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Autore: SilVerphoenix    02/07/2015    22 recensioni
Cosa può mai succedere quando stai organizzando il più fastoso matrimonio che il mondo magico abbia mai visto, e i tuoi due migliori amici si mettono in testa che non s’ha da fare?
“Non puoi essere seria.”
“Ti sembra che io stia scherzando?”
“Draco ci ucciderà.”
“Sono pronta a correre il rischio. Sei con me?”
Blaise scoppiò finalmente in una fragorosa risata. “Ci puoi giurare. Non mi perderei una cosa del genere nemmeno per tutto l’oro dei Malfoy.”
[La storia è scritta a quattro mani da Silverphoenix e NikyBlack (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=10577)]
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Danni Collaterali
di NikyBlack e SilVerphoenix

 

 
L’urlo che squarciò il silenzio appagato e comodo di Brownbeard Street svegliò metà del vicinato e turbò il sonno dell’altra metà.
Una donna, i lunghi capelli biondi scompigliati e gli occhi grandi dalla paura, teneva le mani strette alla gola di un uomo. Un uomo che credeva esserle amico, credeva essere sempre al suo fianco, credeva essere una brava persona… e in quel momento, invece, lottava per la vita.
I guai di quella donna erano cominciati circa un mese prima.



 
Capitolo Uno
 
 

