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Autore: Kaleido_illusion    02/07/2015    3 recensioni
Chi non conosce l'indie horror di Ib?
Ma tu lettore, se sei tra quelli che non lo conoscono o volgiono saperne di più, ti invito a leggere delle avventure di Ib, un adolescente, e Garry che per errore o un desiderio espresso e non mantenuto, entrano in un mondo artificiale fatto di pittura e tristezza, popolato da esseri che non dovrebbero esistere, ma che hanno trovato la vita grazie ad un eccellente pittore visionario, Weiss Guertena.
Immergetevi insieme ai protagonisti nell'arte!
Buon proseguimento ...
Genere: Horror, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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° L’Eredità del Pittore°

Atto.1

“Nel primo pomeriggio, sotto un cielo grigio…

Ib ed i suoi genitori si dirigevano verso una galleria d’arte…”

Nel primo pomeriggio, sotto un cielo grigio piombo e coperto di nuvoloni scuri, Ib ed i suoi genitori si dirigevano verso una galleria d’arte. La macchina si faceva largo a fatica tra il traffico cittadino, già congestionato dalle numerose macchine in fuga dalla pioggia imminente. C’era troppa gente in giro, per essere una domenica di fine Ottobre e forse, proprio come loro, avevano deciso di godere di quella mite giornata autunnale per mettere un po’ il naso fuori dalla porta e prendere l’ultima boccata d’aria, prima di ammuffire in casa a causa del rigido clima predetto da lì a pochi giorni.
“ Tutta queste macchine… che vadano a vedere la mostra? ” si ritrovò a pensare Ib, osservando i pochi e temerari pedoni che sfilavano sul marciapiede oltre il suo riflesso annoiato nel finestrino. Il suo umore era di certo opposto al loro che, intenti ad avvolgersi nei loro impermeabili scuri, erano di sicuro felici di immaginarsi già al riparo nelle loro case a svagarsi con hobby e passatempi. Lei invece poteva figurarsi solo di vedersi rinchiusa in una galleria a visitare una mostra che la lasciava indifferente. Tra l’altro, per l’occasione, sua madre l’aveva vivamente invitata a vestirsi in modo elegante, “come una signorina di società ” aveva detto; perciò si era vista costretta ad infilarsi i primi vestiti più “eleganti” che aveva trovato e con cui si sarebbe sentita più o meno a suo agio. Indossava perciò una camicetta bianca con un vistoso foulard a voillant scarlatto al collo, aggiunto da sua madre, come esigeva l’alta moda. Abbinata ad una gonna corta a pieghe coordinata, perciò rosso vermiglio, delle parigine nere al ginocchio (tanto per spezzare la monotonia cromatica) e delle polacchine porpora che ne avevano viste di tutti i colori, ma ancora estremamente comode. Per fortuna il genitore non aveva avuto nessuna pretesa sull’acconciatura e si era limitata ad affermare che i sui lunghi e lisci capelli castani potevano andare bene anche così. Eppure, pensandoci a posteriori, abbigliata a quel modo assomigliava più ad uno dei dipinti che stava per ammirare, che ad una semplice visitatrice. Poco male, ormai non poteva farci più nulla.
Suo padre invece era riuscito a scampare alle pretese della coniuge. Aveva semplicemente riesumato un vecchio completo blu scuro, usato forse ad un matrimonio chi sa quanto tempo fa, abbinato con una bella cravatta celeste sulla camicia bianca. La mamma aveva messo tutto il suo impegno per prepararsi, mettendo il suo miglior tailleur, quello di seta rossa scura, sopra una camicia e collant neri, insieme alle inseparabili scarpe con il tacco, anch’esse nere. Inutile dire che era appassionata di pittura e appena ne aveva l’occasione, trascinava il marito a tutte le mostre in programma in città e provincia, e per questo ci teneva in particolar modo a fare bella presenza. Ad Ib era toccata soltanto una volta partecipare ad una di queste uscite, soltanto che si trattò di una pinacoteca, per tanto era la prima volta che metteva piede in una galleria d’arte.
La macchina si arrestò nel parcheggio di proprietà della galleria.
<< Ib, tesoro! Ib! Tua madre ti sta parlando>> la richiamò il padre dal mondo dei suoi pensieri.
<< Che c’è mamma?>>
<< Ti sei ricordata tutto Ib? Oh! Hai il tuo fazzoletto? Ricordi, quello del tuo compleanno. Tienilo al sicuro nella tasca, ok? Non perderlo!>>
