Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    01/07/2015    6 recensioni
L' ebook è scaricabile dal mio profilo autore. Revisione ultimata! Grazie a tutti coloro che continuano a leggerla! :)
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Cosa sarebbe accaduto se nel numero 28 Masumi Hayami fosse riuscito a confessare a Maya di essere l'ammiratore delle rose scarlatte? Leggete la mia versione di questo "what...if" ^_^
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ultima revisione: aprile 2016

 

50. Decisioni



Il buffet, che era stato allestito nel padiglione subito seguente a quello dell’ingresso, venne preso d’assalto da tutti gli spettatori. Il sole era quasi calato e sembravano affamati. Maya osservava la folla accalcata intorno ai vassoi e ascoltava il brusio incessante, appoggiata ad uno dei tubolari bianchi che sostenevano i tendaggi. Sentiva spesso i loro nomi pronunciati dalla gente, che si rincorrevano come foglie al vento. Stava cercando di capire cosa ne pensasse il pubblico dell’interpretazione di Akoya quando sentì una presenza accanto a sé. Sorrise della sua debolezza, ormai riusciva a riconoscere quella sensazione che provava ogni volta che lui era vicino.

- Buonasera, signor Hayami - lo salutò cortesemente mordendosi la lingua. Avrebbe voluto potergli dire molte altre cose, che l’abbracciasse e scacciasse tutti i suoi pensieri oscuri, invece si limitò a quella semplice frase.

- Buonasera, Maya - le rispose trattenendo lo sguardo su di lei, rimase distante anche se avrebbe voluto solo stringerla fra le braccia. Sembra preoccupata… chissà per quale motivo…

- Cercava il suo Isshin? - chiese Masumi fissando anch’egli la folla e cambiando volutamente la rotta dei suoi pensieri.

- No - rispose Maya semplicemente, incrociando le mani dietro la schiena. Era a circa un metro da lei, immobile, eppure ne avvertiva prepotentemente la vicinanza - Lei sta cercando la sua fidanzata? - si sarebbe domandata in eterno perché gli avesse fatto quell’assurda domanda.

Masumi si voltò lentamente piegando la testa.

- No - rispose con tono neutro come aveva fatto lei - E non è la mia fidanzata - puntualizzò mettendosi le mani in tasca.

- Ma lo diventerà - insisté Maya con una nota acre, mentre quello spiacevole livore amaro le risaliva dallo stomaco. Devo essere impazzita… cosa mi è venuto in mente?

- È bella e ricca, mio padre vuole che la sposi, quindi è probabile che diventi la mia fidanzata - ribadì irrigidendosi e lasciando che un tepore inaspettato gli scaldasse il petto. È... gelosa?

Maya avvertì il tono di sufficienza con cui disse quelle parole, gli avrebbe risposto per le rime, ma quando si voltò, i suoi occhi avevano un’espressione completamente diversa dal tono che aveva avuto la voce. Sta indossando una maschera… e io… stavo per cascarci di nuovo… forse non è felice neanche lui di questa unione voluta da suo padre… devo provare a stare al suo gioco, adesso…

- Allora dovrebbe andare da lei, non vorrà che qualcuno gliela porti via! - sibilò girandosi di scatto e ignorandolo volutamente.

Masumi sorrise a quella reazione artificiale. Era brava a recitare tanto quanto non lo era a fingere. Non riuscirai mai a essere qualcosa che non sei, Maya… tranne sul palco...

- Ma io sto già facendo la guardia alla cosa a cui tengo di più in modo che qualcuno non me la porti via… - le confessò continuando a guardarla. L’effetto di quelle parole colorò le sue guance di rosso vivo.

Maya abbassò lo sguardo e il cuore le batteva così forte da sovrammettersi a tutti gli altri suoni. Parla… di me? Per questo non si è avvicinato nessuno?

- Quante volte le ho detto che non deve starsene attaccata alle pareti come un quadro? - riprese lui cercando di spezzare quella tensione che si era creata. Adesso è così difficile starle vicino senza guardarla o…

- Sono stanca, volevo solo ascoltare - mentì, in realtà non aveva alcuna voglia di sentire i commenti degli altri, di quanto Ayumi Himekawa fosse brava e bella, di quanto la sua Dea Scarlatta si muovesse in modo divino, di come la sua interpretazione fosse simile a quella della signora Tsukikage.

- Oppure perché non vuole restare delusa da ciò che gli altri potrebbero dire - replicò lui con un sorriso ammiccante. Maya si voltò a guardarlo, ogni volta le toccava stare con la testa all’insù. Mi legge come un libro aperto…

- N-No… - negò in modo non troppo convincente - Sono davvero stanca - ripeté tornando a guardare il padiglione.

- Lo sa che durante l’intervallo fra primo e secondo atto della sua rappresentazione quasi nessuno è venuto al buffet e l’hanno tutti attesa sul palco? - le riferì sperando di infonderle un po’ più di sicurezza. Non le avrebbe certo detto che Ayumi non ci vede. Era veramente incredibile il modo con cui si muoveva su quel palco naturale.

- N-Non lo sapevo… - ammise, cercando di assumere un atteggiamento serio e composto.

- Masumi, sei qui? - la voce suadente della signorina Shiori li raggiunse, facendoli voltare entrambi con un tempismo perfetto. Lei alzò un sopracciglio, erano distanti, la ragazzina sembrava imbarazzata, lui invece a suo agio come sempre, quasi divertito.

- Shiori - le sorrise dedicandole tutta la sua attenzione, mentre Maya fece un leggero inchino.

- Signorina Kitajima, prima dell’inizio del secondo spettacolo non abbiamo avuto tempo per parlare, ma volevo dirle quanto la sua interpretazione mi abbia toccato - le confessò meravigliandola - Ho avuto difficoltà a separare l’attrice dalla sacerdotessa e dalla Dea, è stata in grado di trasportarmi in quella bellissima valle che non ho mai visto - aggiunse con un sorriso molto dolce. Maya la fissò inebetita, senza riuscire a spiccicare parola.

Masumi guardò stupito quella donna colta e riservata e sollevò un sopracciglio, poi allungò un braccio e schioccò le dita davanti agli occhi di Maya. Potrei chiedere a Mizuki di insegnarle come si affrontano situazioni come questa…

- Gr-Grazie, signorina Shiori - balbettò Maya riscuotendosi e inchinandosi subito. Shiori rise garbatamente per la trasparenza di quella giovane attrice.

Chiamarono il secondo atto e quell’annuncio la salvò dal dover trascorrere altro tempo con quella donna stupenda che la faceva sfigurare sotto ogni aspetto.



Il secondo atto vide Ayumi e Akame raggiungere il loro massimo fulgore interpretativo. Se nella prima parte qualche scena avrebbe potuto essere giudicata non all’altezza dei due attori, in quella seconda parte ogni dubbio venne spazzato via.

