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Autore: frabulous    29/06/2015    4 recensioni
Sai perché il mondo è ancora bello? Perché c'è ancora qualcuno che ti apprezza per come sei e non per come devi essere.
-Johnny Depp
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Dal terzo capitolo:
Secondo la profezia, un giorno arriverà una ragazza che riuscirà a riportare alla luce l'essenza smeraldo della pietra. Secondo la stessa profezia, però, non dovrà essere la ragazza a trovare la vera essenza della sfera, bensì un demone. Questo è detto essere l'amato e amante della fanciulla prescelta e solo quando troverà l'essenza della pietra, questo potrà beneficiare a pieno del vero potere di essa.
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AGGIORNATO IL 5^ CAPITOLO! 02/08/15
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo, Miroku/Sango
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.
(R)incontri

 
I don't know
how to forget.

  
  Tokyo, grande metropoli del Giappone, si risvegliava da un fresco inverno. Quella mattina il dolce canto degli uccelli risuonava candido mentre l'aria primaverile si diffondeva, facendosi strada tra la rugiada che bagnava ancora l'erba fresca e i nuovi fiori che si aprivano sul lungo viale di ciliegi vicino al tempio Higurashi. Qui, un tonfo destò Kagome. La ragazza aprì gli occhi a malincuore cercando mille pretesti per non farlo. Però quella maledetta, dannatissima sveglia non voleva saperne di smettere di suonare. La neo-diciassettenne allungò pigramente il braccio verso il comodino tastando la superficie legnosa in cerca dell'oggetto che tanto la infastidiva. Ovviamente, non fu così. Realizzando che il tonfo che l'aveva svegliata era stato causato da una sua brusca caduta dal letto, la povera Kagome si ritrovò a imprecare i Kami di prima mattina e, una volta in piedi, gettò a terra la sua sonorissima sveglia a forma di gattino. Indossò svogliatamente la divisa di scuola, si spazzolò i lunghi capelli corvini e si ritrovò pressappocco addormentata sulla soglia del bagno a strofinarsi i denti. Raccogliendo tutte le forze che aveva, preparò distrammente la cartella e prese il cellulare. 'Cavoli! Le 8:05! Stamattina sono veramente fottuta!' pensò scendendo le scale che la portavano al piano di sotto, in cucina, dove, dopo aver constato la presenza della madre, del nonno e del fratellino Souta, ebbe appena il tempo di mettersi in bocca una fetta biscottata prima di uscire con un sonoro "Buongiorno, io vado!", stordendo i presenti che si ritrovarono a gridare altrettanto sonoramente per farsi sentire dalla ragazza ormai già scomparsa dietro la porta di casa. "Tutte le mattine la stessa storia" sbuffò la signora Higurashi, "E dire che ormai ha diciassette anni, dovrebbe abituarsi ad essere più mattiniera e magari anche un po' meno svogliata..." continuò il nonno "Eggià, dovrebbe proprio prendere esempio dal suo fratellino preferito!" esordì il piccolo Souta, che si rivelava veramente un esempio di ragazzino per bene.

Nel tragitto che divideva casa sua e le scale che portavano alla strada per la sua scuola, Kagome notò il piccolo tempio che il nonno venerava tanto e, poco lontano da esso, il maestoso Goshinboku in tutto il suo splendore. Quel giorno, la ragazza si sentì particolarmente attratta dall'albero che l'aveva vista crescere e che custodiva tutti i ricordi della sua infanzia. Infatti aveva notato una particolarità. Assieme a dei piccoli boccioli, il primo giorno di primavera aveva portato anche qualcosa di alquanto speciale: un piccolo solco si era come magicamente incavato nella corteccia robusta dell'albero. Kagome si avvicinò a sfiorare quella piccola cavità. "Sono io la stupida che l'ha notato solo ora o questo coso è davvero arrivato qui per miracolo?" Continuò ad ammirare estasiata la grandezza dell'albero secolare, mentre tutti i ricordi più felici si facevano strada nella sua mente. Aveva visto numerose foto che la legavano a quell'albero, tra cui una in cui lei era ancora in fasce nell'abbraccio dei suoi genitori. Una nota di malinconia le si posò sul cuore quando mise a fuoco quell'immagine. La ricordava perfettamente. Una foto in bianco e nero. Lei era lì, sicuramente di pochi giorni, cullata dalle braccia del suo papà mentre la mamma le scoccava un bacio sulla testolina. Già, il suo papà, quanto le mancava. Quanto le sarebbe piaciuto rivivere ancora quel momento, essere abbracciata ancora in quel modo, che la faceva sentire così protetta. Una leggera scossa alla mano la risvegliò dai suoi pensieri, scosse la testa e  con la stessa fretta di prima si diresse verso scuola.