Pansy Parkinson si stiracchiò pigramente allungando le gambe su uno dei morbidi divani della grande casa. Da quando era finita la guerra, ed Oscar Parkinson era stato rinchiuso ad Azkaban, le proprietà di famiglia erano passate interamente alla ragazza, e lei, come Draco Malfoy e molti altri dei loro amici, era riuscita a passare per vittima delle circostanze.
Pertanto, a quattro anni dalla fine del conflitto, la sua vita andava a gonfie vele: scriveva qualche articolo per Strega Oggi, le feste non mancavano, lo shopping con le amiche era all’ordine del giorno, e l’avvicendarsi dei fidanzati non era così sporadico da annoiarla, ma nemmeno così frequente da rovinare la sua reputazione.
Quella domenica mattina non aveva nulla da fare, se non dedicarsi alla lettura di un buon libro. Almeno, finché il campanello di casa non suonò inaspettatamente.
“Jibb, la porta!” gridò, sperando che uno dei due elfi che prestavano servizio in quella casa da sempre, provvedesse ad aprire. Probabilmente però Jibb si trovava ad uno dei piani superiori, e il campanello risuonò nuovamente.
Sbuffando infastidita, la ragazza scese dal divano e si diresse all’ingresso, stringendo in vita la vestaglia grigio argento, uno dei tanti regali di Draco.
“Sì?”
“Pansy, sono Daphne!” esclamò una voce dall’altro lato della porta.
La padrona di casa roteò gli occhi e si decise ad esibire il suo miglior sorriso, aprendo la porta. “Daphne, mia cara, qual buon… oh, c’è anche Astoria.”
“Ciao, tesoro!” trillò la minore delle due Greengrass. “Ti abbiamo disturbato? Ci hai messo così tanto ad aprire!”
“Beh, è domenica mattina e non aspettavo visite.” si giustificò la Parkinson. “A cosa devo il piacere?”
“Astoria ha insistito tanto perché tu fossi la prima a saperlo…” iniziò Daphne.
“Sì, volevo davvero essere io a dirtelo, prima di chiunque altro.” continuò l’altra.
“Sai, ci teneva, e abbiamo pensato che dopotutto tu sei una tipa mattiniera…” riprese la prima.
“E insomma ci siamo dette che magari a quest’ora ti avremmo trovata già sveglia!”
Pansy inarcò un sopracciglio, lei che mattiniera non era per nulla, e si spostò per fare accomodare le due Greengrass in salone. Quando si furono sedute, ed ebbe ordinato un tè all’altro elfo di casa, si decise a chiedere “Di cosa volevate informarmi?”
Le sorelle si scambiarono uno sguardo emozionato, poi, con un gesto teatrale, Astoria stese il braccio in avanti, come se fosse una regina e si aspettasse un baciamano.
Il sopracciglio della Parkinson si alzò tanto da arrivare quasi a toccare l’attaccatura dei capelli.
“L’anello, Pansy!” sbuffò Daphne, sconvolta da quella mancanza di attenzioni.
Finalmente, la Parkinson capì cosa le stavano cercando di comunicare. Effettivamente, sull’anulare di Astoria spiccava un brillante di dimensioni notevoli, circondato da un cerchio di smeraldi. La montatura, in platino, si avvolgeva sulla gemma come le spire di un serpente. Nonostante la grandezza della pietra, il tutto aveva una dimensione relativamente contenuta, conferendo al gioiello un’eleganza unica.
Un macigno strinse le viscere della padrona di casa.
Conosceva quell’anello. Draco gliene aveva parlato, era un gioiello molto importante per i Malfoy… la Gemma di Primavera, veniva definita, per quell’accostamento di colori che ricordava la rugiada posatasi sulle foglie vergini le prime mattine di marzo.
Le labbra ridotte a due fessure, Pansy riuscì solo a mormorare “Ti ha chiesto di sposarlo.”
“Sì!” squittì in preda all’estasi Astoria. “Ieri sera, a cena con le nostre famiglie. E finalmente mi ha messo al dito la Gemma! Lo fanno tutti i Malfoy il giorno del Fidanzamento! Ti rendi conto? È l’anello più bello del mondo, vero?”
Pansy si rendeva conto perfettamente. Aveva visto quell’anello al dito di Narcissa qualche volta, per le occasioni importanti, e aveva sempre saputo che non sarebbe mai toccato a lei indossarlo. D’altra parte, la figlia illegittima di Lucius Malfoy non poteva vantare alcuna pretesa sul patrimonio della nobile casata, no? Però, nonostante sapesse di non poter rivendicare alcun diritto relativo al sangue dei Malfoy che scorreva in lei, Pansy aveva sempre sperato in cuor suo che un giorno, magari dopo molto tempo, potesse essere accettata in quella casa ed entrare di buon grado nella famiglia che le era stata negata da sempre. Forse non aveva mai davvero aspirato ad indossare la Gemma, ma vederla al dito di Astoria fu comunque una pugnalata. E sapeva benissimo che le Greengrass erano state così solerti nel comunicarglielo non certo per la forte e intensa amicizia che le legava a lei.
Ma non avrebbe dato loro alcun sazio.
“Sono davvero, davvero felice per voi, Astoria.” sorrise amabile. “Avete già fissato la data delle nozze?”