Durante la battaglia, parte del muro laterale destro cadde e, sebbene dal pubblico si fossero levate grida spaventate e di avviso, gli attori continuarono a recitare e per fortuna nessuno si fece male.

Maya rimase basita dall’entrata in scena della Dea Scarlatta di Ayumi che redarguì i soldati cercando di fargli capire il senso della vita. Lei sembrava aver scelto una graduale evoluzione dei due personaggi che aveva interpretato. Sia Akoya che la Dea Scarlatta crebbero sotto gli occhi di Maya, dal primo al secondo atto, come se gli eventi avessero cambiato i caratteri dei due personaggi. Ha scelto una strada completamente diversa dalla mia! Le sue interpretazioni sono più complete e non teme niente! Quando è crollato quel muro… come ha fatto a mantenere quel sangue freddo? Io, nel camminamento, quando sono caduta, stavo per morire di paura…

E se la signora Tsukikage potesse aver avuto qualche dubbio su chi scegliere fra le due, la scena finale che vide contrapposti Akoya e Isshin dissolse ogni incertezza.

Non ci furono battute, né alcun dialogo, solo le loro espressioni raccontarono quello stato d’animo combattuto. Isshin entrò nella zona proibita, l’ascia sollevata, il volto contratto per la consapevolezza di ciò che avrebbe dovuto fare. A differenza di quello di Sakurakoji, il suo scultore giunse più preparato al destino che li avrebbe travolti.

Akame e Ayumi si fissarono negli occhi, alcune donne scoppiarono a piangere in mezzo al pubblico tale fu la tensione a cui i due attori sottoposero la platea con quel solo sguardo prolungato. Poi Akoya sorrise.

Non fu un sorriso qualsiasi, racchiudeva in sé tutta la comprensione di quel gesto d’addio.

Maya serrò le mani in grembo, chiedendosi come Ayumi fosse riuscita a creare quel sorriso. Un nodo le chiuse la gola per l’angoscia espressa da quella coppia di amanti. Anime gemelle… si ritroveranno… il distacco è solo in quella vita… ma perché allora è così doloroso? Signor Hayami… io…

Si voltò appena, voleva solo guardarlo, invece trovò i suoi occhi azzurri che la fissavano. Sussultò, arrossì, e tornò a guardare il palco. Ayumi sollevò le braccia lentamente, Maya sgranò gli occhi perché il movimento fu eseguito in modo così fluido da sembrare al rallentatore. Contemporaneamente abbassò un po’ il mento e piegò la testa, posizionò i piedi. Il suo corpo si irrigidì partendo dal centro, poi via via verso le estremità, fino alle dita che si fermarono per ultime.

L’immobilità del susino di Ayumi raggelò il pubblico e il dolore dei due innamorati scosse la platea fin nel profondo. L’espressione di Akame mutò altrettanto lentamente, contrapponendosi a quella serena di Akoya, la sua era furiosa, arrabbiata, poi si distese accettando, infine, quel distacco.

- Come possono avere un controllo così esteso del loro corpo… - sussurrò Maya sconvolta afferrando lo schienale della sedia di fronte.

Isshin si avvicinò al susino, toccò la sua guancia come fosse tronco, poi calò l’ascia, uccidendola. Il pubblico reagì in massa, con un sospiro di rassegnazione e dolore. La signora Tsukikage si alzò e applaudì nel silenzio totale e Maya cercò di dominare il brivido gelato che le attraversò le membra

- Non farti venire strane idee, Kitajima - la voce burbera del regista la riscosse - Ha fatto la stessa cosa anche per te - le rivelò lasciandola di stucco.

- Per… per me? - balbettò insicura riacquistando un po’ di colore.

- Sì - rispose secco lui. Quando ha applaudito per te, il suo sguardo era spiritato… adesso la vedo di spalle… chissà com’è in volto adesso… Kitajima… hai lasciato basito anche me… non ti rendi conto delle tue reali capacità né di ciò che infondi nel pubblico quando calchi il palcoscenico… e forse è proprio questa tua umiltà innata a fare di te la grande attrice che sei e che diventerai…

Il sipario venne ‘calato’ e anche la seconda rappresentazione di prova finì, nello sconcerto generale. Chi aveva partecipato a quell’evento raccontò a parenti e amici di aver assistito a qualcosa di veramente unico, finché il due gennaio, quella percezione venne sradicata dalla messa in scena dalla “Dea Scarlatta” definitiva.

Ma questa è un’altra storia.



Ayumi Himekawa fissava oltre il vetro della finestra il giardino della villa dei suoi genitori, immaginandone il ricordo. Si sentiva davvero strana. Una parte di lei era svuotata, stanca e gradevolmente appagata. L’altra era emozionata e carica di aspettativa per il suo futuro.

È tutto finito… ho atteso tanto, eppure quelle due ore nei panni di Akoya sono volate via…

Nell’istante in cui la signora Tsukikage aveva applaudito, lei aveva riniziato a respirare come Ayumi, abbandonando la Dea Scarlatta. Quell’esperienza l’aveva segnata per sempre, non solo per la complessità del ruolo, ma per ciò che era riuscita a capire di se stessa. Alla fine della rappresentazione di Maya Kitajima era giunta ad una conclusione tanto semplice da scuotere tutto il suo essere.

Quella riflessione le aveva permesso di recitare la sua Dea più intensa e coinvolgente, trascinando con sé il suo partner e tutti gli altri attori.

Dalla reazione sembra che io abbia convinto anche il pubblico…

Sorrise al ricordo dell’emozione provata, dell’energia che l’aveva travolta, dell’amore intenso che aveva sentito per Isshin, riflesso di quello che provava per Peter Hamil. Anche Maya aveva trasmesso quel sentimento e si domandò chi avesse conquistato il suo cuore.

Oppure era solo interpretazione…

Nel padiglione del buffet, il Presidente Yamagishi aveva informato tutti gli ospiti che l’esito della rappresentazione di prova e la scelta della candidata sarebbero stati ufficializzati dopo due giorni, presso l’attico di un famoso hotel di Ginza, che ospitava spesso eventi per l’Associazione Nazionale per lo Spettacolo, durante una serata di gala a cui avrebbero partecipato le persone più illustri.

Domani sera tutto si concluderà… dovrò operarmi, eppure so che niente cambierà, non vedrò mai più…

Aveva ricevuto complimenti a profusione, soprattutto da Onodera e da Akame, anche se aveva volutamente ignorato Maya, ma non avrebbe mai potuto dimenticare quello di Peter. Aveva insistito per riaccompagnarla a casa, era rimasto in silenzio e lei lo stesso, fraintendendo quel suo atteggiamento. Ho creduto che non gli fosse piaciuta la mia interpretazione…

I cancelli della villa si erano aperti, lui aveva parcheggiato l’auto e l’aveva aiutata a scendere. Era un sollievo non doversi preoccupare di nascondere la sua cecità, Peter non le faceva mai pesare la cosa, anzi sembrava sempre disponibile, come se fosse una cosa normale. Un silenzio imbarazzato l’aveva messa a disagio, poi lui l’aveva abbracciata e baciata con quella passione e quel trasporto a cui non riusciva più a rinunciare.

