Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Ricorda la storia  |      
Autore: Edimburgh_    29/06/2015    1 recensioni
“Che fine ha fatto il fratello del re, il consigliere Renly?” capì di aver centrato appieno vedendo gli occhi azzurri del ragazzo velarsi di odio.
“Assassinato” e capì che anche che avrebbe dovuto farsi bastare quell'informazione. Stette in silenzio un poco, a sentire il rumore del vento e a scivolare talvolta nei ricordi di alcune cavalcate fatte con il fratello Robb, il quale non era tanto dissimile dal ragazzo che le aveva salvato la vita qualche ora prima.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Arya Stark, Loras Tyrell
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Arya Stark, nel momento in cui aveva ricevuto Ago, aveva pensato di poter uccidere. Dopo aver visto l'ignobile fine degli uomini di suo padre e la fatica che si celava dietro quelle acrobatiche esibizioni con la spada, venne meno in lei la volontà di farlo, eppure il desiderio non era che assopito.

 

Indietreggiò lievemente, senza tuttavia perdere di vista l'uomo.

“Vieni con me” offrì con il cuore a pezzi “Scappa”

“Il primo soldato di Thravos non scappa” replicò testardo e fiero Syrio. La lama di legno andò in frantumi, così come la speranza della giovane Stark di riuscire a far venire con sé l'insegnante.

“Cosa diciamo noi al dio della morte?” Syrio non le rivolse uno sguardo ma lei sapeva che tutto l'affetto e l'ammirazione del maestro erano con lei.

“Non oggi” flebile la voce le scivolò dalle labbra.

“Va'” fu l'ultima cosa che le disse, prima che la ragazzina girasse su se stessa velocemente e obbedisse al suo ordine sebbene il suo cuore d'infante le ordinasse di tornare indietro e combattere schiena contro schiena con l'uomo che le aveva insegnato ad impugnare un'arma.

 

La prima volta in cui desiderò davvero uccidere fu quando si sentì strattonare da quel pingue sgherro della regina, poco più grande di lei, ben deciso a guadagnarsi la sua magra ricompensa. Affondò Ago nel suo corpo senza ripensamenti e fuggì lontano da quell'infernale castello, lontano da tutto ciò che fino a quel momento era stato il suo mondo e chi fino ad allora aveva meritato il suo affetto. Corse e si nascose nei vicoli, complice la sua minuta statura e gli abiti dimessi che la confondevano con il muro, le ombre, i viandanti. Vide un turbinio di soldati mandati alla sua ricerca ma ebbe il buonsenso di rifugiarsi ove non l'avrebbero mai trovata, nei quartieri più periferici e isolati, sempre con la mano su Ago per prevenire qualsiasi attacco da quei relitti umani che vi vivevano.

 

 

 

Loras non era presente all'incoronazione del re Joffrey, era lontano, nella zona del castello che spettava a lui e al fratello cadetto del re, Renly Baratheon. Gli giunsero all'orecchio le urla e il clangore delle armi e immediatamente un brivido si aggrappò alla sua spina dorsale. Qualcosa di terribile stava per accadere, glielo suggeriva l'ardore che improvvisamente gli era montato in corpo, ma non fu abbastanza veloce a reagire.

Perché, in nome di tutti e sette i regni, il neo re Joffrey avrebbe mandato a uccidere lo zio? Che male poteva mai venire dal sangue di suo padre, o presunto tale? Loras non l'avrebbe saputo dire, l'unica cosa che sapeva era che aveva udito dei passi dirigersi verso gli appartamenti di Renly ma, per quanto avesse corso veloce, non era arrivato in tempo per fermarli. Il suo amante e amato giaceva nel suo stesso sangue, quel vermiglio liquido dal quale tanto voleva prendere le distanze, con lo sguardo vitreo e le mani pressate sul petto forato. Nessun ultimo addio, non uno sguardo al compagno segreto di letto, non una parola: Renly Baratheon morì nella solitudine del silenzio prima che il cavaliere dei fiori potesse anche solo vederlo. Non sentì le sue mani stringerselo al petto, né le sue labbra sfiorargli piangenti la fronte, o i singhiozzi che gli squassavano il petto e si ripercuotevano sulle sue membra abbandonate, facendole tremare quasi entrambi stessero piangendo la sua prematura e ingiusta dipartita. Joffrey entrò nelle stanze dello zio personalmente, sorprendendo il cavaliere ancora in ginocchio, con le mani e le vesti pregne del suo sangue.

