Anime & Manga > La squadra del cuore/Hungry Heart
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Autore: Gemad    29/06/2015    2 recensioni
"Il pavimento scivoloso rendeva ogni suo passo sempre più rapido, sempre più affrettato fino a quando non si sedette in una poltroncina col suo bagaglio a fianco e le cuffiette alle orecchie per ammazzare il tempo. Si guardava intorno; capiva solo in quel momento quanto gli sarebbe mancata l’aria che respirava, le persone che vedeva. “Non vedrò il Giappone per molto tempo” pensò Roy Kanou." Provate a pensare a come sarebbe stata l'avventura di Roy Kanou all'Ajax, con tutti i problemi che aveva nel restare in contatto con i suoi amici, i suoi genitori, ma sopratutto con Miki. Come affronterà il trasferimento in Olanda il nostro caro Roy?
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Roy Kanou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3: Prime impressioni


Roy scese dalla limousine; non ne poteva più, era abbastanza stanco dopo il viaggio, le interviste, gli incontri coi tifosi la nuova casa vista poco o niente. Arrivò allo Sportpark De Toekomst ed entrò nell’impianto sportivo, ammirando le tante persone che stavano assistendo al riscaldamento dei loro beniamini.
–Forza Roy cambiati, sta per entrare il mister-.
Roy era in preda all’eccitazione, improvvisamente sentì una nuova energia che gli scorreva nelle vene; sentiva che poteva distruggere il mondo, stava per esplodere dalla voglia di confrontarsi coi suoi nuovi compagni.
–Good morning!- lo accolse il mister; Roy non parlava una granché d’Inglese, però qualcosa la comprendeva, infatti capì che il mister gli aveva augurato un buon giorno in segno di saluto.
–Ehm, hello mister, mmh, I’m Roy Kanu- balbettava il ragazzo dai capelli arancioni.
Il mister rise di buon gusto sentendolo parlare. “Ma mi sta prendendo in giro?” si chiese Roy confuso.
–Roy- intervenne Mark –Questo è Ronald Koeman allenatore della prima squadra-.
-Nice to meet you Roy Kanou!- gli disse Koeman stringendogli la mano.
Poi parlò con Mark che riferì a Roy di cambiarsi in fretta e di terminare il riscaldamento coi compagni. Appena entrò nel campetto in erba, sentì il pubblico che lo richiamava, che lo salutava e che lo accolse nel migliore dei modi, chissà se gli era arrivata all’orecchio quello che aveva fatto all’Amsterdam Arena. Guardò la forma dell’impianto: era tutto scoperto, presentava giusto qualche spalto.
L’unica copertura la offrivano gli spalti di destra con una copertura a forma arcuata tesa verso l’alto. Si presentò ai compagni cercando di farsi comprendere e subito iniziò il riscaldamento. Conobbe alcuni compagni di squadra come il difensore Chivu, i due portieri Lobont e Stekelenburg, i centrocampisti Van der Vaart e Sneijder ma anche De Jong e tanti altri. Roy notò che era tutto diverso dal Giappone; il modo con cui ci si riscaldava, gli esercizi tattici. Il giovane giapponese non vedeva l’ora che arrivasse il momento della partitella per far vedere tutto il suo potenziale.
Trascorsero ben sessanta minuti più dieci minuti e della partitella non se ne vedeva neanche l’ombra. Roy era sfinito, ma cercava di rincuorarsi pensando che avrebbe giocato in partitella.
Poi, il mister Koeman insieme ad uno dei suoi assistenti disse qualcosa che Roy non comprese, ma vedendo i movimenti dei compagni, comprese che l’allenamento era finito e che la partitella non si sarebbe fatta.
–Ma come?- si chiese Roy stupefatto della scelta fatta –Niente partitella? Niente pallone?- oltre alla partitella non aveva neanche effettuato qualche esercizio col pallone.
Il pallone per Roy era tutto e, secondo lui, almeno una volta, un pallone doveva toccarlo.
–Mi sono allenato per un’ora e passa, soltanto per fare esercizi a vuoto! Stupidi esercizi a vuoto!- urlò arrabbiato; la cosa fece girare i suoi compagni di squadra ed il suo mister e subito si sentì in imbarazzo per quello che aveva detto. –Stupido che non sei altro!- si disse sottovoce Roy.
