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Autore: Barbara Baumgarten    01/07/2015    2 recensioni
Questa breve one shot l'ho scritta per partecipare ad un contest sul forum, dove mi veniva richiesta la descrizione dell'amore nascosto, della passione non compresa...insomma quel sentimento forte, spesso taciuto, per il quale il protagonista è sempre disposto ad essere presente, anche se in disparte. Per questo motivo ho colto l'occasione per sviluppare una coppia molto delicata e carina: Dean e la su Impala. E' un piccolo viaggio introspettivo lungo alcuni dei ricordi più significativi ( dal mio punto di vista, ovviamente) che li legano.
Facendo riferimento a fatti accaduti lungo l'intera serie, sarebbe meglio non leggerla se non si sono viste tutte le stagioni, o almeno le prime 8.
Genere: Comico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, Impala, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Il sole aveva raggiunto il punto più alto proiettando ombre cortissime sull’asfalto rovente. Era un’estate particolarmente calda, nemmeno un rovescio d’acqua da diverse settimane e sembrava che quella temperatura facesse piacere a tutti i demoni della zona, ricordando loro, probabilmente, il clima di casa. Era un periodo di intenso lavoro, si erano registrate diverse attività demoniache, Castiel era scomparso da quando aveva portato con sé i mostri del Purgatorio, mentre il vecchio scorbutico Bobby leggeva senza sosta i libri impolverati della sua abitazione alla ricerca di qualche soluzione per eliminare i Leviatani.
Lui camminava lentamente, sotto il sole. Aveva la solita andatura da duro, le gambe leggermente aperte e molleggiate, la giacca di pelle portata sulla spalla come i vecchi divi di Hollywood e la birra in mano. Nonostante l’atteggiamento, Dean era un ragazzo sensibile, non nel modo canonico del termine, certo, ma sapeva amare. Amava suo fratello, amava Bobby, aveva amato con tutte le sue forze Mary e John Winchester e aveva amato Lisa, la donna con la quale aveva cercato di rifarsi una vita. Era l’amore al passato che gli faceva più male, aveva amato e non poteva più farlo. Non avrebbe più potuto andare da sua madre per un abbraccio, né avrebbe potuto bere una birra con suo padre. Soprattutto, non avrebbe più potuto vedere Lisa, almeno non dopo quello che aveva chiesto a Castiel di fare. Al solo pensiero gli bruciavano gli occhi e la gola si stringeva tanto da impedirgli di ingoiare l’amaro del ricordo. Lisa
Scacciò via l’angelico volto di lei dalla sua mente non appena girò l’angolo del grande parco auto di Bobby. Perché lì, a pochi metri da lui, si trovava l’altro grande amore della sua vita, l’altra donna per la quale avrebbe fatto mille pazzie: la sua Impala del ’67. Nessuno aveva mai capito i sentimenti che lui provava per lei, per la sua Piccola. Credevano fosse ironico quando parlava con lei o che stesse solo recitando quando l’accarezzava amorevolmente. Invece no. Per lui, quella che per tutti era un’automobile, era una parte integrante della sua vita, una parte che, con molta probabilità, avrebbe dovuto abbandonare da lì a qualche tempo. Ormai ogni demone, ogni creatura oscura, dalla più insignificante alla più imponente, conosceva l’Impala dei fratelli Winchester, era un biglietto da visita e una condanna. Con molta probabilità, l’avrebbe lasciata ai box in attesa di tempi migliori.

Si avvicinò lentamente alla macchina, guardandola in ogni suo segno, linea e ammaccatura, accarezzandone il profilo con la punta delle dita.
“Ciao Bellezza” le disse quasi sussurrando, mentre apriva la portiera e si accomodava sull’usurato sedile. Appoggiò entrambe le mani sul volante, stringendolo affettuosamente, e appoggiò la testa all’indietro.
“Ne abbiamo viste di cose tu ed io, vero?” le chiese come se ci fosse possibilità di risposta. Scrollò la testa e cominciò a ricordare.

Il rombo dell’Impala era la prima cosa che sentiva quando suo padre, John, lo veniva a prendere fuori da scuola, da qualunque scuola, per portare lui e suo fratello Sam da qualche parte nel Paese. “Proteggere le persone, cacciare le cose…questa è la missione della nostra famiglia” gli disse suo padre e lui insegnò la stessa cosa al piccolo Sammy. Loro erano cacciatori e l’Impala era il nero destriero che li portava alla vittoria. Era una casa, era un riparo, era rassicurante. Era papà. Quando lui e Sammy aspettavano in un motel, era la cosa che cercava di vedere in lontananza sulla strada mentre scrutava dalle finestre, scostando leggermente le tende. E Sammy stava sul letto lamentandosi di quanto papà fosse assente, mentre lui pregava Dio che John tornasse sano e salvo. Dio…era ancora un tempo in cui credeva, in cui affidava le proprie speranze a Lui.
Suo fratello non aveva mai capito quale legame ci fosse fra loro e l’Impala, nemmeno ora, dopo che grazie a lei, aveva avuto il coraggio di buttarsi nella gabbia con Lucifero. Fu un riverbero, un rapido riflesso sull’interno cromato che portò Sam ad avere il controllo sul suo corpo, giusto in tempo per fare ciò che andava fatto. E Dean perse il cuore. Vedere suo fratello posseduto da Satana, sapere che l’unica possibilità era quella di chiudere l’angelo caduto nella gabbia, quella stessa gabbia che loro due avevano aperto fidandosi di Ruby, e che, per farlo, avrebbe perso per sempre Sammy. Era troppo, anche più di qualche mese all’Inferno.
Ma l’Impala era sempre lì. Lo supportava, lo consolava, lo cullava. Bastava mettere in moto, sentire il rombo dei suoi 425 cavalli e tutto riusciva ad avere senso. La respirazione si faceva più controllata mano a mano che la strada correva sotto le quattro ruote e la speranza, anzi, la convinzione che avrebbe trovato il modo di riportare suo fratello a casa si faceva più forte.
 
