Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: Castiga Akirashi    30/06/2015    0 recensioni
{Rating più alto in alcuni capitoli}
Può una bestia redimersi?
Può smettere di uccidere?
Il Demone Rosso ha seminato distruzione, paura e morte per anni.
Ora è sparita.
È morta? È nell’ombra che aspetta una preda?
Nessuno lo sa…
Aurea Aralia è una studiosa Pokémon conosciuta in tutta Isshu.
Stimata e rispettata, passa il suo tempo a esplorare il mondo dei Pokémon ed a aiutare i giovani allenatori che le vengono affidati.
La sua vita cambierà, quando incontrerà una ragazza.
Ragazza o… Demone?
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, N, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Videogioco
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«Shikijika è sempre il solito.» commentò Raphael, ridacchiando, contento di vedere che il cervo non ce l'aveva solo con lui ma anche con questo N. Cominciava, però, ad essere irritante tutto questo parlare di lui. Sembrava fosse sempre al centro dei pensieri della ragazza, che lei non vedesse l'ora di rivederlo... doveva considerarlo una specie di rivale? D'altronde, si conoscevano da molto prima...
Castiga ridacchiò a sua volta e replicò: «Già. N fu molto convincente, però. Da quel giorno, nonostante la minaccia, Shikijika non ha più tentato aggressioni.»
Raphael si rabbuiò lievemente e borbottò: «Di me non si fida ancora quel cervo, accidenti.»
«E fa bene!» commentò la ragazza maliziosa, facendo ridere sia Belle che Cheren. Lui, sempre più seccato, sbottò: «Andiamo va'...»
Belle strinse ancora di più Cheren, terrorizzata; lui la cinse con fare protettivo di risposta. Castiga sospirò, arresa a quella paura senza senso, e disse solamente: «Sbrighiamoci ad uscire...»
I ragazzi si incamminarono uniti. Castiga e Hoshi davanti, dietro Raphael, poi Belle e a chiudere la fila Cheren.
Belle si fermò di botto urlando: «Aiuto, un Galvantula!» e balzò in braccio a Cheren. Lui quasi cadde e Castiga, innervosita e accigliata, si voltò e sbottò: «Belle… è un Joltik. Ti vuoi calmare? Non puoi urlare ad ogni minimo rumore che senti!»
«S-scusa…» balbettò lei, imbarazzata da quella figuraccia ma anche terrorizzata.
Ricominciarono a camminare per uscire da quel posto, quando all’improvviso Belle, cacciando nuovamente un urlo, corse via, in un tunnel preso a caso dal panico.
«Belle, no! Maledizione!» esclamò Castiga, vedendola sparire nel buio: «Ha scambiato l’ennesimo Joltik per un Galvantula! Ora dobbiamo andare a cercarla.»
Sbuffando, si inoltrarono nel tunnel ma arrivarono ben presto a un bivio. Si divisero in due gruppi, ma entrambi i gruppi incontrarono uno sdoppiamento. Alla fine si ritrovarono uno per tunnel, tutti separati. Ma questo fatto, che per loro fu seccatura e perdita di tempo, alla fine si rivelò di grande aiuto per la ricerca della nostra Castiga. Infatti, nascosto nei più remoti meandri della Cava Pietrelettrica c’era Moreno, uno dei Sette Saggi. Ma non fu la ragazza a trovarlo, bensì la sua migliore amica. Ora, dato che quando lo raccontò era terrorizzata, eccitata e provava altre emozioni non ben definite, non si capì nulla di quel che disse.
Cheren la trovò correre come un’ossessa, inseguita da un Galvantula furioso. La salvò e cercarono i compagni. Persero tutto il giorno ma alla fine si ritrovarono all’uscita. Chiesero a Belle cosa le fosse accaduto, ma lei disse sono frasi sconnesse: «Ho trovato un Saggio! Ma poi un Galvantula.. per regalo! E Bellocchio lo ha portato via! E…»
Castiga mise un po’ insieme il rebus e capì che Belle aveva incontrato un Saggio e che se lo era portato via Bellocchio. Il Saggio, per regalo, le aveva sguinzagliato dietro un Galvantula infuriato che l’aveva inseguita finché Cheren non l’aveva salvata. La ragazza prese la sua lista. I nomi non cancellati erano: Ross, Moreno e Giano.
