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Autore: gattina04    01/07/2015    6 recensioni
Nuova iniziativa : 12 Months Captainswan
Raccolta mensile di fanfiction dedicate ai Captainswan.
Per ogni mese 3 elementi come prompt, ognuno potrà scegliere quale gli sembra più congeniale alla propria storia,( anche più di uno) che naturalmente dovrà contenere anche il nome del mese corrente.
Gennaio: neve,camino, pattini
Febbraio: maschera, san Valentino, Super Bowl
Marzo: donne , risveglio, altalena
Aprile: scherzo, Cioccolato, pigiama
Maggio: fiori, pick nick, barca
Giugno:Estate, ciliegie, doccia
Luglio : spiaggia,temporale, gelato
Agosto: stelle, calore, mare
Settembre:vino, viaggio, passeggiata.
Ottobre: Compleanno ( Emma), coperta, zucca
Novembre: Ringraziamento, famiglia, nebbia
Dicembre: candele, vischio, anello
Abbiamo tanta voglia di leggervi!
Ideata da CSGroup
(Alexies, Alexandra_Potter, Clohy, CSLover, Lely_1324, Manu'sPirate e Pandina.)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Luglio: L’oscurità di un giorno estivo

La pioggia batteva forte contro le pareti della Jolly Roger. La barca, pur essendo attraccata al porto, continuava ad ondeggiare assecondando il mare mosso. Ma non c’era nulla di cui preoccuparsi: la mia adorata nave aveva sicuramente vissuto situazioni di gran lunga più terribili di un semplice temporale estivo.
Nonostante fosse luglio quella mattina Storybrooke si era risvegliata nel bel mezzo di una tempesta, e man mano che passavano le ore sembrava che la pioggia non avesse alcuna intenzione di smettere.
D’altronde quel tempo rispecchiava perfettamente il mio umore. Era il primo luglio e quello era sempre stato, e sempre sarebbe rimasto, il mio giorno oscuro. Troppi ricordi e troppi pensieri si affollavano nella mia mente in quella ricorrenza; troppe cose erano successe e io non riuscivo a dimenticarle.
Quello era il giorno dell’anno in cui mi sentivo ancora, di nuovo, più vicino al vecchio me. L’oscurità non mi apparteneva più, ma quel giorno mi ricordava un motivo per il quale avevo deciso di seguirla. Intraprendere la cattiva strada era stato facile, ero stato praticamente scaraventato e spinto a fare le scelte che avevo fatto. Il problema era che, probabilmente, se fossi tornato indietro, pur sapendo che quello non era il comportamento corretto da tenere, avrei comunque fatto lo stesso. Quel giorno, diversi secoli prima, il mio cuore aveva perso tutto quello per cui valeva la pena lottare e si era inevitabilmente macchiato.
Il temporale rappresentava perfettamente il mio tumulto interiore, in più mi dava una scappatoia per restarmene da solo e non dover uscire. Almeno con Emma potevo usare la scusa di restare rintanato sulla Jolly Roger per via di quel tempaccio. Mentre normalmente avrei fatto i salti mortali per passare dei momenti con lei, anche con quel tempo da lupi, quel giorno preferivo rimanere da solo e aspettare che la data cambiasse in modo tale da impormi di smettere con quei tristi pensieri.
Proprio come a cospirare contro di me, in quell’istante sentii dei colpi contro il portellone della cabina, che avevo ben chiuso in modo da non far passare l’acqua.
«Killian! Sei qui?». La voce di Emma risuonò sopra il rumore della pioggia.
«Swan!», mi alzai di scatto. «Che diavolo ci fai qui?». In quel momento un tuono squarciò l’aria facendo tremare le pareti della Jolly Roger.
«Hook fammi entrare ti prego». Andai velocemente ad aprirla. Nonostante il mio umore non potevo certo lasciarla là fuori. Quando finalmente fu entrata ed io ebbi richiuso la porta, mi voltai a guardarla. Era completamente fradicia e stava gocciolando dalla testa ai piedi. Aveva i capelli zuppi, che le si erano appiccicati sulla fronte, una maglietta bianca che aderiva completamente al corpo, attraverso la quale riuscivo a distinguere la forma dei suoi seni; pantaloncini corti che mettevano in risalto le sue gambe. Era sexy e bella da morire.
