十五歳
Infine, aprile era
arrivato più in fretta del dovuto e, con lui, arrivarono anche delle
nuove amicizie – o meglio, inimicizie – per il piccolo Kouyou che
non era certo di essere in grado d'affrontare un nuovo anno
scolastico. Beh, se non altro aveva scelto la stessa scuola alla
quale anche Akira si era iscritto e, ironia della sorte, se l'era
pure ritrovato in classe. Ormai avevano entrambi quindici anni, erano
cambiati parecchio nel giro di un anno. Kouyou era diventato il più
alto dei due, seppur Akira rimase comunque il più mascolino. Anche i
loro interessi avevano cominciato a cambiare col passare del tempo;
il primo aveva approfittato delle settimane di vacanza per cominciare
ad avvicinarsi al visual-kei, mentre il secondo iniziò a sviluppare
una certa passione per auto, moto e motori in generale. Nonostante
tutto, giocavano ancora a calcio nella stessa squadra ed erano più
amici che mai. Si sarebbero potuti paragonare ad una coppia di
inseparabili dal tanto non riuscivano a stare l'uno senza l'altro.
Ed eccoli ora
camminare l'uno al fianco all'altro con le nuove uniforme scolastiche
addosso e lo zaino in spalla. Akira si guardava intorno con fare
spensierato, sorridendo di tanto in tanto nel vedere tutti quei
ragazzi che si recavano come loro verso l'istituto secondario
esclusivamente maschile a cui si erano entrambi iscritti.
«Incredibile, sono tornato ancora primino...» sbuffò incredulo
Suzuki, sfoggiando i suoi capelli tinti di biondo. Se non altro non
andava contro le regole dell'istituto. Kouyou se l'era letto
attentamente un paio di volte prima di decidere di forarsi i lobi ma,
seppur avesse infranto una delle regole, s'era fatto crescere i
capelli pur di non rinunciare a quei piercing. Difatti, ora i suoi
capelli appena mossi gli arrivavano alle spalle ed erano di un bel
castano scuro, curati e splendenti.
«Intanto sono certo
che riuscirai a farti valere... anzi, credo ci siano già strane voci
sul tuo conto, vista la condotta che avevi gli anni passati
nell'altro istituto.» ghignò Kouyou, cercando di non farsi prendere
dal panico quando i suoi occhi scrutarono il cortile principale
dell'istituto. Inspirò profondamente, dicendosi che non aveva nulla
da temere. Non finché Akira era al suo fianco. Si voltò verso di
lui, sorridendo. Ora che ci pensava, non gli aveva ancora parlato dei
piercing ai lobi. «Hey, Akira... sai perché ieri non sono venuto
all'allenamento?» gli chiese per stimolare la sua curiosità,
gongolando fra sé e sé.
«Non avevi delle
commissioni da fare con tua madre?» domandò ingenuamente Akira,
osservando con quanta grazia Kouyou si sistemò una ciocca di capelli
dietro all'orecchio. A quel punto, vide qualcosa brillare sotto il
caldo sole primaverile. Si fermò in mezzo alla strada con la bocca
aperta, non credendo ai suoi occhi. «Principessina, ti sei forato i
lobi?!» esclamò incredulo, prima di trovarsi l'indice di Kouyou
premuto sulle labbra.
«Se lo scopre
qualcuno sarò costretto a toglierli!» ricordò quest'ultimo
all'amico, facendogli cenno di tenere la bocca chiusa e di far finta
di nulla. Così torno a coprirsi le orecchie grazie ai capelli
lunghi, lasciandoli ricadere delicatamente sulle spalle. «Sarà il
nostro piccolo segreto, ok?» disse poi, guardandolo dritto negli
occhi per vedere fino a che punto sarebbe stato sincero.
Il biondo si lasciò
andare ad una leggera risata, pattando Kouyou sulla testolina prima
di riprendere il passo verso il cortile dell'istituto. «Sai che non
ferirei mai la mia principessina... certo che manterrò il segreto,
per chi mi hai preso? Dopotutto, non è certo l'unico...» sussurrò
infine, lanciando una frecciatina così diretta che l'altro la colse
subito, diventando rosso come un gamberetto ben cotto.
«S-sì... a-acqua
in bocca per tutto, o-ok?» balbettò Kouyou imbarazzatissimo,
cogliendo subito ciò a cui Akira alluse. Era successo qualche giorno
prima a casa sua. Gli stava mostrando fieramente la chitarra acustica
che era riuscito a comprarsi coi propri risparmi e, non seppe né
come né perché, si erano baciati. O meglio, Akira l'aveva baciato.
Ed ebbe pure una scusa per farlo, a quanto detto. “Se sei la mia
principessa, avrò pur il diritto di baciarti, no?” aveva detto col
suo solito fare arrogante ma allo stesso tempo dolce, mentre gli
carezzava una guancia. A quel ricordo, ancora così vivido e intenso,
le gambe di Kouyou diventarono come di gelatina e gli divenne
piuttosto difficoltoso anche solo respirare o pensare lucidamente.
Era incredibile l'effetto che l'amico gli aveva fatto. Anche se non
sapeva ancora il vero motivo che si nascondeva dietro a quel gesto.
Akira, ovviamente,
vista l'assenza temporanea del ragazzo che camminava al proprio
fianco, non ci mise molto ad indovinare ciò che stava pensando in
quel momento. «Kou, ci stai ancora facendo la testa su quel bacio?»
«Shhh! Prima che
qualcuno senta!»
«Chi vuoi che ci
senta qui? Non ci conosce ancora nessuno, siamo solo dei
novellini...»
«A giudicare da
certi sguardi, sembra che qualcuno ti conosca fin troppo bene...»
