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Autore: EuphemiaMorrigan    30/06/2015    3 recensioni
Pre-Destiel. Ambientata a circa metà della sesta stagione.
Dal testo:
Sam quasi non si stampò una manata in faccia durante quei lunghi, lunghissimi, minuti di tortura... Non che ricordasse l'Inferno, ma in quel momento gli sembrava meno terribile che osservare suo fratello maggiore e il loro angelo sulla spalla discutere come una qualsiasi coppia sposata: la moglie teneva il broncio e l'uomo non capiva il motivo di quel silenzioso astio. Sembrava quasi di assistere alla commedia teatrale, in chiave demenziale, de 'La guerra dei Roses'.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione
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Apprendista Dottore.

 

Note dell'autrice: Hola! Eccoci qua ^^, è la prima volta che pubblico qualcosa in questo fandom quindi sono leggermente in apprensione (??). Tralasciando questo... La colpa della 'cosa' non è solo mia, ma anche della signorina kyuukai che si è divertita (In verità no, credo mi abbia maledetto per tutto il tempo) a disegnare una specifica scena di questa storiella. Scenetta costruita dalle nostre menti malate ben prima di decidere di mettere il tutto in forma scritta e visiva.

Suddetto disegno è in fondo al testo, essendo spoiler prima leggete ^^'

Ringrazio chi leggerà, chi spenderà due minuti del proprio tempo per lasciare un parere, chi non lo farà e chi non leggerà le note autore perché sono troppo lunghe!

CiaoBelli.

Ps: La considero una pre-Destiel, nonostante la componente Destiel sia quasi invisibile (?). Però io mi immagino che a Dean abbia fatto piacere sentirselo dire e che ci sia rimasto male quando ha capitò la 'verità' ahahaha.

 

                                              Dallas, Texas.

 

Dopo che Death aveva gentilmente riposto l'anima di Sam dentro il suo legittimo proprietario, innalzando la 'Grande muraglia Cinese' nella testa del ragazzo per far sì che non rammentasse nulla del movimentato anno trascorso assieme ai Blues Brothers angelici all'interno della gabbia, e dopo che Dean cercò qualsiasi stratagemma per nascondere al minore del lungo periodo di tempo in cui s'era comportato come una caricatura troppo cresciuta di RoboCop: preoccupandosi di non fargli mai scoprire tutte le azioni compiute dall'altro quand'era sprovvisto di anima. Cose che neanche lo stesso Dean sapeva, non la gran maggioranza almeno.

Dopo tutto questo... Ogni piano, o buon proposito per proteggere da pazzia certa l'unico membro ancora vivo della sua famiglia, era andato allegramente a puttane a causa del maledetto pennuto in trench. Possibile che non fosse capace di mantenere nemmeno un piccolo ed insignificante segreto per un 'bene superiore'?

Non che la colpa potesse essere veramente attribuita al povero Castiel. Non era stato informato di nulla e l'arguta Samantha, in uno dei suoi più pericolosi momenti femminili, gli aveva teso una trappola sfruttando il fatto che spesso e volentieri l'angelo ancora sembrasse un pesce fuor d'acqua riguardo le emozioni umane e il modo di comportarsi in certi frangenti.

Nonostante tutto il maggiore dei Winchester non poteva lamentarsi più di tanto: Sam aveva promesso di non grattare il muro, che pareva essere abbastanza solido da permettere ad entrambi di rilassarsi almeno per qualche ora. Peccato che tutte le loro disgrazie s'erano concentrate a Dallas in quegli specifici giorni, precisamente tramutandosi nel periodo più caldo che avesse mai colpito la città Texana in cent'anni.

Dean agognava la morte. Di nuovo.

Sam, di contro, la pendeva fin troppo con filosofia: standosene ingobbito davanti la finestra aperta alla ricerca d'un soffio d'aria fresca e dissetandosi con dell'ottimo tè freddo.

Femminuccia... Grugnì tra sé e sé il fratello maggiore, ingurgitando l'ennesimo sorso di birra ghiacciata della giornata e rivolgendo poi gli occhi verso la gamba destra del più piccolo che pareva essersi rimessa abbastanza bene.