- Qualsiasi cosa deciderai, io sarò con te. La tua Dea Scarlatta ha incantato la platea e incatenato definitivamente il mio cuore - le aveva sussurrato a fior di labbra facendola rabbrividire di piacere. Gli è bastato guardarmi per capire ciò che mi passava per la testa… Si erano stretti in un abbraccio urgente e sensuale, finché le sue parole appena mormorate nell’orecchio avevano sciolto ciò che rimaneva dei suoi dubbi.

- Sposami, Ayumi - lei ricordava di essersi staccata dall’abbraccio, la mente in tilt e il cuore che batteva furiosamente, di aver immaginato l’uomo alto e biondo davanti a sé, i suoi lineamenti occidentali, le sue labbra perfette e piene. Le lacrime erano scese involontariamente, perché lui la capiva perfettamente, perché era stanca per la Dea Scarlatta, per il confronto con Maya, e perché quelle parole erano tutto ciò che voleva sentire.

- Sì - aveva risposto, avvertendo la gioia palpabile di Peter che aveva subito contagiato anche lei. L’aveva stretta a sé di nuovo e avevano parlato a lungo, fino a notte fonda, e lei gli aveva rivelato ogni cosa. Aveva capito tutto...

Si abbandonò al ricordo piacevole che aveva seguito quella chiacchierata e lasciò la finestra da cui comunque non riusciva a vedere assolutamente niente. Durante lo spettacolo, quel senso mancante le aveva permesso di avvertire gli altri elementi in modo più prepotente e di mostrare un’interpretazione ancora più intensa.

Maya… ci vediamo domani sera!



I giornali di gossip parlavano del fidanzamento dell’anno e non c’era attimo in cui non vedesse un’immagine, ascoltasse una notizia o leggesse un articolo sulle riviste. Maya aveva accettato quel fatto con una passività che aveva sconcertato Rei. Aveva dormito come un sasso e quella mattina si era svegliata piena di energie. Quando la TV aveva trasmesso un servizio su Masumi Hayami e la sua bellissima “quasi” fidanzata, lei aveva semplicemente cambiato canale. Non c’era tristezza sul suo volto, né nei suoi occhi.

Aveva sentito la signorina Mizuki, venendo così a parte di tutta la storia completa del rapimento improvviso e della visita di Sakurakoji alla Daito Art Production. Non riesco a capire lo stato d’animo di Maya…

Ma la cosa che davvero l’aveva sconcertata di più era la sua reazione alla Dea Scarlatta. Finito lo spettacolo di Ayumi, il Presidente dell’Associazione Nazionale per lo spettacolo aveva dichiarato che l’esito della scelta sarebbe stato reso pubblico due giorni dopo durante un gala. Maya sembrava essersi chiusa in se stessa, le aveva raccontato con gli occhi lucidi come fosse stata intensa l’interpretazione della sua rivale e non aveva accennato minimamente alla sua. Guardandola adesso… è come se non le interessasse niente di ciò che la circonda… probabilmente si sente sconfitta da Ayumi e abbandonata dal suo ammiratore… in fondo non credo che il signor Hayami le abbia mai detto di persona del suo fidanzamento, né delle sue reali intenzioni, e allo spettacolo era con quella donna…

Maya vide l’amica alzarsi di scatto, una strana espressione feroce dipinta sul volto. La prima del suo Cime Tempestose sarebbe stata il 15 ottobre e forse era nervosa per quel motivo. Interpretare Heathcliff essendo una donna non doveva essere per niente semplice. Non ho mai interpretato un ruolo maschile… chissà come sarebbe…

Puntò i gomiti sul tavolo con le mani a coppa e ci appoggiò il mento immaginandosi in quelle vesti. Preferiva di gran lunga pensare al futuro che al passato. Interpretare la Dea Scarlatta era stata un’occasione indimenticabile. Tutto il lavoro che aveva fatto insieme alla signora in quegli anni, le prove nella valle dei susini che l’avevano così avvicinata a quel personaggio complesso e articolato, l’avevano fatta crescere come attrice in un modo che neanche lei avrebbe mai immaginato. Il sogno era finito, adesso, lo spettacolo dimostrativo si era concluso, l’Akoya di Ayumi era ancora davanti ai suoi occhi, la vera Akoya, quella immaginata dal maestro Ichiren Ozaki. Ayumi e Yu saranno perfetti! Non vedo l’ora di vederli fra due mesi alla prima voluta dalla signora Tsukikage!

Rei si voltò, irritata e nervosa, e la vide con lo sguardo sognante fisso in avanti. Chissà a cosa sta pensando… avrei tanta voglia di cantargliene quattro al nostro signor Hayami! Non immagina come sia ridotta? Perché non le ha fatto avere neanche una rosa? Con tutto quello che ha passato…

- Vieni, Maya! - sibilò all’improvviso prendendola per una mano e afferrando i soprabiti.

- Rei! Aspetta! - sussultò la giovane presa alla sprovvista - Dove andiamo? - strillò stupita mentre l’amica le infilava a forza il cappotto.

- A fare shopping! - le intimò con un tono che non ammetteva repliche - Domani devi partecipare alla serata dell’Associazione Nazionale, devi comprarti un vestito adatto! -

- Un altro? - sbuffò Maya incredula - Ma, Rei, io… - borbottò poco convinta, non le interessava affatto un abito, ma le fu impossibile fermare l’amica che la stava trascinando.



Eisuke Hayami era riuscito ad ottenere una registrazione delle due rappresentazioni della “Dea Scarlatta” del giorno precedente. L’Associazione Nazionale si era premurata di avere a disposizione una troupe privata che riprendesse l’evento e, nonostante dovesse rimanere segreto, i suoi soldi avevano comprato una copia. Ancora non riusciva a credere di aver visto la trasformazione di quella ragazzina. Lo spettacolo era andato ben oltre quella piccola prova nella valle dei susini e oltre ogni sua più rosea aspettativa.

Chigusa sceglierà lei… IO sceglierei lei… terrà inchiodati gli spettatori per mesi! Vogliono tenere in cartellone lo spettacolo per il solo mese di gennaio… Stupidi! Lei vi costringerà a rivedere i vostri piani! Se… se le dicessi tutto… se mi mostrassi sincero, forse lei capirebbe che la soluzione che le offro è la migliore per tutti… di sicuro l’unico modo per toccare la sua anima sfavillante è raggiungere il suo cuore!