«Saranno i soliti
bulletti, ma non mi spaventano. Gli farò vedere presto chi sarà qui
a comandare.»
In effetti, i due si
sentirono parecchi occhi incollati alla schiena. Kouyou tenne la
testa abbassata, sperando di non farsi notare, ma cominciava già a
sentirsi le dita puntate addosso e le risa esagerate dei vari ragazzi
che affollavano il cortile. Ogni volta la stessa storia... pazienza,
ci avrebbe fatto l'abitudine. Succedeva sempre così, del resto.
Sospirò rassegnato, serrando le labbra per cercare di nascondere
alla meno peggio.
Akira, essendosi già
accorto del disagio provato dall'amico, lanciò sguardi di sfida ad
un gruppo di ragazzi che sembrava essere parecchio influente, a
giudicare a tutte le persone che li circondavano. Posò una mano
sulla spalla di Kouyou, pattandolo un paio di volte per cercare di
fargli coraggio. «Sono delle merde se anche solo pensano di
sfotterti per le tue labbra.» ringhiò a voce alta di proposito,
sperando di essere ascoltato anche dai diretti interessanti. A
giudicare dai loro grugniti infastiditi, il messaggio doveva essergli
arrivato forte e chiaro. Era rincuorante sapere d'essersi fatto dei
nemici ancor prima di iniziare le lezioni del primo giorno del primo
anno.
«Akira, sai che
quelli ti faranno del male... saranno almeno del terzo anno.»
mormorò Kouyou preoccupatissimo per l'amico, cercando di trattenerlo
per un braccio. Mancavano circa cinque minuti al suono della
campanella e gli studenti del primo anno, Kouyou e Akira compresi, si
sarebbero dovuti dirigere in palestra per il discorso iniziale da
parte del preside. Se solo Kouyou non l'avesse trattenuto con tutta
la forza che aveva in corpo, probabilmente Akira si sarebbe imboscato
da qualche parte in attesa dell'inizio delle lezioni solo per poter
fare a botte con quel gruppo di ragazzi decisamente più grandi e
grossi di lui.
«Non mi interessa,
Kouyou.» sibilò freddamente il biondo, distogliendo poi lo sguardo
da quel gruppo di bulli per tornare a posarlo su quello dell'amico,
sfiorandogli volontariamente una ciocca di capelli lunghi e morbidi.
«Nessuno ha il permesso di prenderti in giro, specialmente per le
tue labbra.» disse seriamente, guardandolo dritto negli occhi color
cioccolato che ora si erano fatti lucidi e profondi, forse
dall'emozione, forse dal timore che Akira si sarebbe certamente fatto
picchiare di nuovo.
«Akira, devi
smetterla di farti picchiare per colpa mia... non voglio che tu
facciano del male.» pigolò Kouyou con voce tremante, cercando
inutilmente di distogliere gli occhi da quelli del ragazzo che, come
dei magneti, lo attiravano contro la sua volontà. «Vorrei tanto
sapere perché lo fai...? A che pro?» mugolò ancora, trattenendo
malamente un singhiozzo ma riuscendo a reprimere le lacrime che gli
si fermarono agli angoli degli occhi.
«Lo faccio perché
ti voglio bene, no?» rispose Akira come se fosse un qualcosa di
ovvio. «E poi nessuno deve anche solo osare prenderti in giro per le
labbra che hai, ok? Sono bellissime, sono morbide e... non sai quante
volte le bacerei ancora.» confessò poi sottovoce, carezzando
fugacemente la guancia di Kouyou.
Inutile
dire che, arrivato a quel punto, Kouyou non capì più nulla. Rimase
stordito da quelle parole appena sussurrate, sentendosi tremare le
gambe. Dovette aggrapparsi al braccio del biondo per non toccare il
suolo con le ginocchia. Non ne era sicuro, ma... s'era forse preso
una cotta per lui? No, quella cosa della cotta era già troppo
vecchia per essere ancora credibile, era da mesi che aveva una cotta
per Akira. E se fosse invece qualcosa di più? Si era forse...
innamorato di lui? Che scemenza! Innamorarsi del suo migliore amico!
Innamorarsi di... un altro ragazzo!
Kouyou cercò di
ricomporsi, tornando con la schiena dritta e il mento alto. Non
poteva essersi innamorato di Akira. Erano solo buoni amici, tutto
qua. E, in fin dei conti, si è sempre un po' innamorati del proprio
migliore amico, anche se era un altro ragazzo. Altrimenti non si
sarebbe mai spiegato le sue dolci parole e quel suo bacio rubato
giorni prima. Maledicendosi mentalmente per anche solo farsi quel
genere di pensieri, scosse la testa e si disse che era solo un
momento, che presto sarebbe passato tutto. Avevano solo quindici
anni, come potevano anche solo credere di sapere cosa volesse dire
innamorarsi o provare amore nei confronti di qualcuno? Quella era
solo amicizia, una buona amicizia, e quella che provava Kouyou nei
confronti dell'amico non era altro che una cotta tremenda. Chissà se
anche l'altro provava qualcosa del genere nei suoi confronti...
I due furono
riportati nella realtà grazie al trillo acuto della campanella a cui
seguì l'apertura dell'ingresso principale. Subito, degli addetti
furono incaricati di richiamare e raggruppare gli alunni del primo
anno in un angolo appartato del cortile per permettere agli studenti
iscritti agli anni successivi di raggiungere in fretta le aule. Così,
quando tutti furono entrati, i novellini furono scortati fino in
palestra, simili ad un gregge in cui non si capiva niente e in cui
tutti si spintonavano.
Seppur fosse alto,
Kouyou fece fatica a trovare Akira in mezzo a quella folla. Vide
qualche testa bionda, ma nessuna di esse era quella dell'amico.
