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Autore: namelessfedah    03/07/2015    0 recensioni
In un epoca in cui la guerra devasta gli animi e l'omosessualità è considerata un abominio, due ragazzi, conosciutisi nella più tragica delle situazioni, avranno la forza e la determinazione per riuscire ad andare oltre le convenzioni, le regole e le imposizioni della società.
E forse, sarà proprio l'amore a salvarli da quella cruda e triste realtà.

Harry/Louis | WorldWarII!AU, Soldier!Louis, Nurse!Harry | Note: Minor Character Death | Conteggio parole: 6.4k
Genere: Angst, Fluff, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Attenzione: questa storia NON è mia. L'autrice è brokenbravery , che ha scritto la storia originale e mi ha gentilmente dato il permesso di tradurla qui.

Il titolo della One Shot è stato estrapolato dalla canzone "Rainy Daydei Coldplay.


The Sound Foundations Are Crumbling



 

La prima volta che Louis incontrò Harry, grugniva dal dolore. Era stato appena colpito da un coltello alla gamba, c'era sangue ovunque e stava facendo del suo meglio per rimanere calmo. Ma davvero, era inutile. Dei soldati di cui non ricordava nemmeno il nome lo avevano portato al campo medico. Era un posto caldo, al riparo dal vento incessante e dalla neve. Ed anche se Louis non riusciva a pensare razionalmente, avendo il cervello ancora scosso, riuscì ad apprezzare l'immediato comfort.

Fu coricato su un lettino, poteva sentire i medici gridare qualcosa riguardo le sue condizioni, senza riuscire a prestare la giusta attenzione, troppo occupato a combattere contro le lacrime di dolore che lottavano per fuoriuscire. Sentiva delle mani su di lui, delle forbici squartargli i pantaloni, e poi un dolore lancinante non appena qualcuno pressò sulle sue ferite.

Gridò e qualcuno lo zittì, spiegandogli che lo avrebbero portato fuori così da poter rimuovere delle schegge ancora presenti nella sua carne. Non riuscì a replicare, tuttavia, e presto l'oscurità si impossessò di lui.

Quando riprese conoscenza, molto tempo dopo, c'erano delle dita gentili a scorrere tra i suoi capelli, scostandoglieli delicatamente dagli occhi. La sua gamba stava leggermente meglio, pensò dopo aver realizzato che gliel'avessero medicata e fasciata a dovere. Sbattè piano le palpebre aprendo poi gli occhi, prendendosi un minuto per analizzare il volto sfocato che aveva davanti.

Incontrò dei brillanti occhi verdi, un mezzo sorriso completo di fossette, e dei disordinati riccioli marroni. Il ragazzo sembrava più giovane di Louis, che aveva solo vent'anni. Ne doveva avere probabilmente diciotto o giù di li, fresco di scuola. Era un infermiere, a giudicare dalla divisa che indossava e dalle macchioline di sangue che la ricoprivano.

"Ciao?" provò Louis, sussultando al tremolio della sua stessa voce.

"Ciao." L'infermiere gli sorrise, spostando la mano dai capelli di Louis fino ad arrivare alla sua spalla, stringendola.

Louis tossì e l'infermiere gli passò velocemente un bicchiere colmo d'acqua, aiutandolo ad alzarsi leggermente così da poter prendere un sorso, idratandosi la gola. Gli sorrise grato, ed il riccio ricambiò, permettendogli di ristendersi.

"Starai bene, quindi sai" Disse in tono basso. "Ti terremo qui per un giorno o due, per permetterti di compiere una guarigione primaria, poi ti rispediranno lì."

Louis annuì, riuscendo a raggiungere la sua mano per stringerla in riconoscimento. "Okay. Ero leggermente spaventato che sarebbe andata peggio, sinceramente."

L'infermiere si morse il labbro inferiore, facendo scorrere il pollice sulle nocche di Louis.

"Stai bene, me ne sono accertato." Disse. "Mi chiamo Harry, ad ogni modo."

"Ciao, Harry." Mormorò Louis, gli occhi gli si chiudevano per la stanchezza ancora una volta. "Nessun nickname?" {a/n: In guerra era, ed è ancora oggi, solito l'utilizzo di soprannomi tra i soldati. Utili per non rivelarne l'identità o anche per evitare omonomie spesso presenti. Affibbiati in base a caratteristiche fisiche, nomologiche, o ad imprese eroiche.}

"Riccio." Provvide a rispondere Harry, Louis gli sorrise.

