30/06/2015
8 recensioniPROLOGO
Cammino lentamente lungo la navata di una piccola chiesa del New Jersey. Il lungo vestito color panna ondeggia tra le mie gambe e per arrivare fino all’altare devo sollevarlo con entrambe le mani, scoprendo i fastidiosissimi tacchi a spillo che non vedo l’ora di togliere, una volta che tutto sia finito. Tutte le mie risposte sono lì, in fondo a quel corridoio illuminato dalla fioca luce delle candele. Poco prima erano state liberate delle colombe bianche e nel cortile principale risuonavano nell’aria le note della mia canzone preferita. La chiesa non è molto affollata e tutte le persone a me care sono sedute ai primi banchi. Con dei morbidi fazzoletti asciugano le copiose lacrime che scorrono dai loro occhi. “Ci sei quasi, continua a camminare”, mi ripeto a pochi passi dal mio obiettivo. “Non farti prendere dal panico, devi percorrere la navata, non è poi cosi’ difficile, ce la puoi fare!”. Alex è seduto vicino al pianoforte ed inizia a suonare una melodia composta per il mio diciottesimo compleanno. Sentendo quelle note malinconiche mi blocco proprio davanti alle fatidiche scale. Mi basterà salirle per avere le mie risposte, ma le gambe sembrano non reggermi. Mi guardo intorno e vedo la nonna che stringe il braccio del nonno, abbandonandosi ad un lamento straziato. Mio padre è accanto a loro, probabilmente già ubriaco. Mi soffermo su di loro: in realtà sono le uniche persone che amo davvero, oltre ad Alex. Più in fondo ci sono i miei compagni del college: non conosco nemmeno la metà di loro e in quel momento penso che non abbiano alcun diritto di essere lì, quasi a prendersi gioco del dolore della mia famiglia. Non ho ancora visto la mamma: non penso che verrà. Forse un giorno sarò io ad andare da lei, magari anche in questo preciso istante. “Smettila di perdere tempo, sali quelle scale”. Per una volta nella vita decido di non essere la ragazzina fragile e timida di un tempo e salgo quei tre gradini ripetendomi che non devo fermarmi, non ora. Non posso. Il prete è in piedi davanti a me e recita la messa con una sguardo sommesso. Credo di aver visto anche lui da qualche parte ,ma non mi rammento il luogo. Lo supero e lui non fa caso a me, come tutti gli altri del resto. La bara è alle sue spalle, ancora aperta. Una ciocca di capelli neri fuoriesce dall’orribile sarcofago di legno. Mi iniziano a tremare le gambe e faccio uno sforzo quasi totanico per sporgermi oltre il bordo e scoprire la ragazza che giace lì dentro. Quando lo faccio sto già piangendo a dirotto e ciò che vedo va oltre ogni limite di immaginazione. Vedo una ragazza lì dentro, così bella e spensierata come se dormisse. C’è un cadavere privo di vita in quella bara: il mio!READ ME!
Ciao a tutti tesori. Questa è la mia quarta ff e spero davvero di aver attirato la vostra curiosità con questo prologo. E’ da molto che non entro in questo sito a seguito di vari problemi personali e credo in realtà di essere un po’ arrugginita ormai. Mi scuso con tutti coloro che hanno seguito le mie precedenti ff e che ho lasciato così all’improvviso. Se volete lasciate qualche recensione, le leggerò e vi risponderò con molto piacere. Detto questo vi lascio, aggiornerò la storia tra qualche giorno. Un bacio, alla prossima :*