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Autore: Moonlight_1022    30/06/2015    3 recensioni
Un uomo ormai prossimo alla vecchiaia si ritrova a fare i conti con il suo passato e tutte le conseguenze tragiche che a esso sono legate.
Non sarà facile, ma forse questa improvvisa occasione gli permetterà di rivalutare una persona che lui credeva di aver condannato per sempre.
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Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Nome (su EFP e sul Forum): Selene1230 (Forum) Moonlight_1022 (Efp)
Titolo: All the lies between you and me
Fandom: originale
Genere: angst, drammatico, triste, sentimentale
Avvertimenti: tratta temi delicati, quali la malattia e la morte, proprio per questo il rating è arancione.
Gruppo: bugie
Eventuali note dell’autore: la canzone che ha ispirato il titolo e la storia è Pictures of you dei The Last Goodnight. La storia è ambientata nel futuro e conta 3403 parole.

 
 
 
 
 
 

 
All the lies between you and me
 
 
 
 
     Sono passati anni da quando hai chiuso i rapporti con Liam, il tuo migliore amico d’infanzia, ma ancora oggi, nei rari casi in cui i tuoi occhi ormai stanchi si posano su quel piatto colorato appeso sopra il camino, il ricordo dei fatti passati torna prepotentemente a farti compagnia.
 