Deglutii prima di riuscire a parlare. «Che ci fai qui?», le chiesi di nuovo scostandole con l’uncino una ciocca di capelli che le era caduta sugli occhi.
«Ero preoccupata per te. Non rispondi al cellulare, quindi ho pensato che non prendesse bene per via del tempo; e poi sei certo che la Jolly sia abbastanza sicura? Potevi restare da me ieri sera».
«Tesoro la Jolly ha affrontato sfide ben peggiori non ti devi preoccupare». Le sorrisi e le diedi un leggero bacio sulle labbra. «Adesso perché non ti asciughi prima di prenderti un malanno?».
Annuì e andò verso l’armadio per prendere un asciugamano. Io tornai a sedermi di fronte al tavolo poggiandoci le gambe sopra. Ormai il mio momento di solitudine era stato interrotto e, per quanto detestassi dover fingere con lei, dovevo fare buon viso a cattivo gioco se non volevo che si accorgesse del mio insolito stato d’animo.
La fissai mentre si toglieva i vestiti di fronte a me e si infilava la maglia che di solito usava come pigiama. Le stava grande e le arrivava fino sotto il sedere. Resistere al richiamo del suo corpo nudo fu difficile ma non tanto come altre volte. Sicuramente, se non fosse stato per l’umore di quel giorno, avrei approfittato di quella magnifica opportunità e le sarei saltato addosso nel momento stesso in cui si era tolta il suo moderno corpetto, lasciandomi ammirare il suo seno turgido.
«Adesso va meglio», mi disse prendendo un altro asciugamano e frizionandosi i capelli. Si voltò verso di me e mi venne incontro. Senza bisogno di chiedere buttai giù le gambe dal tavolo e la feci sedere sulle mie ginocchia, in modo che potesse accoccolarsi sul mio petto.
«Lo vedi che ho fatto bene a venire». Mi mise una mano sulla guancia e mi incatenò con i suoi occhi verdi. «Killian ti senti bene?».
«Cosa? Sì certo». Era lì da neanche due minuti e già aveva capito che avevo qualcosa che non andava. Stavo perdendo le mie capacità di attore, ma d’altronde dovevo immaginare che sarebbe finita in quel modo. Emma era la persona che là a Storybrooke mi conosceva meglio e l’unica con cui, in fondo, mi mostravo per quello che ero.
«Hook! Non credo che tu possa darmela a bere».
«E perché mai tesoro? Io sto benissimo». Tentai di fingere ma sapevo che presto avrei dovuto rivelarle la verità su quella giornata.
«Ti ricordi del mio superpotere? Stai mentendo e non mi piace quando lo fai con me».
«Già lo so».
«Beh e poi anche se non avessi avuto il mio superpotere sarebbe stato palese. Sono arrivata qui fradicia con una maglietta attraverso cui si vedeva tutto e tu mi hai dato solo un casto bacio. Mi sono spogliata e tu non hai fatto o detto niente, nemmeno una battutina. Il solito Hook non avrebbe esitato ad approfittare della situazione». Colpito e affondato.
«Mi aspettavo almeno un “Swan certo non puoi proprio resistere dallo spogliarti di fronte a me” o cose del genere». In effetti, sarebbe stata un’uscita tipica da me. Non potei evitare di accennare un piccolo sorriso, tuttavia proprio in quel momento la nave ondeggiò di più sotto il temporale e un altro tuono si abbatté sempre più vicino.
«È sicuro restare qui?», mi domandò ancora, alzandosi leggermente.
«Sicurissimo Swan. Non metterei così a repentaglio le nostre vite». La feci di nuovo rannicchiare sul mio petto e la strinsi più forte.
«Bene». Tornò a fissarmi con il suo sguardo indagatore. «E poi a voler continuare è già da ieri che ti comporti in modo strano. Quando ti ho chiesto se ti andava di passare la giornata sulla spiaggia con me ed Henry non eri entusiasta e hai sospirato di sollievo quando hai saputo che oggi sarebbe piovuto. Allora mi vuoi dire cosa hai?».
Trassi un profondo respiro, pronto a confessarle la verità. «Vedi Swan oggi è una sorta di giorno oscuro per me».