Quando arrivò in palestra, prima di mettersi a sedere sul parquet
tirato a lucido, si guardò intorno ancora una volta, non riuscendo
in alcun modo a trovare il biondo. Rassegnato, sospirò
profondamente, cercando almeno di mettersi l'anima in pace ed
ascoltare il discorso del preside che era appena iniziato.
In un momento di
particolare noia, si infilò le mani in tasca dei pantaloni,
trovandoci qualcosa. Tirandosi fuori le mani di tasca, si trovò un
bigliettino nel palmo. Lo aprì e la prima cosa che vide fu la
scrittura disordinata e frettolosa di Akira.
Vado a far due
chiacchiere coi tipetti che abbiamo visto oggi. Scusa se ti lascio
solo, principessa. Tienimi un banco vicino al tuo in classe, in caso
tardassi.
- Aki
Kouyou sbuffò
sonoramente, sentendosi veramente preoccupato per Akira. Chissà
cos'avrebbe mai potuto dire a quei ragazzi... sperava solo che non lo
prendessero troppo sul serio, altrimenti si sarebbe dovuto passare il
primo giorno in infermeria. Pazienza, se l'era cercata, non era affar
suo. Doveva smetterla di pensare solo ed unicamente ad Akira quando
non riusciva nemmeno a difendere se stesso. Però... però era così
difficile non pensare a lui. Kouyou provò una rabbia così forte
contro se stesso che sferrò un pugno sul pavimento in legno della
palestra, facendo sussultare il ragazzo che gli sedeva accanto. Lo
guardò dritto negli occhi, aggrottando le sopracciglia e tendendo le
labbra in una smorfia seccata e arrabbiata, così cattiva da far
deglutire quel povero ragazzino, costringendolo a distogliere lo
sguardo. Perché non si comportava sempre così? Perché riusciva a
diventare così cattivo e mascolino solo quando Akira non era nei
paraggi? Si sentiva un disastro. Chiudendo gli occhi, si prese le
ginocchia fra le braccia e vi poggiò la fronte, ascoltando
distrattamente il discorso del preside che andava avanti già da un
pezzo.
Non fumare qua, non
tenere i capelli così, non dire questo, non fare l'altro... sempre
le stesse parole, sempre le stesse regole. Kouyou era stanco marcio
di doversi comportare secondo delle regole, eppure finiva sempre col
seguirle alla regola. Se solo avesse avuto il coraggio di infrangerle
come faceva Akira... magari sarebbe stato in grado di mostrargli
quanto veramente valeva. Un anno prima si preoccupava perché non gli
erano ancora spuntati i primi peli e perché il suo fisico era ancora
quello di un bambino, e ora che si era finalmente sviluppato ancora
vedeva Akira come un amico, ma anche come un avversario. Se non aveva
il suo carattere forte e la sua determinazione, era inutile voler
diventare come lui.
«'fanculo...»
sibilò a denti stretti, sempre tenendo la fronte poggiata alle
ginocchia.
«Regola numero 1:
niente parolacce all'interno dell'istituto. Principessa, mi
deludi...»
Kouyou sobbalzò,
voltandosi immediatamente alla propria sinistra. Akira era lì,
seduto accanto a lui, i capelli scompigliati e il colletto
dell'uniforme tutto stropicciato. Per il resto, non sembrava aver
nulla di grave, se non qualche livido sulle mani e le nocche
spellate. Ora che lo guardava meglio, aveva anche una piccola botta
sullo zigomo, ma non si vedeva molto. «Sei il solito...» sbuffò
Kouyou senza speranza, per poi unirsi agli applausi che si levarono
dalla palestra in conclusione al discorso d'apertura.
«Sono stato bravo,
vero? Guarda, neanche un graffietto...» si vantò Akira tutto
orgoglioso, mostrando il volto privo di botte, se non per il piccolo
livido all'altezza dello zigomo. Così, prendendo la mano di Kouyou,
si alzò e lo aiutò a sua volta ad alzarsi, incamminandosi insieme a
lui verso il senpai del corso C che stava chiamando a raccolta tutti
gli altri ragazzi che sarebbero stati loro compagni di classe. Erano
poco più di una ventina, non molto numerosi. La maggior parte di
essi sembrava essere gente tranquilla e a modo, non avrebbero causato
problemi né ad Akira, né tantomeno a Kouyou. L'unico problema erano
gli alunni delle classi successive, ma il biondo era certo che
sarebbe riuscito a farli tacere.
Quando finalmente
l'appello fu finito e tutti risposero con un semplice “sì” o con
un timido “presente”, furono tutti portati verso la classe,
situata al primo piano, proprio di fronte ai bagni. «Sai, sono
parecchio indeciso...» pigolò ad un tratto Kouyou, stando spalla
contro spalla all'amico per non perderlo ancora di vista.
«Indeciso? Per
cosa?» chiese perplesso Akira, non capendo di cosa stesse parlando
l'altro.
«Mi iscrivo al club
di musica o a quello di calcio?»
«Principessina, le
iscrizioni sono terminate due giorni fa, prima dell'inizio della
scuola.»
«C-cosa?! E come
faccio adesso...?»
«Niente paura, il
tuo principe ha pensato a tutto!»
«... eh?»
«Ti ho iscritto al
club di go, visto che sei una
schiappa.»
«No, Aki...!»
«Tsk, e ci credi
pure? Principessa ingenua! Ti ho iscritto al club di calcio
ovviamente, non potrei mai giocare senza di te e i tuoi passaggi
degni di una papera.»
Kouyou trasse un
sospiro di sollievo e Akira si guadagnò solamente un pugno sulla
spalla. Se non altro s'era salvato dal club di go
o da quello di calligrafia. Gli sarebbe piaciuto tantissimo poter
frequentare il corso di musica per imparare meglio a suonare la
chitarra, ma a quanto pare il signorino Suzuki aveva scelto per lui.