“Chissà qual’era… mah vedremo alla fine di questa assurda ricerca.” pensò lei, mentre rimetteva via il foglio. L'importante era averlo trovato.
Uscirono dalla Cava e andarono a Ponentopoli, la città vicina, con un’altra giornata di viaggio. Ci volle un eternità per calmare Belle, ma alla fine, prima delle porte della città, ci riuscirono. Trovata un po' di pace interiore, la ragazza mormorò: «Vi ricordate cosa successe a Ponentopoli?»
«E come scordarlo…» commentò Castiga: «Anemone e la sua dannata palestra!»
«E la Torre Cielo.» aggiunse Cheren.
«Chi racconta?» chiese Raphael.
Guardarono tutti Castiga e lei, con un alzata di spalle, indicò loro una panchina e cominciò a parlare.
 
~§~

INTERMEZZO: PONENTOPOLI
 
Castiga, Belle e Cheren entrarono al centro Pokémon di Ponentopoli, parlando ancora di N.
La ragazza avrebbe voluto stargli accanto, per aiutarlo, ma non ne capiva il motivo; perché voleva così tanto vederlo sorridere sincero di nuovo? Una cosa era certa. La sua sofferenza l’aveva turbata.
Arrivarono a Ponentopoli, una città molto particolare: aveva poche case, il Centro Pokémon e una gigantesca pista di atterraggio per gli aerei a est. A sud della pista campi e campi di ortaggi che poi, una volta raccolti, venivano trasportati via aereo nel resto della regione.
I tre amici fecero curare i loro Pokémon, poi si avviarono verso la Palestra, che era a nord della pista.
All’improvviso però, l’Interpoké di Castiga squillò e la ragazza rispose, allontanandosi dagli amici, lievemente preoccupata: «Salve, prof. Le è successo qualcosa?»
«Ascoltami bene, Athena. Risparmiati quegli scatti. Se non ti avessi fermata, cosa avresti fatto?»
Castiga, colpita da quel tono secco, molto diverso dal solito, borbottò: «Beh, io… ecco… volevo…»
Non sapeva nemmeno lei cosa dire. Accortasi della sua difficoltà, Aurea sorrise, addolcendo i toni: «Ascolta. Ho capito che ti ha dato fastidio l’atteggiamento di quel ragazzo nei miei confronti e lo capisco, però avere idee contrarie è normale. Lui è arrabbiato, ma non credo fosse sua intenzione offendermi. Cerca di controllarti, ok?»
Castiga abbassò lo sguardo di lato. Si stava prendendo una ramanzina in piena regola e la cosa divertente era che non la irritava. Si sentiva solo in colpa. Così, mormorò: «Mi scusi.»
«Ehi, non fare così.» disse la donna, notando la sua reazione mite: «Non sono arrabbiata, ma solo preoccupata. Se non impari a trattenerti, finirai nei guai.»
«Le chiedo scusa. Cercherò di stare calma, glielo prometto.»
«Grazie, Athena.» le sorrise lei, vedendosi ricambiare il gesto dalla ragazza.
Le due parlarono un po’, del più e del meno, quando ad Aurea sorse una curiosità: «Posso chiederti una cosa?»
«Naturalmente.»
«Mi sarebbe piaciuto di più chiedertelo di persona, ma visto che non mi è possibile raggiungerti… è una cosa che tratta di Giovanni. Vuoi ancora rispondermi?»
La ragazza si irrigidì, ma annuì. Ormai le aveva detto tutto. Sapeva che non lo faceva per farla soffrire.
Aurea attese un attimo, per vedere che non cambiasse idea. Non avendo repliche, chiese: «Bene. Volevo sapere, visto che il dolore fisico sembra non farti nulla… come faceva a punirti se disobbedivi?»
Sulle labbra di Athena apparve un leggero sogghigno, anche se la sua voce era velata di malcelato terrore.
«Niente di più facile. Sa, io odio i posti chiusi. Mi manca l’aria e mi fanno perdere la testa. Mi chiudeva dentro una stanza blindata di due metri cubi. Davo i numeri, mi faceva impazzire, finché non lo imploravo di farmi uscire. Battevo i pugni su quella porta fino al sangue... La paura di quel posto mi impediva di disobbedire. Lui aveva occhi ovunque. Io sapevo che mi avrebbe vista. Se avessi trasgredito, sarei finita lì dentro, ancora. Delle volte mi proibiva nella maniera più assoluta di uccidere in missione. E io obbedivo senza discutere. Anche se stavo male, soffrivo, non osavo in alcun modo trasgredire. Odiavo quel posto...»
