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Autore: kirla212    29/06/2015    0 recensioni
per non sciogliere la loro amicizia, 2 ragazze, Yukino e Numeme decidono di trafrerisi in un nuova scuola.
qui si troveranno ad affrontare nuovi amori,amicizie,professori,litigi,sorrisi e lacrime. Questo è solo l'inizio di un'avventura che dovranno imparare a condividere.
la semplice vita di 2 adolescenti o qualcosa di più?
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cominciano le lezioni. Io,Meme e Iris siamo sedute al fondo della classe nei nostri soliti posti. Iris è a desta ,vicino al muro, io al centro e Meme alla mia sinistra. È l’ora di matematica. La amo come materia. È una delle poche in cui conta di più saper ragionare che non studiare. Non fraintendiamo,mi piace apprendere sempre cose nuove solo che preferisco passare un’ora a scervellarmi su un problema che ha studiare un capitolo di storia a memoria. Ciò che purtroppo, mi è toccato fare per l’interrogazione di oggi,del prof. Faraize. Ho studiano fino a notte fonda ieri,ma metà dei concetti li ho persi per strada o non me li ricordo proprio. Nonostante il mio amore profondo,e il mio talento verso la matematica, oggi non riesco a risolvere neanche la più banale delle equazioni. Ho una biro in mano e un foglio quadrettato a pochi centimetri da me,ma l’unica cosa che riuscirei a farci ora,sarebbe un disegno di quella gallina che dopo trapasserei con mille puntine. È il classico tipo di ragazza che non sopporto. L’ho vista per pochi secondi,eppure già la odio. Ma non è uno di quegli odi superflui,che spariscono, è un odio , che se ne avessi la possibilità, mi permetterebbe di buttarla fuori da una finestra senza la minima esitazione. A quanto pare non sono l’unica persona ,nell’arco dei 2 metri quadrati attorno a me,a pensarla così. Giro la testa verso lievemente verso sinistra. Meme sta letteralmente andando a fuoco per questa faccenda. Sta fissando il quaderno, o meglio lo sta trapassando con gli occhi. Strappo un pezzo di carta da un foglio del mio quadernetto e sopra ci scrivo. –Scopriremo chi è quella gallina sgozzata e raseremo quella sua chioma tinta- vicino disegno uno smile simile a un diavoletto,con una motosega in mano. Lo passo a Meme. Lei subito smette di “trucidare” il foglio con lo sguardo e lo legge. Le scappa una leggera risata e mi risponde a voce: “Sicuro”. Sposta la mano destra da sopra a sotto il banco e la avvicina a me. Chiude le dita e serra un pugno. Mi guarda e mi dice sorridendo: “Batti”. Io annuisco e poggio il mio pugno contro il suo. Evito i miei soliti effetti speciali che faccio in queste situazioni, non mi pare il luogo adatto. La guardo e sussurro : “Ha le ore contate”. Ci mandiamo una delle nostre occhiate da “serial killer”quando davanti a noi si piazza la professoressa. “Signorina Numeme che ne dice di prender parte alla lezione come gli altri studenti? Venga a risolvere quest’equazione alla lavagna” dice la signorina, trasportando letteralmente Meme con se. Cavolo,proprio lei doveva prendere? Al mio contrario di matematica non ci capisce niente, del fatto che se le chiedo di fare con me i compiti di matematica,lei si tappa le orecchie e comincia a cantare. L’ora è finita e l’unica cosa che entrambe abbiamo ricavato è stata metterci contro una prof e beccarci pure una bella sgridata. La seconda ora passa velocemente come quella successiva. Così ,tra pensieri e lezioni non seguite arriva l’intervallo. Appena suona la campanella prendo al volo il libro di storia dallo zaino. Meme mi guarda, e si mette a ridere: “Manco fosse un esame di stato, stai tranquilla”mi dice. Io ho già gli occhi puntati sul capitolo romano. Sento le sue parole ma non le rispondo. Facile per lei parlare, ha una memoria da cyborg ... legge le cose 2 volte e le entrano permanentemente in testa. Io ci metto secoli per imparare una sola definizione. Poi con le date hai voglia! Sono le mie nemesi da sempre! Devo prepararmi al meglio per questa interrogazione. Il mio cervello si trova ormai