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Autore: Gemad    02/07/2015    1 recensioni
"La luce dei raggi solari attraversa pigramente la finestra della camera di un giovane addormentato. Quando si fosse svegliato, da lì a poco, avrebbe realizzato che quel giorno era una data speciale, quella della partenza per Hogwarts."
Provate a pensare ai figli di Harry Potter e dei suoi amici, anzi, ai figli dei loro figli. Ci siete? Bene, ora aggiungete un pericolo incombente, un pericolo che per Harry e i suoi amici è impossibile affrontare. L'unica soluzione possibile per loro è comunicare con i pronipoti, sempre che riescano a trovare un modo per mettersi in contatto con loro.
Genere: Avventura, Azione, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 9


Jackson aprì gli occhi, sentì che era pieno di energie, come se non si fosse mai addormentato. Però, qualcosa non andava, sentiva una sensazione irrazionale. Notò che non era più nell’ufficio del Preside Sinister. Innanzitutto, riuscì a comprenderlo dal fatto che poteva respirare aria fresca e non più quell’aria chiusa e di scartoffie tipico dell’ufficio del Preside. Vedeva che stava sopra un manto erboso e che stava per spiccare il volo con la sua scopa.
Ma un momento, pensò il ragazzo; lui non aveva mai volato sopra un Campo da Quidditch in tutta la sua vita, non aveva mai giocato una partita ufficiale e, nonostante ciò, stava indossando la casacca dei Grifondoro contro i Serpeverde. Mentre volava, notava che il suo cervello non riusciva ad impartire ordini ai suoi arti; era come se facevano di testa loro. Stava incominciando a preoccuparsi e, nonostante tutto, continuava a librarsi nell’aria come un uccello, sentendo che l’aria che gli sbatteva in faccia, lo stava accarezzando lievemente.
Queste sensazioni erano piacevoli, quasi rilassanti ed eccitanti. Vedeva che questa era una vera e propria partita perché i giocatori volavano concentrati, effettuavano contrasti convinti, tiravano la Pluffa con tutta la loro forza e lanciavano i Bolidi con aggressività. Tutto faceva presagire che era una partita di campionato, dal fatto che la telecronaca che rimbombava nello stadio, non faceva altro che ripetere che quella era la partita che avrebbe sancito se Grifondoro avrebbe vinto la Coppa.
Ma cosa ci faceva Jackson in mezzo a tutto quel casino? Cosa stava succedendo?
Era praticamente impossibile che lui stesse sognando perché sentiva tramite i suoi sensi che tutto era vero, che tutto quello che provava era reale. Non poteva e non doveva essere possibile, siccome l’unica cosa che ricordava prima di ritrovarsi in mezzo al campo, era che aveva bevuto quella strana pozione offertagli dal Preside; poi, non aveva idea di quello che fosse successo.
La testa del ragazzo si spostò bruscamente a sinistra e, poi, immediatamente a destra, anche se Jackson non aveva intenzione di farlo.
–Trova quel boccino Harry!- gli urlò un ragazzo che sembrava avesse diciotto anni.
–D’accordo Oliver!- gli urlò Jackson.
Ora era ancora più confuso: come ha fatto a chiamare quel ragazzo “Oliver”, se non l’aveva mai incontrato o conosciuto? E soprattutto, perché questo Oliver, l’aveva chiamato Harry? La sua testa continuava velocemente a scrutare il campo dall’alto; non pensava che un campo da Quidditch potesse sembrare così piccolo, se guardato dall’alto. Stava seriamente incominciando a soffrire di vertigini se fosse ancora rimasto fermo.
Detto, fatto.
Jackson, sempre non riuscendo a controllare il suo corpo, si catapultò in picchiata verso il campo e, questa volta, stava seguendo qualcosa di luccicante, qualcosa che brillava alla luce del sole. Jackson aveva capito che stava inseguendo il Boccino d’Oro, e pare che se ne fossero accorti tutti: giocatori, insegnanti, telecronista e, soprattutto, il pubblico. Immediatamente tutte le persone spostarono il loro sguardo su Jackson ed una figura che aveva una chioma bionda in testa. Quest’ultimo stava cercando di disturbare il Grifondoro sia con delle frasi provocanti, sia con degli spintoni scorretti e assolutamente non regolari.