Qualcosa lo colpì alla testa: una pallonata. Essa fece imbarazzare ancora di più il Giapponese siccome quasi la maggior parte delle persone incominciarono a deriderlo. Testa arancione si girò cercando l’autore della pallonata e vide che i portieri gli stavano chiedendo di passargli il pallone.
Roy mise a terra il pallone, mirò la porta, calciò con tutta la potenza che aveva in corpo e la palla, nonostante fossero quarantacinque metri, viaggiò velocemente verso la porta del portiere Stekelenburg; essa colpì il palo alla sua sinistra facendo un gran rumore per poi infilarsi nella zona alla destra del portiere Olandese che rimase fermo, immobile al tiro di Kanou.
Tutto il pubblico lo applaudì e persino i compagni di squadra che rimasero sorpresi dalla sua fucilata. Roy aveva scaricato tutta la sua furia non solo per il fatto che non si giocasse la partitella, ma anche per il fatto che i portieri l’avevano umiliato con una pallonata sulla testa.
Perciò, pensava che fosse giusto rendergli l’umiliazione. Kanou si dirigeva negli spogliatoi contento di quello che aveva fatto verso i compagni, pronto a farsi una bella doccia e a tornare a casa sua per potersi fare una bella dormita, chiaramente dopo essersi fatto una bella scorpacciata.
Però il mister lo richiamò con Mark al suo fianco, pensando che fosse al suo fianco.
–Roy- incominciò Mark –Il mister capisce perché sei arrabbiato e contrariato, ma la partitella l’ha dovuta annullare per il semplice fatto che dopodomani avrete un’amichevole contro una squadra straniera all’Amsterdam Arena e non voleva stancare più di tanto i giocatori-.
–U-un amichevole?- chiese Roy.
-Sì contro il Barcellona-.
-Bene! Potrò confrontarmi con una squadra di grande livello- disse lui felice.
–Sì ma tu non sei convocato- gli disse Mark dopo aver tradotto quello che gli aveva detto Koeman.
–Che cosa!?- esclamò contrariato Roy –E’ ingiustizia! Come osano non convocarmi per una sfida così importante!?- era furioso.
–Calmati Roy!- disse stavolta Koeman nella lingua del giovane coi capelli rossi. Il fatto che il mister dell’Ajax sappia parlare Giapponese colpì molto Roy, così come Mark.
–Tu molto bravo con tiro e corsa. Ma ancora entrare negli schemi e compagni-.
–Eeh?- chiese Roy, -Sta dicendo che devi ancora entrare negli schemi e nella mentalità della squadra-.
–Ah, allora digli che ho capito, potrò almeno venire a guardare la partita-.
Dopo essersi salutati col mister ed avergli detto che il prossimo allenamento sarebbe stato nella rifinitura di dopodomani della partita pre-Barcellona, Roy andò a casa sua. Non aveva notato che stava vivendo in un appartamento pagato a spese dell’Ajax. Viveva in un Hotel a cinque stelle ed il lusso non mancava di certo. La prima cosa che voleva cercare era un telefono, cosa che trovò prontamente.
Mark gli aveva detto che le telefonate internazionali erano comprese con la permanenza. Stava per impugnare la cornetta e chiamare nel dormitorio dell’Orange Hill, però si ricordò che, essendo le quattro del pomeriggio ad Amsterdam, in Giappone l’orario segnava mezzanotte e mezzo. Pensò che si sarebbe alzato alle 8:30, così che in Giappone sarebbero state le 16:30.
–Sarà dura alzarsi a quell’ora, ma per la mia famiglia questo e altro-. Roy si sedette nel grande divano della sua stanza e si guardò attorno; era tutto troppo grande per una persona sola; gli mancava il chiasso del suo Dormitorio, gli mancavano i pranzetti, le cene, gli spuntini di metà serata di Fokuko, gli mancava vedere le facce di Sakai, di Rodrigo, di cespuglio rosso addirittura. Ma soprattutto gli mancava il fatto che Miki non fosse presente per poterlo rimproverare siccome non faceva nulla.
Miki, non smetteva di pensarci un attimo, non voleva smettere di pensarci un attimo.
Prese il computer ed aprì la posta che a sua sorpresa gli segnalava una mail non letta. La lettera era stata mandata da suo fratello. Roy la lesse vedendo quello che c’era scritto.