  Goshinboku tremò. Il grande e maestoso albero secolare tremò per pochi secondi quando il suo "ospite" si destò. Due grandi occhi dorati si aprirono con impeto. Cos'era quella forza che aveva sentito? Quell'energia che l'aveva riacceso? Non fece in tempo a rendersi conto che le sue funzioni vitali erano tornate stabili che si sentì inghiottito da quella forza misteriosa. Finalminte mise a fuoco. La freccia, quella maledetta freccia era ancora lì e lo sigillava all'albero imponente. Ma cos'era quel contatto che sentiva? Era come se qualcosa lo stesse risucchiando. Realizzò troppo tardi che quella non era solo una sensazione. Il suo corpo veniva completamente risucchiato dall'albero. "Maledizione! Ma che cazz" Un fascio di luce scaturì dalla freccia e risucchiò completamente il corpo che finora aveva ospitato.
Passarono pochi secondi, eppure sembravano passati secoli. E non era forse vero? L'essere si ritrovò catapultato davanti al grande Goshinboku. Confuso, si guardò. Era tutto intero, miracolosamente. E libero. LIBERO? "Ma come è possibile!"Si voltò e vide una natura completamente diversa rispetto a quello a cui era abituato. Ma quanti secoli erano passati? Quanto tempo era stato attaccato a quell'albero? I prati, i fiori, gli alberi, la foresta, le capanne del villaggio: tutto sparito. Al loro posto si trovava uno strano pavimento molto più duro rispetto alla sua amata erba, di alberi ce n'erano così pochi che non si poteva certo parlare di foresta, erano cespugli più che altro. Di capanne? Nemmeno una traccia. Giusto un piccolo edificio che gli ricordò un tempio e poco più in là una grandissima costruzione che dava vagamente l'idea di un abitazione, ma molto più grande. Che fosse un palazzo? Il giovane rimase assorto a scrutare tutta quella diversità, finché non notò qualcosa di conosciuto. Un odore. Quell'odore.

Lo seguì fino a un certo edificio, molto più grande di quello che aveva notato precedentemente. Che fosse lì? Ma era possibile che Lei fosse sopravvissuta? Dopo tutto quel tempo? Dovevano essere passati almeno cinque secoli! Eppure quell'odore era inconfondibile. Si arrampicò su un albero che si alzava vicino a una finestra. Doveva essere lì dentro, da qualche parte. Scrutò dalla sua posizione l'intera stanza e finalmente La vide. Eccola lì, dopo tutto questo tempo. Si decise, doveva seguirla.



  La campanella suonò la fine delle lezioni. Kagome raccolse tutti i suoi libri e, dopo averli frettolosamente sistemati nella cartella, si mise a correre in modo sfrenato per il corridoio. "Hei Kagome!!" "Si saluta eh!" le urlarono dietro delle sue amiche. La ragazza si voltò e rispose con un sorriso, ma poi tornò a dedicarsi alla sua corsa verso casa. Quel giorno aveva veramente intenzione di starsene un po' a riposare e voleva tornare il prima possibile per cominciare subito quella "cura di sonno". La sera prima tutti i festeggiamenti per il suo compleanno l'avevano costretta ad andare a letto alle 3 di notte e per quanto amasse dormire lei non poteva veramente sopportarlo. Decise di usare la scorciatoia, per fare prima. Di solito non amava frequentare quei vicoletti stretti e deserti che le mettevano un po' di ansia, ma 'ne varrà la pena' pensò.

Un brivido le percorse la schiena, sentì qualcosa nell'aria che la fece tremare. Il suo sesto senso le suggeriva di scappare, il più lontano possibile e in fretta. Ma come poteva contare sul suo sesto senso se c'era di mezzo il suo dolce letto? Eppure, avrebbe dovuto dargli retta. Dal nulla, qualcosa l'aveva presa per la caviglia. Istintivamente, urlò. Ma quando, sospesa in aria a testa in giù, riuscì a trovare la forza di aprire gli occhi, si ritrovò davanti qualcosa di mostruoso e il suo grido non fece altro che instensificarsi. Una bestia che somigliava vagamente a un verme, ma di gran lunga più grande, alto poco meno dal palazzo che la divideva dalla via principale, impedendole così di scappare. Quella bestia aveva zampe dappertutto e una grande bocca dai denti minuscoli ma infiniti che era completamente spalancata, lasciando uscire da essa una sorta di bava. La ragazza era terrorizzata. Quei mostri li aveva visti solo nei film e nei videogiochi del fratellino, quelli con gli effetti speciali migliori per giunta. E ora quel grosso coso bavoso la teneva per la gamba. Ma cosa voleva da lei? Mangiarla forse? Kagome rabbrividì all'idea. "Lasciami mostro! Che cosa hai intenzione di fare eh?" disse cercando di essere quanto piú possibile sicura di sé. Tutti i suoi buoni propositi sul mantenere la calma si dileguarono quando il mostro addirittura rispose "Oh, dovrai semplicemente darmi quella pietra che porti al collo" disse con la voce più pesante e orribile che la ragazza avesse mai avuto la sfortuna di sentire. 'Questa pietra? E perché mai dovrebbe volere questa collana? Se pensa di potersela prendere si sbaglia di grosso! Non gli cederò mai l'ultimo regalo di mio padre! MAI!' pensava Kagome, quando improvvisamente dei fasci di luce sembrarono tagliare in due il verme gigante, liberando così la ragazza. Stava quasi per toccare terra, cadendo dalla veneranda altezza di 10 metri, quando qualcosa la afferrò. Riuscì a riaprire gli occhi per capire se quell'insetto di proporzioni enormi l'avesse catturata con un altra zampa. Dovette ricredersi quando invece vide il mostro accasciato a terra, completamente inerme e diviso in due, sul liquido verdastro che poco prima aveva visto uscirgli dalla bocca. Alzò lo sguardo, cercando di capire cosa o chi l'avesse salvata. Non vide altro che un cappuccio rosso fuoco da cui spuntavano dei ciuffi argentati. Che fossero... capelli? Stava per chiedere al suo salvatore chi fosse, ma non fece in tempo ad aprir bocca che si ritrovò sulla strada principale, in piedi, salva.