«In che senso?». Il suo sguardo si fece più intenso, cercando, con le sue iridi verdi, di esplorarmi fino in fondo all’anima.
«Oggi…», iniziai. «Beh oggi è l’anniversario della morte di Milah».
«Oh». Potei vedere la sorpresa nei suoi occhi ma fu subito sostituita dalla consapevolezza di quello che le avevo appena confessato.
Lentamente avvicinò il viso al mio e mi baciò dolcemente. Era incredibile quanto, nonostante volesse sembrare dura e forte, potesse essere dolce, soprattutto in momenti come quello. Le sue labbra dicevano che capiva e che non mi avrebbe forzato a parlarne. Lei era lì per me esattamente come io c’ero stato nei suoi momenti più cupi e avrebbe accettato qualunque mia decisione sull’argomento.
«Mi dispiace», sussurrò infine tornando ad incatenarmi con lo sguardo. «Grazie di avermelo detto».
«Era giusto che tu sapessi». La strinsi più forte tra le braccia e sentii il bisogno di dirle di più.
«È difficile dimenticare. Ricordo tutto come se fosse ieri: il coccodrillo che le stritola il cuore, il suo ultimo sguardo, le sue ultime parole, Milah senza vita tra le mie braccia».
«Deve essere stato terribile».
«La cosa più terribile è stata che ho potuto sentire il mio cuore rompersi e da quel momento non mi è importato più di essere una persona onesta e corretta. Ero già un pirata, perché non esserlo del tutto, anche nella sua accezione peggiore? Da quell’istante ho lasciato qualunque cosa buona rimanesse in me e ho deciso di diventare un vero cattivo per riuscire a vendicarmi. La voglia di vendetta mi ha guidato per decenni. Oggi è il giorno che più di tutti mi ricorda quello che sono stato prima di incontrare te».
«Credo che la tua reazione fosse comprensibile. Non è facile perdere la persona di cui si è innamorati, anche io lo so». Si riferiva a Neal, ma era stato diverso, i tempi e i trascorsi erano stati diversi. Anche il modo stesso in cui lei gli aveva detto addio non era paragonabile al mio.
«È vero, anche tu sai cosa significa. Ma io in quel frangente sono stato debole ed ho lasciato che la vendetta mi allettasse più della giustizia stessa».
«Killian nonostante tu oggi possa sentirti più cattivo del solito, tu non sei più quella persona. E le scelte che hai fatto ormai non si possono cambiare».
«È questo il punto: la cosa peggiore è che io non cambierei le scelte che ho fatto neanche se ne avessi la possibilità». Emma sembrò riflettere sulle mie parole, mentre io cercavo in qualche modo di carpire i suoi pensieri attraverso il suo profondo sguardo.
«Se sono state quelle scelte», disse infine, «a fare di te l’uomo che adesso io amo così tanto, sono contenta che tu l’abbia fatte e che tu non voglia cambiarle. Probabilmente se avessi fatto scelte diverse non mi sarei ritrovata così perdutamente innamorata di te e Killian tu sei la cosa più bella che sia mai successa in tutta la mia vita». Il mio cuore accelerò. Lei, Emma Swan, che non era mai stata il tipo da esternare i propri sentimenti con facilità, mi aveva appena fatto la dichiarazione d’amore più bella che avessi mai ricevuto. Solamente con quelle parole aveva reso un po’ meno oscuro quel giorno.
Non volendo rovinare quel momento con inutili frasi, avvicinai le mie labbra alle sue e la baciai lentamente, gustando a pieno il sapore della sua bocca, della sua lingua, di lei.
«Ti amo», sussurrai quando alla fine appoggiò la testa sulla mia spalla per lasciarsi cullare da me. Iniziò a coccolarmi silenziosamente, passandomi le sue dita affusolate sul petto e lungo il braccio. Chiusi gli occhi e mi lasciai assorbire dal suo tocco.
Avevo sbagliato a voler rimaner solo in quel giorno. Dovevo ricordarmi che adesso non lo ero più ma c’era e ci sarebbe sempre stata Emma. Dopo tutto quello che avevamo passato lei era la persona che riusciva a capirmi meglio di chiunque altro. Lei mi aveva accettato per quello che ero stato e per quello che stavo tentando di diventare. Chi poteva capirmi meglio di lei che aveva lottato e vinto contro l’oscurità?