<< Sì, mamma>> rispose lei accondiscendente, ed istintivamente infilò una mano in tasca per controllare di averlo effettivamente preso dalla scrivania prima di uscire. Sentì sotto i polpastrelli la familiare sensazione rugosa del pizzo, seguita dal quadrato liscio di seta. Si trattava di un costosissimo fazzoletto di stoffa candida ornata di pizzo e con sopra ricamate le sue iniziali in caratteri tutti svolazzi e ghirigori. L’aveva ricevuto in dono per il suo nono compleanno. Anche allora le era sembrato strano come presente, tuttavia non aveva fatto commenti, accettando di buon grado il suo morbido tocco. L’impressione che ebbe quando lo strinse per la prima volta tra le mani, fu di accarezzare un fiore, seppure artificiale. Infatti il pizzo le ricordava le foglie intorno alla corolla, mentre il tessuto erano i petali, lisci e setosi, ed i ricami rappresentavano i pistilli e i sepali.
“ Chissà perché tiene tanto a questo fazzoletto?! Ogni volta che usciamo non fa che ricordarmelo”. Poteva darsi che si preoccupasse del valore dell’oggetto poiché l’aveva pagato un po’, e questo Ib, poteva anche capirlo, ma addirittura doverselo portare ovunque, le sembrava leggermente eccessivo. Comunque per evitare questioni inutili era diventato quasi meccanico riporlo in una delle tasche degli abiti che indossava.
Presero i cappotti dal sedile posteriore e si incamminarono verso l’ingresso principale, sotto un cielo ancora più scuro e minaccioso. L’edificio era un anonimo stabilimento dalle pareti grigiastre e dello stesso stile architettonico delle case del circondario, con l’unica eccezione della coppia di colonne ad incorniciare le finestre. Perciò ad un primo sguardo, nessuno avrebbe intuito che si trattasse di un luogo per esposizioni; se non fosse che, ai lati della porta, erano appesi due enormi manifesti con l’ingrandimento dell’opera principale di Guertena: una rana pescatrice su sfondo blu notte. Si precipitarono verso le ante della porta scorrevole che si aprirono automaticamente al loro passaggio, per evitare le prime lacrime rabbiose del temporale ed i suoi portentosi ruggiti.
<< Appena in tempo!>> disse la madre, sistemandosi il fermaglio che raccoglieva in cima alla testa i cappelli dalle stesse sfumature rossicce di quelli della figlia. << Beh! siamo arrivati. Questa è la prima volta che vieni in una galleria d’arte, vero Ib? Siamo qui oggi per vedere una mostra delle opere fatte dall’artista Guertena. E non ci sono solamente quadri, ma anche sculture e tanti altri tipi di creazioni! Non dubito che anche a te piacerà un sacco>> proseguì elettrizzata.
<< Andiamo al banco della reception?>> annunciò gioviale il padre, vedendo la moglie di buon umore.
<< Ah, sì! Prendiamo anche qualche opuscolo>>
Ad accoglierli dietro al banco in legno chiaro, c’era un uomo, sulla sessantina e a cui il tempo aveva donato una candida chioma e baffi voluminosi, vestito di scuro.
<< Benvenuti signori, lasciate pure qui le vostre giacche. Penseremo noi a sistemarle nel guardaroba>> disse con distaccata gentilezza, come se si fosse calato troppo nella parte del maggiordomo, a cui effettivamente assomigliava.
<< Che gentile! Senta, potremmo prendere un paio di volantini?>> chiese la donna.
<< Ma certo, uno anche a lei signorina. La mostra incentiva i giovani a farsi un’idea critica e autonoma dell’arte>> disse il signore rivolto a Ib, sfoggiando un enigmatico sorriso affilato.
La ragazzina soppesò seriamente le sue parole; in effetti avrebbe preferito girovagare da sola e, se proprio doveva ammirare i quadri, almeno l’avrebbe fatto con i suoi tempi e a modo suo, senza dover arrancare dietro i genitori e sorbirsi i loro soliloqui su quanto era bello tal quadro, quale era l’interpretazione di un altro, eccetera. C’era già passata una volta, non voleva ricapitasse una seconda. Perciò cogliendo il suggerimento, espose le sue intenzioni alla madre.
<< Hm? Vuoi andare avanti? Veramente, Ib … oh, ok. Solo cerca di stare in silenzio nella galleria, va bene? Non che ci sia bisogno di preoccuparsi per te, immagino… non dare fastidio agli atri visitatori, però!>> replicò lei non troppo convinta.
Lasciò i genitori all’ingresso, mentre il responsabile dava loro informazioni su come era strutturata la mostra e rispondeva alle curiosità sull’autore.
L’esposizione si snodava su due piani di cui il primo direttamente collegato al portone principale, mentre l’altro era al primo piano e raggiungibile da un lunga scalinata bianca come le pareti ed il pavimento di marmo. Ib si ritrovò immersa in un enorme spazio bianco dalle dimensioni indefinibili, senza sapere da che parte iniziare. Da dove si trovava, però, poteva scorgere l’interno della prima sala in cui un drappello di individui era radunato attorno a dei cordoli. Si risolse per iniziare da quella, incuriosita da cosa stessero guardando tanto interessate quelle persone. Prima di entrare nella sala, vide sul muro un pannello introduttivo su cui v’era scritto:

