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Autore: The Writer Of The Stars    30/06/2015    3 recensioni
"Io sono nata su Vegeta Sei e su Vegeta Sei c’erano la dittatura di Freezer, la guerra e la morte.
Sono passati diciotto anni ormai dal giorno in cui Freezer ha preso in mano le sorti di Vegeta Sei e ad oggi credo che se siamo ancora sopravvissuti sia solo per una incredibile concessione divina. "
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“Sì, sarò la voce del popolo.” Goku mi lanciò uno sguardo veloce, prima di tornare a fissare un punto vuoto davanti a sé. Lo osservai per numerosi attimi in silenzio, percependo l’ansia salire dentro di me nell’attesa del suo giudizio. D’un tratto vidi le sue labbra piegarsi in un sorrisino leggero e quasi divertito.
“Sai, ti ci vedo come capo rivoltosa.” Esclamò sorridendo tra sé e a quelle parole percepii il mio cuore alleggerirsi di tonnellate di chili.
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AU| Vegeta/Bulma
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Freezer, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Io sono nata su Vegeta Sei e su Vegeta Sei c’erano la dittatura di Freezer, la guerra e la morte.

 Mio padre era un terrestre, perlomeno è ciò che mi ha raccontato, ed è stato portato qui molti anni fa, perché era intelligente.

Su Vegeta Sei combattono bene, sono forti ad ammazzare la gente, ma sono stupidi. Mio padre mi ha sempre detto che avevano bisogno di un cervello al loro servizio, perché senza una mente la forza non serve a nulla, perciò l’hanno rapito dalla Terra, perché era uno scienziato e gli scienziati fanno comodo a chi non sa come riparare una navicella spaziale.

Freezer non c’era ancora. Quando mio padre è stato portato su questo pianeta regnava ancora la dinastia dei Sayan, e in realtà era un bene questo, perché almeno non si viveva sotto dittatura. I Sayan erano fondamentalmente un popolo di guerrieri con molta forza e una devozione particolare per la luna. C’è una leggenda che circola tra la gente secondo la quale durante le notti di luna piena i Sayan fossero in grado di trasformarsi in enormi scimmie incontrollabili, dalla potenza mostruosa. Alcuni non ci credono, ma io non ho mai escluso l’autenticità di tali voci.

Quando è arrivato qui, mio padre era un uomo solo e se ha conosciuto mia madre è stato solo per puro caso.
 Lei, mia madre, era una Sayan. Certo, faceva parte del popolo, solo un’umile plebea. Ma a detta di mio padre era bella e stranamente gentile, per  appartenere a quella razza.
 Non l’ho mai conosciuta, ma mi fido di lui.

I Sayan erano tanti ed erano forti, eccome se lo erano, ma Freezer lo era di più. Quella viscida lucertola si è insinuata all’interno del governo con i suoi modi melliflui e meschini, impadronendosi poi completamente del potere con un colpo di stato, aiutato dai suoi luridi seguaci, alieni provenienti da galassie sperdute come lui.

Li ha ammazzati tutti. Prima ha ucciso il re, sfidandolo in uno scontro che ha avuto vita a dir poco breve. E poi tutti gli altri. Freezer ha sterminato l’intera popolazione del pianeta con un colpo secco, risparmiando solo coloro che non erano Sayan e di conseguenza anche mio padre.
Evidentemente aveva capito che una mente come la sua sarebbe potuta tornargli utile. Allora avevo appena pochi mesi e sono stata strappata dal seno di mia madre con violenza, perché anche lei è stata uccisa da quell’essere.

Subito dopo il genocidio compiuto Freezer ha preso in mano il potere, instaurando una dittatura feroce e crudele, degna solo dell’essere vivente più spietato che possa esserci. La popolazione è piano piano ricresciuta, ma come voleva lui, ovvero senza Sayan.

Sono passati diciotto anni ormai dal giorno in cui Freezer ha preso in mano le sorti di Vegeta Sei e ad oggi credo che se siamo ancora sopravvissuti sia solo per una incredibile concessione divina.