"Immaginavo." Disse. "Io sono Louis. Il mio nickname è Tommo."

"Ciao, Louis." Salutò Harry, mentre sorrideva mettendo in mostra le fossette.

Attraverso gli occhi sfocati e stanchi di Louis, sembrava un angelo. Ma il castano cercò di attribuirlo alla stanchezza.

"Penso che dormirò un po'." Proclamò Louis, lasciando che le sua palpebre si chiudessero.

"Sogni d'oro." Augurò il riccio, e poi scomparve dalla sua visuale.

*

Durante i due giorni a seguire, Louis vide Harry solo tre volte.

La prima fu quando dovette farsi cambiare i bendaggi, il riccio lo accolse con un gran sorriso e l'uniforme ricoperta del sangue dei soldati. Niente che Louis non avesse già visto, ma in qualche modo nella sua mente figurava Harry come un essere innocente, qualcuno che non sarebbe dovuto essere coinvolto in tutto quello.

"Hey, Riccio." Salutò Louis, sorridendogli mentre toglieva le bende usate.

"Ti senti meglio, vedo." Disse mentre apriva la sacca con le attrezzature.

"Un po', sì." Disse, sollevandosi sui gomiti per poter osservare il lavoro del più giovane.

"Bene." Mormorò Harry, quasi a se stesso, mentre disinfettava le ferite di Louis, facendolo sobbalzare e lamentarsi.

"Merda, fai attenzione." Mugugnò Louis, forzandosi a prendere grossi respiri.

"Scusami, curo talmente tante persone che me ne dimentico a volte." Gli disse Harry, iniziando a riposizionare le fasciature intorno alla gamba del liscio.

Quell'affermazione fece sentire Louis stranamente triste. "Ma io sono il tuo paziente preferito, non è vero?" lo provocò.

"Oh, si, certo." Harry sorrise, la voce impregnata di ilarità.

"Bene, bene." Louis sogghignò ed Harry finì il suo lavoro, dando un colpetto al ginocchio sano del castano ed alzandosi.

"Okay, devo prendermi cura dei miei pazienti sfavoriti. Starai bene?" chiese Harry, e Louis annuì arrossendo leggermente.

"Sicuramente. Ci vediamo, Harry." Sorrise.

Harry ricambiò ed andò via, lasciando Louis steso a guardare il soffitto, cercando di ignorare il continuo tossire dei soldati ammalati intorno a lui.

La seconda volta che lo vide, il campo medico era nel caos più totale a causa dell'arrivo di un soldato sanguinante e moribondo. Harry, insieme ad alcuni infermieri e medici, correva per l'edificio cercando di fare in fretta. Tuttavia, non mancò di lanciare una piccola occhiata rassicurante a Louis, permettendogli in qualche modo di riuscire ad addormentarsi in mezzo a tutto quel trambusto.

Ma quando si svegliò, Harry sedeva vicino al suo letto, guardandosi le mani insanguinate mentre piangeva senza sosta. E Dio, tutto ciò addolorò profondamente Louis. Perché Harry era così luminoso e adorabile, e nonostante si conoscessero a malapena da due giorni, pensava che il riccio non avrebbe dovuto in alcun modo essere triste, non se lo meritava.

"Harry? Cosa c'è che non va?" chiese, le parole farfugliate leggermente a causa dell'intorpidimento ancora presente dal sonno.

Harry lo guardò, asciugandosi in fretta le guance solcate dalle lacrime. "Niente, sto bene." Borbottò.

"No che non stai bene." Disse Louis, sporgendosi per raggiungerlo, avvolgendolo tra le sue braccia prima di portarlo a stendersi di fianco a lui sul letto.

I pazienti intorno a loro ebbero abbastanza tatto da lasciarli stare, girandosi per dar loro un po' di privacy. Ed anche se questo lo fece arrossire, Louis apprezzò il gesto.

Una volta che Harry si fu sistemato, con il capo posato sul suo petto, Louis gli passò delicatamente le dita tra i capelli. "Cos'è successo?" Mormorò.

