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Autore: musa07    29/06/2015    3 recensioni
" Arthur è da lui in un secondo, si è mosso veloce e silenzioso come un gatto.
Ne sente l’odore della pelle nel momento in cui si china verso di lui. Ne aspira il profumo. Quel profumo di mare, di oceano che tanto ben conosce. Perché è lo stesso che gli appartiene.
- Perché? – chiede solamente, basito, nel momento in cui il biondo fa scattare anche la serratura dei ceppi che gli serrano i polsi senza alcuna pietà.
Solo allora Arthur posa i propri occhi verdi sui suoi, mentre – grato e con un sospiro – inizia a massaggiarsi i polsi doloranti.
- Una vita per una vita – mormora in risposta il suo salvatore – Così ho ripagato il mio debito – conclude, spostando appena lo sguardo di lato ..."
Sì, sì: un'altra SpUk Pirate!Version. Io non so neanche più cosa dire (lol) se non abbiate pietà per la mia povera mente bacata e la mia dignità persa per sempre ...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A quel gruppo di pazzi scatenati del GDR Hetalia^//^ (Rido)
 
Sì, lo so che le Nazioni non possono morire, bla bla bla …
ma mi serviva un po’ di climax e bla bla di nuovo …
Boh, forse Iggy è un po’ OOC,
ma sappiamo tutti che è l’emblema della tsunderosità
 


 
Oggi sono in catene e sono qui. Domani sarò senza ceppi… ma dove?
                                                                                                                                    (Edgar Allan Poe)
 


 
INGHILTERRA – A.D. 1588*
 
Un rumore lieve di passi si avvicina …
Antonio socchiude appena gli occhi verdi, ormai abituati a quella semioscurità nella quale si trova dal giorno precedente.
Lì, confinato in quelle segrete …
In quelle segrete sperdute in terre inglesi …
Lentamente, cerca una posizione un po’ più comoda. Che gli permetta di alleviare almeno in parte il dolore ai polsi ammanettati. Neanche se li sente più.
Schiude le labbra in un lieve ghigno sardonico prima di sospirare e appoggiare la testa sul muro alle sue spalle.
Proprio una bella fine per il Capitano dell’Armada Invencible, non c’è che dire.
 
I passi continuano ad avvicinarsi.
Veloci, lievi, sicuri.
Silenziosi …
Non può di certo essere qualcuno dei suoi uomini.
La sua ciurma non è silenziosa. Non lo è mai stata.
Con un Capitano come lui, che ride e scherza, canta e suona, come potrebbe?
 
Aguzza attento i sensi ora Antonio.
Con un lieve movimento del capo si scosta i capelli castani da davanti a quelle due perle smeraldine che si porta appresso. Che sembrano rubate direttamente dal firmamento.
Sente un piccolo gemito smorzato, un tonfo, un corpo che cade.
La guardia posta all’inizio del corridoio, considera.
I passi sempre più vicini.
Si fermano.
Davanti alla sua cella.
Davanti a lui.
Lentamente alza gli occhi e li sgrana sorpreso.
Non può essere, pensa sbigottito, mentre lo sguardo risale lungo la figura dell’altro.
È incredulo, e continua a dirsi che non è possibile, ma quando i suoi occhi verdi si scontrano con un paio di altrettanto verdi – belli come i suoi, seppur differenti – sa di aver avuto ragione fin dal primo momento.
 
Fissa sbigottito Arthur, che porta chiari segni di stanchezza sul volto, e indossa ancora la sua uniforme – mentre la sua è malridotta – ed è solo silenzio.
Il Capitano Inglese gli rimanda l’occhiata. Non gli stacca gli occhi di dosso.
La sua espressione è indecifrabile, come al solito.
Antonio pensa che sono troppe poche le volte in cui ha avuto la fortuna di vedere quegli occhi verdi sciogliersi, diventar liquidi per il piacere.
Lo vede recuperar una chiave dal suo mantello blu oltremare.
E non è una chiave qualunque.
È la chiave che apre la sua cella.
Sta trattenendo il respiro e questo gli permette di udir distintamente la toppa girare.
 