–Non vincerai Malfoy!- urlò Jackson che si pose, nella sua mente, la stessa domanda precedente: come faceva a nominare il nome del suo avversario, nonostante non lo avesse mai conosciuto o visto in vita sua? Dopo tanta lotta, dopo lunghi ed interminabili secondi passati a rincorrere il pallino alato, alla fine, anche se non sapeva come, Jackson era riuscito a catturarlo e a scendere nel terreno trionfante, guardando attorno a sé uno stadio pieno ed esultante. Aveva visto che era riuscito a sollevare una Coppa Argentata che raffigurava una pluffa dorata ed era certo del fatto che quella fosse la Coppa di Quidditch che andava a Grifondoro, Tassorosso, Corvonero o Serpeverde.
Aveva visto e sentito che tutti lo stavano abbracciando, che tutti i suoi compagni di squadra lo stavano elevando al cielo assieme al resto dei tifosi che aveva scavalcato le protezioni. Tutta l’atmosfera che si poteva sentire sulla pelle, era un’atmosfera di festa e felicità. Prima che tutto tornò ad essere oscuro, prima che tutto ciò finì, prima che tutto quello che Jackson poteva vedere era il nero, aveva udito il telecronista urlare il fatto che Jackson era riuscito a catturare il boccino d’oro e conquistare centocinquanta punti alla sua Casa, con la differenza che non lo aveva chiamato con il suo vero nome; l’aveva chiamato diversamente, l’aveva chiamato con un nome familiare a Jackson che, purtroppo, non era riuscito ad udire a causa del baccano.
Quando Jackson riuscì a distinguere nuovamente le immagini, ebbe davanti a sé una visione decisamente più macabra, meno festosa, meno felice, che poteva immaginare solamente nei suoi incubi peggiori. Maghi e streghe distese per terra senza vita, maghi e streghe che combattevano fra di loro. Vedeva maledizioni che volavano ovunque, che lo sfioravano. Non aveva ancora compreso dove si trovasse, non aveva ancora compreso quale fosse quell’orrendo luogo in cui era capitato. Ancora non riusciva a capire come riuscisse a schivare tutti quegli incantesimi siccome non riusciva ad ordinare alle sue braccia e alle sue gambe dove andare.
Notava che era nascosto sotto un velo trasparente ed estremamente leggero che lo faceva sembrare ridicolo siccome stava correndo in mezzo a dei veri e propri combattenti con un velo che sembrava appartenere ad una donna!
Ad un certo punto, svoltò a destra ed entrò in una gigantesca Sala che lui conosceva e che poteva riconoscere fra tante: si trovava nella Sala Grande, che faceva presagire il fatto che lui fosse ad Hogwarts! Ma come mai era mezzo distrutta? Come mai i vetri non erano più attaccati alle finestre? Come mai i tabelloni dei unti delle Case erano completamente distrutti con i pallini verdi, gialli, blu e rossi che erano sparsi per vari settori della Sala? Ma soprattutto, cosa ci faceva in mezzo a questa guerra Jackson?
Scrutò il territorio circostante e vide che tre persone anziane o, per lo meno, di mezza età, sono stati scaraventati a terra dal solo urlo di una persona terrificante, orrenda e che metteva paura col solo sguardo. Jackson, non aveva mai visto nulla di così terrificante, spaventoso e pauroso.
Era una figura umana, che indossava una veste puramente nera e priva di macchie, come se persino tutta la polvere che girava nell’aria, avesse paura di attaccare i vestiti di quella mostruosa figura. La testa era priva di peli, così come il resto del suo corpo, non aveva un naso ma solo due piccole fessure che si erano posizionate sotto quegli occhi rossi che avrebbero fatto provare paura anche al più coraggioso degli esseri umani.