 
Conoscesti Liam a nove anni, quando ti trasferisti a Philadelphia insieme alla tua famiglia. Liam era il bimbo un po’ paffuto e combina guai che viveva nella villetta residenziale di fronte alla tua. Diventaste subito amici, sebbene i vostri caratteri fossero irrimediabilmente opposti, e, dall’alto della vostra innocenza, eravate più che certi che il vostro legame sarebbe sopravvissuto a tutto. Tu almeno lo credevi davvero e sei certo di aver fatto il possibile perché questo avvenisse.
Poi, però, la vita immette degli ostacoli nella strada che hai tracciato nei minimi dettagli e tu puoi solo accettarli e sperare di riuscire comunque ad arrivare alla tua mèta. Può sembrare un paradosso, ma l’ostacolo principale nella vostra amicizia fu dato da James.
Lo conoscesti l’estate del 2008 in Italia. Avevi appena compiuto diciannove anni e avevi deciso di trascorrere il periodo di pausa dalla University of Pennsylvania in vacanza con tua mamma, studiosa di arte classica. E proprio mentre eravate a Pompei a visitare i resti dell’eruzione del Vesuvio, incontrasti due occhi smeraldini che si insinuarono dentro di te, senza più abbandonarti. I suoi capelli scuri e riccioluti, mossi dalla brezza che raggiungeva l’altura dove vi trovavate, ti ricordavano la statua del David di Michelangelo che tua madre ti aveva mostrato molte volte quando eri piccolo. Il suo fisico perfettamente modellato e atletico non faceva altro che confermare le tue teorie.
James era a Napoli per far visita alla casa del bisnonno italiano e, a differenza tua, era inglese – viveva a Belfast con i genitori – e frequentava la Oxford University. Aveva un anno più di te, anche se il tuo aspetto muscoloso e possente, ripreso tutto da tuo padre, ex pugile, e modellato in gran parte dal rugby, che praticavi all’università, poteva benissimo far sospettare del contrario.
La tua vacanza partenopea terminò una settimana dopo quell’incontro con James, ma, sebbene il tempo passato insieme fosse stato relativamente poco, nulla ti impedì di invitarlo in America per le vacanze invernali; invito che venne ricambiato nei tuoi confronti per la pausa primaverile. Continuaste a vedervi per tutti gli anni di College, diventando ad ogni occasione sempre più amici, più complici... inseparabili e gradualmente, tra un abbraccio reale e una chiacchierata virtuale, l’amicizia profonda che vi legava si trasformò in un timido e puro sentimento più dolce.
Non ricordi bene quando capisti di amarlo – purtroppo hai sempre sessantun anni e la mente alle volte inizia a giocarti brutti scherzi – però, ricordi perfettamente, come se fosse appena accaduto di fronte ai tuoi occhi, il vostro primo bacio. James aveva superato il concorso presso l’Institute of geological Sciences a Philadelphia e per festeggiare decideste di partire alla volta di Roma, città da lui molto amata. E fu proprio nella Città Eterna, all’ombra della Basilica di San Lorenzo, che uniste per la prima volta le vostre anime.
Due anni dopo diventasti un Sorrentini a tutti gli effetti.
A pensarci oggi, ti sembra un quadretto fin troppo idilliaco. Forse per questo non poterono mancare i problemi. Nell’arco della vostra vita insieme ne affrontaste molti, dall’adozione dei vostri tre figli, alla morte di suo padre, a cui era molto legato, ma il problema principale fu dato da Liam.
Quando il tuo amico conobbe James ti disse fin da subito di non sopportarlo, giudicandolo troppo stupido e altezzoso. Tu non gli desti peso dal momento che Liam non si era mai comportato in modo offensivo verso qualcuno e lo stesso valse con James. Semplicemente, si accettavano. Tuttavia, sotto quell’apparente maschera di finte buone maniere Liam nascondeva una scottante verità che tu scopristi solo dopo del tempo.
Avevi da poco compiuto trentadue anni e da qualche mese tu e James avevate adottato il vostro secondo bimbo: la vita divisa tra lavoro e famiglia risucchiava tutta la tua giornata. Liam al solito era un casinista evergreen e single incallito. Ti aveva invitato a bere una birra, che presto però divennero due, poi quattro, poi sei... Alla fine lui era ubriaco fradicio mentre tu, che ti eri fermato alla seconda, abbastanza lucido per poterlo accompagnare a casa. E si sa, in vino veritas... Fu tra uno sproloquio e l’altro che ti rivelò di amare follemente tuo marito.
Quando te lo disse tu non gli credesti. Pensasti che fosse il delirio irrazionale di un uomo a parlare, ma nei giorni successivi iniziasti a osservare Liam e i suoi comportamenti verso James e dovesti ammettere a te stesso che, in effetti, sembrava tutto fuorché disprezzo quello che provava. Comunque il rivale non ti preoccupò: James aveva sposato te e Liam prima o poi avrebbe trovato la persona giusta per lui, mentre tu saresti stato per sempre con tuo marito.
Questa felicità che tu e James avevate raggiunto riusciste a mantenerla solo per pochi anni ancora durante i quali adottaste il vostro ultimo figlio, Leonard. Poi, all’improvviso, come un fulmine che squarcia il cielo estivo caraibico, preannunciando un imminente temporale, arrivò il colpo di grazia per tutti i vostri sogni e progetti.
James si ammalò. Un tumore alla pelle, come un killer silenzioso che sta in agguato, aveva raggiunto il suo cervello per divorarlo. Subito lo convincesti a sottoporsi alla chemioterapia. I suoi adorati boccoli scomparvero, ma sai bene che non furono quelli che ti mancarono di più.
La malattia non solo ti logora il fisico, ma anche l’animo.
James dopo un ciclo di chemio non riusciva più a sorridere, neppure quando i vostri figli tornavano a casa da scuola e gli raccontavano diligentemente la loro giornata. Ci provava, si sforzava per loro e per te, che lo accudivi e sostenevi amorevolmente, ma rare volte riusciva a convincerti. Il suo sorriso, la sua vitalità, la sua forza d’animo... queste sono le cose che più ti mancarono in quel periodo... E che ti mancano anche oggi.
James combatté contro il cancro e vinse. Ma due anni dopo il male tornò, più forte e potente che mai. Tuo marito si sottopose ad altri cicli estenuanti di chemio, ma il cancro sembrava essersi diffuso in ogni minima cellula del suo corpo... E fu proprio in quel frangente che Liam intervenne mettendo in campo la sua bella laurea a pieni voti in anestesia.
Tu scopristi la verità solo una decina di anni dopo, per caso... Trovasti una lettera di James sul doppio fondo di un cassetto della scrivania dove spesso lui si accomodava per analizzare e gestire le spese della vostra famiglia. Era datata il giorno prima che morisse e ti diceva che non ce la faceva più. Che aveva lottato tanto, ma che non era bastato, per cui preferiva andarsene in pace, chiedendo una mano a Liam. Diceva che te e i bimbi gli sareste mancati immensamente, ma che lui aveva bisogno di riposare... per sempre.
Quel giorno, per la seconda volta nella tua vita, ti cadde il mondo addosso.
Liam ti aveva mentito, non solo come fratello e amico, ma anche come medico. Ti aveva guardato negli occhi e ti aveva detto che la malattia aveva portato via il tuo James, evitando accuratamente di sottolineare che la doppia dose di morfina che lui stesso gli aveva somministrato aveva aiutato quel processo.
James aveva deciso di farla finita, era stanco di lottare e per terminare in pace la sua vita aveva chiesto aiuto a Liam, il quale non si era per nulla tirato indietro. Il tuo migliore amico aveva aiutato tuo marito a suicidarsi. Il tuo migliore amico, lo stesso che ti aveva stretto a sé quando trovasti il corpo esanime dell’unico uomo che avevi giurato di amare.
Il tuo ormai ex migliore amico ti aveva mentito per anni, prima che tu scopristi la verità, per puro e semplice caso.
 