“Benvenuti nel mondo di Guertena”
Stiamo attualmente tenendo una mostra per il grande artista Weiss Guertena e vi ringraziamo per la vostra partecipazione. Speriamo che gradiate profondamente l’arte del tardo periodo dell’artista, le cui creazioni contengono sia mistero che bellezza.

XX/Ottobbre/XX

Fin ora non le era stato detto nulla di nuovo e probabilmente erano le stesse parole dell’opuscolo, che non aveva letto, lo abbandono in un cestino. Si avvicinò al gruppo di persone, intrufolandosi tra gli spazi vuoti per vedere meglio. Sul pavimento spiccava per contrasto un’enorme voragine blu scuro, da cui faceva capolino lo stesso soggetto stampato sui manifesti e opuscoli che tappezzavano la galleria: una rana pescatrice dalla fauci spalancate, irte di denti aguzzi, e dagli occhi neri come la pece, sembrava invitare i visitatori a seguirla negli abissi che lambivano il suo corpo, promettendo di guidarli e proteggerli dall’oscurità con la sua appendice luminosa. L’impressione che ne ebbe fu di un ambasciatore alieno proveniente da un mondo sconosciuto e desolato.
“ Come farà a vivere senza mai vedere la luce del sole?” si chiese Ib, guardando i suoi lucidi occhi inespressivi. Non le piaceva quel quadro che incuteva un timore reverenziale, perché le era impensabile che si potesse abitare in un mondo dove non esistesse la possibilità di vedere a cosa si andasse incontro. Intorno a lei, invece, il parere era diverso; si levavano brusii estasiati e profondamente impressionati dalla maestria che animava l’essere di tempera.
Girò attorno all’opera, seguendo i cordoni rossi che ne delimitava il perimetro, fino ad imbattersi in un piedistallo su cui era incisa la descrizione a cura dell’autore.


“ABISSO DEL PROFONDO” un mondo dove l’uomo non sarà mai…
per raggiungere quel mondo, ho deciso che lo avrei ritratto nella tela.