"È solo. Quell'uomo." Balbettò Harry, per poi imprecare sottovoce. "So di non poter salvare tutti. Lo so. Ma. È solo che odio quando muoiono mentre sto cercando di salvarli. E come se. So che non avrei potuto fare niente, solo che. Vorrei averlo potuto fare."

Louis si corrucciò sentendo il dolore impregnato in quelle parole e pressò un tenero bacio tra i capelli del minore. "Lo so." Disse, anche se in fondo non riuscisse a capirlo.

"Perché mi sento come se fosse colpa mia?" si lamentò Harry.

Louis si bloccò a quello, poi rispose sinceramente. "Perché sei diverso."

"Diverso?" chiese Harry, allontanandosi leggermente per riuscire a guardarlo con gli occhi gonfi e rossi dal pianto.

"Tutti qui intorno sono come me. Cambiati dalla guerra, razionali, realisti. Tu non lo sei. Hai ottimismo. Non ricordavo nemmeno il significato di questa parola, prima di conoscerti. Tu ce l'hai. Non lasciarlo andare, riccio. Ti farà bene." Spiegò Louis, portando il ragazzo più piccolo a ristendersi sul suo petto.

"Tu pensi?" chiese Harry, sorridendo in modo adorabilmente imbarazzante ad un'infermiera che passava di lì.

"Si, lo penso." Disse Louis. "E ricorda che per ogni persona che non riesci a salvare, ci sarà sempre qualcuno che continuerà a vivere grazie a te. Magari saranno anche il doppio. Tu mi hai salvato."

"Non stavi morendo, però." Precisò Harry.

"Ma avrei potuto." Rispose Louis, anche se sapeva che quella non fosse la verità.

"Non lo avrei mai permesso." Disse Harry determinato.

"Esattamente." Louis sorrise.

Caddero in un silenzio confortante, e poco dopo Harry era addormentato sul suo petto. Louis non si sentiva così felice dalla notte prima di partire per la guerra, a letto accoccolato alle sue sorelle.

*

Quando tornò in trincea il giorno dopo, a Louis mancò terribilmente Harry.

Cercò di rimanere concentrato sulla battaglia, ma ogni volta che vedeva qualcuno ferirsi, non riusciva a fare a meno di pensare se sarebbero stati curati dal riccio. E non riusciva a decidere se ne fosse contento o geloso.

Poi però ci fu un esplosione intorno a lui e si forzò a prestare attenzione.

*

Una settimana dopo tornò al campo medico con un proiettile nel braccio e dietro di lui il suo amico Niall, con un colpo conficcato nella coscia.

Harry era uno degli infermieri che li accolse, e non appena vide il castano, felicità e tristezza gli solcarono il volto contemporaneamente.

"Tommo, giuro su dio, se questa diventa una cosa abituale avremo un problema." Mormorò Harry mentre lo aiutava a stendersi su un lettino, altri medici stavano facendo lo stesso con Niall.

"Beh, spero di no." Piagnucolò Louis, gridando quando Harry gli alzò la manica per scoprire la ferita fasciata approssimativamente, ricoperta di sangue.

"Lui chi è?" Chiese Niall dal letto di fianco al suo, imprecando non appena gli infermieri iniziarono a pungolare la sua coscia.

"Nialler, questo è Riccio." Presentò Louis, non riuscendo però a distogliere lo sguardo da Harry e dai suoi ricci, quel giorno raccolti con una bandana.

"Si si, okay. Che ne dici di rimuovere questo proiettile dal tuo braccio, mh?" disse per poi spingere un dito nella sua ferita, facendo contorcere Louis dal dolore.

"Ti avevo chiesto di avvertirmi, stronzo." Urlò Il liscio, nessuno nella stanza ne sembrò sconvolto.

"Scusa." Mugugnò Harry, cercando di essere sarcastico, ma finendo per suonare dispiaciuto.

Con le dita cercò il proiettile e Louis si morse le labbra fino a farle sanguinare, il dolore cresceva. Ma presto Harry intercettò il proiettile estraendolo, per poi afferrare la sacca con le attrezzature. Si sedette vicino al letto di Louis, bagnando la ferita e disinfettandola con del tessuto. Louis non volle pensare a quante persone l'avessero usato.

"Come hai fatto a finire in queste condizioni, comunque?" chiese Harry mentre lavorava, tirando fuori l'occorrente per l'applicazione dei punti di sutura.