“Caro fratello, ho sentito che sei arrivato in Olanda pochi minuti fa. Sono davvero orgoglioso del traguardo che hai raggiunto e sai che non smetterò mai di dirtelo. So anche che l’Ajax è qualificata per la Champions League di quest’anno, quindi potremmo anche incontrarci! Non sarebbe fantastico? Kanou contro Kanou. La cosa mi suona molto comica. Volevo informarti che stasera noi del Milan partiamo in trasferta per un ritiro estivo in Germania. Farà abbastanza freddo, ma non voglio annoiarti con la mia vita che spero anche tu possa vivere. Ricordo ancora quando da bambini non smettevamo di correre, di calciare il pallone in cima al tempio su quella tavola di legno. Non dimenticherò quanto avevi protestato quando ti avevo detto che per prima cosa avremo preso tutte le pietre ed erbacce, ma alla fine capisti quali erano le mie intenzioni e quando ci mettemmo a giocare a pallone, eri più felice e spensierato che mai. Comunque volevo semplicemente augurarti buona fortuna, buona sorte e un in bocca al lupo per questa tua nuova sfida. Spero vivamente che un giorno possiamo incontrarci sul campo di calcio, e che sia da avversari o compagni di squadra, spero sia uno spettacolo per il pubblico, ciao fratello.
Un abbraccio, Peter”



Roy sorrise per il rapporto di amicizia che stava continuando ad instaurarsi e formarsi con suo fratello. Ricordava chiaramente le sensazioni che provava ogni volta che lo paragonavano a suo fratello, dicendogli che si sarebbero aspettati di più, dicendogli che suo fratello si sarebbe comportato diversamente, che non era degno di stare nella stessa famiglia di Peter Kanou. Ma nonostante tutto, grazie a suo fratello, non lo squalificarono a lungo e poi, dopo un breve periodo di pausa, incontrò Mori e Miki che lo fecero entrare nell’Orange Hill.
Chissà se si sarebbe veramente scontrato contro suo fratello un giorno, in amichevole o gara ufficiale che fosse. Sognava tantissimo quel momento ed in fondo, sapeva che sarebbe arrivato. Poi vide che era appena arrivata un’altra mail ma stavolta era da parte di Miki. Gli venne una fitta allo stomaco, come se un paio di farfalle fosse comparse al suo interno. Lui mosse il mouse, cliccò e lesse.


“Caro Roy, so che è appena passato un giorno da quando sei partito, ma non riuscivo a dormire e ho deciso di scriverti. Non starò a scrivere un “come stai” o un “com’è il tempo in Olanda” o cose simili. Io volevo semplicemente dirti che mi manchi, che mi stavo chiedendo veramente cosa provavi per me, se siamo semplicemente amici o se siamo qualcosa di più; io spero che quest’ultima ipotesi, sia quella realistica perché io vorrei veramente che ci sia qualcosa tra noi due. Io non smetto di pensare a quella chioma rossa che continuava a farmi uscire fuori di senno, che però mi faceva sentire felice. Ti prego Roy rispondimi, non lasciarmi sola, lo sai che io ti aspetterò e ti prego di farlo anche tu. Te lo chiedo semplicemente con un per favore.
Un bacio, Miki”



Roy si emozionò alle parole scritte dalla compagna. Lui voleva veramente passare il resto della vita con lei, ma si chiedeva se lei voleva vivere con un calciatore, con continui cambiamenti. Si chiedeva se lei voleva veramente tutto ciò. Stava per schiacciare le varie lettere presenti sulla sua tastiera, scrivere cosa provava per lei, scrivere come quanto gli mancava, scriverle che avrebbe voluto averla con lui in quel momento ed averla sua.
Però si bloccò, pensò che ci avrebbe pensato un altro giorno, che aveva tutto il tempo per risponderle. Così si diresse verso la sua camera da letto, stanco per tutto quello che aveva fatto, per tutte le energie sprecate, per tutto quello che aveva speso per arrivare sin qui. Si coricò e guardò il soffitto nella stanza fresca e semibuia. Insieme al fatto che fosse rimasto in mutande creava quell’atmosfera necessaria per addormentarsi.
Chiuse gli occhi, pensando che domani sarebbe stato diverso, che domani avrebbe iniziato a confrontarsi con l’ambiente Olandese, a capire la lingua, a capire come si comportavano, a capire a come orientarsi, e magari, a fare visita ai suoi nuovi compagni di squadra e a stringere amicizia con alcuni di essi.
   
 
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