Pazienza, avrebbe potuto suonare a casa con tutta calma, guardando
qualche video o seguendo qualche manuale. Giocare a calcio non gli
avrebbe fatto altro che bene, si sarebbe potenziato i muscoli delle
gambe e gli addominali, se non altro.
Come deciso, si
sedettero l'uno di fianco all'altro, nell'ultima fila di banchi.
Anche se erano tutti separati, l'aula era talmente piccola che erano
comunque schiacciati come sardine. Ad Akira era andata ancora di
lusso: grazie a quella misera distanza che c'era tra di loro, Kouyou
avrebbe potuto comodamente passargli le risposte per le verifiche per
cui non avrebbe mai e poi mai studiato.
Si
alzarono quando entrò il professore di giapponese e tornarono poi a
sedersi, cercando di seguire il suo discorso per capire cos'avrebbero
affrontato durante l'anno scolastico. Tra una parola e l'altra,
Kouyou si perse un po' e, nel momento in cui abbassò lo sguardo sul
banco, vide un piccolo cioccolatino ripieno. Arrossì appena,
voltandosi verso Akira che sembrava essere voltato da chissà quanto
tempo a contemplare i suoi profilo. Sospirò e sussurrò un “grazie”
a fior di labbra. Quel Suzuki... cosa voleva da lui? Mise il
cioccolatino nell'astuccio e, piegandosi furtivamente ad aprire la
tasca dello zaino, prese la banana che s'era portato per la pausa.
Attese che il professore si distraesse per poi metterla sul banco di
Akira che, confuso, alzò lo sguardo in cerca di risposte da parte
sua. “Scimmia che non sei altro” gli sussurrò a fil di voce
Kouyou che, con un sorrisetto soddisfatto e vittorioso, osservò il
biondo nascondere la banana sotto il banco con aria imbarazzata.
Forse quella volta la principessa era riuscita a vincere. Un piccolo
passo per un grande traguardo. Sperava solamente che Akira non
gliel'avrebbe fatta pagare, altrimenti si sarebbe dovuto seriamente
preoccupare, conoscendo il soggetto. Ma poco importava. Qualunque
cosa tramasse, non avrebbe mai potuto fargli del male. Perché Kouyou
era la sua
principessina e aveva promesso che l'avrebbe difesa da chiunque, se
stesso compreso.
***
«Vai piano, Kou!
Brucia da morire!»
«Idiota, se non
stai fermo ti credo che ti fa male! Mordi il cuscino e cerca di star
calmo, altrimenti stiamo qua tutto il giorno.»
Come volevasi
dimostrare, a fine lezione il gruppo di bulli era andato a sistemare
i conti con quel novellino tanto insolente e testardo. Non era
difficile immaginarsi come sarebbe andata a finire, almeno non per
Kouyou. Uno contro cinque, oltre a non essere leale, era un'impresa
assurda. Solo una testa calda come Akira poteva cacciarsi in un guaio
del genere. Eppure, pur sapendo che non ne sarebbe affatto uscito da
vincitore, ci aveva provato allo stesso. Per Kouyou. Per tutte le
cattiverie che quelle cinque teste vuote avevano detto su di lui.
Alle parole “Mi
immagino che lavoretti da favola potrebbe fare con quelle labbra...”,
Akira non era riuscito a trattenersi oltre e aveva sferrato il primo
cazzotto a quello che sembrava essere il leader del gruppo, un tizio
non troppo alto ma robusto con un taglio all'occidentale e
un'orribile voglia sotto l'occhio sinistro. Ovviamente, come di
riflesso, gli altri quattro gli si erano buttati addosso, fermandolo
contro il suolo polveroso del cortile secondario, situato sul retro
vicino ai campi sportivi, per poi riempirlo di calci e di botte,
lasciandolo in uno stato pietoso, con l'uniforme lercia e un labbro
spaccato. Oltre a quello, Kouyou stava ora facendo i conti con tutte
le sbocciature e il naso che continuava a sanguinare. Se non fosse
stato per il senpai del corso D che la mattina stessa li aveva
accompagnati nella loro aula e che dopo le lezioni aveva fatto
allontanare i bulli, forse Akira si sarebbe dovuto fare un bel
viaggio al pronto soccorso. Per fortuna era finito tutto bene, almeno
in un certo senso. Le ferite non erano tanto gravi – o almeno, non
erano nulla che Kouyou non potesse curare con della semplice acqua
ossigenata e qualche cerotto.
Erano soli in casa
Takashima, seduti l'uno in fronte all'altro in cucina. Sul tavolo
c'era il flacone dell'acqua ossigenata, il cotone idrofilo e la
scatoletta di cartone dei cerotti con delle stampe a colori di
Doraemon, giusto per rendere il tutto meno drammatico. I genitori e
le sorelle di Kouyou erano fuori città per delle commissioni
alquanto importanti, quindi non sarebbero rientrate prima di sera.
Magari lui e Akira avrebbero cenato insieme giusto per tenersi
compagnia – non che a Kouyou dispiacesse rimaner da solo, anzi,
avrebbe anche avuto più tempo di strimpellare un po' in santa pace.
Ma gli dispiaceva tantissimo dover lasciare l'amico in quello stato
dopo esser stato preso a botte dai soliti bulli, quindi l'aveva fatto
venire a casa sua con l'intento di medicarlo alla meno peggio.
Gli aveva
disinfettato con cura tutte le ferite e le sbucciature, spalmandovi
sopra della crema cicatrizzante per evitargli ulteriori fastidi.
Dopodiché si era premurato di mettergli un cerotto sul naso che
aveva da poco smesso di sanguinare, osservandolo con un sorriso.