Erano anni che non si sentiva così emozionato nel guardare uno spettacolo. L’interpretazione della Dea Scarlatta faceva impallidire tutti i suoi personaggi precedenti. Era stata in grado di carpire ogni spigolosità di Akoya con la leggerezza innata di un genio. I movimenti, le espressioni, il suo carattere, i sentimenti come la paura, il coraggio, la solitudine, il dolore lacerante del comprendere che il suo amore per Isshin non avrebbe avuto futuro. Era stata diversa da Chigusa, aveva scelto un’altra strada, eppure non meno efficace.

Anzi… in certe occasioni è stata addirittura più incisiva…

Tornò con lo sguardo agli occhi di lei che fissava adorante Isshin e rimase immobile a lungo, in attesa del ritorno di Masumi.



Quella giornata sembrava non avere mai fine. Aveva provato a restare concentrato senza riuscirci. Lo spettacolo dimostrativo aveva avuto una risonanza incredibile e, nonostante solo gli ospiti vi avessero assistito, i giornalisti avevano trovato il modo di ottenere delle interviste.

Si sentiva imprigionato, suo padre non gli permetteva neppure di alzare il naso dalla scrivania. Aveva parlato con Hijiri e gli era bastata una sua parola per capire che il giornalista era stato messo a tacere. Quando gli aveva chiesto dove fosse, lui era rimasto in silenzio per un attimo e poi gli aveva detto che suo padre si sarebbe occupato di tutto.

Ed è la cosa che mi preoccupa di più… mio padre…

Spostò lo sguardo sulla scrivania e lo fissò sui documenti dell’anagrafe. Era la sua ultima carta e l’avrebbe giocata quella sera stessa. Non aveva alcuna intenzione di continuare a uscire con Shiori Takamiya che, pur essendo bella, intelligente e piacevole, non aveva nulla di interessante. E non sarei mai capace di amarla, in nessun modo…

Prese i fogli in mano e controllò un’ultima volta le firme apposte. Solo lui e l’avvocato erano a conoscenza di quella situazione. Si accese una sigaretta e guardò l’orologio. Sono proprio bravo a mentire e fingere, mi hai insegnato bene, padre… Chissà cosa starai facendo, Maya…



In quel momento, Maya Kitajima non aveva più niente della Dea Scarlatta che aveva interpretato poche ore prima e sembrava piuttosto una tigre arrabbiata. Stava salendo le scale del loro appartamento a Yokohama, seguita da Rei tutta felice che portava un numero imprecisato di borse e pacchetti. Era riuscita a trovare un abito adatto nello stesso negozio in cui avevano preso quello per la crociera. Anche se Maya all’inizio aveva fatto storie e si era oscurata in volto, lei non si era arresa finché non l’aveva vista sorridere timidamente indossando quello che poi avrebbe comprato.

- Lo shopping è sempre un toccasana! - esclamò felice Rei posando i pacchetti sul tavolo della cucina. Maya borbottò qualcosa di incomprensibile e lei ridacchiò.

- Suvvia, Maya! Domani sarai bellissima! - e iniziò a spacchettare ciò che avevano acquistato.

Maya sollevò lo sguardo irritato sull’amica, ma non riuscì a tenerle il broncio vedendola così elettrizzata. Perché io non riesco a sentire più niente? Sembra quasi che la Dea Scarlatta mi abbia risucchiato tutte le forze… se potessi non parteciperei a quella festa… conosco il risultato, ho visto Ayumi… e ci saranno tutti quelli che conosco... Onodera riderà di me… e il signor Kuronuma…

Si portò le mani al volto incapace di trattenere le lacrime per la delusione e la rabbia di aver fallito. Rei sollevò lo sguardo e il cuore le divenne piccolo piccolo. Maya…

Si avvicinò e la cinse con le braccia, lasciandola sfogare. Tieni sempre tutto dentro… sembra che tu stia bene, invece…

Maya pianse senza fermarsi, aggrappandosi alla sua amica. Non voleva ripensare alla Dea Scarlatta, né a quella notte prima della rappresentazione. Non voleva ricordare il volto perfetto e cordiale di quella donna, né quel bacio che le aveva visto dare al signor Hayami.

Cosa farò, adesso?

Rei la sostenne con il cuore pieno di tristezza, finché il pianto disperato si placò. La scostò gentilmente da sé e lei si asciugò le lacrime con le mani, continuando a singhiozzare.

- Maya… - sussurrò il suo nome e l’amica le sorrise debolmente.

- Va tutto bene, Rei, grazie per… - e arrossì lievemente per aver dimostrato così apertamente la sua disperazione.

- Prima di affliggerti aspetta ciò che dirà la signora Tsukikage… - le suggerì cercando di essere convincente - La tua Dea Scarlatta è stata incredibile! Anche Ayumi è stata brava, ma tu… tu sei stata magica… -

Maya la fissò con occhi spalancati.

- Siediti - aggiunse dolcemente accompagnandola sulla sedia. Si appoggiò su un ginocchio davanti a lei e prese coraggio. Non so se sia il momento giusto ma devo parlarle…

- Ascolta, Maya… - iniziò titubante, ma tenne fermi gli occhi nei suoi - Il giorno della prova generale allo Shuttle X… - la vide rabbuiarsi subito, così le prese una mano fra le sue - Io ho chiesto ad un tecnico di farti avere un messaggio da parte del signor Hayami... - appena pronunciò quel nome la sentì irrigidirsi e la sua espressione si fece desolata, ma continuò - Non l’hai mai ricevuto, vero? -

Maya scosse la testa, in fondo non aveva alcuna importanza. Rei ebbe solo conferma di ciò che aveva sospettato.

- Mi dispiace, Maya, avrei dovuto consegnartelo di persona - si rammaricò, ma l’amica scosse di nuovo la testa.

- Rei, non devi preoccuparti - la rassicurò - Sapevo della signorina Shiori, sapevo del suo matrimonio, ho visto un fascicolo nel suo ufficio la sera che siamo stati aggrediti… - un’unica lacrima scese lungo la guancia destra.

- Maya, voleva rassicurarti, non sapeva come raggiungerti e ha chiesto alla signorina Mizuki che ha chiamato me! - le spiegò tutto d’un fiato. Maya la guardò, si asciugò la lacrima e le sorrise.

- Il signor Hayami fa parte di una famiglia potente, sappiamo tutti chi è, è naturale che suo padre combini un matrimonio per lui e per la loro azienda - ribadì più per convincere se stessa, ma Rei scosse vigorosamente la testa.

- Devi avere fiducia in lui, Maya! C’era scritto questo su quel messaggio! Santo cielo, è Masumi Hayami, sistemerà ogni cosa! Ha ristrutturato un teatro intero solo per te! - le ricordò con enfasi e lei rimase a fissarla a bocca aperta.

- È l’erede di suo padre, non potrà tirarsi indietro e io… - Maya abbassò la voce finché non divenne un sussurro indefinito - Io non voglio essere un peso, non voglio intralciare la sua vita, non importa ciò che è avvenuto o che ci siamo detti, quello è il passato -

- Maya, ma che dici…? - Rei rimase sconvolta da quelle parole così definitive.