Aurea ascoltava, trattenendo a stento le lacrime, per la crudeltà di quell’uomo. Una piccola bambina... era solo una bambina e aveva sopportato sevizie psicologiche terribili: “E poi si chiedono come fa ad essere un mostro. Povera ragazza.”
Fingendo una visita improvvisa, la donna chiuse la chiamata, per cercare di celare i suoi sentimenti e non scoppiare a piangere di fronte a lei. Non voleva che pensasse che avesse pietà per lei; ma pensò ad Athena tutto il giorno: “L’ha rovinata per sempre. Per le sue manie di onnipotenza, ha rovinato una vita innocente.”
Nel frattempo, Castiga raggiunse Belle e Cheren alle porte della Palestra, ancora un po' giù di corda per quella ramanzina. Per una volta che non voleva attaccare per se stessa...
«Che facciamo? Andiamo?» chiese Cheren, strappandola dalle sue riflessioni.
«Direi di sì.» rispose solo Castiga, ma all’improvviso videro venire verso di loro un uomo con i capelli grigi e l’aria simpatica, accompagnato da una donna vestita con degli shirt azzurri e un top. Sulle mani portava dei guanti da pilota e un fiore azzurro le teneva raccolti il capelli castani in uno stravagante ciuffo. La donna rivelò di essere Anemone, la Leader di Ponentopoli e l’uomo si presentò come Cedric Aralia.
“Il padre di Aurea?!” pensò sbalordita Athena, fissandolo senza parole. Stravagante quanto la figlia, non c'era dubbio. Ma si chiese cosa sapesse di lei... Cheren non perse tempo in presentazioni inutili ed esclamò:
«Io sono Cheren e vorrei chiederti una lotta in Palestra, Anemone!»
Belle e Castiga annuirono, sottolineando anche il loro intento di lottare, ma Anemone si scusò e replicò: «Ho visto un Pokémon Volante atterrare sulla Torre Cielo e credo sia ferito. Volava storto... Scusatemi ma voglio andare a curarlo.»
Salutò tutti e li lasciò, dirigendosi a nord della città, senza altre spiegazioni. Cedric entrò nella cava Pietrelettrica per fare qualche ricerca e Castiga guardò gli amici, dicendo: «Direi che è scontato cosa faremo ora.»
«Torre Cielo… arriviamo!» esclamò Cheren.
Arrivarono alla Torre Cielo, sul percorso 7 e il ragazzo disse: «Questa Torre è stata eretta per le anime dei Pokémon. Quando sono arrabbiati o comunque turbati, bisogna suonare la campana in cima per calmarli.»
In religioso rispetto, i tre amici salirono i piani della torre, osservando le lapidi. Vedere quella gente che piangeva per i propri Pokémon scomparsi, insidiò nel cuore di Athena il dolore che la accompagnò per tutta la salita.
Ma Belle scivolò sulla ripida scalinata e cadde, facendosi male ad una gamba.
«Io resto con lei.» disse Cheren, notando la caviglia gonfiarsi: «Tu vai a vedere se Anemone ha bisogno di aiuto, Castì.»
La ragazza annuì e, con quel groppo in fondo allo stomaco sempre più opprimente, arrivò fino in cima, accompagnata dall’onnipresente Maru che, per tirarla su di morale, posò la testa alla sua spalla e borbottò: *«Non essere triste...»*
«Tranquillo.» rispose lei, accarezzandogli il muso: «Passerà. Ora andiamo.»
Lui annuì e insieme, varcarono la botola che portava sul tetto piatto della torre.
«Ah sei qui! Grazie.» disse Anemone sorridendo quando la vide: «Quello che avevo visto prima era proprio un Pokémon ferito. Ma ora sta meglio! Gli ho dato una medicina ed è volato via pieno di energia.»
«Complimenti per la vista. Non era facile da vedere da laggiù.» commentò la ragazza, notando quanto fosse lontana Ponentopoli.
Anemone sorrise e replicò, quasi con tono di vanto: «Lo so. È un requisito molto importante per un pilota.»