 
     Oggi sono passati diciotto anni dalla morte di James. I vostri figli sono adulti e realizzati. Emily è una pittrice e vive a Marsiglia con suo marito e il loro bimbo, James Junior. Patrick si è da poco trasferito a Kodiak, in Alaska, con la moglie e i loro gemellini di un anno, David e Peter, e lavora in uno studio medico come pediatra. Leonard invece vive ancora con te a Philadelphia, svolgendo la professione di avvocato nel tuo studio e suonando nel tempo libero l’oboe in un’orchestra. Sei orgoglioso dei tuoi ragazzi e sai che anche James lo sarebbe se fosse al tuo fianco.
Negli anni hai provato più volte a dare un senso al gesto di tuo marito e soprattutto a quello di Liam, ma la verità è che non ci sei mai riuscito. James era provato dalla malattia, quindi comprendi – o almeno ci provi – che nel bel mezzo della lotta possa essersi sentito incapace di combattere, ma Liam, da fratello quale l’hai sempre considerato, non avrebbe mai dovuto mentirti in quel modo. Ha negato a te e ai tuoi figli di vivere ancora dei mesi con James e questo non glielo perdonerai mai, come non gli perdonerai mai il fatto che non ti abbia detto lui stesso le circostanze della sua morte.
“Veramente non abbiamo ancora capito chi sia lei.”
Tuo figlio più piccolo è un grande musicista, ma anche come aspirante avvocato non se la cava male. Un giovane distinto si è presentato alla vostra porta e ha chiesto di parlare con te. Lo avete fatto accomodare e l’unico indizio che vi ha dato fino a ora per capire chi sia è stato nominare Liam, facendoti d’istinto puntare gli occhi su quel maledetto piatto che lui e tuo marito si sono divertiti a dipingere insieme per festeggiare la tua prima promozione nello studio legale di cui oggi sei comproprietario. Era da anni che non sentivi il suo nome pronunciato in casa tua e altrettanto tanti anni che non guardavi quella ceramica, che tieni solo perché l’ha creata in parte James.
“Sono Lewis e mi trovo qui per conto del signor Liam Black. Sono suo nipote, figlio di sua sorella.”
Appena senti citare in causa Margareth sorridi rammaricato. Quando eravate piccoli voleva sempre giocare con te e Liam e voi, da bravi misantropi, la escludevate orgogliosamente.
“Mia mamma vive a Zurigo con il suo nuovo compagno e sono rimasto solo io tra i parenti in America. Per questo lo zio si è rivolto a me prima di... andarsene.”
La tazza di thè verde che tieni in mano vacilla. Non credi alle tue orecchie e ti spaventa sentire il resto del discorso, ma la curiosità vince – almeno su tuo figlio.
“In... in che senso andarsene?”
“Mio zio è morto per una cardiopatia. Era malato da diversi anni.”
Nella stanza cala il silenzio. Il giovane appare visibilmente dispiaciuto per lo zio e senza rendertene conto provi ammirazione per quel ragazzo che è stato accanto a un uomo abbandonato, nel corso degli anni, da tutti.
“Non mi aveva detto nulla.”
Tuo figlio bisbiglia tra sé e sé, ma tu cogli perfettamente le sue parole.
“Cosa?” Lo squadri serio, ma lui evita il tuo sguardo come quando da piccolo non faceva i compiti o ti mentiva. “Tu eri in contatto con lui?”
Leonard annuisce solamente. “L’ho incontrato due anni fa in un ristorante. All’inizio non volevo parlargli, ma poi non ce l’ho fatta a evitarlo. Lui era comunque uno zio per me e un fratello per te. Poi ci siamo visti diverse volte a casa sua.”
“Leonard, tu hai parlato con l’uomo che ha ucciso tuo padre?” Non riesci a trattenere la rabbia e sinceramente non ti importa se stai dando spettacolo di fronte a un perfetto sconosciuto. Sei deluso da tuo figlio per il suo comportamento ingrato. “Tu davvero mi hai fatto questo?”
“Papà...”
Leonard prova a intervenire, ma il nipote di Liam lo sovrasta con la sua voce.
“Scusate, sono a conoscenza dei dissapori che vi legavano a mio zio ed è per questo che sono qui.” Il giovane porta le mani nelle tasche della giacca per prendere qualcosa. Solo dopo essersela tolta riesce a trovare quello che stava cercando: una busta. Te la porge con un leggero sorriso. “È per lei. L’ha scritta mio zio una settimana fa.”
“Non la voglio. Se la tenga.”
Il nipote guarda tuo figlio e pare che si stiano parlando solo con gli occhi. Non ti sfugge la complicità nata sul momento tra i due. Sai che Leonard è gay – te l’ha detto tranquillamente diversi anni prima – ed è costantemente alla ricerca di un fidanzato. “La lascio qui, Signor Sorrentini. Spero che trovi il coraggio di leggerla.” Si alza dalla sedia e fa un leggero inchino. “Ora devo andare. È stato un piacere conoscervi.”
Da bravo padrone di casa Leonard lo accompagna alla porta. Poi torna in soggiorno e ti fissa intensamente, mentre ora sei tu che eviti i suoi occhi leggermente a mandorla. “Papà, mi dispiace averti tenuto nascosto che avevo ripreso a vedere Liam. Non essere arrabbiato, per piacere.”
Annuisci. Leonard è tuo figlio, anche se ti sparasse continueresti a volergli bene e ad amarlo come il primo giorno che ti è stato messo tra le braccia, troppo grandi per un esserino di appena tre chili.
“Ti va di leggerla?”
Tiene in mano la busta e la tende verso di te. Temi che quella lettera possa ucciderti, ma, a quanto pare, negli anni sei diventato un masochista in piena regola.
Annuisci di nuovo e ti dirigi verso il divano, seguito dai passi strisciati del tuo ragazzo. Vi accomodate uno accanto all’altro e Leonard appoggia la testa sulla tua spalla, come quando era piccolo e aveva bisogno di protezione. Poi ti passa la lettera. La busta bianca è priva di qualsiasi scritta; la apri facilmente, non essendo chiusa con la colla. All’interno vi è un foglio di quaderno scritto fitto, con una grafia un poco tremante. Ti schiarisci la gola prima di iniziare a leggere ad alta voce.
 