Quell’essere, stava attaccando una donna dai capelli rossi, simili a quelli di Jonathan e della madre dell’amico. Jackson non l’aveva ordinato al suo corpo di muoversi, ma stava sicuramente per farlo; scattò in avanti, andò in soccorso della donna e, prima che quel malvagio essere potesse torcergli un capello, impugnò la bacchetta e ne fece fuoriuscire un Protego che si espanse per metà della Sala Grande.
Jackson rimase sbalordito da quello che aveva fatto, siccome non era molto pratico negli incantesimi. Aveva fatto tutto ciò al di sotto di quel velo trasparente ma dopo aver sprigionato quel potente incantesimo, si tolse il velo. Tutti i presenti lo stavano fissando stupefatti, sorpresi e quasi sconvolti.
–E’ vivo!- dicevano –Harry!- urlavano.
Jackson, venne nuovamente chiamato con un nome che non apparteneva a lui e questo lo fece confondere nuovamente. Lui avrebbe voluto chiedere a tutte le persone che lo circondavano, perché lo chiamavano con quel nome, ma non riusciva a muovere le labbra e le corde vocali. Qualcuno stava andando in suo soccorso, magari per aiutarlo. Ottimo, pensò, l’unione fa la forza; ma, poi, urlò qualcosa che non si sarebbe mai aspettato di dire.
–Non voglio aiuto! Deve andare così! Devo essere io!- ma cosa stava dicendo?
Jackson non aveva capito cosa stesse dicendo, ma gli altri parevano averlo compreso al volo. Girò la sua faccia verso l’uomo, se così lo poteva definire. Lo guardava in segno di sfida, lo guardava arrabbiato, lo guardava con uno sguardo vendicativo.
–Non ucciderai nessun altro questa notte!- disse Jackson che lo fissava dritto negli occhi rosso sangue –Non puoi torturarli! Non puoi toccarli- il suo respiro diventava sempre più ansimante per la rabbia e la voglia di vendetta –Non impari mai dai tuoi errori, vero Riddle?- perché aveva chiamato quel mostro con quel nome che gli sembrava vagamente familiare? Fatto sta che fece infuriare Riddle.
–Tu osi…- tentò di minacciare lui che però venne prontamente interrotto da Jackson –Sì io oso! Io so cose che tu non sai. Non ci sono altri Horcrux. Siamo solo tu ed io! Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive e uno di noi sta per andarsene, per sempre!-. –Tu credi di conoscere più magie di me?- chiese Riddle –Di Lord Volemort, che ha compiuto magie che Silente stesso non si era mai sognato? Io che ne ho provocato la morte?!-.
Ora a Jackson era tutto più chiaro! Lord Voldemort era il mago Oscuro che suo nonno sconfisse durante la Guerra Magica! Ma quella è stata combattuta nel 1998! Non è possibile che lui fosse tornato indietro nel tempo! Ma ancora non riusciva a spiegarsi come mai fosse lui a fronteggiare Lord Voldemort.
–E’ quello credi, ma ti sbagli!- esclamò Jackson.
–Silente è morto!- disse rabbioso Riddle.
–Certo, Silente è morto. Ma non l’hai fatto uccidere tu!- come faceva Jackson a conoscere tutte quelle informazioni? –Ha scelto lui come morire, con mesi di anticipo, ha programmato tutto con l’uomo che credevi fosse il tuo servo: Severus Piton non era tuo!-.
Quando avrebbe studiato la Battaglia di Hogwarts a scuola in Storia della Magia quell’anno, sicuramente, sarebbe stato l’alunno più proficuo.
–Non ha importanza! Silente stava cercando di tenere lontana da me la Bacchetta di Sambuco- non poteva essere vero, continuava a pensare Jackson; la Bacchetta di Sambuco era solamente la protagonista di una semplice fiaba!
–Voleva che fosse Piton il vero padrone della Bacchetta di Sambuco- continuava Riddle –Ma io l’ho ucciso e la Stecca della Morte è mia!-.