Spazientita e nervosa da quel malessere che sentiva dentro, Castiga sbottò: «Bene, allora. Possiamo tornare in città.»
La Leader annuì ma le scappò l'occhio sulla campana. Con un sorriso, propose: «Aspetta! Visto che sei qui, vuoi provare a suonare la campana? I suoi rintocchi placano gli spiriti dei Pokémon. Inoltre, il buon cuore di chi la suona si riflette nel suono emesso.»
Castiga la guardò, non molto entusiasta. Sarcastica, pensò: “Se quella campana misura il buon cuore, con me non si degna nemmeno di suonare.”
Anemone la guardò interrogativa, incitandola a suonare, e lei, alzando le spalle, si avvicinò alla campana.
“Te la sei voluta, cara. Poi non te la prendere.” pensò, tirando la corda che azionava lo strumento.
La campana suonò e i suoi rintocchi echeggiarono tutt’intorno.
«Che suono strano.» commentò Anemone, fattasi pensosa: «Mi dice che sei una ragazza forte, determinata e delle volte anche gentile. Ma ha anche un mezzo tono sinistro che non riesco ad identificare. Probabilmente non è importante! Ora sarà meglio andare... immagino sia già nei tuoi piani ma ti rinnovo l'invito: vieni a trovarmi nella mia Palestra! Ti accoglierò a braccia aperte… e a Poké ball tesa, sfidante!»
Con un sorriso, prese le scale e sparì giù dalla Torre, lasciando la ragazza con i suoi confusi pensieri.
«Avrei scommesso che la campana non avrebbe suonato. E se… la prof avesse ragione?» borbottò, davvero stupita di quel che era successo. Aurea diceva sempre che sapeva che, in fondo, lei era una brava ragazza, nonostante tutto quello che aveva fatto e le sue pulsioni omicide. Ma Castiga non ci aveva mai creduto... ma ora... non sapeva più cosa pensare. Rosa dai dubbi, scese di sotto per vedere come stava Belle. Ma quando arrivò al piano dove li aveva lasciati, non li trovò. Perplessa e stupita, prese l’Interpoké e chiamò Cheren, ma lui non rispose. Guardando Maru, borbottò: «Ma dove diavolo sono spariti?!»
Lui scrollò le spalle di risposta, sapendone quanto lei.
«Andiamo in città. Vediamo se sono già in Palestra.» concluse lei, scendendo le scale.
Castiga e Maru uscirono dalla Torre Cielo e tornarono in città. Entrati a Ponentopoli, videro venire loro incontro un ragazzo che accompagnava una ragazza con delle stampelle.
«Belle!» esclamò Castiga, correndo dall’amica: «Che cosa…?»
«Purtroppo la caduta è stata più forte del previsto…» mormorò lei, imbarazzata: «Mi sono slogata una caviglia e…» ma non riuscì a terminare la frase, perché un ragazzo le passò di fianco correndo e, urtandola, la fece crollare a terra.
Belle gemette, tenendosi la caviglia e Athena sentì la sua rabbia assassina salirle in corpo. Stavolta era fondata. Come era successo per Aurea, si era affezionata a Belle, voleva proteggerla e ora voleva il sangue di colui che aveva ferito la sua amica. Ma come un imperativo, le tornò in mente l'ammonizione della prof: “Risparmiati questi scatti”. Aveva ragione, doveva imparare a mantenere la calma. A passare sopra a ciò che la faceva arrabbiare. Una cosa che non aveva mai fatto. Decise di lasciar perdere, di non far pagare a quel tipo la sofferenza che aveva causato a Belle. Però si rese conto di una cosa. Ora, se si infuriava, se perdeva la testa, stranamente non voleva uccidere Belle e Cheren. Anche se ce li aveva davanti, innocui e indifesi, e il suo istinto le ordinava di attaccare, non voleva far loro del male.
“È forse questa, l’amicizia?” si chiese, senza sapersi dare risposta.
Belle ci mise molto a tranquillizzare gli amici, ma Cheren non si diede per vinto. Deciso, sbottò: «Tu va pure in Palestra, Castì. Io accompagno Belle in ospedale per un controllo.»
«Ok, Dottore. Fammi sapere.» assentì lei, bruciando con quattro parole tutte le proteste di Belle.
Lui annuì e si salutarono. Mentre camminava, Castiga sentì una voce femminile alle sue spalle urlare: «Buona fortuna, Castì!»