La scritta non contribuì ad incrementare un idea positiva dell’immagine.
Aveva appena finito di leggere che una coppia la spintonò per riuscire ad aggiudicarsi un posto di favore d’avanti al quadro, perciò si vide costretta a proseguire, esplorando la parete alle sue spalle. Galleggiava, come sospeso in un nulla bianco, un enorme tela che ritraeva uno stilizzato bambino azzurro alle prese con i tasti di un pianoforte disposti a raggiera, mentre una signora rossa lo ammoniva per qualcosa. Purtroppo quella raffigurazione, non l’aveva colpita come la precedente, non le trasmetteva nulla, perciò passò oltre. Adesso capiva come mai era stato deciso quel colore candido per gli interni; era stata una scelta volta a dare l’impressione che le cornici apparissero animate e sembrassero stare in piedi per volontà propria.
Non si poteva dire che Guertena non fosse un pittore prolifico, vi erano un sacco di quadri in quell’ala della mostra. Ib ne aveva visti almeno una dozzina quando finalmente vide delle istallazioni a cui diede un occhiata veloce.
Passò davanti a molti altri quadri, che osservava sommariamente e di sfuggita leggeva i nomi, tra cui vi erano:
UOMO CHE TOSSISCE, GUARDIA ALTRUISTA, SPIRITO DEL …, VETRO DEGLI…, … DELLA SPIAGGIA; finché in un angolo della sala non trovò una scultura di una rosa rossa alta almeno due metri, di cui la targhetta informativa riportava: “INCARNAZIONE DELLO SPIRITO” bello allo sguardo, ma se vi avvicinate troppo vi indurrà dolore. Può sbocciare solo nei corpi salubri.
Ib rimase delusa dalla criptica e scarna spiegazione, si aspettava una descrizione migliore di un opera così realistica e viva. Sembrava che effettivamente la rosa stesse appassendo, seminando i sui delicati petali sul pavimento che un moccioso, di non più di sette anni, cercava di rubare scavalcando le transenne. Il gesto le sembrò meschino e irrispettoso, pertanto si risolse di fermare il bambino.
<< Non dovresti toccarle!>> gli intimò, cercando di moderare per quanto possibile il tono.
<< Sono così belli! Voglio prenderne uno, è un peccato lasciarli lì. Non lo pensi anche tu?>>
<< Ti sgrideranno>> gli rispose lei per tutta risposta ed evitando la domanda.
<< Sei noiosa bambina! Proprio come il signore altone di prima!>> le rinfacciò il bambino.
Il suo commento l’aveva punta nel vivo. Non era più una bambina, era un adolescente e sebbene la natura le avesse assegnato una statura più bassa della media rispetto ai suoi coetanei, non per questo ci si poteva permettere di chiamarla bambina! la ragazza stava per rispondergli per le rime, tuttavia venne bloccata dalla consapevolezza di essere osservata dall’altro visitatore che stava osservando il rovo con lei. Sperò che fosse l’uomo di cui parlava il moccioso, anche se la sua statura non poteva dirsi di certo alta, ed intervenisse per bloccarlo nuovamente. Ma non fu così, perciò fu costretta a girare i tacchi e guadagnare l’altro capo della sala, certa che uno dei responsabili della sala, avrebbe svolto il dovere di custodire l’integrità della statua meglio di lei. Si ritrovò dunque al punto da cui era partita. Scorse due figure note sotto il quadro del pianista bambino, i suoi genitori, perciò decise di tastare il terreno e vedere se la madre si fosse arrabbiata del suo allontanamento durante una gita di famiglia.
<< Ib, dov’eri finita?! Hai visto che meraviglie?
Guertena non è popolarissimo come artista, ma, non a caso, ci tenevo particolarmente a partecipare alla sua mostra! Spero che anche tu arrivi ad apprezzare la sua arte.>> incalzò la madre non appena la ragazzina le fu vicina. Ib decretò che non era ancora il momento di seguire la mostra con i suoi ed infatti il padre le venne in soccorso, notando la sua espressione allarmata.
<< Hai già controllato il secondo piano? Mi hanno detto che ci sono un sacco di esposizioni e non solo quadri lassù.>>
La figlia scosse la testa e si precipitò al secondo piano senza voltarsi indietro. La sala era identica a quella al pian terreno, con una sfilata ordinata di cornici alle pareti. Ne aveva abbastanza dei colori sulla tela e per questo fece passare le cornici con animo annoiato, finché il suo sguardo non venne catturato da un soggetto reale. In piedi immobile d’avanti ad un quadro di un uomo appeso per i piedi, stava un giovane molto alto e dall’insolito abbigliamento nonché acconciatura. I suoi folti e mossi capelli viola caratterizzati da ciocche nere che si diramavano a raggiera dal centro della chioma, simili ad un ragno, di certo facevano a gara di eccentricità con le tempere squillanti dei dipinti. Per non parlare dei vestiti; il cappotto blu marino scuro e lungo dall’orlo slabbrato, era abbinato a dei pantaloni di taglio classico sul beige e scarpe eleganti