Qui la vita era un Inferno per tutti. Vivevamo in condizioni di povertà assurde e la vita era precaria per tutti. Ogni tanto mio padre veniva chiamato a palazzo perché esponesse qualche nuovo progetto sulle navicelle o astronavi, ma da quando Freezer ha creato intorno a sé un’equipè di scienziati alieni provenienti dai pianeti più diversi, non è la stessa cosa. Mio padre non lavorava più, se non queste rare volte, e questo significava che non vi sono più ricompense o entrate nella nostra casa, ed inoltre lui stava invecchiando e la sua salute cominciava a farsi via via più cagionevole.

Non eravamo più padroni di noi stessi. Freezer aveva in mano la vita di tutti noi e la gestiva a suo piacimento, secondo le leggi e i divieti che ci aveva imposto.

Avevamo due pasti al giorno; uno a pranzo e uno a cena, che ci veniva distribuito direttamente dinanzi alle porte del palazzo a mezzogiorno e alle sette e trenta di sera. Credo sia chiaro che le porzioni fossero minime e il cibo a dir poco immangiabile, ma in mancanza di altro eravamo costretti a mandar giù quelle brodaglie insipide, pur di andare avanti.

Potevamo uscire di casa solo dalle 8.00 alle 12.00 e dalle 17.00 alle 19.30, ovvero gli orari che scandivano indicativamente i turni di lavoro della gente. Ma tanto di lavoro ce n’era poco, perciò niente da fare.

Eravamo controllati sempre. Nella casa di ogni abitante erano inserite microspie e telecamere accese ventiquattro ore su ventiquattro. Il controllo delle nostre menti era indispensabile, se si voleva evitare un rivolta sanguinosa.
 
Di solito parlavo poco del governo, non dicevo mai nulla di sconveniente che potesse nuocere a me e a mio padre, ma chi mi conosceva bene aveva imparato a capire, attraverso i miei occhi blu colmi di rabbia, che detestavo Freezer e tutto quello che ci aveva fatto. Ribellarsi era da sempre a dir poco impossibile, ma dentro di me non desideravo altro.

 E non sapevo perché, ma in quei giorni d’inizio inverno, guardando  la gente pregare perché il freddo non li uccidesse, ho sentito le urla della sommossa dentro di me. Il popolo aveva paura di parlare, sapevano che tutto ciò potrebbe comportare la fine.

Ma io la vedevo la luce nei loro occhi. Lo vedevo quel bagliore di rivalsa che luccicava nelle loro iridi stanche, vedevo i fremiti di rabbia scuotere le loro mani rovinate e provate dal freddo.

Non sapevo cosa stesse succedendo, ma in quei giorni dentro di me stava avvenendo qualcosa. Sentivo dentro di me che era arrivato il momento di far sentire le nostre grida a Freezer.

La sentivo questa sommossa, sentivo nell’aria questa voglia di rivoluzione farsi sempre più forte.

Non sapevo cosa sarebbe accaduto d’ora in avanti, ma sapevo che dopo allora niente sarebbe stato più come allora.
 
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“Bulma, potresti andare ad aprire alla porta? Qualcuno ha bussato.” Sorrisi piano a mio padre, alzandomi dal tavolo ove ero seduta a ricucire un paio di vecchi pantaloni logori. La nostra casa era piccola e noi eravamo poveri. Era chiaro che non ce la passassimo bene, ma sapevamo entrambi che il peggio doveva ancora venire. Novembre stava volgendo al termine ed era risaputo che Dicembre avrebbe portato con sé un vento gelido e una candida coltre di neve.

Aprendo la porta sentii un cigolio per nulla rassicurante rispondermi, segno che avrei dovuto sistemare questo dannato infisso:

“Buongiorno, Bulma!” sobbalzai leggermente, trovandomi faccia a faccia con un volto sorridente e due enormi occhi neri.

“Goku! Mi hai fatto prendere un colpo, accidenti a te!” esclamai portandomi una mano sul cuore, senza riuscire comunque a trattenere un sorrisino divertito. Goku era il mio migliore amico e forse l’unico che avevo, ora che ci penso bene. Avevo la mia stessa età ma l’animo era quello di un eterno bambino. Non si sarebbe mai detto che questo diciottenne stesse per sposarsi, eppure era così.

