Libri > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: EvelynMoon    02/07/2015    1 recensioni
Un terribile crimine si è consumato nel paese delle meraviglie, ma cosa è successo? Chi ha perpetrato una tale atrocità? Leggete e saprete.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ tardi ! E’ davvero tardi!
Il Bianconiglio saltellava frettolosamente verso l’entrata del paese delle meraviglie.
La regina mi farà tagliare la testa!
Aumentò la velocità della corsa , arrivando così in un attimo in prossimità del buco scuro; saltò dentro senza pensarci.
Neanche il tempo di toccare terra che già eccolo che scattava verso le piccole porte e poi lontano ,tra la fantastica vegetazione, dritto fino al castello della regina Rossa.
Arrivato davanti alla porta della sala del trono,bussò.
Tese le orecchie ma dall’altro lato arrivava solo un brusio concitato. Osò aprire la porta e subito lo accolse un forte odore di morte.
Un’altra vittima della regina Rossa? Si chiese.
A terra però non c’era un povero malcapitato servo o qualche suddito, solo il corpo bluastro e ricoperto di sangue del Brucaliffo.
 “Finalmente sei arrivato” esordì imperiosa la regina, facendogli distogliere gli occhi dal raccapricciante spettacolo.
“Dimmi mio caro, cosa vedi?” Il Brucaliffo giaceva a terra in una pozza di sangue denso e ormai coagulato , doveva essere là da molto; l’orrore lo fece quasi svenire.
“Mia signora! Cosa poteva avervi fatto..?”
“COSA POTEVA AVERMI FATTO!?!? NULLA ECCO COSA. NON E’ STATO UN MIO ORDINE! ED UNA TESTA ROTOLERA’ PER QUESTO.” Gridò la regina stramazzando gli occhi, arrossendo di collera e battendo il suo scettro a terra.
Il coniglio si fece piccolo per il terrore. Poi notò un’altra cosa: La testa non era accanto al corpo.
Chi può aver commesso una barbarie simile se non lei?
Tornò a guardare la regina che pian piano tornava del suo colore naturale.
“Indaga su questo sfacelo. Va in giro per il regno col mio esercito. Farò tagliare la testa a chiunque abbia osato far tagliare teste senza il mio consenso! E VEDI DI RITROVARE LA SUA MALEDETTA TESTA!” Ordinò.
Al Bianconiglio non restò altro da fare che obbedire. Si voltò per andarsene gettando un ultima occhiata a ciò che restava del povero Brucaliffo.
Addio amico. Pensò con tristezza.
Chiuse l’imponente portone alle sue spalle e se ne andò.
 
                                                                       .           .          .