Fuori dalla nave, fuori da quel nostro angolo di tranquillità, la pioggia stava diminuendo. Ormai si sentiva solo un lieve scroscio d’acqua segno che il più era passato e che presto sarebbe rispuntato il sole e tutti gli abitanti di Storybrooke sarebbero potuti ritornare alle loro attività estive sulla spiaggia.
Lentamente Emma mi accarezzò il braccio destro alzandomi la manica della camicia. Disegnò con le dita il contorno del mio tatuaggio soffermandosi sul nome inciso sulla mia pelle.
«Che tipo era Milah?», mi domandò all’improvviso. «Non devi parlarmene per forza».
Posai l’uncino sulle sue labbra per farla tacere. «Era una donna forte, aveva un carattere capace di farsi rispettare, un po’ come il tuo Swan».
«Ti piacciono le donne che sanno farsi valere, giusto Capitano?».
«Immagino di sì. Aveva anche lei il suo bel caratterino. Fu Milah a raggirarmi per portarla con me durante i miei viaggi. Aveva l’animo da vero pirata, ma non credere che la scelta di abbandonare tutto e partire all’avventura fosse stata facile per lei. Non era più innamorata del Coccodrillo, se anche lo era stata il comportamento di lui l’aveva talmente umiliata da non riconoscere più l’uomo che aveva sposato. Però amava suo figlio Baelfire… Neal. Non avrebbe mai voluto abbandonarlo; non passava giorno senza che Milah pensasse a lui. Credo che lasciarlo sia stata la scelta più dura che abbia fatto e anche che fosse l’unica cosa che si sia sempre rimproverata. Avevamo progettato di andarlo a prendere, di portarlo via con noi ma non abbiamo fatto in tempo».
«Avresti cresciuto Neal come se fosse stato tuo figlio?».
«Sì». Le alzai il viso con l’uncino in modo da incrociare i suoi occhi. «Lo stesso vale per Henry».
«Lo so, lo stai già facendo. Lui ti è molto affezionato e tu sei fantastico con lui. Te la cavi bene con i ragazzini, ma forse è solo per il fatto che hai un uncino al posto della mano».
«Beh sbaglio o l’uncino piace molto anche alle mamme dei ragazzini?».
«Sì, devo dire che ha il suo fascino. Ma torniamo a noi, Milah amava Neal e poi amava te ovviamente».
«Sì. Non era iniziata così ma ci eravamo innamorati».
«Tu l’amavi». Non me lo stava chiedendo, sapeva benissimo che quella era la verità. «Killian avete mai pensato di avere una famiglia tutta vostra, di avere dei figli?». Era una domanda che non mi aspettavo soprattutto da lei.
«Sì», risposi, «ne avevamo parlato. Però, per via di Bealfire, Milah non voleva avere altri figli, non prima di aver risolto le cose con lui».
«E tu avresti voluto dei figli?». Sbattei le palpebre perplesso: avevo sentito bene? Era una domanda riferita solo al mio passato con Milah o in generale? Mi stava indirettamente chiedendo se desiderassi dei figli con lei?
«Si», dissi infine. «Li avrei voluti, ma non sarei mai andato contro al suo desiderio».
«Beh questo è tipico di te».
«Emma la stessa cosa vale per noi», aggiunsi in un sussurro. Non potevo dirle apertamente che desideravo dei figli da lei, anche perché non ci avevo mai pensato seriamente e non ne avevamo mai discusso. Però volevo farle capire che, se fosse successo all’improvviso o semplicemente l’avessimo desiderato nel nostro futuro, io ne sarei stato felice.
«Bene». Mi sorrise e cercò di cambiare argomento. «Henry mi ha detto che gli hai mostrato una specie di ritratto di Milah».
«Sì voleva sapere che aspetto avesse sua nonna. Se vuoi puoi prenderlo, è nel primo cassetto della libreria». Si alzò e si diresse verso il mobile.
«Certo che è strano», disse mentre apriva il cassetto.
«Cosa?».
«Che la nonna di mio figlio sia anche la ex del mio uomo».
«Non più strano del fatto che i tuoi genitori sembrino tuoi coetanei e che il tuo uomo abbia circa due secoli più di te». Rimarcai la parola uomo: mi era piaciuto essere chiamato così.