Arthur è da lui in un secondo, si è mosso veloce e silenzioso come un gatto.
Ne sente l’odore della pelle nel momento in cui si china verso di lui. Ne aspira il profumo. Quel profumo di mare, di oceano che tanto ben conosce. Perché è lo stesso che gli appartiene.
- Perché? – chiede solamente, basito, nel momento in cui il biondo fa scattare anche la serratura dei ceppi che gli serrano i polsi senza alcuna pietà.
Solo allora Arthur posa i propri occhi verdi sui suoi, mentre – grato e con un sospiro – inizia a massaggiarsi i polsi doloranti.
- Una vita per una vita – mormora in risposta il suo salvatore – Così ho ripagato il mio debito – conclude, spostando appena lo sguardo di lato. Si direbbe imbarazzato.
Adorabilmente imbarazzato, pensa dolcemente. E sorride Antonio. Quell’espressione di Arthur gli è sempre piaciuta un sacco.
Perché non è quella che ha quando le loro navi si incrociano sui mari.
Quando lui salta sulla poppa dell’Ammiraglia Inglese e si fronteggiano.
No, lì il Capitano Inglese ha tutt’altra espressione.
Solitamente sogghigna, strafottente. E lui risponde a quel sorriso sfrontato.
L’espressione che lo spagnolo adora, è quella nella quale il biondo lo fissa sollevando appena gli occhi verso di lui, socchiudendoli.
Ecco! Quell’espressione lo manda letteralmente in visibilio.
Sorride, perché pensa che Arthur non ha ancora dimenticato quella volta in cui, quando le loro armate si erano incrociate in una nottata in cui il mare era in tempesta, e il biondo per radunare e trarre in salvo tutta la sua ciurma, vi era caduto in quelle acque scure e minacciose, lui – senza pensarci nemmeno un attimo – si era tuffato a sua volta, traendolo in salvo.
Sorride dolcemente, come solo lui sa fare. Come solo lui sa imprimere alle labbra quel mix micidiale di dolcezza e sensualità.
Con ancora le mani intorpidite dalla prigionia prolungata dei ceppi, gli prende delicatamente il mento tra le dita e lo obbliga a portare lo sguardo su di lui.
- Grazie … - sussurra appena mentre gli posa delicatamente le labbra sulle sue, sfiorandole.
Cerca di approfondire quel bacio, ma l’altro lo ferma.
- Andiamo … non abbiamo molto tempo. Ogni secondo ci è prezioso … -
 