- Sai, Rei? - proseguì - Ho anche pensato che avrei potuto dare a lui quei diritti, se avessi vinto. In fondo la Daito Art Production è potente e sembra intenzionato a mettere in scena la vera “Dea Scarlatta”… ma questa cosa non sarà necessaria. Ichiren Ozaki scrisse quel dramma e Ayumi è stata in grado di dar vita all’Akoya che lui voleva. L’ho capito appena l’ho vista - i suoi occhi si fecero brillanti.

È incredibile… non prova alcuna invidia, anzi, è felice per Ayumi… Maya…

- Di sicuro, però, non li avrei mai ceduti a suo padre! - aggiunse cambiando completamente espressione e stringendo con forza la mano di Rei. Il suo sguardo ardeva d’ira e tremava dalla rabbia.

- Maya, non pensare a tutte queste cose - insisté Rei che, nel profondo, era sicura che tutto si sarebbe risolto - Domani sera potrai decidere cosa fare della tua vita e del teatro, ma non ora! - la scosse con vigore con la speranza che almeno in parte l’ascoltasse.

- Rei, io sto bene, davvero - rispose cercando di essere convincente, ma vide l’amica indurire lo sguardo.

- Ah sì? Allora perché piangi? - domandò con un sibilo freddo. Maya si portò di scatto le mani al volto e si rese conto delle lacrime che scendevano. Arrossì e le cacciò via, poi si alzò spingendo indietro la sedia.

- Sono stati giorni davvero intensi, sono stanca - si giustificò.

Possibile che nessuno capisca! Le prove infinite di Kuronuma… Sakurakoji… la Dea Scarlatta… mi hanno anche rapito per un motivo che non conosco! E poi… poi… la sera in cui mi ha trovato io… io ho lasciato che tutti i miei sentimenti uscissero! E in quel corridoio, quel bacio... quella donna… bellissima donna al suo braccio, sono una coppia perfetta! E Ayumi… splendida Akoya…

Si girò di scatto e si rifugiò in camera continuando a piangere. Rei fissò l’amica, restando immobile in mezzo alla cucina. Piangi, Maya… sfoga tutto il tuo dolore e preparati per domani sera… io non sono affatto convinta che la signora sceglierà la perfetta Akoya di Ayumi Himekawa… ricordo che nella valle dei susini disse che le due candidate non avrebbero dovuto copiare la sua recitazione, ma creare la propria Akoya… Ayumi è stata davvero intensa, probabilmente la sacerdotessa che il maestro Ozaki stesso avrebbe voluto, forse migliore addirittura della signora Tsukikage… ma Maya… tu mi ha fatto vedere la valle dei susini e questa cosa non è accaduta con la recitazione di Ayumi!



- Riuscire ad avere un appuntamento con lei è più difficile che averlo con l’Imperatore - Masumi appoggiò la cartella nera sul basso tavolino.

La signora Tsukikage lo osservò incuriosita, ormai l’uomo che aveva davanti non aveva niente a che fare con quello che era entrato nel suo salotto insieme al regista Onodera sette anni prima e davanti ad una sconosciuta Maya Kitajima le aveva intimato di vendergli i diritti della “Dea Scarlatta”.

- Non vorrà dirmi che questo è il suo ultimo tentativo di estorcermi i diritti? - chiese con tono blando e annoiato, ma quando lui alzò il suo sguardo cristallino, si rese conto che il motivo non era affatto quello.

- No - replicò lui - Sono venuto a portarle questi documenti - e spinse in avanti due gruppi di fogli perfettamente uniti e identici, almeno sulla prima pagina - Li faccia controllare al suo avvocato e, se vuole, li dia alla candidata che sceglierà -

La signora passò lo sguardo da lui ai documenti, ne prese uno e lo scorse rapidamente, tornando poi a fissarlo stupita.

- Perché mi sta dando questi contratti? - gli chiese, curiosa di conoscere la risposta. Masumi ricambiò l’occhiata indagatrice e si aggiustò la giacca.

- L’attrice potrà salvaguardare i diritti della “Dea Scarlatta” - rispose semplicemente.

- Ma anche la Daito Art Production sarà tagliata fuori! - aggiunse la signora che non riusciva a capire quale fosse il piano di quell’uomo enigmatico. Perché si taglia fuori da tutto? Perché proteggere i diritti è più importante che ottenerli, adesso?

Masumi si appoggiò allo schienale del divano e sorrise.

- Sì, anche mio padre sarà fuori dai giochi - ammise annuendo lentamente.

- Suo padre? Non è lei la Daito Art Production? - insisté la signora Tsukikage sollevando un sopracciglio perplessa.

- Io sono sempre stato uno strumento nelle mani di mio padre e da stasera non sarò più neanche quello - ammise lui con tono malinconico e la signora lo fissò stupita chiedendosi cosa potesse significare quella frase misteriosa.

- Non è stato lei a dirmi che avrebbe ottenuto i diritti e messo in scena la vera “Dea Scarlatta”? Ha forse cambiato idea? - lo stuzzicò appoggiando il contratto. Cosa sta facendo, signor Masumi?

- Nient’affatto! - puntualizzò Masumi irrigidendosi.

- E come pensa di farlo se consiglierò alla vincitrice di firmare questo contratto? - replicò la signora rabbrividendo. Masumi la fissò qualche istante in silenzio e il terrore della signora aumentò. Il suo sguardo si fece freddo e le sue labbra tirate per la tensione.

- Davvero ingegnosa la sua idea di far rappresentare la “Dea Scarlatta” allo Shuttle X - esordì mettendosi comodo - Acciaio, vetro, cemento, ferro, tutti materiali distanti anni luce dalla valle dei susini e da ciò che la “Dea Scarlatta” dovrebbe evocare: terra, aria, acqua, fuoco. Un legame inscindibile fra dei e uomini - riassunse brevemente - Eppure, i due gruppi sono riusciti a trascinare lo spettatore in quel mondo. Significa che non sono necessari miliardi di yen per mettere in scena la mia “Dea Scarlatta” -

- La sua? - la signora alzò un sopracciglio perplessa.

- Sì, la mia “Dea Scarlatta”… non serve una grande compagnia teatrale. Chiunque abbia capito come sia davvero quel dramma, può inscenarla con l’attrice che lei sceglierà! - spiegò Masumi piegandosi in avanti.

- E lei ha davvero capito com’è la “Dea Scarlatta”? - Chigusa non riuscì a trattenere una risatina nervosa.

- Sì - rispose lui serenamente, tornando ad appoggiarsi al divano. La signora Tsukikage lo squadrò per alcuni istanti, mantenendo un silenzio inquietante.

- Mi dica una sola parola che per lei rappresenti la “Dea Scarlatta” - lo sfidò tenendo l’unico occhio in quelli chiari di lui.

Masumi sembrò riflettere qualche secondo, meravigliandosi per quell’esame improvviso, poi pronunciò lentamente un’unica parola.