“Ser Loras Tyrell” lo apostrofò senza neanche avere il buon cuore di fingersi addolorato per un assassinio che lui stesso aveva ordito “Ho un incarico per te, mi giurerai fedeltà?” al suo fianco, come sempre, si palesò la regina, quella malvagia e sciatta donna, e Loras li odiò entrambi.

“Di che si tratta?” ignorò la seconda domanda come se mai gli fosse stata posta e si rialzò, recuperando tutta la dignità che poteva contro quelle due bionde figure. Joffrey passeggiò nella stanza fino ad arrivare davanti al cadavere dello zio, cui degnò un'occhiata quasi sprezzante.

“Va' a cercare la figlia più piccola degli Stark” gli lanciò in mano un sacco gonfio di monete insieme ad un'ultima derisione “E non ti preoccupare. Ci sono un sacco di puttane nei bordelli con dei giocattoli piccanti simili a falli, ti rifarai” gli indicò con il mento il denaro e uscì sogghignando dalla stanza.

 

 

La seconda volta in cui Arya Stark desiderò poter trapassare carne umana palpitante di vita fu all'esecuzione di suo padre, nell'istante in cui vide il sorriso tronfio di Joffrey nell'annunciare la messa a morte del lord, nel momento in cui il boia si fece avanti per eseguire. Riuscì a divincolarsi dalla morsa della folla ma, forse per la rabbia che le aveva annebbiato la mente o per le lacrime che offuscavano il cammino, cadde per le scale e scivolò contro un drappello di guardie. Si trattava di quattro cavalieri del re, con le effigi in bella mostra sul petto e sui due cavalli di cui disponevano. Quello che sembrava il loro capo scese di cavallo con grazia particolare, e le si avvicinò. Arya tacque, consapevole che avrebbero potuto scambiarla per un orfano qualsiasi se lei fosse stata abbastanza furba da farglielo credere. L'uomo, il cui volto era incorniciato da una criniera di riccioli superbi e morbidissimi alla vista, le toccò lievemente una spalla.

“Ti sei fatto male?” chiese cortese e la ragazzina fece un passo indietro. Era familiare, l'aveva già visto, ma non riusciva a focalizzare un nome o un evento, per stabilire se fosse amico o nemico degli Stark.

“Il nostro capo ti ha fatto una domanda, ragazzino impertinente” ruggì uno dei soldati ed estrasse la spada “Vuoi che uscire a suon di urla la risposta?”

“Resta al tuo posto, ser Hound” lo zittì l'uomo poi tornò a guardarla. Era evidente che anche per lui quel bambino sporco avesse qualcosa di familiare.

“Che vogliamo farne di lui, ser Tyrell?” replicò in risposta quello con tono piccato. L'uomo, che ad un'occhiata più attenta si rivelava ben più giovane, inclinò il capo di lato.

“Signore, quel bambino ha una spada” un altro cavaliere smontò di sella e si avvicinò. “E' impossibile che sia sua, l'avrà indubbiamente rubata, dovremmo portarlo al castello e dimostrargli cosa succede ai ladri”

“Non l'ho rubata!” l'impeto fanciullesco di Arya vinse sulla ragione, ancora troppo debole dopo l'esecuzione appena vista “E' mia, me l'ha regalata mio fratello Jo...” tacque improvvisamente, conscia del terribile errore compiuto e dopo qualche secondo trovò la forza per alzare il capo e guardarle il drappello con occhi sconfitti, con gli occhi di Eddard Stark.

La reazione fu immediata e tre spade si puntarono contro di lei. Solo ser Tyrell restò quieto al suo posto e si voltò unicamente verso i suoi uomini.

“Riponete le armi” ordinò tranquillo senza muovere un passo dalla sua posizione. I soldati insorsero.

“E' una Stark!” stanco di aspettare, ser Hound si gettò di cavallo e mosse passi decisi verso la bambina seduta sulle scale. Alzò la spada per piantarla senza pietà nel corpo morbido di Arya ma incontrò la ferrea resistenza di un'altra lama.

“Ho detto” soffiò serio il comandante alzandosi in piedi senza staccare le spade intrecciate “Di riporre le armi”. Digrignando i denti, il cavaliere provò a farsi strada senza successo.