“Eh eh, perdonami …” ridacchiò imbarazzato, portandosi una mano dietro la nuca e scompigliando la sua folta zazzera di capelli neri spettinati. Gli sorrisi, scuotendo il capo; era inutile, non sarebbe cambiato mai.

“Dai vieni dentro, o prenderai freddo.” Lo incitai, spostandomi di lato per farlo passare. Goku avanzò all’interno della casa, trascinando dietro di sé un fascio di legnetti più o meno spessi.

“E questi?” chiesi incuriosita, indicando il mucchio.

“E’ la legna per il fuoco.”

“Lo vedo, ma ho già preso la razione che ci spetta ieri mattina a palazzo. Cosa dovrei farci con questa?”

“Ho notato che quest’anno hanno diminuito ancora di più la quantità di legna e ho pensato che con tuo padre malato e nelle sue condizioni avreste avuto bisogno di un po’ di legna in più, così ho tolto qualche ramo dalla nostra razione. Non è molta, ma intanto è qualcosa.” mi spiegò Goku con un piccolo sorriso intenerito. Sgranai gli occhi, guardandolo commossa per il gesto compiuto.

“Goku, grazie, ma non dovevi! Insomma, anche voi avete bisogno di legna, e poi cosa dirà Chichi?” chiesi titubante, sentendomi in debito con lui. Goku mi regalò un occhiolino, sorridendo rassicurante.

“Ah tranquilla, è stata proprio Chichi a dirmi di venire a darvi un po’ di legna.” Esclamò. Gli sorrisi riconoscente, pensando a quanto fosse incredibile Chichi. La futura sposa di Goku era l’unica ragazza che mi rivolgeva la parola in paese e nonostante sembrasse alle volte dura e autoritaria, in realtà sapeva essere estremamente dolce e comprensiva. Come aveva appena dimostrato.

“Allora grazie, non so davvero come sdebitarmi.” Dissi sorridendo riconoscente e leggermente imbarazzata nell’accettare quel dono così utile.

“Di niente.” Mi rispose lui, ricambiando il sorriso. Lo osservai avvicinarsi alla porta, riflettendo tra me se rivelargli o meno i pensieri che avevano invaso la mia mente in quei giorni. Non potevo parlargliene lì in casa, sapendo che le microspie avrebbero registrato ogni nostra conversazione. Ma Goku era l’unica persona che avrebbe potuto ascoltarmi seriamente e guardarmi negli occhi senza prendermi per pazza per ciò che volevo fare.

“Goku!” lo richiamai pochi secondi prima che aprisse la porta. Si voltò verso di me, guardandomi interrogativo.

“Dimmi.”

“Ti va se andiamo a fare una passeggiata al fiume più tardi?” gli chiesi, guardandolo dritto negli occhi. Sperai con tutta me stessa che recepisse quel “devo parlarti” celato nelle mie iridi e in quella proposta, e in verità non ero sicura che l’avesse capito. Sta di fatto che dopo alcuni secondi di silenzio le sue labbra si aprirono in un largo sorriso, esclamando:

“Certo, ci vediamo dopo!” annuii decisa.

“A dopo. Ah, ricordati che ti devo un favore!” gli urlai mentre lui usciva di casa. E non potei affermarlo con precisione, ma posso quasi giurare di averlo visto sorridere.

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“Una rivoluzione? Dici sul serio?” abbassai lo sguardo in terra dinanzi al tono incredulo di Goku. Ci eravamo incontrati in riva al fiume che attraversava il bosco al di fuori del paese e lì, lontana dagli occhi e dalle orecchie indiscrete del governo, avevo rivelato a Goku ciò che mi stava logorando l’animo da giorni.

“Senti, non voglio che mi prenda per pazza anche tu, ma sono convinta che non c’è altro da fare. Sono cresciuta sotto la dittatura di Freezer, sono diciotto anni che sto in silenzio, subendo e soffrendo tutto senza reagire. Ma ora sono stanca.”

“Bulma, stiamo parlando di una sommossa, non è una cosa semplice.” Mi interruppe Goku serio, come mai l’avevo visto in vita mia.