- Rinuncia -

Chigusa Tsukikage mantenne il suo consueto sangue freddo nonostante il cuore le martellasse per l’emozione. Non la stupì il fatto che avesse compreso in modo così profondo quel dramma, in fondo un’analisi avrebbe dato lo stesso risultato anche ad uno studente particolarmente perspicace, ma che a comprenderlo fosse stato proprio Masumi Hayami. Sembra che sia davvero cambiato… chissà cosa direbbe suo padre se sapesse di questi contratti...

Lo fissò qualche istante in silenzio.

- Ho sentito che si sposerà - esordì infine con un sorriso ironico. Eisuke Hayami doveva aver pianificato l’unione delle due famiglie da tempo. Vide il giovane figlio del suo più odiato nemico assottigliare lo sguardo e cambiare posizione nervosamente.

- No - rispose Masumi, continuando a sostenere il suo sguardo indagatore.

- No? E come pensa di opporsi a suo padre? Ichiren non c’è riuscito… e neanche io! - sibilò abbassando la voce e indurendo lo sguardo. Unì nervosamente le mani in grembo, stringendole con forza, indice della rabbia che la pervadeva.

Masumi rimase in silenzio, era cosciente di come suo padre avesse braccato Ichiren Ozaki e la signora Tsukikage e del tragico epilogo che aveva avuto la loro storia.

- Non posso cancellare il passato, ma cambiare il futuro, sì - disse infine, alzandosi.

Chigusa lo guardò stupita, il tono con cui aveva proferito quella frase era pieno di rammarico e di dolorosa consapevolezza. Signor Masumi… a cosa sta rinunciando?

Si alzò accompagnandolo al fusoma, fuori c’era Genzo in attesa. L’aria fresca della sera invase la stanza e il rumore ritmico della fontana si fece più nitido. Si voltò un istante a guardare i due contratti.

- Perché mi ha portato due copie? - gli chiese sulla porta, appoggiando una mano alla sottile parete. Masumi si girò a guardarla con un sorriso lieve.

- Non so esattamente cosa voglia fare, signora Tsukikage. Le due rappresentazioni sono state ottime, potrebbe anche sceglierle entrambe -

- Ma lei ha già scelto la sua vincitrice - lo stuzzicò con un sorriso carico d’ironia.

- Il mio scopo è ottenere quei diritti - rivelò serenamente - Quale delle due attrici interpreti Akoya non ha importanza, sarebbe comunque un successo. Sono state eccellenti, non trova anche lei, signora Tsukikage? - la interrogò blandamente, in realtà non gli interessava la risposta, avrebbe comunque fatto la sua scelta la sera seguente.

- Maya è venuta a trovarmi, qualche giorno fa - gli disse infatti, glissando la sua domanda, e Masumi si fermò, girandosi di nuovo - L’ho trovata cambiata, non trova anche lei? - chiese rigirandogli la stessa identica frase con la stessa inflessione della voce. Lui alzò un sopracciglio e la sua pausa fu troppo lunga per fraintenderla.

- Sì, è cambiata - ammise - A domani, signora Tsukikage - la salutò, seguendo poi Genzo nel portico esterno fino all’uscita.

La signora in nero incrociò le braccia al petto e sorrise in modo enigmatico.

Chissà se riuscirò a vedere la fine di questa storia…



Il silenzio del suo studio gli permise di rilassarsi quanto bastava ad affrontare suo padre. Finalmente avrebbe reciso ogni legame con lui, compreso quell’inutile fidanzamento. L’indomani sera avrebbe dovuto presentarsi con Shiori Takamiya alla sera di gala dell’Associazione Nazionale, ormai era cosa decisa da tempo, ma sarebbe stata l’ultima volta.

Mentre rigirava fra le mani il brandy che si era versato, si rese conto di essere elettrizzato all’idea di comunicarglielo. Immaginava la sua reazione: l’espressione imbalsamata, i pugni stretti, la rabbia che gli montava dentro, ma che non avrebbe mai reso visibile, soprattutto a lui. Finì il liquore, prese i documenti ordinatamente raccolti sulla scrivania e raggiunse l’ampia biblioteca dove suo padre era solito trascorrere un paio d’ore dopo la cena. La porta scricchiolò appena, ma dentro era buio. Aggrottò la fronte interdetto e si diresse al suo studio. Fuori, Sujimoto era seduto sul divanetto e scattò in piedi appena lo vide arrivare.

- Buonasera, signor Hayami - lo salutò con un lieve inchino il collaboratore di suo padre.

- Buonasera, Sujimoto, mio padre è qui? - chiese indicando lo studio e l’uomo annuì. Masumi aprì la porta ed entrò. Si sarebbe aspettato di tutto tranne vedere suo padre davanti alla televisione che riproduceva la Dea Scarlatta di Maya. Sul tavolino accanto alla sua sedia a rotelle c’erano sparsi molti CD con indicati i nomi degli spettacoli a cui Maya aveva partecipato. Masumi fece allibito qualche passo avanti, tenendo lo sguardo sullo schermo, finché la voce di Eisuke incrinò la magia dell’interpretazione di Maya.

- Davvero una ragazza fuori dal comune - mormorò assorto - Ma è inutile che te lo faccia notare, vero, Masumi? - lo interrogò voltandosi - Tu l’avevi capito molti anni fa che quella luce ardente nei suoi occhi era una fiamma accesa di passione per il teatro! - e scoppiò a ridere.

Masumi avvertì un terrificante brivido freddo: lo sguardo di suo padre era brillante, febbrile, l’espressione tirata e il tono della voce quasi stridulo. Tossì violentemente, Sujimoto entrò, ma lui lo cacciò via.

- Padre… - non era la prima volta che lo vedeva in quelle condizioni. Nascose subito il fazzoletto con cui si era asciugato la bocca, ma lui era certo di aver visto del sangue sul tessuto bianco e quella fugace visione, incredibilmente, lo terrorizzò. Sujimoto era rimasto immobile e Masumi gli fece un cenno con la mano per congedarlo.

Sta morendo...

- Non pensare di mettermi sotto terra tanto presto, Masumi! - gracchiò in modo inquietante - Prima farò in modo che la Daito Art e il tuo futuro siano assicurati! - e rise di nuovo. Vide il figlio avvicinarsi al mobile dei liquori, versare dell’acqua per lui e dello scotch per sé.

Gli porse il bicchiere, che il genitore accettò e vuotò, e si sedette sul bracciolo del divano. Non aveva intenzione di trattenersi molto, il giorno seguente sarebbe stato molto impegnativo.