"Lo dici come se l'avessi fatto di proposito." Louis sospirò ristendendosi e cercando di rilassarsi, sentendo il dolore scemare.

"Non ne sarei sorpreso." Sorrise Harry, iniziando con i punti, ricucendo la pelle ferita di Louis.

"Sta zitto." Louis sorrise di rimando. "C'è stata un'imboscata, io e Nialler eravamo al fronte e siamo stati colpiti. Siamo fortunati ad essere ancora vivi, comunque. Molti non ce l'hanno fatta."

"C'era sangue fottutamente ovunque." Mormorò Niall a meno di due metri di distanza, gemendo di dolore non appena l'infermiera riuscì ad estrarre il proiettile dalla sua coscia.

"Beh, cosa ti aspettavi, amico? È una guerra, e noi siamo al fronte. Cristo." Disse Louis, infastidito per motivi sconosciuti.

"Beh, nessuno se lo aspetta davvero, sai?" Disse piano Harry. "Molte volte leggi di questi argomenti, o ascolti dei racconti, ma non ti colpisce mai abbastanza finché non te lo ritrovi davanti. Finché non guardi qualcuno morire."

Louis fu colpito dal senso di colpa, e mormorò a mezza voce "Mi dispiace, Harry."

Ma l'infermiere gli sorrise fino a far spuntare una fossetta. "Sto bene. Ti sto salvando il culo, no?"

"Lo stai facendo." Sorrise di rimando Louis, piagnucolando quando Harry tirò i punti di sutura per finire il lavoro.

"Bene, ho finito. Verrò a controllarti più tardi, mh?" Disse, raccogliendo le sue cose ed alzandosi.

"Te ne vai già?" Rise Louis, pur accigliandosi internamente.

Harry gli diede un buffetto sul naso. "Non sei l'unico qui dentro, tesoro." Lo provocò.

Louis sbuffò, ma Harry andò via comunque per controllare gli altri soldati feriti. Il castano si ristese sul lettino e si girò verso Niall, intento a fissarlo con un sopracciglio inarcato.

Louis arrossì e guardò altrove.

*

Harry passò da Louis per controllarlo un paio di volte durante la sua permanenza, come promesso. Ma era molto occupato, e quando rispedirono il castano in trincea, non ebbe la possibilità di dirgli addio.

Quando Niall lo raggiunse tra i boschi il giorno dopo, gli comunicò che Harry gli aveva espressamente raccomandato di tenere in salvo il culo. E oh, sperava che il suo braccio stesse meglio.

Louis a quelle parole si sentì meglio dappertutto, a dire la verità.

*

Tornò al campo dopo altre due settimane, passate interamente a pensare ad Harry ed alla sua persona stupidamente fantastica. Anche se, non è come sembra, continuava a giurare a Niall, che non riusciva a smettere di ridere ogni volta che il castano si perdeva nei suoi pensieri. Era solo.. Harry gli dava speranza. E voleva tenersela stretta in quella dannata guerra.

Ma poi una granata cadde estremamente vicina a lui e dopo pochi attimi si ritrovò steso sulla fredda neve chiamando -gridando disperatamente- un dottore perché Gesù Cristo, il suo corpo era in fiamme.

Scoprì subito dopo che l'esplosione gli aveva procurato un pezzo di legno dritto nel braccio. Il destro, grazie a dio, che stava macchiando di rosso il terreno innevato.

Quando lo portarono finalmente al campo si impose di smettere di piangere, perché sapeva che avrebbe rivisto Harry.

Come previsto, il riccio era tra gli infermieri che accorsero quando arrivò. Oltre i forti rumori, Louis lo sentì dire "Gesù, sei un fottuto bersaglio umano?"

Louis si aggrappò a lui mentre lo trasportarono dentro e lo fecero sedere su un lettino, per poi distenderlo, il riccio a massaggiargli dolcemente la fronte.

"Non possiamo distenderlo, peggiorerà." Disse un infermiera, avvicinandosi a lui. "Potremmo farlo sedere e togliergli il pezzo di legno al meglio?"

"No." Disse velocemente Harry. "Gli farebbe troppo male."

"Posso sopportare un po' di dolore, Riccio." Mormorò Louis, nonostante fosse già vicino alle lacrime.