–E qui che ti sbagli- disse Jackson –Hai ucciso la persona sbagliata, Piton non ha mai sconfitto Silente!-.
–L’ha ucciso…-.
–Ma mi ascolti? Piton non ha mai sconfitto Silente. Non capisci Riddle? Possedere la bacchetta non basta! Tenerla, usarla non la rende tua. Non hai sentito Olivander? È la bacchetta che sceglie il Mago. Infatti, Silente è stato disarmato da Draco Malfoy- Jackson lo guardava con aria seria e beffarda, così come Riddle.
–Non importa, potrò occuparmi di Draco Malfoy…- ma venne nuovamente interrotto bruscamente dal Grifondoro.
–Sei arrivato tardi; ho sconfitto Draco Malfoy settimane fa e gli ho portato via questa- disse muovendo una bacchetta che non era sua, pensò guardando la bacchetta di biancospino –E se la bacchetta che tieni in mano sa che il suo padrone è stato disarmato, allora…- il volto di Voldemort si stava stringendo e contraendo nella rabbia, nell’incredulità e nella sorpresa –Sono io il padrone della Bacchetta di Sambuco!- esclamò Jackson.
Il rosso degli occhi di Voldemort si fece più rosso, più intenso e l’urlo che fuoriuscì dalla sua bocca, fu un urlo disumano.
–Avada Kedavra!-. –Expelliarmus!- Jackson vide il rosso spuntato dalla bacchetta di Voldemort ed il verde spuntato dalla sua, scontrarsi.
L’urto dei due incantesimi sprigionò un forte rumore e scoppio, simile ad un colpo di cannone.
Ma, d’altronde, quello scoppio simboleggiava una intera guerra: il rosso contro il verde, il colore degli occhi di Voldemort contro il verde smeraldo di Jackson, la giustizia contro l’ingiustizia o, semplicemente, il bene contro il male. Jackson, dopo svariati tentativi di respingere la Maledizione senza Perdono per eccellenza, vide il lampo verde di Riddle urtare il proprio incantesimo, vide la Bacchetta di Sambuco volare in alto e la prese al volo mentre vedeva il corpo del suo avversario cadere a terra, ucciso dalla sua stessa Maledizione e lui, dopo qualche istante di puro silenzio, fu abbracciato da tutti con urla assordanti ed esultanti.
Jackson, vedeva persone sconosciute abbracciarlo felici e contenti, tutti erano orgogliosi di lui, di quel ragazzo che non aveva ancora compreso cosa avesse fatto e come.
Poi, stavolta, vide persone che lui conosceva e che aveva certamente visto: il professor Paciock, la signora Hermione ed il signor Ron. Non sembrava vero; erano giovanissimi, non avevano rughe sulla faccia, non avevano capelli bianchi ma erano pieni di energia e sorridenti. Lui ci parlava, senza capire cosa stesse dicendo perché stava ragionando e cercava di capire quello che gli era capitato.
Dopo, vide che si specchiò in un frammento di vetro rotto e allora capì; non stava impersonando sé stesso. Lui, vide la faccia giovane di suo nonno, di Harry Potter. Questa è stata l’ultima cosa che vide, prima che aprì gli occhi e vide che era tornato nell’ufficio di Sinister. 




Angolo dell'autore: Sorpresi? Sconvolti? Curiosi? Ecco dunque cosa crea la misteriosa ed ignota pozione arrivata a Jackson. Sper che concordiate la mia scelta e spero che abbiate compreso, la maggior parte di voi, che ho preso spunto sopratutto dal libro di "Harry Potter e i doni della morte" ma anche cercando di abbreviare il più possibile senza tralasciare le cose più importanti e centrali.
Ora, vi chiedo di potermi dare i vostri giudizi e che siano positiv, che siano negativi o che siano neutri, sono sempre ben accetti perchè così posso capire come sto portando avanti il mio lavoro ed il mio progetto di scrittore!
Grazie mille a tutti coloro che hanno letto la storia e che continueranno a leggerla!
   
 
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