Erano sulle tracce di un dannato Regulus, l'ennesimo apparso in America da quando la Madre di tutte le cose camminava tra loro.

Dean nemmeno sapeva cosa fosse un Regulus prima di quel giorno e, quando scoprì di trovarsi di fronte ad un enorme mostro dalle fattezze serpentine che di solito abitava i monti Italiani e usava ipnotizzare le proprie vittime prima di divorarle, maledì l'immigrazione dei mostri in America.

Perché sempre nel suo Paese?

Se all'inizio, quando RoboSam era nuovamente apparso nella sua vita, i mostri gli parevano del tutto impazziti, ora sembrava ben peggio. Tutto quello che sapeva e aveva imparato in anni di caccia stava diventando completamente inutile.

Ed in più di Castiel nessuna traccia, troppo impegnato con i suoi 'guai in Paradiso' per mostrarsi a loro. Almeno fino a quel momento.

“Allora? Come sta?”

“Non sto per morire, Dean” Sospirò spazientito Sam, sollevando poi lo sguardo verso il volto inespressivo dell'angelo e cercando di scusarsi del fatto di averlo chiamato per una cosa così stupida. Far intervenire Castiel per una semplice ferita alla gamba, che sarebbe guarita in pochi giorni, era stata la cosa più idiota che Dean avesse fatto nell'ultimo periodo. E di cose idiote ne compiva a bizzeffe.

Però non ebbe la forza, né la voglia, di obiettare quando l'altro si mise a chiamare a gran voce il loro amico, intimandogli di trasportare le sue chiappe piumate da loro. Conscio che la vera ragione della furia usata in quegli istanti, causa del gran mal di testa di Sam, non era la ferita alla gamba che il più giovane s'era procurato in battaglia, ma quella di poter guardare in cagnesco Castiel per tutto l'arco di tempo che avrebbe passato in sua presenza e cercare di farlo sentire in colpa per non essersi fatto vivo da ben tre settimane.

Cercare, appunto.

L'angelo difatti non comprendeva il perché di quel clima vagamente teso, soprattutto da parte di Dean, e continuava a guardarlo con curiosità inclinando il collo ad ogni occhiata furiosa ricevuta dall'altro.

Sam quasi non si stampò una manata in faccia durante quei lunghi, lunghissimi, minuti di tortura... Non che ricordasse l'Inferno, ma in quel momento gli sembrava meno terribile che osservare suo fratello maggiore e il loro angelo sulla spalla discutere come una qualsiasi coppia sposata: la moglie teneva il broncio e l'uomo non capiva il motivo di quel silenzioso astio. Sembrava quasi di assistere alla commedia teatrale, in chiave demenziale, de 'La guerra dei Roses'.

Vedere Dean nel ruolo della moglie isterica gli aveva fatto perdere almeno altri dieci anni di vita; e dato che non ne possedeva molti, visto il lavoro che faceva, quei pochi rimasti desiderava preservarli il meglio possibile.

Scosse la testa sbuffando esasperato per poi voltarsi verso Castiel, che a quel suono s'era rivolto a lui, e accennare un segno di ringraziamento con il capo.

L'angelo dal canto suo continuava a domandarsi per quale motivo Dean lo stesse ancora guardando con gli occhi ridotti a due fessure, quasi si aspettasse di ricevere una risposta da lui riguardo ad una qualche domanda non esplicata vocalmente; l'unica cosa che aveva chiesto erano le condizioni di Sam, ma a questo non aveva già risposto il diretto interessato? Forse non si fidava del giudizio del fratello minore e voleva il suo? Perché?

Era un angelo, poteva guarire qualsiasi ferita, Dean lo sapeva. E sinceramente si sentiva leggermente irritato per essere stato chiamato solo per quel futile motivo. Non avevano ancora imparato a mostrargli un minimo di rispetto...

“Sam se la caverà”.

Le spalle di Dean tremarono di rabbia e prese un altro sorso di birra, si passò una mano sulle labbra umide e bofonchiò senza distogliere lo sguardo dal suo interlocutore “Questo lo avevo capito, Sherlock. E non chiedere! -Lo bloccò prima che potesse domandargli chi fosse quello Sherlock- Sicuro di non dover dirci altro?” Inquisì nuovamente.