Sorrise e continuò la strada fino alla Palestra di Anemone. Entrata vide davanti a lei un cannone. E null’altro. Perplessa, rivolse uno sguardo interrogativo al giudice che disse: «Per arrivare dalla nostra Leader, dovrai librarti in aria come un uccello! Entra nel cannone e vola da lei!»
La ragazza, sconvolta, guardò il cannone e borbottò: «Io dovrei farmi… sparare da questo coso?!»
Si avvicinò al cannone, nel quale notò una porticina. Senza parole, fissò Maru, che ridacchiò di risposta.
«Io volo sui Pokémon, non con i cannoni!» esclamò, cercando aiuto nel suo compagno.
*«Mi spiace, ma temo che dovrai farlo.»* commentò il Samurott, divertito da quella situazione.
«Questa gente è fuori di testa.» borbottò rassegnata, facendolo rientrare.
La porta scorrevole di fronte a lei si aprì, lei entrò, e la porta si richiuse. Sotto i suoi piedi si alzò il pavimento e la ragazza venne sparata fuori dal cannone, atterrando sui materassi messi apposta. Stordita dall’atterraggio, si rialzò barcollante e si guardò intorno.
«Uno.» borbottò, inorridita: «Due… Tre… Quattro… ma quanti diavolo di cannoni ci sono?!»
Dopo parecchio tempo, parecchi lanci e parecchi atterraggi -troppi secondo lei-, Castiga arrivò da Anemone.
«Ben arrivata!» le disse, ridacchiando, vedendola barcollare: «Come ti senti?»
Castiga grugnì qualcosa e Anemone rise: «Tieni, bevi un po’ d’acqua e siediti un momento. Per chi non è abituato, questa Palestra è micidiale! Ma poi diventa divertente!»
La Leader le porse un bicchiere d’acqua e Castiga sedette mentre il mondo si raddrizzava e cominciava a stare fermo.
«Ok. Lottiamo!» esclamò dopo un po', rialzandosi.
Anemone sorrise di sfida e la lotta cominciò: Hoshi contro, in sequenza, Swoobat, Unfezant e Swanna. Con un ultima Scintilla, Castiga ottenne la Medaglia Jet. Fu una delle battaglie più facili di tutto il viaggio.
«Anemone…» chiese preoccupata la sfidante: «Per uscire devo rifare tutto il giro?»
Lei rise, divertita dalla preoccupazione che le leggeva in faccia, e rispose: «Tranquilla c’è solo un cannone per l’uscita. Solo che ti spara con più forza perché l’uscita è lontana!»
Castiga entrò nel cannone, rassegnata e la macchina la spedì davanti alla porta della Palestra. Uscita, ancora barcollante, la ragazza incontrò N. Lui le sorrise con calore, come aveva sempre fatto, notando quanto fosse scossa e commentò: «Luogo particolare, vero?»
«Quella è pazza.» rispose solo lei, con ancora la testa che girava. N ridacchiò, sorreggendola e aiutandola a sedere su una panchina. Non poteva pretendere che potesse sopportare il dialogo che aveva in mente in quelle condizioni. E un po' gli dispiaceva vederla così; sembrava davvero fuori forma. Notò però lo sguardo fisso di Maru, uscito rapido dalla sfera appena sentito l'atterraggio; sembrava sfidarlo a farle del male. Così, vedendo che si era un po' ripresa, buttò lì: «Immagino tu abbia vinto la Medaglia... Per dimostrare di essere i migliori, gli Allenatori fanno lotte in cui i loro Pokémon rimangono feriti. Non posso essere l’unico a pensare che sia una cosa davvero crudele.»
«Punti di vista, suppongo.» rispose solo lei, non molto propensa ad ascoltare i suoi deliri.
N la squadrò, notando la poca collaborazione, poi tornò a guardare Maru e mormorò: «Proverò a chiedere direttamente al tuo Pokémon cosa ne pensa. Sono curioso di vedere se le vostre idee coincidono.» vedendo lo sguardo perplesso di lei, sorrise e aggiunse: «Proprio così. Sono cresciuto circondato dai Pokémon e per me è più facile parlare con loro che con gli esseri umani. E poi i Pokémon non dicono mai bugie.»