Ed è quando escono dall’angusta cella che Arthur gli porge il suo mantello e il suo cappello da corsaro.
Lo fissa di nuovo e, di nuovo, sorride. Quel ragazzo è davvero in grado di sorprenderlo!
Velocemente, silenziosi, percorrono quel lungo susseguirsi di curve in grado di far perdere il senso dell’orientamento a chiunque, ma il Capitano Inglese prosegue spedito, con sicurezza, e Antonio lo segue, continuando a tener le orecchie tese.
Ed è proprio grazie ai sensi affinati di entrambi, che si bloccano nello stesso identico istante.
Qualcuno sta arrivando nel senso opposto al loro!
Sentono risate basse e vedono il chiarore della fiamma delle torce che portano allungare le ombre, segno che si stanno avvicinando.
Si fissano negli occhi, parlandosi attraverso lo sguardo. Arthur, senza quasi rendersene conto, lo prende per mano e veloce gli fa compiere il tragitto inverso per poi farlo fermare appena voltato l’angolo.
Si sporge appena, il biondo, intimandogli di non muoversi per nessun motivo.
Trattengono il fiato, fino a quando il rumoreggiare delle voci non si affievolisce e sparisce del tutto.
Un rapido cenno con il capo e poi via di nuovo, fino a quando gli occhi di Antonio – una volta che son usciti finalmente in superficie – non riabbracciano nuovamente il chiarore argenteo della Luna.
Ispira forte, per assaporarsi quel profumo. Il profumo della libertà ritrovata.
Arthur, poco avanti a lui, mentre continua a scrutare attento l’orizzonte, gli concede solo un attimo prima di intimargli, sempre con lo sguardo, di proseguire lungo la radura.
Ed è solo quando si trovano sulla sommità di questa, quando finalmente gli occhi verdi dello spagnolo possono nuovamente riabbracciare quel mare che tanto adora, che il biondo si ferma.
- Da qui, sai proseguire da solo. La tua ciurma ti sta aspettando … - bisbiglia piano, sofferente, prima di proseguir a parlare - Non si accorgeranno della tua fuga fino a domani mattina. –
Antonio si avvicina, lo scruta attentamente, non dicendo nulla.
- Lo so per certo, perché ho dato io i turni di guardia. – spiega Arthur, gonfiando le guance in uno sbuffo che fa scoppiar a ridere di cuore Antonio, che proprio non gli riesce a trattenersi dall’abbracciarlo.
- E tu? – gli domanda poi, fattosi improvvisamente serio, nel momento in cui ha sciolto l’abbraccio, ma lo tiene ancora incatenato ai suoi occhi.
- Io domani mattina all’alba salperò con la mia ciurma. Con la mia nave più veloce. -
Antonio sorride, rincuorato. Sa che non assoccieranno mai la sua evasione con Arthur, ma si sente comunque più tranquillo a saperlo in mare. Dove nessuno possa nuocergli.
- Quindi, prima dell’alba abbiamo ancora tante ore, no? – bisbiglia sornione, attirandolo a sé dai lembi del colletto del mantello, cercando ancora una volta il contatto delle loro labbra, ma il Capitano inglese lo frena.
- Carriedo, va! Perché io non ti potrò salvare una seconda volta – gli intima perentorio, preoccupato per lui. Ma quanto gli costa doverlo allontanare da sé. Glielo si può leggere tranquillamente negli occhi.
Come ogni volta, del resto!
Quando sa che passeranno mesi dalla prossima volta in cui si rivedranno. In cui staranno insieme. In cui sentirà e si doneranno tutto l’amore che provano l’uno per l’altro.
- Va … ti prego … - è pressoché un mormorio, una supplica, la voce di Arthur.
- Ci rivedremo la prossima volta – è la promessa di Antonio e le labbra del biondo si aprono in un dolce e piccolo sorriso.
Promessa che viene sancita dall’ennesimo bacio sofferto. Da quell’avvinghiarsi al corpo l’uno dell’altro, con disperazione. A non volersi lasciare. Perché ogni volta un pezzo del cuore di entrambi viene strappato via dal loro petto.
- Un giorno staremo insieme per sempre … - sostiene solenne lo spagnolo, prima di voltarsi e scendere lungo la collina.
- Sì, un giorno … - replica Arthur triste, togliendosi il cappello in segno di saluto.
Non ci crede neppure lui …
 
 
SPAGNA  A.D. 2015
 
Arthur si sente strappato al sonno, perché a quei raggi del sole caldo della Spagna, lui non si è ancora abituato.
Si crogiola ancora un po’ tra le braccia di Morfeo, perché quel calore lo sta cullando.
Così come lo sta cullando un abbraccio che sa perfettamente da quali braccia provenga.
“ Solo un altro attimo” si istruisce.
D’altra parte, se lo merita anche, visto i ricordi dolorosi che ha rivissuto in quel sogno.
- Mi Amor? –       
Eccola, quella voce calda e gentile. Proprio come il sole che bacia la sua terra.
La terra di Antonio.
Con un piccolo miagolio, Arthur socchiude gli occhi.
Non è la solita tortura svegliarsi. Perché ora è lì. Da lui.
Dal suo sole.
A quel pensiero, gli tornano prepotenti alla mente le immagini dei suoi sogni notturni. Dei suoi ricordi passati. Dei loro ricordi passati.
- Arthur, mi Amor? –  si preoccupa Antonio, scostando dal suo petto – dove si trovava beatamente – e fissandolo con un’espressione preoccupata.
- Hm-hm … - miagola lui, scostandosi dal volto alcune ciocche dorate ribelli – Niente, ho solo sognato vecchie cose … -
- Brutti ricordi? – gli chiede l’altro, prendendogli il volto tra le mani, ad assicurarsi che sia davvero tutto a posto.
E Arthur si apre in uno dei suoi rari sorrisi.
- Ora non più. –
 
 
FINE
 
 
 

 
 
*Sconfitta dell’Armada Invencible spagnola ad opera degli Inglesi
 
   
 
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