marrone scuro. Come tutte le persone anche Ib non poté fare a meno di fissare quel bizzarro essere umano, probabilmente uscito più da una discendenza cartacea che dalla pura genetica. Ciò le diede la sensazione che vi fosse qualcosa di particolare in quel ragazzo dall’aspetto alternativo, che di sicuro aveva capito come fare del suo vestiario un arte che potesse competere con quella esposta. La ragazzina rimase lì ad ammirarlo a lungo ispezionando la sua figura, l’unica dalla quale fosse incuriosita, e si rammaricava del fatto di non potergli scorgere il volto per decifrare il carattere e dare un tratto definito del soggetto. Si risolse allora per un lento avvicinamento, fingendo di ammirare un quadro alla destra di lui, per poi sporgersi in avanti a completare la sua analisi. Si era appena mossa che lui, forse avendo la sensazione di essere osservato, si voltò di scatto. Ib colta sul fatto ed in preda all’imbarazzo, si girò meccanicamente e raggiunse un’altra istallazione, dando le spalle al ragazzo che tornò alla contemplazione del quadro.
“ C’è mancato poco che mi scoprisse!” pensò trafelata mentre i battiti del suo cuore riprendevano un andamento normale. Aveva appena ripreso l’autocontrollo che si accorse di qualcuno che le stava parlando.
<< “Morte dell’individuo” un nome affascinante, per un opera simile. Secondo me quello che Guertena dice qui è che l’individuo sia nell’espressione di uno. Ecco perché queste figure non hanno le teste, vedi? Non è forse così?>>
Fu colta di sorpresa. Di che cosa stava palando?
Era appena arrivata e non aveva la minima idea di cosa rispondergli, voleva ignorarlo per non fare una figuraccia, ma le sembrò estremamente scortese. Allora sollevò lo sguardo, fissandolo sulle tre statue davanti a sé. Si trattava di tre manichini femminili neri come la pece, con indosso lo stesso modello d’abito ma di tonalità diverse: blu, rosso e giallo, e scarpe con il tacco. La nota distorta del tutto era che i manichini non avessero le teste e terminassero con un abbozzo di collo come un piedistallo senza trofeo. Le fecero una certa impressione.
<< Penso solo che facciano paura>> disse all’ uomo che l’affiancava ed aspettava ancora una risposta.
<< ah, beh … infatti. Ma pensa che più che perdere le loro teste hanno perso la loro personalità…>> riprese il suo monologo. Ib aveva scaricato i suoi genitori per evitare questo, perciò era decisa a non permettere ad altri di pendere il loro posto. Così approfittò di un momento di distrazione della sua guida e, senza più il senso di colpa, aggirò le sculture rifugiandosi dietro ad un’altra a forma di divano bianco trapassato da tubi rossi, come arterie. Purtroppo le stranezze non erano certo finite. Qui vi trovò una donna in celeste e sulla trentina che parlava tra sé e sé.
<< Che strano divano… non c’è niente di strano, certo…vorrei sedermici, ma credo di non potere …>> concluse con una risatina, alludendo forse alla titolo dell’opera “ POSTO RISERVATO”.
La ragazza non vi trovò nulla da ridere e prima che anche lei cercasse di attaccare bottone, si dileguò verso una nuova sezione della sala, evitando accuratamente di tornare indietro.
“ Ma che razza di gente viene alle mostre? Sono tutti così strani!” Si trovò a pensare, ma riflettendoci, secondo il suo ragionamento, anche lei lo era altrettanto. Le venne da ridere, perché effettivamente, così abbigliata non poteva che ricadere nella categoria appena descritta. Chi poteva dirlo, magari anche lei un giorno sarebbe diventata il soggetto di un quadro!
Riprendendosi dalle sue fantasticherie si guardò intorno. Oltre a lei in quella parte non vi era nessuno e tutto era così tranquillo, con solo la musichetta stridente del violino che l’aveva accompagnata per tutto il tragitto fino a lì. La cosa che la colpì maggiormente fu l’enorme tela che ricopriva la parete. Raffigurava un ampia veduta di un posto dai contorni indefiniti e contorti, riusciva a distinguere un quadro di una donna in rosso e delle teste di manichino. I tratti poi erano rabbiosi ed imprecisi, come disegnati da un bambino, e le tonalità su sfondo bianco erano molto cupe. Raggiunse la targhetta con il nome dell’opera “MONDO DISTORTO” in ottone. Ritornò a scrutare il quadro ed ebbe una stranissima sensazione, come se una forza oscura o un invisibile attrazione gravitazionale la attirasse verso il quadro. In contemporanea ad un’improvvisa vertigine, che la costrinse ad appoggiarsi alla didascalia, le luci si spensero lasciandola al buio, con solo i faretti d’emergenza, azionatisi quasi immediatamente, ad illuminare il posto. La musica non si riversava più dagli altoparlanti, ormai degradati a diventare bocche mute.

   
 
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