“Tu non toccherai questa bambina” ordinò ser Tyrell e la parabola della sua spada fu troppo veloce per l'altro, che si ritrovò decapitato in breve tempo. I due cavalieri rimasti gridarono allo scandalo ma nemmeno attaccandolo in contemporanea si evitarono la tragica fine che il ferro di ser Tyrell aveva in serbo per loro. Una volta che furono caduti tutti e due a terra, il cavaliere ripose l'arma nel fodero, respirando un poco più accelerato, e si voltò a guardare la bambina che per tutto quel tempo, inspiegabilmente, era rimasta seduta a guardare attonita la scena. La prese per un braccio e la trascinò verso il cavallo.

“Vieni con me” ordinò secco calpestando i vessilli regali. Arya provò a divincolarsi dalla sua presa.

“Lasciami!” tirò inutilmente a sé il braccio senza suscitare nell'altro alcuna emozione. “Non voglio venire con te!”

“Se ti avessi voluto morta” la prese con un pizzico di garbo per la vita e la fece salire a cavallo “Non avrei salvata da quei cavalieri del re” ora ricordava dove avesse già visto quel ragazzo, era il cavaliere dei Fiori che si era scontrato con la Montagna alla giostra. Non gli era sembrato degno di gran rilievo ma se era stato messo a capo delle guardie che la cercavano, necessariamente era dalla parte dei Lannister.

“Non verrò con te che parteggi per i Lannister”

Il ragazzo montò innanzi a lei e si volse a guardarla.

“I Lannister? Quegli ignobili traditori subdoli?” chiese retorico poi si slacciò il mantello dalle spalle. “Li odio quei rampolli biondi” non che il colore dei suoi riccioli fosse così diverso ma almeno erano di un biondo grano quasi castano, non dell'albina tonalità dell'infame casata. Prima che potesse ribattere alcunché, le gettò addosso il mantello, coprendola interamente e riallacciandosela al collo.

“Meno persone ti vedono, meglio è” fu la laconica spiegazione e diede un colpo di tacco nei fianchi del cavallo. Lo scatto sbilanciò Arya tanto che dovette aggrapparsi alla vita del cavaliere per non cadere di sella, poi partirono al galoppo verso le porte della cittadella.

 

 

All'inizio Arya aveva pensato di lasciarsi cadere dalla sella o gettarsi direttamente dal cavallo per fuggire ma, complice la velocità incalzante dell'animale, il freddo incombente, la desolazione che sentiva nel cuore al pensiero del padre, non aveva fatto altro che stringere tra le dita la casacca di Loras Tyrell affondandoci il viso dentro. L'altro non aveva reagito quando l'aveva sentita piangere sommessamente contro la sua schiena, come a rispettare il suo dolore, ma una volta che l'aveva sentita più tranquilla aveva iniziato a parlare.

“Tutto l'esercito del re ti cerca” esordì leggero “I Lannister ti vogliono come ostaggio per la guerra che si è innescata. Quel bimbetto di Joffrey crede di poter fare ciò che meglio ritiene dei sette regni senza che alcuno lo fermi, lord o parente che sia” non sembrava impensierito dalla sorte del trono, quanto da una vendetta mancata. Arya guardò a lungo il profilo indurito dalla rabbia prima di azzardare la domanda.

“E tu da che parte stai?”

“Da nessuna” replicò secco il cavaliere superando di slancio una locanda “Sicuro ho un debito di sangue contro i Lannister, per il resto non ho preferenze su quale lord salga al trono. Chiunque non sarà mai degno dello splendore antico” strinse le briglie tra le mani ma non ingannò la vista maliziosa e acuta della ragazzina. Per chiunque parteggiasse Loras Tyrell, tale persona doveva necessariamente occupare una tomba in quel momento. Recuperò qualche dettaglio carpito durante la giostra e gli tirò una manica per richiamarlo.

“Che fine ha fatto il fratello del re, il consigliere Renly?” capì di aver centrato appieno vedendo gli occhi azzurri del ragazzo velarsi di odio.

“Assassinato” e capì che anche che avrebbe dovuto farsi bastare quell'informazione. Stesse in silenzio un poco, a sentire il rumore del vento e a scivolare talvolta nei ricordi di alcune cavalcate fatte con il fratello Robb, il quale non era tanto dissimile dal ragazzo che le aveva salvato la vita qualche ora prima. Reclamò nuovamente la sua attenzione.

“Eri un amico di Renly Baratheon, vero?” stavolta a offuscare la vista del cavaliere fu la nostalgia e il rimpianto.

“Ero il suo amante” ammise senza vergogna e guardò lontano “L'amante del solo vero re che i Baratheon potrebbero mai offrire e il migliore che si sarebbe potuto trovare in tutti e sette i regni” Arya non replicò alla confessione ma dopo qualche minuto affondò meglio il naso gelato nella sua schiena.