L'angelo sbatté una volta le palpebre rivolgendo lo sguardo prima in direzione di Sam e poi ancora verso il viso di Dean. Di cosa stava parlando? Cosa doveva dirgli? Che avesse scoperto...? No, impossibile.

Il suo viso s'adombrò per un'istante a quella consapevolezza; se davvero avevano scoperto il suo piano per sconfiggere Raffaele una grande parte di lui era cosciente del fatto che non sarebbero stati per nulla d'accordo.

E allora come si sarebbe dovuto comportare? Avrebbe dovuto parlargli? Coinvolgerli? Oppure tenerli alla larga con ogni mezzo a sua disposizione?

“Io...”

Sam sospirò un'altra volta, stanco di quella scena. Puntellò i palmi della mani sui braccioli della piccola poltroncina che lo accoglieva a fatica e s'alzò in piedi interrompendo Castiel con un'amichevole pacca sulla spalla e sussurrando da un lato serio, dall'altro strafottente nei confronti del fratello maggiore “Non farci troppo caso. In questo momento Dean è una donna ferita, ringhia ma non morde”.

L'unico risultato che ottenne fu quello di far imbufalire ancora di più suddetta 'donna' e quello di confondere maggiormente le idee al loro angelo.

“Credevo che Dean avesse attributi maschili...” Sussurrò tra sé e sé in tono pensieroso; possibile che per tutto quel tempo avesse creduto ingenuamente che Dean fosse un uomo ed invece era il contrario? Però... Come donna era decisamente bruttina...

“Oh, per favore! Smettila di pensare quello che stai pensando; questa Guerra Civile ti sta rincretinendo! -Sbottò il diretto interessato verso l'angelo, beccandosi un'occhiataccia a quelle parole. Ma non gli importò, troppo impegnato a grugnire nei confronti del gigantesco gigante poco distante- Non sono io quello che ha un nome da femmina, Samantha” Questo era il meglio che riusciva a fare con due birre in circolo ed il caldo che gli stava lentamente squagliando il cervello.

Sudicio motel senza condizionatore...

Sam alzò gli occhi al cielo a quell'infantile accusa, trattenendosi dal rispondere che in verità quello che aveva ereditato il nome dalla loro nonna era Dean, ma non desiderava trascorrere la giornata a discutere di quelle cose, come sarebbe di sicuro successo, soprattutto non con un angelo offeso in casa.

Si lasciò sfuggire una mezza risata e prese le chiavi dell'Impala posate sopra il comodino, infilandosele nella tasca dei jeans. Non fece in tempo ad aprir bocca che Dean mugolò “Dove te ne vai con la piccola?” Non gli piaceva farla guidare ad altri, ma con Sam si costringeva a fare un eccezione, anche se alle volte non riusciva a trattenere lo sguardo da cane bastonato.

“A comprare qualcosa da mangiare” Riferì quieto, avviandosi a grandi falcate verso l'uscita della stanza; il dolore alla gamba magicamente sparito. O meglio: angelicamente sparito.

“Ricordati la torta” Disse infantile Dean, puntellando i gomiti sul letto e spostando poi tutta la sua attenzione alla televisione appena accesa sull'ennesimo episodio di Dr. Sexy M.D.

Il minore nemmeno gli rispose, talmente abituato a quella richiesta dal non esserne sorpreso affatto. Prima di varcare la soglia della porta si ricordò di Castiel, ancora in silenzio al centro della stanza, che osservava lui e il fratello scambiarsi quelle poche e famigliari parole. Studiando come sempre il loro comportamento.

“Grazie ancora, Cass” Aggiunse sinceramente, per poi andarsene senza aspettare la risposta dell'altro, ora impegnato a scrutare incuriosito le espressioni facciali di Dean e la trasmissione televisiva.

Cosa c'era di bello per gli umani in quella scatola? Sì, era successo anche a lui di soffermarsi fin troppo a guardarla ed era accaduto qualcosa che ancora oggi lo metteva in imbarazzo; spingendolo per giunta a baciare un demone.

Per questo non la vedeva più di buon occhio.