immerso nelle guerre puniche quando Meme mi tira per un braccio e mi dice con voce volutamente affannata: “Yuki.. ti prego.. ferma il mio istinto omicida perché ti giuro che in questo momento ha molta voglia di agire” io alzo lo sguardo. Subito non capisco il motivo della sua richiesta e ridacchio un “Scusa ma perché?” non faccio in tempo di finire la frase che i miei occhi si posano DI NUOVO su quella ragazza. È sulla soglia della nostra aula con uno yogurt integrale in mano. Ha un top attillato,rosa, di quelli che usano in discoteca giusto per capirci. Indossa una gonna cortissima,a quadri, la moda del momento, da cui per poco non si scorgono gli indumenti intimi. Come direbbe Meme, troppo truzza. “è meglio non avere a che fare con quella ragazza, ve lo dico io.” Ci dice Iris con tono serio, vedendo il nostro interesse. “Si chiama Ambra, se non volete grane di qualsiasi tipo è meglio starle alla larga, per il vostro bene.” Ci guarda come per dire – vi prego ascoltatemi-. Avrei ascoltato Iris in qualsiasi occasione, fino alla morte, tranne ora. Non questa volta. Stava lì per provocazione – io posso vestirmi così e voi no, non sono una poveretta come voi,ragazze mie,non potrete mai avere il corpo che possiedo- Sì. Sento che l’unico scopo nel suo modo di fare è provocare invidia. Non a noi due, neanche ci conosce, ma a tutte le ragazze che in questo momento la stanno guardando. È la classica ragazza – i ragazzi sono tutti miei, statevene alla larga o ve ne pentirete.- La odio. Credo che i pensieri di Meme corrano paralleli ai miei. “ Giuro che voglio scoprire cos’ha questa gallinella che piace a Nathaniel che io non ho. Cioè sono venuti a scuola insieme ti rendi conto?!” mi dice agitandosi particolarmente, e la capisco. Eccome se la capisco! “Tranquilla Meme, indagheremo.. almeno ora abbiamo un nome no?” le dico alzando involontariamente un sopraciglio. Meme mi guarda. Le sue labbra formano un sorriso un po’ sadico e si suoi occhi, uno sguardo pungente “Ambra, non ci sfuggirai”. Suona la campanella che segna la fine dell’intervallo. Oh cazzo!! Non ho finito di ripassare! Inoltre i miei pensieri su ambra e la “dichiarazione di guerra” mi hanno fatto dimenticare tutte le cose che avevo letto qualche minuto fa, cazzo! Entra il professore Faraize. Si siede alla cattedra. Prende il registro dal suo borsone beige e comincia a far scorrere il dito sul nome degli alunni. “Yukino e Numeme se volete accomodarvi ,avrei bisogno di una vostra interrogazione.” Di colpo mi accorgo che tutti i miei sforzi della notte prima erano andati in fumo. Non mi ricordo niente. In che anno è nato l’impero romano? Il nome del primo re di Roma? Chi è Numa Pompilio? e … oddio non mi ricordo niente!Niente!! Siamo davanti alla cattedra. Mi tremano le gambe. No non può essere. Non può andarmi male la prima interrogazione. Deglutisco,ho la gola secca. Sussurro con un filo di voce a Meme. “Aiutami” Lei mi guarda e mi sorride. Non so come faccia. Ha cancellato temporaneamente Ambra dai suoi pensieri,mentre a me continua a tornarmi in mente. “Tranquilla andrà tutto bene” mi dice, cercando di tranquillizzarmi. Il professore sta per farci la prima domanda quando … *Sbam* si apre la porta alle nostre spalle. Qualcuno ha ritardato di pochi secondi la mia rovina. Non so se la cosa sia positiva o meno. “Scusi per il ritardo, domani porto la giustifica”. Dice una voce maschile in tono assolutamente disinvolto. Non ci credo. La voce è di CASTIEL. Mi giro di scatto, ora lo vedo. Indossa una maglia rossa un po’ stropicciata e dei pantaloni neri a vita MOLTO bassa, su cui sventolano un paio di catene. Non credo che gli importi di essere arrivato a metà giornata e tra l’altro è quasi una settimana che non si faceva più vedere a scuola. “D’accordo Castiel, vai pure a sederti” dice il professore prendendo qualche appunto sul registro, come se ormai il suo comportamento scorretto fosse un’abitudine. Va subito a sedersi in un banco al fondo dell’aula, si infila le cuffie nelle orecchie e si isola dal resto del