«Doraemon ti dona...» ghignò Kouyou soddisfatto, vedendo Akira
arrossire per la prima volta in vita sua.
Dopo essersi
assicurato d'aver finito di curarlo e disinfettarlo, riordinò tutto
ciò che aveva preso dalla cassetta del pronto soccorso che tenevano
in casa, riponendo tutto in perfetto ordine da dove l'aveva preso.
Così, tornando in cucina, trovò il biondino intento ad ispezionare
il frigorifero in cerca di qualcosa da mangiare come faceva sempre;
ormai era di casa ed anche la madre di Kouyou si divertiva un mondo
quando anche lui era insieme a loro, per non parlare delle sorelle
che lo consideravano praticamente un secondo fratellino e lo
adoravano.
Kouyou si sedette al
tavolo, vedendo Akira sedersi di fronte a sé con una merendina tra
le mani. Quest'ultimo la scartò e, affamato, ne mangiò subito un
enorme boccone, finendola dopo qualche istante con un altro morso.
«Buona...» mugolò con la bocca ancora piena, leccandosi con fare
impacciato le dita sporche di cioccolato.
«Ce ne sono altre
in frigo, non far finta di non averle viste... sai che non devi
nemmeno chiedermi il permesso di mangiarle. Anzi, prendine una anche
per me.» disse Kouyou, vedendo Akira scattare dalla sedia,
tornandosi a sedere con il pacco di merendine e un cartone di succo
di mirtillo che sicuramente solamente Kouyou beveva.
Fecero merenda e si
spostarono in salotto,sul divano, chiacchierando per un bel po'
davanti alla TV accesa finché, dopo aver raggiunto chissà quale
sorta di illuminazione, al biondo si accese una lampadina in testa.
«Kou, perché non mi fai sentire qualcosa con la chitarra?» gli
domandò ad un tratto all'amico, vedendolo sobbalzare al proprio
fianco.
«M-ma non sono
ancora capace a suonare... ho appena iniziato, Aki...» pigolò il
più piccolo con fare imbarazzato, passandosi una mano fra i capelli
lunghi. Si vergognava troppo a suonare davanti ad Akira, anche perché
faceva ancora fatica a posare tutte e quattro le dita sulla tastiera
e a premere le corde e i tasti giusti. Doveva ancora fare molta
pratica... conosceva giusto gli accordi principali e l'intro di
qualche canzone famosa, nulla di più. E ovviamente faceva ancora un
sacco di errori. Gli ci volevano almeno cinque tentativi per riuscire
a fare un giro di DO o di SOL senza sbagliare a posizionare le dita.
«Beh, mi basta
vedere quello che sai fare... sai che io non me ne intendo proprio di
musica.» borbottò ancora Akira, facendosi più vicino a Kouyou per
cercare di convincerlo.
Quest'ultimo si
allontanò un poco dall'altro, temendo il peggio. Non voleva che
Akira facesse mosse avventate... la sua vicinanza eccessiva gli
provocò un sobbalzo al cuore che cominciò a palpitare ancor più
ferocemente. Sperava con tutto se stesso che fosse solo una fase –
la tanto celebre fase della cosiddetta “tempesta ormonale” che
interessava ragazzi della loro età. Cercando di ricomporsi, schiarì
la voce che stava ancora cambiando e si scostò una ciocca di capelli
dal viso. «Non avevi detto che avresti iniziato a suonare il basso?»
domandò curioso, cambiando discorso per tentare di far distogliere
Akira dal desiderio di sentirlo strimpellare.
Il biondo parve
pensarci sopra qualche momento, grattandosi il mento liscio con le
unghie corte. «Mi piacerebbe molto, sì... devo solo convincere mia
madre, oppure trovare qualche lavoretto per riuscire a comprarmi un
basso almeno decente. Uno da principianti, insomma, niente di che.»
spiegò con un sospiro, tornando ad affondare il dorso del divano
comodissimo di casa Takashima, posando poi lo sguardo sull'amico.
«Adesso però mi fai sentire qualcosa?» domandò con un sorrisetto
angelico stampato in viso, vedendo Kouyou battersi un pugno sulla
gamba.
«Sei un testone! Ti
ho detto che non sono capace!» ribatté ancora il più giovane,
balzando in piedi dal divano con le mani poggiate sui fianchi.
«Non mi metterò a
ridere, giuro! Anzi, ti invidio per aver anche solo iniziato!»
«Aki, non ho
voglia... poi oggi sono stanco, dall'ansia non ho quasi dormito
niente stanotte...»
«Allora, facciamo
una bella cosa. Dopo che mi avrai fatto sentire qualcosa, faremo un
riposino.»
«... non si può
passare direttamente al riposino?»
«Se non mi fai
sentire niente con la chitarra, scordatelo. Anzi, farò di tutto per
tenerti sveglio, a costo di urlarti nelle orecchie.»
Purtroppo, Kouyou
conosceva fin troppo bene l'amico e sapeva che avrebbe fatto di tutto
pur di farlo strimpellare e di non farlo dormire. Si maledisse
mentalmente e, con passo lento e svogliato, andò al piano superiore
dove si trovava la propria camera e quella delle sorelle. Entrato in
cameretta, prese la chitarra e, prima che potesse tornare in salotto,
Akira l'aveva già raggiunto. Inarcò un sopracciglio, chiedendosi
cosa ci facesse lì. «Dai, torniamo giù...» mormorò rassegnato,
venendo poi bloccato sulla porta dal biondino che, come se niente
fosse entrò nella camera di Kouyou, osservando i numerosi poster di
famose band giapponesi e occidentali che facevano impazzire l'amico.