Ma a Dean pareva piacere molto, da quello che aveva intuito quasi tutte le bizzarre battute che gli rivolgeva o gli strani nomi che gli affibbiava provenivano da quella televisione. Se avesse avuto tempo magari si sarebbe messo anche lui a studiarla attentamente. Ed in più, quelle rare volte che ci aveva avuto a che fare, aveva scoperto che non gli dispiacevano i programmi di cucina. Probabilmente la curiosità era dovuta al fatto che lui non mangiasse.

“Che ci fai ancora qui?” Domandò con mal celato astio Dean, ancora furioso per non aver ricevuto una logica spiegazione alla sua prolungata assenza. Che cavolo, quel moccioso non capiva che lo faceva preoccupare? Lo aveva perfino dato per morto! Non comprendeva che ormai era parte della famiglia? E quindi era obbligato a fare almeno una chiamata, il telefono ormai lo sapeva usare!

“Devo andarmene?” Chiese l'altro in tono mansueto.

“No... -Sbuffò, grattandosi piano il collo e scrollando le spalle fingendo disinteresse- ...Mi chiedevo solamente come mai sei qui a guardare la tv con un umano qualsiasi quando hai fin troppi problemi a cui badare”.

“Non sei un umano qualsiasi, sei Dean. -Specificò con lo stesso tono con cui si parlerebbe del meteo, per poi aggiungere- Ed il tempo è relativo, posso permettermi una pausa”.

In verità non poteva.

Però in quei giorni s'era fatto strada in Castiel un nuovo sentimento umano: la nostalgia. Trascorrere del tempo con i propri... Amici, nonostante questa parola gli rimanesse strana da pensare, gli era mancato. Ed in più Dean pareva abbastanza contento di averlo lì e la cosa non gli dispiaceva. Certo, continuava a guardarlo in cagnesco e ringhiare per qualcosa che Castiel non aveva ancora compreso del tutto, probabilmente s'era offeso, ma non lo aveva cacciato. Lui lo aveva richiamato, e sapeva che il motivo non era Sam. Così come era cosciente che Dean non avrebbe mai ammesso di essere felice di rivederlo, ma gli andava più che bene così.

Una pausa per informarci che le tue chiappe piumate erano sane e salve non potevi prendertela però, vero?... Pensò ancor più irritato il cacciatore. Aveva già un fratello minore a cui badare e da riprendere, non poteva occuparsi anche di un moccioso troppo cresciuto. Grugnì d'assenso alle parole dell'altro, chiudendo lì il discorso e tornando a rimpinzarsi di birra ghiacciata mentre all'interno del telefilm s'era giunti al climax della storia.

Scese il silenzio per i rispettivi minuti, in sottofondo solo il suono del televisore accesso e uno o due commenti di Dean sulla puntata che pareva averlo preso particolarmente. Dottor Sexy era impegnato con il caso più difficile della propria vita: la donna che amava era stata ricoverata Seattle Mercy Hospital in gravissime condizioni a causa di una ferita d'arma da fuoco. Sarebbe riuscito a salvarla? A confessarle i suoi sentimenti?

Castiel continuava a non comprendere come facesse Dean ad appassionarsi a certe cose, lo osservava ogni tanto di sbieco con la coda dell'occhio: le labbra socchiuse e gli occhi verdi completamente rapiti dalle immagini sullo schermo. Come riusciva a non annoiarsi? Persino lui che era un angelo e non aveva quasi mai avuto la possibilità di soffermarsi più di tanto davanti quell'aggeggio si stava spazientendo.

Gli umani sono così strani...

Un'improvviso rumore proveniente dallo stomaco di Dean scosse perfino l'angelo dalla statuaria concentrazione nell'analizzare attentamente le espressioni dell'umano. Lo udì imprecare rumorosamente nei confronti di chissà cosa e correre con eccessiva rapidità verso il bagno; tanto che lo fece incuriosire ancora di più di quella reazione.

Cos'era accaduto di così tanto bizzarro da farlo correre via?

Avrebbe voluto indagare su quell'ennesima stranezza umana, ma si ricordò della lezione sugli spazi personali impartitagli tempo prima e lasciò perdere. Avrebbe domandato quando sarebbe tornato.