 
“Caro amico mio,
non so se posso ancora chiamarti così dopo tutto il male che ti ho fatto. Spero di sì. Sai, sto morendo. Ho una malattia degenerativa al cuore. Mi mancano pochi giorni, forse ore, lo sento, ma prima di andarmene voglio chiederti perdono per tutto. Ho tradito la nostra amicizia, ma soprattutto la tua fiducia. E anche quella dei tuoi figli. Se potessi tornare indietro non compierei di nuovo tutti gli errori che ho fatto, ma, ora come ora, non mi pento delle mie azioni. Ti apparirò come un pazzo scellerato, ma so di aver fatto la cosa giusta per lui.
James non ce la faceva più. Il male si stava portando via il suo essere, la sua essenza, la parte più pura e preziosa di lui, e io non potevo permetterlo. Non avevo alcun diritto, lo so bene, ma l’ho fatto. Ho scelto di aiutarlo e di non dirtelo – ed è questo ciò che ti ha fatto stare più male. La bugia che ho protratto negli anni.
Non sapevo che James ti avesse scritto una lettera e che tu l’avresti trovata dopo undici anni, ma sappi che in tutto quel tempo il tarlo del senso di colpa e del dispiacere nei tuoi confronti e verso i ragazzi non si è mai placato.
Come ti ho già detto, sto morendo, quindi voglio raccontarti tutte le bugie che ci sono state tra di noi, almeno quelle importanti. Spero di potermi in parte redimere in questo modo.
Premetto solo che tu sei stato il mio punto di riferimento e che lo sei ancora oggi, anche se non sento la tua voce da anni e morirò senza sentirla un’ultima volta.
Sai, non è vero che James mi stava antipatico, come ti ho detto la prima volta che l’ho incontrato. Io lo amavo. Credo di essermi innamorato di lui quando i suoi occhi si sono posati su di me. Era meraviglioso con tutti e io ne sono rimasto affascinato. Non odiarmi ancora di più, te ne prego. Voi eravate bellissimi insieme e io non avrei mai rovinato un sentimento così puro. Anche perché il mio amore è sempre stato unilaterale e a me è sempre andato bene così, ma fidati quando ti dico che aiutare a morire la persona che si ama è come uccidere se stessi. Mentre sapevo che quella dose letale di morfina stava entrando in circolo e vedevo gli occhi di James abbandonare questa vita, sentivo la mia anima diventare più pesante, arida e sola. Ma non preoccuparti, il suo ultimo pensiero non era rivolto a me, ma a te e ai ragazzi. Mi ha chiesto di prendermi cura di voi e di amarvi come avrebbe fatto lui, e mi dispiace non aver mantenuto quella promessa. Mi dispiace davvero. Spero che lui mi perdoni, come spero che un giorno tu possa trovare la forza di disprezzarmi un po’ di meno.
Non riesco a scrivere ancora molto, ma ci tengo a dirti che tu per me sei stato per tutta la vita un fratello, anche se non c’erano legami di sangue a confermarlo. Del resto, tu e James mi avete mostrato l’amore per delle creaturine innocenti, che avete amato fin dal primo attimo come se fossero vostri figli da sempre, e per questo ti ringrazio.
A proposito dei ragazzi... Sappi che da due anni incontro regolarmente Leonard. È successo tutto per caso e, se proprio vuoi accusare qualcuno, prenditela con me, non con lui che è una persona fantastica. Non gli ho mai raccontato della mia cardiopatia e vorrei che lo informassi tu della mia morte. È molto dolce e non è giusto che soffra per un vecchio come me. Poi vorrei chiederti di dare un bacio anche a Patrick e a Emily, mi sono mancati molto in questi anni. Grazie, amico.
Penso che dovrò concludere dato che non ho più la forza di scrivere. Non so però come si termini una lettera d’addio. Vorrei non essere troppo sentimentale, quindi ti ripeto solo le mie scuse. Perdonami se non sono stato l’amico sincero che meritavi, se non ti ho detto io stesso di averlo aiutato a morire.  
Forse per la mia azione verrò punito, ma, se dovessi finire dove è lui, gli dirò che lo ami ancora come il primo giorno e che non lo accusi per ciò che ha fatto (so che in fondo a te stesso lo comprendi). Potrei perfino trovare il coraggio di dichiarargli finalmente i miei sentimenti...
Allora... penso che ci incontreremo presto. Ma non prima che tu abbia visto tutti i tuoi figli sposati e abbia insegnato ai tuoi nipotini tutto quello che sai. È un dovere che hai verso James.
Ciao, fratello mio.”