“Dove stiamo andando?”

“Da tuo fratello Bran, che ormai deve regge il potere da solo alla bellezza di dieci anni. Per gli dei” imprecò guardando con astio l'orizzonte “Sarebbe cento volte meglio di Joffrey” da lì fu il silenzio, finché non giunsero dinnanzi un emporio. Loras smontò di cavallo, lasciando la ragazzina coperta dal mantello in sella.

“Aspettami qui” le disse e si diresse dentro l'emporio brandendo un sacco di monete con aria vendicativa. Ignara delle parole con cui quel denaro era stato offerto al cavaliere, la ragazzina scese delicatamente a terra per riattivare la circolazione del sangue e stabilire a quanta distanza si trovassero dalla reggia. Dei passi pesanti la misero in guardia ma troppo tardi. Una mano unticcia le chiuse la bocca e una voce roca le si insinuò nel timpano.

“Non un urlo e ti lascerò vivere” non sembrava la voce di un uomo adulto. Annuì piano e la presa si allentò. Poté girarsi e fronteggiare un basso scudiero ben piazzato che la squadrava minaccioso.

“Ti ho riconosciuto brutto moccioso, sei quello che ogni giorno prova a rubarci le uova” fece un passo avanti e Arya mise la mano sulla spada. “Ah” un tetro sorriso gli solcò la bocca “Ora sei passato a pezzi più grossi? Scommetto che il cavaliere a cui l'hai rubata mi ricompenserà se gli porterò la tua mano.”

“Stammi lontano!” il ragazzo impugnò il grande bastone che aveva al fianco e lo fece roteare.

“Te la farò pagare per tutti i tuoi sporchi furti” la sua stoccata venne fermata dalla lama di Ago, così provò un attacco laterale. Arya lo vide cadere sulla sinistra ma i suoi occhi puntavano alla spalla destra, così alzò l'elsa fino all'orecchio e si riparò dal colpo. Per un attimo gli ballarono davanti i volti di Syrio, suo padre e Jon, poi la mano le scattò da sola e affondò nella spalla del garzone.

“Forse sarò io a risparmiare a te la vita” esordì tetra ritirando la lama macchiata di rosso. “Sparisci” prontamente fu obbedita e poté girarsi alla sua sinistra dove Tyrell aveva osservato la scena impressionato. Una sacca da viaggio gli pendeva dal fianco, così Arya non gli rivolse nemmeno la parola ma si diresse a cavallo. Per salire in sella dovette comunque ricorrere all'aiuto del ragazzo, ma nemmeno per ringraziarlo schiuse le labbra. Si allontanarono dalla bottega velocemente e solo a debita distanza ser Tyrell aprì la bocca.

“Dove hai imparato a duellare?” volle sapere indicando con il capo da sopra la spalla la spada. La Stark strinse contemporaneamente la presa sull'elsa, sui suoi fianchi e le labbra, poi replicò atona.

“Da un maestro” una lieve risata scosse ser Loras.

“Sicuro non da una balia. Però la tecnica non è comune, è uno straniero?”

“Lo era” confermò lei e il passato bastò al cavaliere per sorvolare sull'argomento.

“Forse sul trono di spade dovresti andarci tu” le ammiccò sornione “Saresti un re con più fegato di quel rampollo biondo”

“E tu saresti una buona regina” lo ricambiò piccata la ragazza ma in fondo non era così offesa dallo scherzo. Il cavaliere quella volta rise apertamente.

“Ho dei capelli più belli di Cersei, senza ombra di dubbio” stretta alla sua vita, con il vento a fischiare nelle orecchie e casa come meta del viaggio, Arya osò quasi sentirsi tranquilla.

 

Doveva essere una one shot, poi ho visto quanto spazio si era prepotentemente presa e ho carezzato l'idea di renderla una long. Ma alla fin fine sono arrivata solo alla fine della prima stagione, renderla una storia a più capitoli necessitava di troppo tempo e informazioni, e questa storia premeva troppo per uscire, così mi sono risolta di darle il giusto spazio che pretendeva, creando ben cinque pagine di testo. Non credo di aver scritto OS tanto lunghe. Non tutti i passaggi mi convincono, così come alcune sequenze non sono certa siano collocate nel tempo giusto, avendo visto ormai da un po' le puntate, ma spero tutto sommato di non aver esagerato con gli errori. 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Edimburgh_