Akira camminava qua
e là con passo lento, stupendosi di come la stanza di Kouyou
cambiasse ogni volta che ci metteva piede. Non era mai identica,
aveva sempre qualcosa di nuovo, che si trattasse di un soprammobile,
o di un poster, o di un nuovo CD. La musica doveva piacergli davvero
molto e seguiva davvero tante band da ciò che poté vedere. Un po'
lo invidiava per tutta la musica che aveva – cassette, LP, CD, non
gli mancava davvero nulla. Tranne una cosa. «Com'è che non vedo
nulla dei Sex Pistols...?» gli domandò assottigliando lo sguardo e
voltandosi verso di lui, trovandolo mentre si impegnava ad accordare
la chitarra con uno strano strumento che sembrava un fischietto.
Dopo aver sistemato
per bene la chitarra, Kouyou provò a suonare qualche accordo
sfiorando appena le corde con la speranza che Akira non sentisse
nulla. Quando tutto fu a posto, si alzò tutto soddisfatto e si
sedette sulla sedia che utilizzava di solito, aprendo sulla scrivania
la rivista che conteneva lo spartito per chitarra acustica di Kurenai
degli X Japan. «Non è che mi facciano impazzire i Sex Pistols... ho
una cassetta con qualche canzone, ma non li ho ancora approfonditi.»
mugolò distrattamente, tutto concentrato a fare un po' di esercizi
di riscaldamento con la chitarra, premendo i vari tasti e pizzicando
le corde in sequenza per sciogliersi per bene le dita e i polsi.
Akira si accomodò
sul letto, giocando con il peluche a forma di anatroccolo che gli
aveva regalato alla fine della scuola primaria, dopo la festa di fine
anno in cui Kouyou s'era dovuto improvvisare sua principessa per
mancanza di ragazze nella loro classe. Su una classe di venticinque
ragazzi, solamente cinque erano le femmine, quindi si erano un po'
dovuti arrangiare, appaiandosi a caso ma divertendosi come non mai a
indossare abiti femminili presi in prestito da sorelle o cugine
varie. Con un sorrisetto ebete, spostò ancora una volta lo sguardo
su Kouyou che, impegnato come non mai, stava ancora facendo qualche
strano esercizio con la chitarra. Non l'aveva mai visto tanto serio e
determinato. Sembrava davvero convinto a voler imparare a suonare la
chitarra. Lo ammirava tantissimo, avrebbe tanto voluto essere come
lui ma, per quanto Akira fosse determinato e testardo, alla fine
finiva quasi sempre col perdere di vista i suoi veri traguardi.
Kouyou s'accorse
quasi subito dell'atteggiamento parecchio pensoso dell'amico e, in un
certo senso, si preoccupò, considerato che non si comportava mai in
quel modo. A volte gli faceva paura quando se ne stava per troppo
tempo in silenzio senza nemmeno tendere un muscolo. «A cosa pensi?»
gli domandò ingenuamente, preparandosi a suonare qualche accordo,
mescolandoli a caso per dar vita ad una melodia alquanto
orecchiabile. Da quel che vedeva, Akira non sembrava ancora tanto
interessato a sentirlo suonare. Poco male, voleva dire che non si
sarebbe accorto degli errori che avrebbe fatto. L'unica cosa che
voleva sapere, era il perché di quel suo umore leggermente più
cupo.
«Pensavo che...»
mugolò Akira, bloccandosi quasi subito mentre giocherellava
distrattamente con l'anatroccolo di peluche, tirandogli le alette
morbide. «... che forse sarà il caso di prestarti più materiale
dei Sex Pistols.» ridacchiò con una leggera nota di nervosismo
nella voce, alzando lo sguardo per vedere Kouyou suonare. Rimase
ipnotizzato dalle sue dita lunghe e sottili che si spostavano lungo
la tastiera e dai suoi polpastrelli che pizzicavano le corde,
producendo una melodia dolce che conosceva molto bene. Kurenai degli
X Japan era una delle loro canzoni preferite, anche se non una delle
più recenti.
«Mh, capisco...»
mugolò frettolosamente Kouyou, tenendo gli occhi incollati allo
spartito che teneva sulla scrivania, riuscendo però a ricordarsi
quel pezzo dopo qualche battuta. Cercò di distogliere lo sguardo
dalla rivista, andando avanti da solo per un bel po', soddisfatto di
riuscire a ricordarsi l'intro a memoria. Lo suonò un paio di volte,
bloccandosi poco prima di arrivare alla parte suonata nel ritornello,
non ricordandosela ancora perfettamente. «La sto imparando poco alla
volta... magari tra un paio di settimane la memorizzerò già tutta,
ma forse mi ci vorrà un po' di più.» pigolò fra sé e sé,
cercando di memorizzare le prime battute del ritornello, provando a
strimpellarle un paio di volte per abituare anche le dita.
«Sei bravo,
invece...» sorrise Akira, non riuscendo a non fissargli la schiena
lievemente incurvata sul corpo di legno della chitarra. Lo trovava a
dir poco adorabile con le labbra contratte in una smorfia concentrata
e la fronte aggrottata. Alla fine, quello dei due che più era
cambiato in quell'ultimo annetto era stato proprio Kouyou. Era
diventato grande, ma non solo fisicamente. Per avere quindici anni,
era maturato parecchio. Aveva capito quali erano i suoi veri scopi e
stava facendo di tutto pur di raggiungerli, per quanta fatica e tempo
ci volessero. Confrontandosi con lui, Akira si sentiva ancora
parecchio immaturo. Faceva sempre tutto di testa sua, non ascoltava
mai i suoi consigli e finiva sempre per aver la peggio, come quella
mattina coi bulli. Kouyou l'aveva avvertito di lasciarli perdere, gli
aveva raccomandato di non andare a cercare altre noie. Ma Akira non
aveva resistito. Non poteva lasciare che quei tizi si divertissero
tanto prendendolo in giro. Per lui, era Kouyou quello da
proteggere, non se stesso. Si sarebbe volentieri preso tutte le botte
che spettavano a lui pur di non vederlo soffrire. Non riusciva
davvero a spiegarsi quel comportamento nei suoi confronti, ma sentiva
che tra loro c'era qualcosa che andava oltre all'amicizia – una
specie di magnetismo che, nonostante le loro diversità, li portava
sempre ad avvicinarsi l'un l'altro.