 
 
Le ultime parole ti muoiono in gola, mentre nella stanza i singhiozzi mal trattenuti di Leonard fanno da sottofondo alla sofferenza che provate. Non parlate, non vi muovete per l’intero pomeriggio. Rimanete su quel divano a vivere e condividere il vostro dolore.
La sera, dopo esservi in parte ripresi, decidete che il giorno dopo andrete al funerale di Liam. Non puoi chiedere a Patrick e Emily di parteciparvi, ma li chiamerai e racconterai loro tutta la storia. Liam alla fine si è dimostrato il migliore amico che tu abbia mai avuto e ti dispiace averlo capito tardi. Vuoi che almeno i tuoi figli non facciano i tuoi stessi errori. James non ti perdonerebbe.
Mentre sei in procinto di andare a letto, Leonard ti dice che sta uscendo. Non gli domandi più con chi ha i suoi numerosi appuntamenti, ma questa volta lui sente il bisogno di fartelo sapere.
“Lewis mi ha invitato a bere qualcosa e ho accettato. È simpatico.”
Punti velocemente gli occhi sul letto vuoto che ti aspetta da ormai molti anni. Poi il tuo sguardo cade sulle due foto sopra il comodino: in una tu e Liam siete mascherati da pirati (l’hai ritirata fuori poco prima di cena, dopo anni e anni che è stata vittima dell’umidità della vostra soffitta), mentre l’altra ti ritrae con il tuo amore e i vostri bambini, uno degli ultimi momenti che avete passato davvero felici. Infine torni a fissare tuo figlio e gli sorridi. “È simpatico,” ti limiti a confermare, prima di salutarlo con una amorevole carezza sulla spalla.
 
 
Le bugie si possono dire per tanti motivi, ma ciò che più ci spinge a farlo è l’amore. Perché, allora, l’amore non può essere anche il motivo più grande che possa spingerci a perdonare?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti. Forse questa storia appare troppo malinconica, ma spero che a qualcuno piaccia. Ringrazio chi la leggerà e chi mi farà sapere il proprio giudizio. Lucia.
   
 
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