“Ma la gente non ce la fa più! Non vedi in che condizioni viviamo? Non ti sei accorto che il palazzo è avvolto nel lusso mentre noi viviamo ancora come se ci trovassimo in un’epoca completamente diversa? La gente è stanca di subire e lo sono anche io.”

“Quindi cosa vorresti fare, essere la voce del popolo?” mi chiese Goku scettico.

“Sì, sarò la voce del popolo.” Goku mi lanciò uno sguardo veloce, prima di tornare e fissare un punto vuoto davanti a sé. Lo osservai per numerosi attimi in silenzio, percependo l’ansia salire dentro di me nell’attesa del suo giudizio. D’un tratto vidi le sue labbra piegarsi in un sorrisino leggero e quasi divertito.

“Sai, ti ci vedo come capo rivoltosa.” Esclamò sorridendo tra sé e a quelle parole percepii il mio cuore alleggerirsi di tonnellate di chili.

“Significa che mi aiuterai?” chiesi speranzosa, osservando il suo profilo deciso. Sospirò pesantemente, rivolgendo il volto al terreno.

“Per tutti questi anni ho vissuto in mezzo a una strada, abbandonato da tutto e da tutti, e se non fosse stato per la famiglia di Chichi che mi ha preso con loro, credo che oggi non sarei qui a parlartene. Freezer mi ha portato via tutto ciò che avevo. Ora voglio anche io la mia vendetta.” Esclamò deciso, voltando il capo verso di me. Gli sorrisi orgogliosa, sentendo dentro di me che forse non ero l’unica pazza a cercare la libertà.

“Sapevo che non mi avresti deluso.” Dissi fiera, osservandolo con un sorriso.

“Ma come faremo ad attaccare Freezer? Sai quanto sia forte, perfino i Sayan non sono riusciti a contrastare il suo potere!” osservò titubante Goku, facendomi sprofondare nel baratro dell’incertezza.

“So che è a dir poco impossibile sconfigger Freezer, ma credo che se ci uniamo tutti insieme e ci alleniamo duramente, potremo farcela.”

“Quindi cosa proponi di fare?”

“Goku, dobbiamo diffondere il messaggio al popolo, ma senza che la notizia arrivi a qualcuno vicino al potere. Dobbiamo cercare aiuto nei nostri.”

“E poi?”

“E poi riuniremo tutti e formeremo un esercito. Ci alleneremo e diventeremo forti abbastanza da poterci riprendere ciò che è nostro.”

“Ma sei sicura di volerlo fare? Insomma, sei una ragazza e …”

“E sono per metà Sayan. So che non ve lo ricordate mai, ma nel mio sangue scorre il sangue di un guerriero. Io sono forte, e voglio dimostrarlo.” Esclamai decisa, rendendomi conto che Goku mi stava guardando con ammirazione.

“E tu vorresti fare una rivoluzione?!” io e Goku sobbalzammo sul posto,spaventati all’udire quella voce. Non era possibile, quel luogo era deserto, come aveva potuto sentirci qualcuno?
Mi voltai di scatto, cercando con gli occhi la provenienza di quella voce

“Sono quassù.” Esclamò nuovamente l’essere misterioso, costringendomi ad alzare gli occhi verso uno degli alberi. In mezzo alla folta chioma, scorsi per un attimo un’ombra muoversi velocemente e pochi secondi dopo vidi la figura misteriosa gettarsi verso terra e cadere senza sbilanciarsi dinanzi a me. Lanciai un gridolino soffocato, indietreggiando di poco verso Goku. La figura accovacciata in terra alzò di scatto la testa, fissandomi con indifferenza. Davanti a me vi era un ragazzo, probabilmente della mia stessa età, dai capelli scuri e ribelli, rivolti verso l’alto e l’espressione imbronciata. Mi scontrai per un attimo con i suoi penetranti occhi scuri, sentendo un fremito scuotermi alla vista di quei due buchi neri e notai di sfuggita che aveva indosso solo un paio di pantaloni blu e stivaletti bianchi. Il petto scolpito era nudo e in quel momento mi chiesi come poteva non sentire il penetrante freddo di inizio dicembre sulla pelle.