Iniziò cercando lo Stregatto. Quel tizio era un pazzo, un essere senza patria o fedeltà. Non gli era mai andato a genio.
 Lo trovò che parlottava con una ragazzina bionda con un vestitino azzurro, delle scarpette di vernice nere e tra i capelli un fiocchetto di nastro dello stesso colore. Aveva un aria molto innocente e sorrideva al gatto con la tipica dolcezza dei bambini.
“Ciao  Stregatto” I due si voltarono. La bambina sorrise apertamente anche a lui. Era adorabile.. così lontana dagli orrori di quel mondo. Il paese delle meraviglie: che nome errato!
Lo Stregatto invece fece uno dei suoi enormi sorrisi enigmatici.
“Ehy Bianconiglio! Come va? Ti presento la mia nuova amica, il suo nome è Alice” La bambina fece un piccolo cenno e arrossì ,il coniglio ricambiò educatamente ,poi ritornò a guardare l’essere evanescente di fronte a lui.
“Dovrei parlarti, vieni un attimo con me”
“Non possiamo parlarne qui?” Sorrise ancora e il Bianconiglio lanciò uno sguardo alla ragazzina accanto a loro. Non voleva che sentisse.
“No. Affari di palazzo.” Il gatto alzò le spalle e lo seguì a qualche metro di distanza.
“Aspettami Alice , appena fatto andremo a  fare un giro , poi ti porterò dal cappellaio matto” disse nel frattempo alla bambina. Lei fece una faccia pensierosa come se non avesse idea di cosa il gatto stesse parlando, poi sorrise e annuì.
“Allora? Di che volevi parlarmi?” Il gatto si appollaiò su un ramo basso e tese le orecchie
”Ultimamente hai sentito o visto il Brucaliffo?” chiese con circospezione. Il gatto lo guardò interrogativo. “No, perché?”  Il coniglio gli raccontò cosa era successo. Lo Stregatto sembrava sconvolto: un’espressione di dolore e tristezza infinita gli si dipinsero in volto.
 “Com’è successo? E’ stata la regina?” chiese come se non riuscisse a trovare un senso.
“No, ed è per questo che sono qui.”
“E tu pensavi che fossi stato io!” Il gatto cambiò in un momento da sconsolato a furioso ed i peli gli si drizzarono sulla schiena.
“Non ho ancora smesso di pensarlo, ma per ora abbiamo finito.” rispose il coniglio.
 “Voglio sapere quello che scoprirai”
“A suo tempo.”
Si volse verso Alice che coglieva delle bacche canticchiando allegramente. Pensò di chiedere cosa ci facesse una bambina del genere in quel posto ma dando un’occhiata al suo orologio capì che era tardi, avrebbe pensato a lei più avanti.
“Io devo andare a continuare le indagini” Lo Stregatto si era ormai rabbuiato. Chiamò alice e lei accorse saltellante.
“Alice è al signor Bianconiglio che devi chiedere quello che hai chiesto a me prima.”
La bambina arrossì e guardò il coniglio bianco da sotto le ciglia.
“Ecco ehm… signore, potrei vedere il castello più tardi..?” Chiese con un filo di voce.
Quanta innocenza. Pensò il Bianconiglio.
“Mi spiace ma il palazzo è chiuso agli esterni”  E poi se venissi piccola, dubito che saresti ancora così spensierata. La bimba parve sconsolata ma face finta di nulla e sorrise timidamente.
“Fa niente! Il signor Stregatto mi ha promesso che mi porterà dal cappellaio matto ora! Sembra divertente no?” Rise. Una risata cristallina. “Che strano nome! ” Il coniglio sentì il cuore irradiarsi di dolcezza.
“Bene  piccola allora forse ci rivedremo lì più tardi. Io vado” Si congedò da entrambi e si diresse verso il fungo del Brucaliffo.
Una volta arrivati lo spettacolo fu rivoltante almeno quanto vederne il corpo smembrato: il narghilè gettato a terra era finito in pezzi, ovunque c’era sangue e delle scritte, sempre tracciate col sangue, che ripetevano solo tre parole: “Chi sei tu”. Il Bianconiglio sentì lo stomaco rivoltarsi ma alla fine si costrinse a cercare.
Nonostante tutto quell’orrore e la puzza di morte e putrefazione, neanche lì c’era la testa del suo amico. Si sbrigò ad allontanarsi e a metà strada incontrò le truppe della regina che erano venute in suo sostegno.
Ora dovevano andare dal cappellaio.
 
                                                                   .              .              .
 
Poco dopo erano quasi giunti in prossimità della tavola del cappellaio; il coniglio stava controllando l’ora,più per abitudine che necessità,quando sentirono degli urli agghiaccianti provenire da quella direzione. Corsero più che poterono ma poco dopo gli urli si placarono e ci fu solo silenzio.
Quando arrivarono la strage che gli si prostrò davanti agli occhi fu talmente nauseante da costringerli a tornare indietro per respirare e riprendersi.
Una volta ripresi si misero ad analizzare la scena: le tazze, le teiere ogni cosa era riversa a terra in pezzi e ricoperta di sangue.
A terra tre corpi decapitati ma delle teste nessuna traccia; uno era il cappellaio e uno il leprotto marzolino. Quando lo sguardo del coniglio si posò sul terzo , le lacrime iniziarono a colargli sulle guance pelose.
Era Alice.
 
                                                           .                .                .