"Non così tanto." Disse Harry, prima di girarsi verso la donna. "Ecco cosa faremo; tirate fuori il legno utilizzando tutte le attrezzature disponibili, io mi siederò con Louis per tenerlo in posizione verticale. Poi potrete agire. In altri casi direi di metterlo in posizione trasversale, ma questo tipo di legna tende a spezzarsi facilmente, e non voglio schegge dentro di lui, potrebbero causare infezioni."

"D'accordo, possiamo farlo." Disse la donna, andando via.

Harry si sedette alla sinistra di Louis, sporgendosi per esaminare la ferita. "Cristo, Lou." Mugugnò.

"Granata." Sospirò Louis.

"Immaginavo. Sono felice tu stia bene." Disse Harry, una mano a stringere il suo ginocchio.

"Ho un fottuto ramo conficcato nella spalla." Mormorò Louis, ma alla fine della frase, lasciò uscire una piccola risatina.

Harry sbuffò una risata a sua volta e roteò gli occhi. "Lo vedo. E ti stringerò mentre lo toglieranno, okay?"

"Mhmh." Bisbigliò Louis.

L'altra infermiera tornò, brandendo una grossa siringa piena di liquido chiaro. Louis sospirò porgendole il braccio, piagnucolando subito dopo alla fitta dovuta al movimento della spalla.

La donna ebbe almeno la decenza di sussultare compassionevolmente, trovando poi la vena ed iniettando la sostanza.

Presto Louis si sentì stanco e si appoggiò a Harry, che avvolse le braccia intorno alla sua vita. E poi il buio.

Quando Louis si svegliò, le labbra di Harry erano pressate sulla sua fronte. Riuscì a capirlo solo dopo aver sbattuto le palpebre, trovandosi davanti agli occhi la guancia arrossata del riccio, che si tirò indietro immediatamente percependo le ciglia del liscio muoversi. "Stavo solo controllando se avessi la febbre. Sai, in caso ci fosse un infezione o qualcosa del genere." Mormorò ancora arrossato.

Louis lo fissò per un momento prima di spostarsi, cercando di mettersi comodo. Harry fu veloce ad aiutarlo, guidando le gambe del liscio a poggiarsi sul suo grembo, la testa al centro del cuscino.

"Ce l'ho?" chiese Louis una volta comodo, abbassando lo sguardo per guardarsi il petto nudo, la spalla fasciata e leggermente sanguinante. Sentì una fitta quando si mosse, ma sapeva che sarebbe stato bene.

"Hai cosa? Oh, giusto, la febbre. No, non ce l'hai." Balbettò Harry, ravvivandosi i ricci nervosamente.

Louis sorrise. "Bene, allora. Se non sono infetto o malato, perché non mi racconti una storia, mh?" Chiese.

"Tipo?" Domandò Harry, nonostante la cosa fosse abbastanza ridicola. Alcuni soldati nella stanza si girarono verso di loro, non dicendo però niente.

"Non lo so. La storia di un ragazzino riccio come te, che ha finito per diventare un infermiere di guerra?" Suggerì Louis.

"Oh, uh." Harry sospirò, tremando. "Non lo so, è semplicemente successo? Non era programmato, tipo, non mi sono iscritto o qualcosa del genere. Mi ero appena diplomato, in verità, e poi. La notizia di qualcosa che avevo fatto si diffuse in città e nessuno voleva più parlarmi, nemmeno la mia famiglia. E mentre facevo una passeggiata vidi un bus che partiva per portare aiuti medici. L'ho semplicemente inseguito e mi hanno preso. In sostanza è andata così. Ho dovuto imparare in fretta, ma non sono tanto male. Sono qui da allora."

"Oh." Mormorò Louis. "Cos'hai fatto? Che ha dato motivo a tutti di voltarti le spalle?"

Harry arrossì e si guardò intorno nervosamente. "Non voglio parlarne." Disse.

Fu l'unica volta in cui la sua aura di perfezione vacillò leggermente, ma Louis gli prese le mani, finché Harry non rispose alla stretta, intrecciando le loro dita. "Non preoccuparti." Gli disse con un sorriso.

"Che mi dici di te?" Chiese. "Come ci sei finito qui?"