“E tu chi sei?!” chiese Goku, parandosi davanti a me e osservando lo sconosciuto con fare minaccioso. Il ragazzo ghignò leggermente, squadrandoci da capo a piedi.

“Non vedo perché dovrei rivelarvi la mia identità.” Rispose misterioso, senza mai staccare gli occhi da me. Spostai immediatamente lo sguardo altrove, sentendomi tremendamente a disagio, eppure non sapevo perché, ma sentire i suoi occhi su di me mi rendeva quasi entusiasta.

“Piuttosto, ho sentito che parlavate di fare una certa rivoluzione.” Riprese. Io alzai lo sguardo, sfidandolo con irriverenza.

“Sì, hai sentito bene. E allora? Vuoi andare a riferire tutto a Freezer adesso?” chiesi sfacciata, anche se in realtà temevo davvero una tale ipotesi. Lo straniero fece una smorfia contrariata, spostando lo sguardo altrove.

“Tsk! Non andrei mai da Freezer, puoi starne certa.” Rispose sprezzante.

“E allora cosa vuoi da noi?” chiese Goku insospettito, squadrandolo da capo a piedi.

“Partecipare alla rivolta.” Rispose noncurante, come se fosse ovvio. Spalancai gli occhi, confusa.

“P – partecipare? Ma non sappiamo nemmeno chi sei, cosa …”

“Ha importanza? Hai detto che vuoi creare un esercito,ma come credi di farlo se non sei in grado di combattere?” mi interruppe lui deciso.

“E tu sapresti combattere?” chiesi.

“Tsk! Certo che so combattere!” rispose altezzoso, alzando il mento. Lo squadrai dubbiosa, non del tutto sicura.

“Non sono ancora convinta …”

“Io odio Freezer e vivo qui in mezzo ad un bosco per colpa sua. Ti basta?” fece scocciato, alzando gli occhi al cielo. Sembrava quasi che bramasse
di partecipare alla rivolta come se non aspettasse altro da una vita, e posso giurare di aver visto nei suoi occhi il luccichio che accomunava anche gli altri abitanti del pianeta al desiderio di vedere Freezer cadere.

“D’accordo, parteciperai alla rivolta insieme a noi. D’altronde più siamo e meglio è.” Proclamai infine, sorridendo leggermente.  Il ragazzo ghignò soddisfatto, incrociando le braccia al petto.

“Bene, allora è deciso; ci vediamo domani al tramonto, qui davanti insieme al branco di mezze classi che parteciperanno alla sommossa.” Esclamò deciso.

“Ma per fare cosa?” chiese Goku confuso.

“Cominciamo gli allenamenti.” Rispose con noncuranza lo sconosciuto, prima di voltarsi dandoci le spalle, pronto per andarsene.

“Hey aspetta! Dicci almeno come ti chiami!” gli urlai dietro poco prima che se ne andasse. Si voltò impercettibilmente, squadrandoci indifferente.

“Vegeta.” disse solamente, prima di alzarsi in volo e allontanarsi verso il cielo terso di dicembre.
 

Nota autrice:
Sì, sono ancora viva, tranquilli. Ero scomparsa da un po’ di tempo ma sono tornata a rompervi le scatole con una nuova storia, perciò non preoccupatevi, ci sono io con voi. XD Allora, un paio di note su questa storia; non sarà molto lunga, un altro paio di capitoli al massimo, e come avete notato è un’ AU un po’ particolare. Vi dico che l’ispirazione per questa storia è nata ascoltando la canzone “Farò di te un uomo” dal film Disney “Mulan” (quanto amo quel film! *-*) e mentre la scrivevo mi è anche venuta in mente “The Hanging Tree” tratta dal terzo film di Hunger Games (non amo il fantasy, ma quel film mi è stranamente piaciuto) perciò da qui il titolo della storia. Inoltre ho voluto riprovare a utilizzare la prima persona nella narrazione dopo tanto tempo, perciò non sono sicura sia venuto poi così bene, ma ho voluto comunque provarci. :)
Spero di riuscire ad aggiornare presto, intanto fatemi sapere che ne pensate!

Alla prossima!

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