mondo. Quanto mi irrita. Proprio non lo capisco. Che senso ha venire a scuola a questo punto?! Passa l’interrogazione, e posso dire di aver risposto bene solo a un terzo di una domanda, tra l’altro suggeritami da Meme. Continuavo a pensare a tutto tranne che alla storia di Roma. Ken che oggi sarebbe dovuto essere qua a supportarmi,mentre invece di lui neanche l’ombra. Spero stia bene. Poi Ambra, quell’odiosa,che mi ha aiutata ad avere questa tremenda amnesia che neanche io mi spiego. Infine Castiel. Il suo comportamento mi da sui nervi … ma essendo seduto a pochi metri da me,per quanto possa evitare di pensarlo, mi basta girare lo sguardo e me lo ritrovo lì, al primo posto tra i miei pensieri. Siamo nella pausa che separa la terza dalla quarta ora. Quanto?” mi chiede Iris preoccupata, vedendo la mia faccia pallida. “4/5” dico con voce tremolante. “Io 8 e mezzo” dice Meme fiera di se stessa. Ed è così. Deve esserlo. È un genio. Tra pensieri negativi e brutti voti finisce anche questa giornata di scuola. Saluto Meme, oggi doveva venirla a prendere sua mamma in macchina. Passo per il parco. Quando sono di cattivo umore la cosa che mi aiuta di più è stare immersa nel verde. Anche se non riesco a non pensare alla mia punizione una volta arrivata a casa. Mi siedo su una panchina. So che non potrò evitare quel momento, ma almeno lo ritarderò un po’. L’aria oggi è forte, sembra stia per scatenarsi un ciclone. I miei capelli si perdono al vento. Chiudo gli occhi. –che pace- penso. Il fruscio delle foglie provoca una quiete nei miei pensieri. “Hey bella addormentata” prima di aprire di occhi già percepisco di chi si tratta. Al diavolo la quiete. Ancora quel rompiscatole di Castiel. Mi alzo di colpo. “Ciao, che cosa c’è?” nonostante oggi sia di cattivo umore, con lui non riesco che non essere la solita “ragazza tranquilla”, almeno per ora. Mi guarda e mi dice con un tono sarcastico “Certo che quel Faraize deve aver perso la testa!” “Manco avessi azzeccato una risposta, quel 4 AL 5 non so dove se lo sia sognato” Faccio un passo verso di lui. È troppo irritante. La parte della “brava bambina” è finita. “E tu allora?! Che per 4 giorni a scuola non ti sei fatto vivo?!” gli dico alzato la voce, irritata. Noto che anche lui comincia ad arrabbiarsi e risponde a tono alla mia domanda : “Guarda che io vado a scuola quando mi pare hai capito?!! E poi non è senz’altro una ragazzina come te che mi dice cosa fare o meno, ok?!” prende una sigaretta dalla tasca e se la mette in bocca. Le nostre discussioni sono sempre brevi ma fin troppo “intense”. Se ne sta per andare,con la sigaretta ancora spenta. Eh no,sta volta non avrai te l’ultima parola, caro il mio Castiel. “Bene!! E allora cosa ci vieni a fare?!!” rispondo io urlando. Forse fin troppo. Si gira di scatto. Alza la mano destra e la scaraventa nella mia direzione. Chiudo gli occhi. Ho paura. Attendo uno schiaffo, un pugno, o qualcosa, che però non arriva. Lentamente riapro gli occhi. È già lontano da me. “Saranno affari miei, ragazzina” dice in modo sgarbato. Si rimette lo zaino in spalla e mi dice “ Comunque, volevo solo riprendere lo zaino fifona.” Si volta, prende un accendino dalla tasca e accende la sigaretta. Continua a camminare finchè non svolta l’angolo e lo perdo di vista. Mi porto le mani alla faccia. Ho avuto paura. Tanta. Mi scende una lacrima dal viso. –che cosa gli ho fatto di male? Deve sempre peggiore le cose?? Stavo già male di mio!- penso tra me e me, ancora singhiozzando. Le mani mi coprono completamente gli occhi, gli chiudo. Perché è andato tutto storto oggi? Ora cosa dico ai miei genitori?...E Castiel? Inoltre la faccenda di Ambra e Meme… -Basta. Basta. Basta. Fermati, stai calma.- continuo a ripetermi. Ma non riesco a non sentirmi distrutta. Mi sembra di essere un filo di erba secca. È stata troppo tempo in adorazione del sole, non si è preoccupata di cercare l’umido della pioggia, e piano piano ha cominciato a bruciare. Brucia, senza più scaldarsi.
   
 
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