«Beh hai ragione; siamo peggio di Beautiful».
«Di cosa?». Beauti che?
«Lascia perdere, vecchietto». Stavo per ribattere a quel suo ultimo appellativo quando esultando tirò fuori un foglio.
«L’ho trovato!», esclamò e tornò verso di me fissando il ritratto di Milah.
«Era bella», mormorò esaminandolo. «Mi chiedo come abbia potuto sposare uno come Gold».
«Non ti dà fastidio che io tenga ancora il suo ritratto?». In fondo era stata pur sempre il mio primo amore; ma Emma non sembrava gelosa.
«No, perché dovrebbe? Anche io ho una foto di me e Neal tra le cose della mia infanzia». Già, la loro foto! Era esattamente lo stesso ragionamento: come Milah era stata una parte della mia vita, così Neal era stata una parte importante di quella di Emma. Però quello che contava era che comunque entrambi rimanevano il passato, mentre nel presente e nel futuro saremo stati solo noi, Killian ed Emma, ognuno il lieto fine dell’altro.
«Ah quasi dimenticavo!», proruppe all’improvviso, ridestandomi dai miei pensieri. Rimise il ritratto al suo posto e andò verso la porta della cabina. Ormai il temporale era passato e alcuni raggi di sole stavano cominciando ad uscire. Quel giorno il tempo sembrava andare di pari passo con il mio umore.
Emma tornò con un sacchetto in mano. «Ti avevo portato del gelato, ma credo che adesso si sarà sciolto». Tirò fuori una vaschetta e l’appoggiò sul tavolo di fronte a me.
«Sono proprio una frana», sospirò. «Non solo non ho preso l’ombrello ma, fradicia come ero, mi sono dimenticata di averti portato il gelato».
«Non importa tesoro. Possiamo mangiarlo anche sciolto. Che gusti hai preso?».
«Vaniglia e nocciola, come piace a te». Andò a prendere due cucchiai dal cassetto. Era davvero sorprendente come Emma si trovasse a suo agio nella mia cabina. Ormai era come una seconda casa per lei, un po’ come stava diventando per me il suo piccolo appartamento. Vederla girare sulla mia nave come se fosse stata la sua mi rendeva profondamente felice.
Si sedette di nuovo sulle mie ginocchia e prese la vaschetta tra le mani, togliendo il coperchio e porgendomi un cucchiaio.
«Credo che non ci sia niente di meglio del gelato, anche se un po’ sciolto, per riuscire a farti affrontare e superare questo tuo giorno oscuro».
«Grazie», le sussurrai, le mie labbra a sfiorarle un orecchio. «Non del gelato ma di essere qui con me, è l’averti qui che sicuramente ha rasserenato un po’ questa giornata».
«Io ci sono sempre per te Killian, basta che tu me lo dica. Non sei più solo devi mettertelo in testa, noi possiamo affrontare tutto basta che stiamo insieme».
«Per sempre». Il mio fu un sospirò quasi impercettibile.
«Per sempre», confermò lei. Non avevo bisogno di altro: la certezza che, se fosse dipeso da noi, non avremmo più passato un solo giorno della nostra esistenza senza l’altro. Fossero stati solo pochi anni, dei decenni, o dei secoli, noi li avremo passati insieme.



 
Angolo dell’autrice:
Buon luglio a tutti! Eccomi qua con un altro mese come promesso.
Ho riscritto questo capitolo due volte; volevo trattare il tema della morte di Milah e all’inizio l’avevo incentrato dal punto di vista di Emma, ma non mi piaceva come era venuto fuori. Così ho cancellato tutto e ho lasciato che fosse Killian a narrare. Questo mese è più riflessivo e meno spensierato del precedente ma mi sembrava giusto far capire quanto il loro rapporto stia diventando profondo e maturo e quanto entrambi desiderino un futuro felice insieme.
Comunque vi anticipo che nel prossimo mese ci saranno momenti molto più dolci e spensierati tra i nostri due protagonisti, ho già molte idee per la testa.
Spero come sempre che il capitolo vi piaccia e ringrazio chiunque legga e recensisca la mia storia.
Ad agosto! Un abbraccio
Sara
 
  
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