“Certamente!” rispose Daphne, intromettendosi. “Dev’essere il prima possibile. Tra meno di un mese Draco deve tornare ad Hogwarts per il primo trimestre, ma prima faremo una grandissima festa di fidanzamento, e durante le vacanze di Natale celebreremo il matrimonio.”.
Dev’essere il prima possibile perché temete che mio fratello cambi idea?, malignò la mora in cuor suo.
Astoria si alzò in piedi per sedere sul divano accanto a Pansy. “So che sicuramente Draco ti chiederà di essere al suo fianco, perché so bene quanto siate legati, ma nel caso in cui non ti scegliesse lui come testimone…”
…Non dirlo nemmeno, stronza, pensò la Parkinson.
“…Vorresti essere la mia damigella, insieme a Daphne?”
Pansy si dipinse in viso un’espressione tanto finta quanto affettata. “Niente mi renderebbe più felice.”
Liete di aver raggiunto il proprio obiettivo, le sorelle Greengrass s’intrattennero ancora mezz’oretta, prima di lasciarla. E Pansy, non appena chiuse la porta alle loro spalle, e sentì il pop che ne segnalava la Smaterializzazione, si lasciò sfuggire dalle labbra un ruggito che le avrebbe fatto guadagnare il titolo di Grifondoro ad honorem, se il Cappello Parlante fosse stato presente.
Il cervello che lavorava a mille, la giovane percorse una decina di volte l’atrio di casa, marciando in cerchio, prima di afferrare una manciata di polvere da sopra il camino e lanciarla tra le fiamme evocate per l’occasione. “Zabini!” gridò, “vieni subito qui!”
All’amico ci vollero almeno tre minuti prima di rendersi conto della provenienza di quel frastuono, e quando il suo viso emerse dal fuoco, sembrava assonnato e arruffato.
“Pansy, è domenica mattina. Che cosa vuoi da me?”
La ragazza infilò una mano nel camino e strinse il polso sul colletto del pigiama di seta nera che fasciava il corpo muscoloso dell’ex Serpeverde, poi lo tirò verso di sé. Da sola non avrebbe avuto alcuna chance di trascinarlo dalla sua parte delle fiamme, ma lui, avendone capite le intenzioni e il cattivo umore, decise di assecondarla e di rotolare sul tappeto di casa Parkinson.
Quando si fu rimesso in piedi e spazzolato un po’ di cenere dal pigiama, si stropicciò gli occhi e biascicò “Devo dedurre che hai appreso la lieta novella.”
“Quelle due oche delle Greengrass sono appena uscite da casa mia. Volevano che fossi la prima a saperlo.” Pansy pronunciò l’ultima frase come facendolo loro il verso. “Tu che ne sai?”
“Draco è stato da me, stanotte, dopo la cena in tiro dai suoceri.” raccontò sbadigliando Zabini. “Fammi un caffè o me ne vado a dormire nel tuo letto.”
Sapendo che l’amico le serviva ben sveglio e reattivo, lei non se lo fece ripetere, e tornò poco dopo sorreggendo due tazzine di puro espresso italiano.
“Il mio preferito.” la guardò adorante Blaise. “Sono il tuo schiavo, dimmi quello che vuoi.”
“Adesso ci siamo.” ghignò la Parkinson. “Come stava Draco?”
“Come vuoi che stia…” il ragazzo si strinse nelle spalle. “È rassegnato. Lo sai che dopo tutto quello che ha fatto per riabilitare il nome dei Malfoy, questo matrimonio è quasi d’obbligo. Ha alternative?” Lo sguardo perfido e malizioso negli occhi verdi della compagna lo spinse a riconsiderare l’ipotesi. “Aspetta, rettifico, ha alternative che non prevedano l’uccisione di Astoria?”.
“Forse sì.” sorrise diabolica lei. “Io sono sua sorella e tu sei il suo migliore amico. È tempo di salvare quel suo grasso fondoschiena dal peggior pasticcio di tutta la sua vita”.
Stavolta fu il turno di Blaise di inarcare le sopracciglia. Considerare il matrimonio di Draco con Astoria Greengrass addirittura peggio del casino Voldemort – Silente – Piton, gli sembrò lievemente esagerato, ma si guardò bene dal dirlo. D’altra parte, lui non avrebbe definito grassa nessuna parte del corpo di Draco, ma anche quello sembrava un dettaglio irrilevante. “Che cosa vuoi fare, Pansy?”
La luce maligna brillò nuovamente tra le iridi della ragazza, e man mano che spiegava il suo piano, anche lui cominciò a sghignazzare.
“Non puoi essere seria.”
“Ti sembra che io stia scherzando?”
“Draco ci ucciderà.”
“Sono pronta a correre il rischio. Sei con me?”
Blaise scoppiò finalmente in una fragorosa risata. “Ci puoi giurare. Non mi perderei una cosa del genere nemmeno per tutto l’oro dei Malfoy.”.
“Ora,” riprese Pansy, “per quanto riguarda i dettagli tecnici…”
Zabini scosse il capo. “Sei una stratega eccezionale, baby, ma i dettagli tecnici lasciali a me. Tu procurati il necessario, al resto penso io.”.
Un lampo di complicità dardeggiò tra gli occhi dei due amici, mentre nel salotto di casa Parkinson mettevano a punto il piano che avrebbe salvato la vita di Draco Malfoy. O gliel’avrebbe rovinata del tutto, dipendeva dai punti di vista.
 