Lei alzò le spalle, fingendo di acconsentire. Opporsi non sarebbe servito e lei sapeva benissimo come la pensava Maru. N quindi si rivolse al Pokémon ed esordì, dicendo: «Dimmi, Samurott…»
Lui lo interruppe subito e sbottò: *«Il mio nome è Maru.»*
«Oh… d’accordo.» si corresse subito N, alzando le mani: «Dimmi, allora, Maru; parlami un po’ della tua Allenatrice.»
Il Samurott rispose e N borbottò: «Capisco… Castiga viene da Soffiolieve; e vive.. da sola?»
La ragazza, che seguiva perfettamente la conversazione, si fece attenta. Ma sapeva che Maru non avrebbe detto nulla. Infatti, dopo un momento di silenzio, il Pokémon la guardò e chiese: *«Posso dirlo?»*
Lei si limitò ad annuire. N la guardò, quasi sorpreso, mentre Maru parlava.
Il ragazzo commentò, alla fine del racconto: «E così viene da un’altra regione…»
Poi la fissò dritta negli occhi e aggiunse: «E anche tu capisci i Pokémon.»
«Se mi avessi fatto parlare a Quattroventi te lo avrei detto ancora allora.» rispose solo lei, pacata: «E credevo l'avessi già capito quando ho convinto Shikijika a rientrare nella sfera alla cava.»
Lui annuì, notando un suo grave deficit di valutazione, e commentò: «Ora capisco come fate a intendervi così bene. Mi è tutto più chiaro. E come avevo immaginato, questo Samurott, Maru, si fida molto di te. E non è poco!»
«E non è l’unico.» aggiunse lei.
Ignorando il suo commento, N proseguì: «Se tutti fossero come voi due, non servirebbe più liberare in massa i Pokémon per evitare che vengano sfruttati. Il futuro di Pokémon e uomini sarebbe al sicuro.»
«No aspetta, mi stai perdendo. Anche io faccio le lotte...»
N annuì ma precisò: «Sì, ma ti ho osservata. Se il tuo Pokémon rischia molto, preferisci cambiarlo, preservare la sua salute... c'è chi non lo fa. Geechisu ha sguinzagliato il Team Plasma alla ricerca di due pietre speciali: Il Chiarolite e lo Scurolite. Quando un Pokémon Leggendario abbandona la sua esistenza terrena, il suo corpo si trasforma in una pietra, in attesa che venga al mondo un eroe… Riporterò in vita un Pokémon Drago e diventerò suo amico. Verrò acclamato eroe in tutto il mondo e tutti mi obbediranno…»
N si voltò verso l’immensa pista di atterraggio, gli occhi illuminati da una luce di determinazione; poteva farcela, doveva farcela: «Il mio sogno è quello di cambiare il mondo senza lottare. Se si cerca di farlo con la forza, è inevitabile crearsi dei nemici. E a farne le spese sono sempre i Pokémon, sfruttati e feriti in lotta; finiscono senza volerlo in queste guerre... I Pokémon non sono esseri inferiori da usare come ci pare e piace!»
“Concordo con te, se non lo avessi capito…” pensò lei, ma N proseguì, senza lasciarle il tempo di dire nulla: «Un po’ mi spiace che questo significhi anche distruggere amicizie rispettose come quella tra te e i tuoi Pokémon…»
La guardò, con un sorriso ambiguo e leggermente triste, e se ne andò. Castiga non riuscì a resistere al pensiero che qualcuno potesse portarle via la sua squadra. Di nuovo.
«Non me li porterai mai via, N! Ricordati queste parole! Non me li porterai via! Mai!»
Al suo urlo si unì quello di Maru, che diceva le stesse parole, mentre N si allontanava.
I due si guardarono, poi Castiga abbracciò il suo amico. Dalle sfere uscirono tutti i suoi Pokémon. Loro erano forti, uniti... nessuno li avrebbe separati. Mai.
Dopo un aggiornamento al telefono, attesero e finalmente Belle e Cheren li raggiunsero. La ragazza era ancora zoppa ma determinata a vincere e, dopo un’aspra lotta, riuscirono entrambi a sconfiggere Anemone; così il viaggio ricominciò.
I due amici erano rimasti sconvolti tanto quanto Castiga dalla Palestra di Ponentopoli, anche se la bionda venne esonerata dallo sparo. D’altronde, aveva le stampelle.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Castiga Akirashi