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Autore: olly_bubu    02/07/2015    0 recensioni
[...] Avevo ancora molto sonno ma con gran fatica mi alzai dal letto.
[...] Stavo per uscire ma mi resi conto di non aver portato con me il giubbotto e fuori faceva davvero molto freddo.
- Tieni, mettitelo tu - disse porgendomi il suo golfino blu con il simbolo della scuola e con il suo cognome ricamato.
- Ma è tuo -
- Indossalo, cosí tutti sapranno che sei mia - ridacchió un po' per poi bacirmi nuovamente la fronte.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro personaggio, John Lennon, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era il 16 settembre 1957, il mio primo giorno di scuola del terzo anno all'Istituto d'Arte di Liverpool. Ricominciava la mia sofferenza. - Muoviti Bilberry! Vattene a scuola! - ecco il risveglio di mia madre, mi cacciava appena poteva. Né una carezza, né un bacio, né le solite frasi che le mamme dicevano ai propri figli, niente di niente: lei era acida, egoista, meschina e bugiarda. Ma non era solo lei, era anche mio padre, quell'ubriacone che tornava sempre alle tre di notte sempre sbronzo, che tradiva mia madre con qualunque prostituta e che mi picchiava se provavo a parlare con lui. Ecco, questi erano i miei genitori, se cosí si possono chiamare, delle luride persone senza un'anima. Sapevo che io non ero altro che uno sbaglio, mio padre ubriaco e mia madre che lo assecondava ed eccomi, indesiderata e disprezzata al tal punto che i miei mi chiamarono Bilberry solo perchè sono nata con un livido permanente tra l'orecchio e il mento. Mi offendevano sempre per quella mia particolaritá, come se lo avessi voluto io. Prima o poi sarei scappata da quell'inferno di famiglia, dovevo solo aspettare il momento giusto. Sbattuta fuori di casa mi diressi verso la scuola, almeno lí potevo trovare un po' di consolazione, sommersa dai pennelli e dai colori, il mio mondo. Amavo disegnare ad era l'unica cosa che mi faceva sentire bene ed apprezzata, ero bravissa nei ritratti e tutti i professori mi facevano i complimenti, ma i loro elogi non penetravano nella mia dura corazza che proteggeva la me sensibile e fragile, ricevetti troppi complimenti falsi e battutine offensive al tal punto di diventare impassibile con chiunque. A causa dei problemi con i miei genitore tendevo sempre ad isolarmi durante la ricreazione, non avevo molti amici e tutti mi prendevano in giro dicendomi che ero asociale, pazza e addiruttura hanticappata. Uno dei tanti motivi era anche il mio livido. Quanto lo odiavo, cosí come la mia inutile vita. Arrivai davanti al cancello della mia scuola, c'erano un sacco di ragazzi impazienti, per modo di dire, di entrare, chi parlava, chi cercava di attaccare bottone con qualche ragazza e chi mi indicava bisbigliando qualcosa con i suoi amici. La campanella suonó e il cancello si aprì, feci un respiro profondo ed entrai.
   
 
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