*
 
 
Ginny Weasley mugugnò di soddisfazione mentre appoggiava la tazza di tè sul tavolo e afferrava un altro biscotto al cioccolato. “Questa roba che porti dall’America è pura poesia, ‘Mione.”
La Granger sorrise, aprendo l’anta sopra il frigorifero e riponendo qualche altra provvista, comprata quella mattina. Era entrata in quell’appartamento il giorno prima, ed oltre ad un indicibile caos sparso per tutta la casa, aveva trovato anche una pila di piatti sporchi da far pensare che avessero vissuto là dentro dodici persone per due settimane senza sapone, e nemmeno un pacco di fette biscottate da mettere sotto i denti. Tra i ripiani del frigo si ergeva solitaria mezza birra sgasata, aperta chissà quanto tempo addietro, uno spicchio di aglio, mezzo limone e due uova.
Ron era proprio quel che si dice un perfetto uomo di casa.
“Allora, raccontami come va al giornale.” chiese all’amica.
Ginny aveva da poco lasciato la carriera agonistica nel Quidditch, per dedicarsi a passatempi più mondani quali le cronache sportive. Aveva uno stipendio stellare, perfino più alto di quello da giocatrice, e le squadre di tutto il paese facevano a gara per invitarla alle loro feste.
“Va tutto bene. I miei colleghi sono simpatici, almeno alcuni. C’è anche Dean, te l’avevo detto?”
Hermione scosse il capo. “Non mi dire che devo aspettarmi un ritorno di fiamma!”
L’altra sbuffò. “Non scherzare. Dean ed io siamo ottimi amici.”
“Hai la strana abitudine di rimanere amica di tutti i tuoi ex…” le fece notare con tono casuale Hermione.
Ginny colse immediatamente l’accenno alla più importante storia della sua vita. “Per me ed Harry è meglio così. Dopo i primi due anni, lo sai come andavano le cose. Era un litigio continuo.”
“Non ti capita mai di pentirtene?” le chiese preoccupata l’amica.
“No.” scosse il capo l’altra. “Siamo stati bene insieme, per un po’, poi siamo cresciuti, non era più lo stesso. E so che lui la pensa come me. Sta meglio così, era sempre nervoso quando eravamo fidanzati.”.
Hermione si prese il tempo di sistemare qualcos’altro nel frigo, ma sapeva di avere lo sguardo della Weasley puntato sulla schiena.
“Quindi, sei tornata definitivamente?” le domandò, infatti, dopo poco. “Niente più sparizioni di mesi interi a Salem, niente più stage infiniti oltreoceano?”
“È così.” assentì lei. “Ora che ho conseguito la Specializzazione in Trasfigurazione Avanzata, non avrebbe più senso per me rimanere lì.”
Mentre sedeva a bere il suo tè, adesso ad una temperatura più consona, Hermione si lasciò cullare dai ricordi della vita che aveva condotto in quei tre lunghi anni, lontano dagli amici, mentre frequentava una scuola americana di specializzazione nella sua materia preferita.
Ginny si guardò intorno. “Sono certa che quest’appartamento prenderà una piega diversa, adesso che sarai tu a curartene. Quando arriva Ron?”
L’amica sorseggiò con calma la sua bevanda, pensando bene a cosa rispondere. Non si sentiva ancora pronta per affrontare quell’argomento. “È in ritiro con i Cannoni di Chudley per altri dieci giorni.” disse, evasiva, per poi deviare la conversazione verso un tema meno spinoso. “Devo dirti una cosa a cui non crederai mai.”
