Questi personaggi, da me decritti, sono proprietà di Masami Kurumada


Non avevo mai avuto dubbi nella mia vita: almeno fino ad ora è stato così. Mi esaltavo ad essere la custode del Regno e la sorella di Hades; ogni mio gesto era dedicato alla conquista del mondo, per il mio signore e padrone…

Finché poco fa non sei arrivato tu, con quei tuoi occhi di ghiaccio; mi hai spinta da parte, mi hai strappato lo scettro di mano per conficcarlo a pochi centimetri dal mio viso, urlandomi contro e dicendomi che non avresti esitato ad uccidermi, perché non sei un gentiluomo. Mi hai impedito di proteggere il mio signore, dicendo di rivolere indietro tuo fratello.

Io non ho mai odiato nessuno così tanto in vita mia, neppure Radamantis, quando mi costringeva a fare certi suoi giochetti. Allora ho cercato, quando è finito tutto ed hai riavuto Shun, di impedirti di raggiungere l’Elisio, raggiungendoti e prendendoti per un braccio.

Ti voltasti di scatto e quindi mi hai afferrata con una presa d’acciaio, per piantarmi in faccia il tuo sguardo furioso. Io mi divincolavo nella morsa prepotente delle tue braccia, ricoperte dall’armatura, che indossavi con tanta fierezza. Non è servito a niente. Mi hai sollevato un poco per baciarmi con passione. Radamantis non mi ha mai baciata, questo è il primo bacio, per me. Le tue labbra sulle mie sono calde e morbide: non pensavo che un uomo potesse anche essere dolce, mentre mi sfida. E stavolta mi sento sfidata in una lotta che posso vincere. Allora lo faccio. Ti accarezzo il basso ventre da sopra i tuoi vestiti. Tu mi sorridi complice e mi sussurri qualcosa che non capisco.

O forse sono io a non volerlo capire… Mi fai distendere per terra, tenendo sollevata la mia nuca che appoggi al tuo avambraccio, per farmi stare un po’ più comoda. Mi aiuti a sollevare la mia lunga gonna quel tanto che ti è sufficiente per congiungerti a me. Possiamo così conoscerci nel modo più antico ed autentico, mentre intorno a noi continua il balletto perverso della morte. Sento il tuo caldo respiro sul mio viso e mi fissi con occhi spietati, più di quanto possa aver mai fatto con me, finora, un Gigante degli Inferi. Finisce tutto, purtroppo, e mi ritrovo sola senza più il tuo corpo nel mio. Gentilmente, mi accarezzi il viso e ti stacchi da me, tirandomi giù la gonna, aiutandomi a rialzarmi.

Ti volti e te ne vai di nuovo, senza dire una sola parola. Io resto ferma, per un po’. Ma dopo verrò a cercarti: voglio darti il mio amuleto per farti fuggire da qui: anche da me…