La vita di un esperimento di laboratorio non era facile, specialmente se per fuggire ai tuoi aguzzini sei costretta a scappare di stato in stato alla ricerca di un rifugio, costretta a nutrirti del sangue di poveri malcapitati o peggio.

Avevo dovuto imparare a sopravvivere nel mondo esterno che prima della mia fuga non avevo mai visto se non attraverso diapositive, finalmente assaporavo la libertą

Non avevo mai avuto un nome, se non salvo quello da cavia: experiment vg1,fin quando nella mia ultima fuga non mi rifugiai a Tokyo,  e venni notata e presa sotto l’ala dell’Anteiku. Qui finalmente non fui pił un esperimento ma un essere vivente di nome Kurasa.

Ovviamente vi starete chiedendo che esperimento fossi, ecco ero una nuova generazione di ibridi creata dalla CGC per combattere l’avanzata dei goul, ero per metą vampiro e per l’altra metą ghoul, non ero pericolosa se lo volevo per la razza umana, in quanto non ero obbligata a cibarmi della loro carne, ma potevo con un alimentazione a base di solo sangue.

Come ibrido, avevo tutte le bilitą di un ghoul e quando dico tutte intendo che a mio piacimento potevo usare tutte le Kagune oppure adirittura combinarle insieme, in pił avevo la forza, la velocitą e il volo di un vampiro.

I miei capelli bianchi  ora erano rosso fuoco, tinti per non farmi riconoscere, mossi  moltņ pił corti ma pur sempre lunghi, non pił arruffati ma curati, la pelle di porcellana, gli occhi senza kakugan gialli con taglio felino, erano la mia peculiaritą.  

Corporatura formosa, altezza media. Quando usavo i poteri di ghoul tuttavia i capelli diventavano neri e i miei occhi diventavano neri con il tipico occhi rosso da ghoul.

I tatuaggi arrecanti il mio vecchio nome da cavia erano stati cancellati per essere sostituiti da dei nuovi che correvano per i polsi e per le mani, avevo scelto dei simboli arcani, non erano molto grandi ma almeno cancellavano quel passato che volevo tanto dimenticare.

Come gli altri ghoul avevo una maschera, nera e rossa che ricordava tanto una farfalla. Copriva solo metą volto ed era molto leggera e femminile, dai lineamenti delicati, pił che coprire addornava solo il viso.

Indossavo abiti neri e una gicca con fibie del medesimo colore.

Il mio obiettivo ora era : uno di vendicarmi di tutti coloro che mi avevano creata per essere una cavia, una marionetta nelle loro mani che erano pronti a distruggere perché risultavo avere una volontą propria; e secondo vivere una vita che avevo a lungo sognato.