Pianse a lungo. Non conosceva quella bambina ma era proprio per questo che la sua morte era così dura. Era piccola e innocente, troppo innocente. Ingenua. Come se vivesse in un vero paese delle meraviglie. E invece aveva trovato la sua morte lì In quel mondo pieno di orrore.
Era stato il gatto. Era l’unico non presente e era lui che l’aveva portata là.
SI avvicinò al corpicino. Anch’esso brutalmente decapitato. Vestito e grembiulino strappati. Il colletto intriso di sangue. Diede un rapido abbraccio alla bambina , ormai gelida.
Stava per rialzarsi quando notò sotto il tavolo una massa di capelli biondi. Si sporse e reprimendo un urlo si ritrovò in mano la testa della bambina. Sul viso un espressione di immutato terrore. Gli occhi iniettati di sangue.
Disse alle guardie di cercare le teste degli altri due ma niente da fare.
Forse lo Stregatto nella sua malvagia perversione aveva provato pietà di quella bambina che si era fidata di lui?
Ordinò di riportare tutti e tre i corpi al palazzo e si mise alla ricerca dell’assassino.
Nulla.
Alla fine tornò indietro soffermandosi di nuovo sulla scena del crimine.
Tazze stracolme di sangue, pezzi di vestiti ovunque. Tutto uguale.
Ma improvvisamente notò Due cose.
Uno: il suo orologio era scomparso.
Due: Sugli schienali delle sedie, sulle tazze, sul tavolo. Ovunque c’erano scritte quelle tre parole “Chi sei tu”
Eppure era sicuro di averlo, aveva controllato l’ora prima di congedarsi dallo Stregatto  e Alice.
 Poi l’aveva controllata di nuovo poco prima di arrivare dal cappellaio e ricordava anche di averlo stretto dopo aver visto il corpicino di Alice.. Prima di abbracciarla.
Deve esserle rimasto impicciato al vestito…
Penso ancora una volta con dolore a quel povero raggio di innocenza distrutta.
Si avviò per tornare al palazzo.
Giunto alle mura notò un silenzio irreale eppure la regina aveva detto a tutti di mettersi al lavoro per sradicare le rose bianche e sostituirle con quelle rosse.  Entrò nel giardino e un conato lo colse ancora. Un’altra strage.
I sudditi tutti decapitati erano stesi atterra accanto ai roseti le loro spalle poggiate su secchi dove gocciava il sangue. Dentro i secchi dei pennelli.
Il coniglio pensò quale fosse l’utilità di quell’orrore. Ma improvvisamente i corpi mutilati si animarono , presero in mano i pennelli e iniziarono a dipingere cl sangue le rose bianche.
Il Bianconiglio terrorizzato fuggì verso il castello sperando che almeno le guardi fossero riuscite a fermare quel pazzo dello Stregatto.
Ma le sue speranze furono distrutte. Ovunque giacevano corpi decapitati.
Corse ancora fino alla sala del trono. Da dentro giungevano due voci. Una era inconfondibile.
Maledetto Stregatto.
Mentre l’altra era strana, surreale. Aveva un chè di infantile con una risata da bambino che metteva i brividi. Però aveva un qualcosa di rauco, di adulto e malvagio.
 All’improvviso le voci si zittirono. Il Bianconiglio era terrorizzato e non riuscì a non urlare quando lo Stregatto gli si materializzò davanti agli occhi.
“Ti aspettavamo. Entra pure.” Sorrise crudele e scomparve veloce come era comparso. La porta si aprì cigolando e il coniglio entrò tremante.
Ciò che vide fu più terribile di tutti gli orrori in cui aveva assistito in quel giorno.
Era lei. Era Alice. Ed era viva.
Era seduta sul trono, mezzo distrutto.  Il vestito era esattamente come l’aveva vista l’ultima volta. Strappato, il colletto macchiato di sangue. Dove la testa doveva essere stata tagliata c’era una cucitura.
Non aveva più l’ espressione di terrore sul viso. Anzi stampato sul suo viso dolce e infantile un sorriso c’era crudele e gli occhi sempre iniettati di sangue maligno.
Teneva in una mano il suo orologio lasciandolo penzolare.
“Sei in ritardo” disse. Di nuovo quella risata. “Ti piace come ho sistemato l’ambiente?”
 Il Bianconiglio si guardò finalmente intorno. Teste ovunque. Con espressioni di terrore sul viso. Poggiate su uno dei gradini davanti al trono vi erano quelle del Brucaliffo , della regina e dal cappellaio.
Ovunque le pareti erano sporche di disegni insanguinati. Disegni infantili. Cuori per lo più e scritte , di nuovo. Come dal Brucalffo e dal Cappellaio. “Chi sei tu”
Alice rise di nuovo e insieme a lei il gatto materializzato su un bracciolo della poltrona.
“Carino no?” Chiese lei con lo sguardo di una bambina che ha appena visto un dolce. Per un attimo al coniglio sembrò di rivedere la dolce e tenera ragazzina nella foresta ma subito quel ghigno ricomparve.
“Allora non me lo chiedi?” Chiese ancora.
Lui la guardò terrorizzato accennando un biascicante. “Cosa?”
Lei cacciò la testa indietro ridendo ancora poi si alzò e passò le mani sul vestito. Lo guardò alternando il ghigno malefico allo sguardo innocente.
Saltellò verso di lui tirando fuori dal grembiulino un coltello.
“Chi sono io?” Continuò a saltellare canticchiando e ridacchiando.
Il coniglio aprì la bocca ma non fece in temp a dire nulla. Il coltello che gli graffiava la gola.
Alice sorrise prima dolcemente , poi con crudeltà.
“Neanche tu mi sai aiutare a trovare la risposta… ”
L’ultima cosa che il coniglio vide fu una lacrima di sangue scendere sulla guancia della bambina e il suo ghigno crudele.
 
                                       .               .                .

Alice guardò l’ennesima testa rotolare e il corpo del Bianconiglio capitolare a terra. 
La sistemò accanto alle altre sul gradino prelevandone un po’ di sangue.
Si tolse il grembiulino immacolato e lo posò a terra poi col sangue scrisse “Chi sono io?”.
Se lo riinfilò e si risedette sul trono.
Lo Stregatto le si accovacciò in grembo. Guardò il la scritta sul grembiule, poi lei.
“Tu sei Alice.” E le si addormentò in grembo mentre altre lacrime di sangue solcavano il ghigno crudele di Alice.

  
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