Gli occhi di Ginny s’illuminarono di stupore. “Cos’aspetti? Parla, subito!”
“Hai presente la professoressa Cooper?”
“Quella che ha insegnato Trasfigurazione al nostro ultimo anno a scuola?” la rossa si strinse nelle spalle. “Sì, perché?”
“È stata assunta da un istituto privato francese, e ha lasciato la cattedra ad Hogwarts all’ultimo momento. Indovina un po’ a chi si è rivolta la McGranitt per occupare il posto vacante?” Hermione sprizzava gioia da tutti i pori, mentre vedeva l’amica spalancare gli occhi dalla sorpresa.
“E tu? Hai accettato?”
“Me lo domandi?” rise la Granger. “Ha detto che sarà un anno di prova, e se tutto va bene, come lei crede, potrò restare anche per i successivi.”
Ginny balzò giù dallo sgabello della cucina e l’abbracciò. “È una notizia bellissima! Ma allora, tra pochi giorni tornerai ad Hogwarts!”
“Sì, noi professori dobbiamo essere lì due giorni prima degli studenti.” Hermione si fermò un attimo. “Noi professori… suona bene, eh?”
“Puoi ben dirlo!” esclamò la Weasley, e risero insieme. “Dopo più di tre anni di lontananza, la Granger torna a scuola. Non ce la facevi proprio a starne lontana, eh?”
Il pomeriggio passò velocemente, mentre Ginny aiutava la futura professoressa di Trasfigurazione a mettere a posto i tanti scatoloni che aveva portato con sé nell’appartamento londinese che divideva con Ron. Soltanto verso sera, mentre preparavano la cena, alla minore delle due venne in mente della festa.
“Lo sai che martedì c’è un ricevimento al quale non puoi assolutamente mancare?”
“Di che si tratta?” chiese curiosa Hermione.
“Il fidanzamento di Malfoy con Astoria Greengrass.”
L’altra roteò gli occhi. “Mi prendi in giro? Secondo te quei due invitano una come me, al loro fidanzamento?”.
Ginny si strinse nelle spalle. “È una cosa in grande stile, ci saranno tutti. Il motto della festa è che non ci sono più buoni e cattivi, soltanto tanti amici… sai, quello che i parenti degli ex Mangiamorte hanno cercato di propagandare per non farsi emarginare, dopo la guerra.”.
“Sono molto contenta per loro, ma detto sinceramente, ho altri pensieri che non il fidanzamento di Malfoy.”
Ginny le prese le mani. “Ascolta, il Ministro ha fatto promettere ad Harry di esserci, e lui ha fatto promettere a me di fargli compagnia. Ti prego, vieni con me. Harry sarà tutta la sera impegnato a stringere le mani di chiunque, e io mi sentirò tremendamente sola e stupida… Ti prego, Hermione.”.
L’amica sospirò. Quando mai Ginny si era sentita sola e stupida ad una festa?
“Ma non ho nemmeno ricevuto l’invito!”
“Ne sei sicura?” ammiccò l’altra, indicando in direzione della porta. Sul mobile dell’ingresso, una catasta di posta nascondeva quasi completamente la parete, e parecchie lettere erano finite a terra, sotto l’armadio dei cappotti o dietro il vaso con le piante ormai morte che Ron non aveva mai innaffiato.
Ci volle qualche ora per esaminare tutta quella cartaccia, ma alla fine, l’elegante busta bianca con la scritta in verde scuro venne fuori.
 