Anche se.... Forse doveva preoccuparsi di quei versi doloranti che provenivano dall'altra stanza?

“Oh, che palle” Sbottò Dean seduto sulla tazza, i pantaloni e i boxer calati fino alle caviglie e le braccia a circondarsi lo stomaco in subbuglio. Doveva ascoltare sua sorella Samantha e non riempirsi di birra ghiacciata con quel dannato caldo che li stava sciogliendo come ghiaccioli al Sole.

Si sarebbe perso il finale di serie. 'Fanculo.

Allungò una mano verso il mobile poco distante e afferrò con stizza la rivista per adulti posata sulla superficie di finto legno. Almeno aveva trovato qualcosa per alleviare il suo immenso dolore ed ammazzare il tempo. Cominciò a sfogliarla con crescente interesse: ridacchiando tra sé e accennando anche qualche mezzo fischio compiaciuto alla vista di una bella donna dalle forme prosperose.

Nulla era meglio del porno... E delle crostate di mele... E della sua piccola... E delle cameriere di Hooters. Soprattutto le cameriere di Hooters.

Doveva assolutamente tornarci.

Così preso dai propri poco casti pensieri nemmeno si accorse della porta del bagno che si apriva con un basso cigolio e, quando se ne rese conto, si voltò di scatto allungando la mano destra verso l'orlo dei pantaloni per tirarseli su il più velocemente possibile. Tenendo la rivista salda nella propria presa. Oh, la avrebbe protetta a costo della sua vita, era l'unica cosa decente che gli era capitata quel giorno.

Non fece in tempo a rilassarsi e ricordarsi che non poteva di certo essere un qualsiasi tipo di mostro, dato che un angelo se ne stava in piedi come uno stoccafisso da mezz'ora nella sua stanza di motel, che, suddetto angelo, spuntò dalla porta del bagno.

Dapprima mostrando la scompigliata zazzera di capelli corvini, gli occhi da pesce lesso quasi del tutto sgranati lo trapassarono attenti e concentrati, gli zigomi marcati parevano in tensione e il collo era vagamente ripiegato in quella sua tipica posa indagatrice.

Ma che Diavolo...? Dean non riuscì neanche a domandare a quello scemo di un pennuto il perché di quell'invasione alla sua privacy, che Castiel parlò. Serio come sempre. Quasi stesse annunciando il pericolo di una nuova Apocalisse.

E... Per Dean sarebbe stato mille volte meglio di quello che le sue orecchie udirono uscire dalle labbra dell'amico.

“Ti amo, Dean”.

La bocca del cacciatore si spalancò così tanto che se la mandibola avesse toccato terra in quel momento nessuno dei due si sarebbe stupito minimamente, gli occhi si sgranarono di sorpresa, terrore e... E non sapeva nemmeno lui cos'altro. Non si era neanche reso conto di aver smesso improvvisamente di respirare, lasciando andare la presa sul giornalino per adulti che era così caduto dentro i suoi pantaloni ancora calati, sopra le mutande.

Dannazione! Sto cagando e lui viene a dirmi una cosa così import... NO! Ma che cazzo sto pensando?... Avrebbe dovuto infuriarsi della cosa in sé, non del momento scelto dall'altro per farlo.

Il suo collo era così rosso scarlatto che stava sinceramente facendo preoccupare perfino Castiel; credeva che se glielo avesse detto Dean avrebbe smesso di sembrare così arrabbiato con lui, probabilmente s'era sbagliato.

Che avesse frainteso certi comportamenti umani?

Stava per chiedere delle spiegazioni ai suoi dubbi quando il cacciatore gridò a pieni polmoni “FUORI DI QUI!”

L'iperventilazione e lo shock non parevano giovare per nulla sul suo colorito: il volto era tremendamente pallido, mentre il collo continuava ad essere gonfio e rosso.

Forse era il caso di andarsene davvero per un poco. Ed in fondo s'era trattenuto fin troppo.

“Arrivederci, Dean” Disse in tono fin troppo tranquillo per i gusti dell'altro, sparendo un istante dopo in uno sfarfallio di ali, proprio mentre l'umano estraeva la pistola e sparava un colpo al vuoto.

