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Autore: _LazyFish_    01/07/2015    2 recensioni
Dopo una delusione amorosa, Violetta Castillo non crede più nell'amore. Da quel momento, la sua vita cambia drasticamente. La ragazza semplice e dolce lascia spazio ad una parte del suo carattere totalmente sconosciuta, facendola entrare così in una specie di depressione.
Potrebbe il “ Ragazzo che non ti immagini ” farle cambiare idea?
[...]
“ Fammi respirare ancora, portami dove si vola dove non si cade mai. Lasciamo lo spazio e il tempo, cerca di capirmi dentro, DIMMI OGNI MOMENTO CHE CI SEI! ”
-Ispirata alla canzone di Marco Mengoni “Dove si vola”. E' la mia prima storia abbiate pietà!
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Diego, Leon, Violetta
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“ E' da tempo ormai che le cose tra noi vanno male. Nonostante cercassimo di far finta di niente, la nostra storia incominciava a sgretolarsi. Non immagini quanto stia soffrendo in questo momento, e quanto altro tempo soffrirò quando non sarai al mio fianco. Finiamola qui. So che non è il modo giusto per dirtelo, ma credimi quando ti dico che non ho avuto il coraggio di dirtelo in faccia. Rimaniamo amici, come una volta; non lasciamo che il buio si impossessi anche della nostra amicizia. Sono sicuro che il tempo risanerà le ferite...per entrambi. Capisco se non vorrai vedermi per un po'...non ti biasimo. 

Ricorda che ci sono, e che ci sarò sempre per te. 

Ti voglio bene. ” 

                                                                                                                                                                                    Martedì 15 novembre, ore 20:18

 Erano due settimane che continuavo a rileggere quello stupido messaggio. Due settimane che ero rinchiusa in camera senza parlare con nessuno. Nonostante gli insistenti e inutili tentativi di mio padre di convincermi ad uscire, ero ancora lì incredula dell'accaduto. 
Gli era bastato uno stupido messaggio per scaricarmi! Il dolore era tanto ma la rabbia superava quest'ultimo di almeno cento scalini.  

Aveva scritto che “ stava soffrendo ” quando invece, una settimana dopo era già attaccato ad un'altra. Non avrei mai pensato che Diego fosse il tipo di ragazzo che sbavava dietro una che aveva solo voglia di un bastone fra le gambe, ma evidentemente non conoscevo molte sfaccettature del suo carattere. Avrei avuto bisogno di una spalla su cui piangere, Francesca. Purtroppo proprio per quella situazione ci allontanammo fino a non parlarci più. Avrei dovuto ascoltare i suoi consigli, per una volta pensare con la mente e non con il cuore. In lei forse, avrei trovato la mia ancora di salvezza, avrebbe potuto aiutarmi a non entrare in questo stato di depressione.  
Gettai il cellulare sulla poltroncina bianca vicino al letto, affondando il viso nel cuscino. Avvertii il bagnato del cuscino sul viso. Quella notte sprecai tutte le mie lacrime, fu proprio durante quelle ore che mi resi davvero conto della situazione, e il dolore diventò sempre più profondo. A distrarmi dai miei pensieri furono delle botte sulla porta in legno bianco della stanza. “ Violetta! Esci da questa stanza, una volta per tutte! ” la voce di mio padre riecheggiò nella camera. Odiavo i suoi inutili tentativi, il fatto che decidesse di fare il padre solo sedici anni dopo la mia nascita. Non c'era mai stato, dopo la morte di mia madre si gettò a capofitto nel lavoro per non pensare al dolore, con quel metodo però si dimenticò di avere una figlia o meglio si dimenticò che sua figlia aveva bisogno di lui. Quanto avrei avuto bisogno di un abbraccio o d una parola confortevole da parte sua quando ero bambina, ma non arrivarono, la sua testa era altrove anche quando cercavamo di passare del tempo assieme; se ci fosse stata la mamma, magari avrei affrontato questa situazione diversamente. “ Ti prego Vilu...parlami dei tuoi problemi ” questa volta il tono della sua voce era basso, come se si fosse rassegnato alla cosa. Decisi nuovamente di non rispondergli, volevo stare sola. Lo sentii allontanarsi attraverso il rumore dei suoi passi sul parquet. Per l'ennesima volta sospirai passando le mani per il viso ormai pallido. Avevo paura di guardarmi allo specchio, immaginavo di avere ancora il trucco colato sulla pelle, magari anche due belle occhiaie. Era da qualche notte che non riuscivo a prendere sonno, e come di solito succede nei film strappalacrime, approfittavo del fatto che fosse tarda notte per andare a prendere del gelato.  
Istintivamente mi alzai di scatto dirigendomi verso la finestra. Avevo collegato la notte con il fatto che ogni martedì sera Diego veniva a bussare alla finestra per passare un po' più tempo assieme, in quel momento avvertii una morsa al cuore. 
Osservai l'orologio sul comodino guardando l'ora. 23:12, sarei potuta scendere senza problemi visto che la casa era deserta. Prima che mi avvicinassi alla maniglia della porta sentii il cellulare vibrare più volte sulla poltroncina. Ero incerta sul fatto di leggere o meno il messaggio, provai ad intuire chi poteva essere. Sicuramente non Maxi o Camilla visto che sapevano della situazione che stavo vivendo e del fatto che non avevo voglia di parlare con nessuno, escludo Francesca pensando a come ci siamo “ salutate ” l'ultima volta che ci siamo viste, quindi andando per esclusione: o era una di quelle stupide catene dei gruppi di WhatsApp o era qualche rompiscatole della mia classe che cercava le foto di qualche compito per casa. Lasciai perdere e mi avvicinai ancora di più alla porta. Un altro messaggio. Dalle vibrazioni dovevano essere più o meno tre messaggi. Incuriosita decisi di controllare chi fosse. Una volta afferrato il cellulare cliccai il tasto centrale facendo sicché il display si illuminasse. Lessi il nome “ Leòn Ramirez ”. 
Leòn era un amico di Maxi e Camilla, lo avevo conosciuto durante la festa di compleanno di Camilla. In poco tempo eravamo riusciti a diventare amici, non nel vero senso della parola, però non ci consideravamo degli estranei. Era un tipo abbastanza tranquillo, sbadato, lo si poteva considerare quasi un imbranato ma quell'aggettivo era troppo anche per lui. Ci eravamo visti si e no due volte, ma non ricordavo di avergli lasciato il mio numero di cellulare. 
Decisi di leggerlo, nonostante avessi già deciso di non rispondergli. Sbloccai il telefono e di conseguenza mi si aprì la schermata WhatsApp. 