Ad Hermione Jean Granger.
Le Famiglie Malfoy e Greengrass
sono liete di invitarLa alla cerimonia di fidanzamento di
Draco Lucius Malfoy e Astoria Esmeralda Greengrass
che avrà luogo martedì 28 agosto a Villa Malfoy.
 
 

*
 
 
L’unica volta che Hermione era stata a Villa Malfoy, era stato uno dei giorni peggiori della sua vita. Mentre varcava l’ingresso del parco, rabbrividì al ricordo dei momenti passati in quella casa solo pochi anni prima.
“Coraggio, ‘Mione.” sussurrò Harry, ben conscio dei suoi pensieri. “Stiamo solo un’oretta e poi ce ne andiamo.”
La ragazza si costrinse a sorridere. “Non ti preoccupare, va tutto bene. Bisogna dire che è proprio cambiata l’atmosfera, eh?”
Tutto, in quel parco, era un tripudio di bianco e verde, dalle decorazioni brillanti poste sugli abeti che fiancheggiavano il vialetto principale, all’arco di fiori intorno al portone.
“Non trovate che sia leggermente… kitsch?” mormorò Ginny, prestando attenzione a non farsi sentire dagli altri invitati che percorrevano la strada sulle pietroline di ghiaia verso l’ingresso della casa.
“Leggermente?” Hermione sbuffò. “Non mi sarei aspettata niente di meno, dai Malfoy.”
Lucius attendeva gli ospiti nell’atrio, elegantissimo ma innegabilmente invecchiato dopo quegli anni passati a ricucire ciò che la guerra aveva distrutto nella fama della sua famiglia. Nonostante Harry avesse fatto molto per loro, non era stato facile dimenticare i morti, le torture e le atroci conseguenze del periodo in cui i Mangiamorte avevano tenuto in pugno la comunità.
“Signor Potter, è un piacere averla qui.” lo accolse mellifluo. “Signorine Weasley e Granger, benvenute.”
La stanza, che era illuminata a giorno da un grande lampadario di cristallo, si apriva direttamente su un salone nel quale ci sarebbe stata comodamente tutta la casa di Hermione. Parecchie persone erano già arrivate, e poco distante da loro, Narcissa stava intrattenendo un gruppo di dame con cui evidentemente si trovava particolarmente a suo agio.
Vicino al tavolo del buffet, i due novelli fidanzati stringevano le mani di chiunque si avvicinasse loro.
“Guarda Astoria!” disse Ginny. “Sembra talmente felice da brillare di luce propria.”
“Non si potrebbe dire lo stesso di Malfoy.” sorrise Hermione divertita, vedendo l’espressione contratta del nobile promesso sposo.
“Ci credo,” annuì Harry, “hai visto quello smoking? Sarà già tanto se riesce a respirare un paio di volte al minuto.”
Il trio si avvicinò ai due festeggiati a passo lento, data la gente che li circondava, e quando infine li ebbero raggiunti, Hermione temette che la Greengrass avrebbe potuto saltarle al collo, da quanta euforia dimostrava.
“Oh, ma che onore!” trillò entusiasta. “Harry Potter, Hermione Granger, gli eroi della guerra sono qui per noi! Ginny, sei splendida.”
L’impagabile faccia schifata di Malfoy rese quel momento memorabile per loro.
“Che onore.” biascicò infatti il biondino, lievemente sarcastico. “È sempre un piacere rivedere dei cari amici.”
Data la pressione che li spingeva a spostarsi, per la gran folla che ancora voleva salutare i due fidanzati, i tre si allontanarono velocemente, ridacchiando. Harry fu subito catturato da alcuni funzionari del Ministro, e le due ragazze si avvicinarono ad un tavolo che ospitava alcune pietanze sicuramente prelibate ma del tutto sconosciute ai loro occhi.
“Come mai non ci sono i tuoi fratelli?” chiese Hermione, notando l’insolita assenza di capelli rossi.
“Bill e Fleur sono a casa con la bimba, ha una brutta influenza.” spiegò Ginny, “Charlie aveva impegni di lavoro. Percy dovrebbe venire, ma ti confesso che ho qualche dubbio in merito, mentre George ed Angelina arriveranno a momenti.”
L’altra annuì, e vide in lontananza le due gemelle Patil. Stava per segnalarle all’amica, per andare a salutarle, che una mano si posò sul suo fianco.
“Sono sconvolto.” esclamò Zabini, circondando anche Ginny con il braccio. “Le due più belle streghe della festa, lasciate sole.”
“Blaise, sempre il solito provolone!” sorrise Ginny, che con il ragazzo aveva intrattenuto una piacevole amicizia da quando, anni prima, avevano frequentato entrambi il LumaClub.
“Rendo solo giustizia a queste meravigliose dame.” fece lui, galante, accennando quasi un inchino. “Siete davvero venute da sole?”
“No, siamo con Harry.” rispose la Granger. “Impegnato, ovviamente, a salutare tutto il Ministero.”
Zabini scoppiò a ridere. “Lo immagino, e non lo invidio per niente. Come non invidio Draco, d’altra parte. Avete visto che faccia?”
Per Ginny fu impossibile trattenere un sogghigno. “Difficile non notarla.”
“Beh, capisco che il contesto sia un po’ troppo sfarzoso,” cominciò Hermione, “ma non mi capacito di come mai non si stia divertendo. Non dovrebbe essere felice di essere al centro dell’attenzione per questo fidanzamento? È un bel colpo, per i Malfoy.”