Kouyou era ancora
tutto concentrato a suonare; era così preso da quello spartito che
si scordò momentaneamente della presenza di Akira. Difatti, quando
quest'ultimo gli si avvicinò da dietro, posandogli una mano sulla
spalla, lanciò un urlo così forte che riuscì a spaventare anche il
biondino che gli si era avvicinato con fare del tutto innocuo.
«Suzuki! Mi hai fatto prendere un colpo...» si lamentò,
riacquistando un po' di colorito dopo esser impallidito
improvvisamente per colpa dello spavento subito. Ad un tratto, sentì
le mani di Akira scivolargli dalle spalle per cingergli il petto,
costringendolo a riporre la chitarra mentre il suo mento gli si
adagiava sulle spalle. «E adesso che ti prende...?» chiese
imbarazzato, dopo qualche attimo d'esitazione. Gli posò le mani
sugli avambracci magri, piegando appena il capo di lato per poter
poggiare la guancia alla sua tempia.
Akira si strinse
ancor di più all'amico, voltandosi appena per poter inspirare il
profumo dei suoi capelli lunghi che gli solleticavano la punta del
naso incerottato. Lo cinse delicatamente, respirando a contatto con
la pelle del suo collo. «Non dovevamo fare un pisolino...? Comincio
ad avere un po' sonno...» confessò nonostante non si sentisse poi
così stanco. In realtà voleva solamente guardare Kouyou mentre
dormiva, carezzandogli i capelli e il viso rilassato. Era davvero
carino quando dormiva e, con quell'aria indifesa, si sentiva ancora
più in dovere di proteggerlo.
Il più giovane
sospirò, pattando un avambraccio di Akira. «Vuoi farmi dormire qui
sulla sedia?» ridacchiò scherzosamente, voltandosi verso di lui per
poterlo guardare negli occhi, trovandosi inevitabilmente con le
labbra a pochi centimetri dalle sue. Si rivoltò immediatamente
dall'altra parte col volto in fiamme e il cuore che batteva
all'impazzata, sentendosi più idiota che mai. «Se ti schiodi,
magari possiamo andare a riposarci sul letto...» sospirò, sentendo
il biondo allentare l'abbraccio, riuscendo a scivolare dalle sue
braccia per alzarsi e raggiungere il letto. Prima di mettersi comodo,
però, chiuse la porta e risistemò un paio di cose, aprendo appena
la finestra per lasciar entrare la brezza primaverile carica del
profumo dei fiori appena sbocciati. Quando tornò verso il proprio
letto, vide Akira già sdraiato con il paperotto di peluche fra le
braccia e un sorriso stupidissimo stampato in volto. A rendere il
tutto ancora più buffo c'era il cerotto di Doraemon sul suo naso.
«Sai che ora come ora non faresti paura nemmeno ad una mosca?» rise
Kouyou, sdraiandosi al suo fianco senza farsi troppi problemi.
Dopotutto, facevano quasi sempre dei pisolini insieme, spalmati l'uno
contro l'altro sul letto o sul divano. Si mise comodo e si fece
cingere dalle sue braccia, posando la testa sul cuscino vicina alla
sua.
«Anche tu...»
riuscì solamente a sussurrare il biondo, non riuscendo a mantenersi
lucido per via della vicinanza con l'amico. Da quando era diventato
così debole? Di solito non aveva alcun problema a stringerlo a sé,
a coccolarlo un po' finché non lo vedeva addormentarsi, ma sentiva
che ora qualcosa era cambiato. Non erano più bambini, quello era
ovvio. Ma lui era sempre Akira e Kouyou era sempre Kouyou – allora
perché stringerlo contro di sé gli faceva quell'effetto? Perché la
gola gli diventava secca e fra le gambe provava una fastidiosa
sensazione di soffocamento?
Nessuno disse più
nulla, così vicini com'erano. Era come se quella vicinanza avesse
tolto loro la capacità di parlare. I loro occhi si cercarono e si
rispecchiarono gli uni in quelli dell'altro mentre le loro gote si
tingevano timidamente di rosso. Le dita di Kouyou si intrecciarono
quasi inavvertitamente a quelle di Akira, e finalmente i loro respiri
tornarono rilassati e lenti.
«Suoni davvero bene
per essere una schiappa, sai?» lo prese in giro Akira, toccandogli i
polpastrelli su cui si stavano già formando dei calli duri e
resistenti. Li sentì caldissimi, roventi, come se le sue dita
avessero preso fuoco a forza di scivolare lungo le corde della
chitarra. Doveva far sicuramente male, non doveva esser semplice come
lo davano a vedere i musicisti professionisti. «Ti fanno male?» gli
chiese poi, volendo aver conferma delle proprie ipotesi.
«Un po' sì...»
rispose Kouyou con un filo di voce, muovendo appena le dita fra le
mani di Akira che erano poco più grandi delle proprie, nonostante le
sue dita fossero leggermente più corte.
«Tanto male?»
«Abbastanza... ma
ne vale la pena.»
«Già...»