  Il mezzo demone la lasciò in mezzo a una strada trafficata ed  fuggì via, per ripararsi su un albero lì vicino, da cui avrebbe potuto osservarla. 'Quel viscido deve aver sentito la presenza della gemma. Deve averla condotto fino a Lei. Mi chiedo solo perché si sia fatta catturare così facilmente, le sarebbe bastato usare il potere della gemma per sconfiggere quel demone in un secondo' pensò continuando a fissare la ragazza che poco prima aveva salvato. Sussultò, quando si rese conto di un imperdonabile errore che aveva commesso. Quell'odore, quel Suo odore che l'aveva condotto fino a Lei non era più lo stesso. Ma come era possibile? 'Lei è sempre Lei... perché il suo odore dovrebbe essere cambiato? Ma come ho fatto a cascarci? A pensare che fosse lo stesso? Che sia tutto un suo tranello, l'ennesimo inganno? Che voglia uccidermi di nuovo?!'

Si accorse che la ragazza si era spostata verso l'albero da cui lui era venuto. La raggiunse muovendosi sugli alberi con la solita agilità. La vide fermarsi esattamente davanti all'albero e cominciare a fissarlo. Chissà perché la donna che l'aveva ucciso avesse un'affezione così spiccata nei confronti del Goshinboku. I suoi pensieri vennero interrotti da un estremamente sonoro "KAGOME!" che lo portò a portarsi le mani alle orecchie canine per riprendersi dall'assordante frambusto. La ragazza vicino al dio albero si voltò a quel richiamo sorridendo. 'Addirittura cambiare nome? Ma come mi sei caduta in basso... fhé'. Un moccioso si era ora avvicinato alla ragazza, trascinandola dentro quella strana abitazione che assomigliava tanto ad un palazzo.

Il mezzo demone rimase ad osservare la ragazza per tutto il giorno, per studiarne le nuove e stravaganti abitudini. Non gli pareva vero che fosse cambiata così tanto.
Sopraggiunse la sera e il giovane si ritrovò arrampicato su un albero che non poteva reggere il confronto con il Goshinboku, ma che si trovava fortunatamente estremamente vicino alla finestra della stanza di quella Kagome. Osservò la ragazza muoversi per la stanza per qualche ora, la vide trafficare con dei libri, con uno strano arnese che si illuminava da solo e che emetteva degli strani suoni, la vide infine rilassarsi stanca su una superficie che doveva essere il moderno fouton. Aspettò un po' e quando sentì, grazie al suo udito estremamente fine, il respiro della ragazza regolarizzarsi e divenire più profondo, si avvicinò alla finestra.

Con un balzo canino entrò nella stanza, tentando di fare il meno rumore possibile, misurando i suoi passi e rendendosi il più leggero possibile, si avvicinò alla ragazza. Notò la sua espressione dormiente, così rilassata, serena. Riconosceva i lineamenti gentili che avrebbero ammaliato chiunque, quei lineamenti così dolcemente contornati da lunghi capelli corvini. La frangia si adagiava scomposta sulla fronte della fanciulla, qualche capello arrivava a coprirle gli occhi e il mezzo demone, d'impulso, fece per scansargli quel ciuffo che gli impediva la vista completa di quel viso così perfetto. Allungò la mano artigliata verso la fronte della ragazza 'Ma che vai facendo baka! Questa è la donna che ti ha ucciso! Quella che ti ha incatenato ad un dannatissimo albero per chissà quanti secoli!' e fu così che quella stessa mano intenzionata a compiere un gesto tanto dolce fu mossa dall'ira vendicativa del demone verso la gola della ragazza. Doveva ucciderla, una volta per tutte, e vendicarsi di quello che aveva dovuto subire.
   
 
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