 “ Ciao, come va? Maxi mi ha raccontato di quello che stai passando, mi dispiace un sacco. Non posso dirti che ti capisco, perché non mi sono mai confrontato con queste situazioni, ma volevo dirti che se hai bisogno della cosiddetta “spalla su cui piangere” io ci sono...” 

                                                         Martedì 15 novembre, ore 18:13 

 

“ Se non lo avessi capito sono Leòn :)” 

                                                         Martedì 15 novembre, ore 18:13

 

“ Non sentirti obbligata nel rispondermi!(se lo facessi mi saresti di compagnia) Capisco la situazione...spero di non averti disturbata, vista l'ora...sai che sono abbastanza strano XD ” 

                                                        Martedì 29 novembre, ore 18:14 

 

Lessi quei tre messaggi, con la consapevolezza che si sarebbe accorto che li stavo visualizzando. Le linee blu ormai fregavano tutti. Era stato carino a mandarmi quel messaggio, ma di certo non mi avrebbe portato il morale alle stelle, avevo apprezzato il gesto. 

 

“ Hai letto il messaggio! Le linee blu ti hanno fregata XD. Anche se non rispondi sappi che ti romperò le scatole fino a quando non prenderò sonno!! Magari stai cercando un modo carino per mandarmi a quel Paese? Lascia che ti dica (scriva) che non la prenderò male, in fondo a chi non da fastidio un cretino che manda messaggi in tarda notte ” 

                                                        Martedì 29 novembre, ore 18:14 

 

Stranamente sul mio volto si dipinse un leggero sorrisetto, nonostante fosse inappropriato era simpatico. In parte aveva ragione, avrei certamente trovato un modo carino per mandarlo a quel Paese, ma non in quel momento. Non sentivo la sua voce, ma mi dava in un certo senso compagnia. 

 

“ Sto ancora aspettando una tua risposta! Tarderà ad arrivare o non arriverà mai? Non tenermi sulle spine...!!! Ah ma te l'ho già detto che sono Leòn?! Sai che sono sbadato! Adesso controllo nei messaggi precedenti! Tu intanto pensa di rispondermi, tanto lo so che stai leggendo! ” 

                                                          Martedì 29 novembre, ore 18:18 

 

Scoppiai in una silenziosa risata scuotendo il capo. Poteva un ragazzo avere la memoria di un ottantenne? Solo due minuti dopo mi accorsi che in due settimane lui era stato l'unico a strapparmi un sorriso, attraverso stupidi messaggi. Ero indecisa se rispondergli, preferivo lasciarlo sulle spine fino a domattina o magari fino a qualche altro giorno. Sapevo che prima o poi si sarebbe scocciato anche lui! E che mi avrebbe definito un'esagerata come fecero tutti gli altri del resto. 

Sospirai gettando nuovamente il telefono sul posto di prima. Scesi dal letto e questa volta uscii dalla camera. Avevo bisogno di respirare il dolce profumo del deodorante per ambienti di Olga, forse anche di un abbraccio...

   
 
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