteva considerarsi tale, tutti erano preziosi allo stesso
modo.
Eppure, cos’è questa terribile fitta al petto…?
“Eccome! Non pensavo avessi un tale senso
del gusto!”
Mi mancano, quei momenti. Mi manca lui.
“Ehi! Cosa vorresti insinuare?”
Il me stesso del passato ridacchia, ed io non posso far altro che
seguirlo
mentre assaporavamo entrambi il nostro dessert. E, naturalmente, una
piccola
goccia piena di rimorso e memorie ormai irraggiungibili solca una delle
mie
gote.
Show by rock mi ha
rovinato la vita grazie.
ALLORA ho avuto un blocco terribile in questo periodo, ma volevo
davvero scrivere qualcosa su questo fandom- doveva essere una RomShuu
fluff, ma alla fine sono la donna dell'angst ed ho rovinato tutto.
(...)
Ho sempre creduto che Shu*Zo sia un personaggio molto più profondo di
quello che si pensa. Volevo un po' dimostrarlo anche con questa fic. uu
Anche per questo è uno dei miei preferiti, gh-
Spero vi sia piaciuta e, se volete, lasciate pure una recensione!
Considerate che non ho avuto modo di rivederla appieno, ma correggerò
poi. uu
A presto!
_Carol_