Akira si avvicinò
la punta delle dita di Kouyou alle labbra, sfiorandole con tutta la
delicatezza di cui era capace. Tenne gli occhi chiusi e concentrò
unicamente sulla sensazione delle dita dell'amico premute sulle
proprie labbra. «Quando eravamo più piccoli, ogni volta che ognuno
dei due si faceva male, ci baciavamo sempre... anche se eravamo
sporchi di terra o di sangue. Ricordi?» disse con tono lieve e
vellutato, alzando gli occhi ad incrociare quelli di Kouyou.
«Certo che
ricordo... non dovresti nemmeno chiedermelo...» rispose lui
schiudendo appena le labbra, cercando di sostenere lo sguardo dolce
di Akira.
Quest'ultimo si
avvicinò ancor di più a Kouyou, arrivando quasi a sfiorargli la
punta del naso con il proprio. «Oggi mi hanno dato un pugno sul
naso...» gemette quasi impercettibilmente, strappando un sorriso
all'amico che, teneramente, si avvicinò a dargli un bacio sul naso,
e un altro, e un altro ancora, attento a non premervi troppo le
labbra contro per non fargli male.
«Adesso come
stai...?»
«Meglio, grazie...»
I due sorrisero con
fare impacciato. Kouyou si morse il labbro inferiore e trattenne a
stento un risolino di felicità che gli salì dal petto come se fosse
la più naturale delle reazioni a quel piccolo gesto. Solo con Akira
riusciva a sentirsi tanto felice, quasi da sentirsi esplodere. Fu in
quel preciso istante che Kouyou notò qualcosa che prima non aveva
notato nel biondo. Gli carezzò le labbra con il pollice della mano
destra, premendo il più delicatamente possibile.
«Guarda qua... ti
sei anche tagliato il labbro.»
«Davvero? Non me
n'ero accorto...»
«Non sto
scherzando, è un graffietto piccolo ma è proprio qui...»
«Kou, non si dicono
le bugie.»
«Ma è vero, Aki...
credimi.»
«Allora curami...
fallo sparire.»
«Va bene. Basta che
stai fermo... chiudi gli occhi...»
Akira fece come
richiesto, chiudendo completamente gli occhi. Qualche attimo dopo,
ecco ancora quella familiare sensazione di morbidezza delle labbra di
Kouyou premute contro le sue. Quel bacio sì che sarebbe andato a
curare tutte le ferite che s'era procurato quella mattina stessa. Il
biondo cercò di trattenersi fino all'ultimo secondo, ma era
impossibile resistere a quelle belle labbra. Come potevano essere
oggetto di tante prese in giro a battutine squallide? Davvero non
riusciva a spiegarselo. Doveva essere tutta invidia. Già... si
sentiva davvero fortunato ad esser l'unico ad avere il permesso di
poter saggiare quelle labbra carnose e tanto particolari.
Le loro bocche si
muovevano delicatamente l'una sopra l'altra in modo un po' goffo, ma
dolce. I loro respiri si spezzarono e i loro visi assunsero un
colorito intenso, d'un bel rosso brillante. Quando poi Kouyou avvertì
la punta della lingua di Akira a contatto con il proprio labbro
inferiore, si staccò lentamente da lui, guardandolo dritto negli
occhi per poi abbozzare un timido sorriso. «Come ti senti
adesso...?» gli domandò, prendendo a giocare con una ciocca dei
suoi capelli biondi.
«Mi sento molto
meglio... grazie.» sorrise l'altro, prendendo in mano l'anatroccolo
di peluche per premere il becco morbido sulle labbra di Kouyou. «Il
signor Papero ti ringrazia da parte mia.» spiegò, mettendo poi il
pupazzo in quel piccolo spazio che li separava, notando una certa
somiglianza tra i due.
Kouyou
passò ancora un dito sulle labbra di Akira, assumendo un'espressione
sorpresa. «Ma guarda un po'... il taglietto è già sparito. Sono
stato bravo a guarirti, no?» ghignò docilmente, scoppiando a ridere
quando poi il biondo cominciò a fargli il solletico sui fianchi, non
deciso a demordere. A quanto pare, avrebbero dovuto rimandare il
pisolino pomeridiano a un'altra volta. Chissà perché, ma quel
pomeriggio lo passarono interamente a cercare vecchie ferite o
cicatrici, cercando di guarirle al loro modo. E, ovviamente, quella
sorta di terapia ebbe degli esiti più che positivi sui due che, dopo
aver curato ed esser stati curati, si addormentarono come sassi senza
nemmeno rendersene conto.
Vi
avevo promesso il sequel di juuyon-sai e sequel di juuyon-sai fu!
Siccome
l'altro era incentrato sul rapporto tra Kouyou e Akira quando erano
entrambi quattordicenni, in questa sono entrambi quindicenni, come
potete vedere dal titolo. Allora, a questo punto mi son detta “beh,
perché fermarsi a quindici quando posso arrivare a diciassette o a
diciotto?”. Quindi ho deciso che farò una serie per descrivere in
modo molto fluff il loro rapporto come amici, prima che fossero
diventati colleghi nella stessa band. Adesso non saprei dirvi giusto
con quale frequenza scriverò le varie One-Shot perché devo
ammettere che Duality mi prosciuga e non poco, ma sarete avvisati! <3
Specialmente se mi seguite su Twitter, lo saprete eccome.
Comunque,
che dire su questa one-shot... spero che sia stata di vostro
gradimento! Kouyou e Akira sono cresciuti ancora, hanno interessi
diversi, ma la loro amicizia non ne ha risentito, anzi... avere
interessi differenti è spesso un modo per avvicinarsi ancor di più,
no? Quanta tenerezza mi fanno quei due <3
Per
le prossime one-shot avrei già una mezza idea, ma non vi dirò
niente se non: prepare your feels!
Alla
prossima, e grazie d'aver letto e di continuare a seguirmi! Siete
delle stelline ;____;
- g.