- Ti sei preoccupato sempre troppo per la Daito Art - gli fece notare pungente - L’azienda è sana ed è la più importante in Giappone nel suo settore -

- Grazie alla mia costanza e all’educazione che ti ho impartito, Masumi! Non dimenticarlo! - ringhiò il genitore picchiando i pugni sui braccioli della sedia a rotelle. Sullo schermo, la figura eterea di Akoya che raccoglieva erbe sul fiume era bloccata dal fermo immagine. Masumi la guardò rendendosi conto di quanto perdesse in termini di emozione, rispetto alla realtà.

Il teatro non è come il cinema, non puoi metterlo su pellicola… gli attori esprimono il meglio sul lungo termine, scene che durano ore, non brevi, interrotte dal ciak e ripetute infinite volte finché riescono… il teatro genera emozione e va visto dalla poltrona…

- Vedi solo lei, adesso - ridacchiò Eisuke, fissandolo freddamente. Masumi spostò lo sguardo su di lui e gli sorrise.

- Mettere sotto contratto un’attrice come Maya Kitajima porterebbe enormi proventi alla Daito Art Production - replicò in modo neutro.

- Ci hai provato, ma lei alla fine ti fece strappare il contratto! - rise di nuovo di gusto - Neanche tu riesci a tenerle testa! -

Masumi corrugò la fronte, non riusciva a capire il comportamento di suo padre. Decise di mettere fine a quella chiacchierata inutile e irritante, e appoggiò il documento che aveva ancora in mano sul tavolino pieno di CD. Sembra ossessionato da lei… come lo è stato con la signora Tsukikage… Se Maya dovesse essere scelta e firmare quel contratto, sarà al sicuro anche da lui… non farà la fine della signora…

- Cos’è? - gli chiese burbero il genitore.

- Rinuncio al tuo nome, padre - gli rivelò guardandolo intensamente, per niente al mondo si sarebbe perduto i seguenti venti secondi. Eisuke rimase immobile, gli occhi acquosi in quelli cristallini del figlio. Non è mio figlio… è il figlio di una cameriera! Io l’ho solo addestrato credendo che così divenisse il mio erede… ma qualcosa lo ha cambiato…

Non degnò il documento neanche di uno sguardo e giocò la carta che in quel momento con lui avrebbe funzionato.

Pianse. Di rabbia, ma si sa, le lacrime sono lacrime, e fanno sempre effetto. Il suo piano si sarebbe concluso la sera seguente: l’ammiratore delle rose scarlatte sarebbe svanito, e proprio per volere di Maya Kitajima, la Daito Art Production avrebbe avuto la sua fusione e allo stesso tempo i diritti della “Dea Scarlatta”. Ma suo figlio doveva essere un Hayami a tutti gli effetti.

Masumi si alzò lentamente in piedi, gli occhi spalancati: mai lo aveva visto piangere, neppure una volta.

- Padre… - sussurrò stupito, incredulo di fronte a quella scena così anomala.

- Aspetta fino a domani sera, poi farai la tua scelta - gli disse ricomponendosi - Ti prego - aggiunse mantenendo lo sguardo arrossato su di lui e stringendo con forza i braccioli della sedia. Masumi lo fissò, la mente inondata di ricordi, della sua voce sempre dura e aspra che lo aveva educato negli anni, così diversa da quella supplicante e roca di quel momento.

- Va bene, padre, aspetterò - annuì riprendendo il documento.

- Domani sera verrai con Shiori Takamiya? - si informò, ma tutto lo screzio era sparito dalla sua voce.

Come saremmo stati diversi, padre, se avessimo parlato sempre così, invece che come generale e soldato?

- Sì - confermò lui, dirigendosi verso la porta. Uscì e si appoggiò al legno, ignorando lo sguardo, preoccupato prima e curioso poi, di Sujimoto.

Padre… devo fidarmi davvero? Cosa stai architettando?

Si incamminò lungo il corridoio ed estrasse il cellulare fissando lo schermo scuro. Lo toccò appena e si illuminò, premette l’icona e chiamò Hijiri. Essere all’oscuro dei fatti lo angosciava oltre ogni misura e sapere che anche lei sarebbe stata coinvolta, quando per anni aveva provato a tenerla lontana da qualsiasi problema, aumentava la sua inquietudine.

Hijiri non rispose, si fermò in mezzo al corridoio e osservò lo schermo luminoso.

Chissà cosa starà facendo…



Un vento freddo spazzava i quartieri di Yokohama, foriero dell’inverno ormai vicino. Le foglie degli aceri si rincorrevano in una danza senza fine e un gracchìo isolato di un corvo gli fece sollevare gli occhi al cielo.

Aveva lasciato vibrare il cellulare, quella sera non era lì per ordine di nessuno e non voleva sentire nessuno. Tornò con lo sguardo sulla finestra e la sua attesa venne ricompensata. La tenda della finestra della cucina venne scostata e il volto di Maya fece capolino dietro al vetro. Immediatamente lei sollevò lo sguardo al cielo e la sua espressione delusa gli fece capire che cercava le stelle.

La notte era nuvolosa, il firmamento quella sera era celato a occhi umani. Hijiri si chiuse nel soprabito che non riuscì ad arginare il freddo che gli gelava le ossa.

Mi dispiace… è necessario e spero che capirai… tutto ciò che mi interessa è non vedervi soffrire… anche se questo significa rinunciare a te per sempre…

Maya lasciò andare la tenda e lui si infilò le mani in tasca, distolse lo sguardo con un peso che gli gravava sul cuore e si allontanò nel buio.



Kuronuma aveva trascorso tutta la giornata a riordinare il suo ufficio nei Kid Studio. Avrebbe potuto rimanere a casa, trascorrere del tempo con sua moglie, invece era andato lì. Quando la segretaria l’aveva visto arrivare si era meravigliata, nessuno dei suoi attori era presente anche se c’erano compagnie minori che stavano provando. La grande sala che avevano utilizzato in quei mesi era deserta e silenziosa. Aveva perso tempo rimettendo a posto alcuni attrezzi, raccogliendo cartacce, spostando sedie. Voleva solo tenersi occupato dopo l’adrenalina del giorno precedente. Aveva riflettuto a lungo sulle due interpretazioni, indubbiamente diverse, che però avevano attirato il pubblico. Sicuramente aveva preferito Sakurakoji ad Akame, non perché l’avesse diretto lui, ma perché era stata lampante la maggiore dedizione del giovane attore e la profondità con cui aveva scavato nel carattere dello scultore. Aveva addirittura passato del tempo a casa di un maestro, doveva pur valere qualcosa!

La nonna di Akoya diretta da Onodera era stata incisiva, più dell’attrice che aveva diretto lui, ma era sicuro che il merito non sarebbe stato da attribuire al regista, ma alla bravura indiscussa dell’attrice.

Dei due Generali, aveva preferito il suo Terufusa e il Kusunoki di Onodera, mentre gli acrobati, sicuramente quelli di Onodera. Aveva saputo che erano stati circensi per davvero, le loro qualità atletiche erano innegabili e la recitazione davvero eccellente.

Ayumi o Maya…?