Blaise non commentò, e si limitò a stringersi nelle spalle. “Posso offrirvi un drink? Se c’è una cosa in cui gli elfi di questa cosa sono proverbiali, è la preparazione di aperitivi fantastici.”
“Perché no!” accettò di buon grado la rossa, e ad Hermione non rimase che seguirli, aggiustando il vestito color crema che l’amica le aveva scelto per l’occasione. Si sentiva bella, si sentiva sistemata, si sentiva perfettamente a posto, ma quelle quattro mura continuavano a metterle addosso una sensazione di disagio ineludibile. Bastò sorseggiare la bevanda che le porse Zabini, perché la sensazione si acuisse, e con gesti nervosi, si raccolse i capelli su una spalla.
“Tutto ok?” si preoccupò Ginny.
“Sì, certo. Tutto bene.” assentì lei. “Ho visto Neville, vado a salutarlo. Ti lascio in buona compagnia, dopotutto.”
Blaise le fece l’occhiolino e sorrise affascinante. “Mi prenderò io cura della tua amica, Granger.”
Il giovane Paciock, accompagnato da Hannah Abbott, aveva intorno un capannello di gente quasi paragonabile a quello di Harry. Non appena la ex Tassorosso la vide, con due falcate la raggiunse. “Hermione, che sollievo! La gente sta talmente tanto addosso a Neville che mi manca l’aria. Facciamoci un giro!”
A quel ricevimento, era stata davvero invitata tutta la comunità magica. Muovendosi tra una statua di marmo bianco e un tavolo di pregiati antipasti giapponesi, un arazzo del Seicento e un’anfora egiziana, e mille altri costosissimi decori, Hermione riconobbe almeno metà dei propri compagni di scuola, qualcuno degli amici conosciuti in America, nonché un buon numero di Professori che sarebbero stati suoi colleghi dalla settimana successiva. C’era perfino qualche vecchia conoscenza Mangiamorte, pochi, però, doveva ammetterlo, e quasi tutti dediti alla ricostruzione della propria reputazione, proprio come i Malfoy.
Dopo un po’, presa dal giro dei saluti, la ragazza riuscì anche a dimenticare la fastidiosa sensazione di disagio che l’aveva pervasa dall’inizio della festa, ma accolse ugualmente con gioia il momento in cui Harry le si presentò accanto per dire che lui stava andando a casa.
“Torni con me o preferisci restare?”
“Vengo con te.” sospirò lei. “Ginny? L’hai vista?”
Una strana espressione si dipinse sul volto dell’amico, mentre con un cenno del capo le indicava un angolo della sala. La sua ex fidanzata era appoggiata al muro, con un bicchiere tra le lunghe dita smaltate di rosso, Zabini le stava molto vicino, e parlavano talmente fitto, ridacchiando tra loro, che era impossibile non notarne l’affinità.
“Sei geloso?” gli chiese Hermione.
Harry distolse lo sguardo con un movimento brusco del capo. “No, ma non sono nemmeno tranquillo. Conosci la reputazione di Blaise.”
“Vero, ma conosco anche Ginny, ed è una tosta.” lo rassicurò lei. “Vuoi che la chiami?”
“Le ho già chiesto se vuole tornare a casa. Ha detto che la riaccompagna Zabini.” Harry fece una smorfia. “Suppongo di dover inghiottire il rospo e accettare la situazione così com’è. Non sono più nella posizione di dire alcunché.”
“Sì, hai ragione.” annuì l’amica. “Andiamo, allora?”
“Sì, torniamo a casa.”
Mentre due dei Salvatori del Mondo Magico oltrepassavano l’uscio di Villa Malfoy, diretti oltre il confine dopo il quale si sarebbero potuti Smaterializzare, due occhi verdi non li persero di vista, e le labbra di Pansy Parkinson si curvarono in un sorriso perfido.
D’altra parte, Blaise le aveva fatto l’occhiolino, quando le aveva sussurrato che aveva “Fatto tutto”.
Draco l’avrebbe uccisa, da lì a pochi giorni, ma ne valeva la pena, perché quello a cui avrebbero assistito sarebbe stato uno spettacolo unico.
 

 



 
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* cantuccio di Silverphoenix e NikyBlack: partiamo dal presupposto che Niky ancora non sa della pubblicazione di questo capitolo, perchè volevo farle una sorpresa, quindi spero che arrivino tante recensioni prima che lo veda lei, in modo da farla felice! 
Veniamo a noi. Questa fanfiction è nata una sera di delirio sul suo divano, dopo esserci liberate dei maschi, dai quali però siamo tornate poi per chiedere consigli su alcuni aspetti della trama sui quali avevamo bisogno di delucidazioni. E' la prima volta che ci cimentiamo in una storia a quattro mani, e siamo entrambe molto prese dalle nostre long, ma promettiamo aggiornamenti regolari e... qualche risata, questo sì, soprattutto dal prossimo capitolo!
Vi è piaciuta quest'introduzione? Cos'avranno in mente i due perfidi Serpeverde per il povero Draco? E cosa mai c'entrerà Hermione in tutto ciò? Se volete scoprirlo... restate con noi ;)
  
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