Dopo parecchi minuti di training autogeno, in cui aveva cercato in ogni modo di combattere l'ansia e la rabbia, finalmente Dean tornò a respirare quasi in modo normale. S'appoggiò al muro del bagno con la schiena e la nuca, ancora seduto sulla tazza, incapace di muovere un muscolo. Tirandosi successivamente una manata sul viso divenuto completamente paonazzo di imbarazzo, per poi scuotere il capo con incredulità e ridere istericamente per qualche secondo.

E adesso che devo fare?

 

Qualche ora dopo Sam, rientrato al motel, lo ritrovò in piena fase isterica. Ancora. Nonostante si rifiutasse categoricamente di parlarne con lui.

Provò un paio di volte a chiedergli se fosse a causa di Castiel, ed entrambe per poco non ci rimise la vita e la poca sanità mentale che gli era rimasta. Aveva la netta sensazione che, se avesse continuato, si sarebbe ritrovato il fratello maggiore attaccato al collo con i denti.

Non erano fatti suoi, almeno per quel giorno, ci avrebbe riprovato quando, e se, fosse stato meno... Instabile.

Alle tre di notte Dean era ancora sveglio. Si stava ingozzando di torta, per fortuna Sam si era ricordato di prenderla o non sarebbe stato risparmiato quella volta, stava bevendo l'ennesima birra della giornata, e guardando la puntata in replica di Dr. Sexy M.D. che s'era perso per colpa di... 'Sfortunati eventi'.

Nemmeno voleva pensare a cos'era accaduto quel pomeriggio. Lui non era gay, punto. Certo... Gli angeli non avevano sesso, in fondo, e Castiel era un amico, quindi avrebbe dovuto parlarci magari e...

No, non intendeva pensarci in quel momento. La cosa si sarebbe risolta da sola; non doveva preoccuparsi dei sentimenti di quel pennuto.

Ok... Un pochino doveva, ma non eccessivamente.

Castiel era adulto, avrebbe capito.

Annuì soddisfatto delle proprie osservazioni sulla vicenda e si lasciò sfuggire un rutto compiaciuto dopo l'ennesimo pezzo di torta, si massaggiò la pancia sazia e sorridendo tornò a concentrarsi sulla trama del suo telefilm preferito.

In quel momento accadde: una delle scene attirò la sua attenzione come una calamita ed ebbe il potere di farlo divenire, di nuovo, rosso di rabbia...

 

' “...Non riesci a comprendere!” La paziente distolse lo sguardo dagli occhi penetranti del dottore che amava così intensamente da farle quasi male e sospirò avvilita, non poteva scappare da quel letto d'ospedale che la costringeva ad affrontare i sentimenti da tempo sopiti.

“Maggie... -Il tono duro nascondeva una nota dolce come il miele più raro- ...Io ti amo” Aggiunse afferrando la sua piccola e delicata mano, stringendola tra le proprie grandi e protettive.

La donna si voltò con occhi languidi, ricambiò la stretta e sorrise timidamente “Dottor Sexy, lei sa sempre come farsi perdonare da una donna ferita” '

 

Una donna ferita.

Una.

Donna.

Ferita.

Dean voltò lo sguardo completamente folle verso il giaciglio di suo fratello.

Sam dormiva... Come potesse entrare tutta la sua stazza in quei letti appariva ancora un mistero, ma stava dormendo della grossa. Non sapeva che il suo amato fratello maggiore in quell'istante, mentre ricordava le parole dette da lui quel pomeriggio per prenderlo in giro, desiderava tanto ucciderlo.

Uccidere entrambi.

“SE OSI RIPORTARE LE TUE FOTTUTE CHIAPPE PIUMATE DAVATI A ME TI FACCIO FUORI, FIGLIO DI PUTTANA”

Quell'urlò spaventò così tanto Sam che cadde dal letto, sbattendo la testa contro il comodino, cercando poi di mettersi in piedi il prima possibile e afferrare la pistola sotto il cuscino; inspirando ed espirando celere a causa della sorpresa. Rimanendo alla fine immobile ad osservare il fratello imprecare verso di lui e verso il cielo, non comprendendo neanche una parola di quei deliri.

...E quello mentalmente instabile della famiglia sarei io?

 

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