I ricordi vagavano da un punto all’altro del passato, senza una logica, ma guidati dal cuore.
È seduto sulla borsa frigo con la schiena appoggiata alla portiera mentre sorseggia una birra. Sammy è chinato sotto il cofano aperto dell’Impala smarrito.
Dean, non sono capace a fare queste cosenon hai mai voluto che mi avvicinassi perché adesso mi chiedi di ripararla? Chiede Sam sconsolato. Lui si alza e si avvicina al fratello mettendogli amorevolmente un mano sulla spalla.
Perché tra un po’ sarò all’Inferno e dovrai imparare a curare la mia Piccola, okay?
Quella fu la prima volta che diede a Sam la possibilità di mettere mano al cuore della sua Impala e non lo fece senza soffrirne. Solo lui capiva la sua Piccola, ne poteva intuire il problema ascoltando come trottavano i suoi cavalli, ma le cose sarebbero cambiate. Lui sarebbe andato all’Inferno e l’Impala sarebbe rimasta a suo fratello.

“Eh si, so che se avessi potuto mi avresti seguito anche lì” disse dolcemente, sorridendo come ad un’amante eterna, la donna della tua vita.
Preso com’era dai ricordi, non si accorse che Sammy era accovacciato sul finestrino e lo guardava come si guarda un demente.
“Ancora che parli alla macchina coma ad una donna, Dean?” gli disse scuotendo leggermente la testa.
“Lei non è una donna…è la mia donna” apostrofò Dean.
“Dean” Sam pronunciò il suo nome come si fa con un vecchio rimbambito “è un’auto, un insieme di parti metalliche. Non ha sentimenti, non ti può nemmeno sentire!”
“Questo lo dici tu” replicò alterato Dean accarezzando il cambio e provocando uno sguardo disgustato al fratello.
“Sei raccapricciante” disse Sam e Dean rise.
 “Ti ripeto Sammy, lei è la mia donna” e dicendo così diede un bacio malizioso al volante. Sam sorrise.
“Beh, stando così le cose” disse come se stesse per ricorrere all’ultima arma a sua disposizione “mi costringi a ricordarti che è del ’67, Dean, e che è una donna un po’ troppo matura per te”. Il fratello colse la sfida.
“Adoro le donne d’esperienza Sam, sanno fare certi giochetti…”
“No, fermati Dean, davvero. Non voglio sapere” e Dean rise. Adorava mettere in imbarazzo suo fratello, lo faceva sentire meglio.
“Senti, parlando di cose serie” cambiò discorso Sam “Bobby ha trovato qualcosa. Dobbiamo andare a Janesville in …”
“Wisconsin” concluse più rapido Dean.
Era un segno. La loro ultima missione insieme sarebbe stata nella città natale della sua Impala, dove tutto ebbe inizio. Un grande sorriso illuminò il volto di Dean, perché avrebbe avuto un senso fare del loro ultimo compito assieme la chiusura di un cerchio. *
“Dai andiamo, allora” incalzò Dean con un entusiasmo che Sam non vedeva nelfratello da mesi.
La mise in moto e diede un paio di colpi sull’acceleratore facendo ruggire il motore.
“Ah Piccola, ti adoro quando diventi cattiva!”


La notte ormai era calata sulla strada e lui guidava senza sonno. Non poteva dormire, non poteva interrompere quel viaggio, perdendosi anche solo un chilometro. Doveva gustarselo tutto perché sarebbe stato l’ultimo insieme alla sua Impala. Lei c’era sempre stata nella sua vita, era sempre lì pronta a prenderlo e a portarlo al sicuro. Non era un addio, questo lo sapeva, l’avrebbe ripresa e si sarebbero completati ancora una volta a vicenda.
Suo fratello dormiva nel sedile a fianco. Non poteva ascoltare la musica. Così, cominciò a canticchiare fra sé.
L’asfalto correva veloce sotto la sua Impala del ’67…

She was a fast machine,
She kept her motor clean
She was the best damn woman
that I ever seen….

Yeah you, shook me all night long..**           

 [1449 parole]

 


NdA: * I fratelli Winchester non sono andati a Janesville, è una piccola deviazione di percorso che ho voluto inserire nella one shot per dare un senso all’ultimo viaggio. Spero che i fan della serie mi perdoneranno questa libertà.
** Testo tratto dalla canzone degli AC/DC “Shook me all night long”, dalla quale prende spunto anche il titolo della one shot.

 

 

 

 

   
 
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