Da quando le due rappresentazioni erano finite si era posto quella domanda. Il suo cuore gli diceva Maya Kitajima. Dirigerla era stato come dipingere una tela bianca, ma il colore non l’aveva messo solo lui, lei a sua volta ci aveva messo delle pennellate personali. Era una vera sfida lavorare con lei, le sue trovate erano geniali, manna per un regista ambizioso. Eppure, dopo aver visto l’interpretazione di Ayumi Himekawa era rimasto colpito sia dal suo modo di muoversi che dalla sua recitazione. C’era qualcosa di davvero anomalo in lei, quella sensazione non riusciva ad abbandonarlo neanche in quel momento.

Osservò la piastra fumante dove i suoi calamari stufavano e si deliziò del profumo. Domani sera a quest’ora saprò che ne sarà della mia vita da ora in avanti… Se non dovessi essere scelto, mi piacerebbe partecipare ad un nuovo progetto, magari con la compagnia Unicorno, mi piacciono quei ragazzi… giovani, intraprendenti, atletici! E se Kitajima non venisse scelta… anche se la signora sarebbe folle a non farlo… se lei non venisse scelta, mi piacerebbe dirigerla di nuovo… chissà se accetterebbe di lavorare ancora con me…

La tristezza ebbe il sopravvento e svuotò tutto il bicchierino di sake. Onodera era un regista conosciuto e stimato, lui invece era reputato un ribelle, ingestibile uomo scontroso, le compagnie non lo ingaggiavano, i teatri lo fuggivano. Ma a lui non era mai interessato il teatro classico, preferiva scoprire nuovi orizzonti e nuovi attori, come aveva fatto con Maya Kitajima e “Lande dimenticate”. Poter mettere in scena quel progetto aveva cambiato la sua vita e, ora che ci pensava, anche quella della sua prima attrice. Ricordava perfettamente le difficoltà che aveva incontrato finché l’ammiratore di Maya aveva fatto ristrutturare la sala Ugetsu.

All’epoca non sapevo chi fosse… ora è tutto chiaro…

- Speravo di trovarla qui - la voce maschile alle sue spalle lo fece riscuotere.

- Oh! Signor Hayami! Stavo pensando giusto a lei! - lo accolse Kuronuma scoppiando a ridere. Masumi si bloccò con la mano sulla tendina scostata del banco e inarcò un sopracciglio.

- A me? - gli chiese sedendosi. Kuronuma lo guardò riprendendosi e fece un gesto di noncuranza con la mano.

- Bah! Lasci perdere… - e tornò al suo sake. Masumi ne ordinò anche per sé e lo bevve subito. Il regista lo guardò perplesso e borbottò qualcosa di incomprensibile.

- Non dovrebbe essere a festeggiare? - chiese girandosi verso Kuronuma.

- Festeggiare? - domandò di rimando - Non sarò certo io ad essere scelto come regista - sentenziò scolando un altro bicchiere.

- Perché lo pensa? La sua rappresentazione è stata davvero incredibile, non credo di aver mai incontrato un regista come lei - gli confidò con un sorriso accennato.

Kuronuma lo fissò sbalordito: non era certo dal Presidente della Daito profondersi in elogi verso un regista.

- Mi sta prendendo in giro? - borbottò alzando un sopracciglio.

- Le sembro un uomo in vena di scherzi? - replicò Masumi fissandolo intensamente. Da quando aveva visto il suo “Lande dimenticate” aveva capito che tipo di persona fosse Ryuzo Kuronuma.

- Sinceramente, signor Hayami, fino a qualche tempo fa lei non mi sembrava neanche un uomo capace di ridere - gli rispose schiettamente il regista addentando un calamaro - Quindi ora mi aspetto che lei possa anche scherzare -

Masumi lo guardò interdetto, come per Maya, non sembrava intimorirlo affatto. Non osava immaginarli mentre discutevano sul palco.

- Le andrebbe di lavorare per me? - gli chiese a bruciapelo, in fondo aveva sperato di trovarlo lì proprio per quel motivo. Kuronuma spalancò gradualmente gli occhi, sinceramente stupito.

- Lavorare per la Daito Art Production? - mormorò smettendo di masticare.

- No, non per la Daito, per me - puntualizzò - Lei non mi sembra regista da legarsi con un contratto vincolante, dà il meglio di sé quando viene lasciato libero di agire, o mi sbaglio? -

Kuronuma lo fissò ancora più meravigliato, in una semplice frase aveva sintetizzato tutti i suoi desideri.

- Una compagnia indipendente… con lei? - sussurrò pulendosi la bocca e ingoiando il calamaro. Il suo cervello cercò di calcolare cosa potesse celare una proposta del genere, quali i vantaggi e quali gli svantaggi, ma soprattutto cercò di capire cosa stava cercando di fare quell’uomo. Eppure sembra sincero… e poi perché mentirmi? È stato lui a farmi la proposta…

- Potrò decidere le sceneggiature? - domandò con voce dubbiosa e assottigliando gli occhi. Masumi annuì.

- I teatri? - chiese facendosi più vicino. L’altro annuì di nuovo con un sorriso.

- Gli attori? - incalzò finendo faccia a faccia con lui. Le compagnie imponevano sempre i loro attori e un regista poteva decidere ben poco in merito.

- Avrà carta bianca - gli promise Masumi rimanendo immobile. Kuronuma lo fissò intensamente, e gli chiese quell’ultima cosa a cui teneva particolarmente.

- Anche se scegliessi Maya Kitajima? - vide un lampo inquieto attraversare i suoi occhi azzurri che tornarono immediatamente sereni.

- Sì - confermò, ricambiando lo sguardo sincero.

Kuronuma lo afferrò per le spalle e lo scosse con vigore cogliendolo di sorpresa.

- Allora, affare fatto, signor Hayami! - esultò sancendo il patto - Se domani sera dovessi vincere la poltrona di regia della “Dea Scarlatta” sarò proprietà dell’Associazione Nazionale fino a febbraio, altrimenti potremo cominciare subito! - e continuò a scuoterlo mentre un’emozione nuova gli riempiva il cuore. A questo punto non so neanche se preferisco la Dea Scarlatta o questa nuova idea… se mi lascia davvero fare… io… io…

Lo lasciò d’improvviso come lo aveva afferrato e lo fissò con espressione gioviale.

- Ci vedremo domani sera, al gran gala? - gli chiese, conoscendo già la risposta.

- Sì - confermò lui - E mi raccomando, non si faccia comprare da altri, lei ed io abbiamo un contratto -

Kuronuma corrugò la fronte offeso e Masumi scoppiò a ridere.

- Stavo scherzando! - lo rassicurò, e il regista mutò espressione in una buffa e meravigliata.

Masumi si alzò e sollevò la tendina della bancarella, incamminandosi verso la macchina.

Chissà quali sono i suoi piani… una compagnia indipendente dalla Daito Art… cosa ne dirà suo padre?


   
 
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