"Mi sono arruolato. Non lo so. Ho vent'anni, non avevo ancora concluso niente con la mia vita. Ho solo deciso di seguire la massa, andando in guerra. Mia madre e le mie sorelle non ne furono troppo entusiaste, ma. Pensavo che sarei venuto qui e sarei diventato un eroe, sai? Poi ho finito per essere ferito ogni fottuta settimana, diventando il tuo personale incubo." Disse Louis con un sorriso, Harry roteò gli occhi.

"Sei il mio preferito, ne abbiamo già parlato." Disse, e nonostante Louis cercò di non darlo a vedere, il suo stomaco fece una capriola.

"Mhmh." Mormorò sarcasticamente Louis.

"Mhmh." Sorrise Harry.

*

Louis restò sveglio quella notte, ascoltando le parole dei soldati intorno a lui. Harry era impegnato, medicando il ferito che era aveva varcato la soglia poco prima, ma non mancava di avvicinarglisi ogni tanto, anche solo per una stretta al ginocchio. Era confortante.

*

Fu rispedito in battaglia troppo presto, ma riuscì ad abbracciare Harry per salutarlo. Provò ad ignorare il fatto che non avrebbe voluto più staccarsi da lui.

*

Successivamente, fu ferito il suo amico Zayn; un proiettile nello stomaco. Quasi sanguinò direttamente tra le braccia di Louis, che chiamava freneticamente un medico mentre Niall li copriva, sparando a chiunque gli si avvicinasse. Fu trasportato via da una camionetta poco dopo, e quando tornò dopo giorni, menzionò un riccio sospetto che chiedeva notizie di Louis. E quando il castano gli chiese cosa avesse detto, Zayn lo guardò in modo strano rispondendogli che il riccio voleva solo sapere se stesse bene.

Louis spintonò Niall, che rideva silenziosamente. "Gli hai detto che sto bene?" chiese al moro.

"Sì." Rispose Zayn, duramente.

"Bene. Chiedevo semplicemente, Z." Mormorò Louis, guardandosi le mani.

Tornò al campo medico il giorno dopo a causa di una granata esplosagli di fianco, escoriando il lato della sua gamba, ora sanguinante. Non solo, a causa del colpo cadde dritto su un coltellino che gli ferì la guancia. Diede la colpa alla sua sconfinata fortuna.

Alcuni dei suoi compagni lo trasportarono fino ad una camionetta, e nonostante il dolore riuscì a salutare Zayn e Niall prima di partire.

Quando arrivò, alcuni infermieri e delle persone che riconobbe vagamente lo portarono dentro. Lo distesero su un lettino, togliendo i vestiti bruciati dalla pelle abrasa, a quello iniziò a piangere disperatamente, andando in panico.

"No no no! Per favore, no. Fa fottutamente male, lasciatemi." Pregò, ma un infermiere con dei lucenti capelli castani ed il volto gentile scosse la testa.

"Non possiamo lasciarti. Starai bene, okay? Solo respira, d'accordo?" istruì, ma non appena provarono a toccarlo Louis si agitò nuovamente.

"No. Non potete addormentarmi prima o qualcosa del genere? Per favore, non ce la faccio. Cazzo." Pianse, non vergognandosi nemmeno degli sguardi tristi che stava ricevendo.

"Abbiamo finito le scorte, non possiamo addormentarti. Mi dispiace, amico. Devi affrontarlo." Disse il ragazzo, ma Louis sentì altre lacrime tracciargli le guance.

"Dov'è Harry?" Chiese disperatamente. "Ho bisogno di Harry. Non posso farlo senza di lui. Non potete, non so, chiamarlo, per favore?"

L'altro uomo sospirò. "Sta dormendo, ha bisogno di riposare-"

"Per favore, portatelo qui. Non potete farmi questo ora, okay? Solo, per favore, svegliatelo." Lo interruppe, ed un'infermiera prese il ragazzo per il braccio.

"Vai, Liam." Disse.

Liam andò.

Louis si ristese dopo aver lanciato un'occhiata alle persone intorno a lui. Si coprì il volto con le mani ed imprecò scoprendo che fossero insanguinate. Avrebbe sentito preso un mare di dolore, lo sapeva, ma se Harry fosse stato con lui, sarebbe stato bene.

Dopo pochi minuti, sentì altre voci, e quando alzò lo sguardo vide Harry seguire Liam. "Teddy, cosa c'era di tanto importante da svegliarmi? Non dormo come si deve da giorni, farai meglio a-" si bloccò quando vide Louis steso sul lettino, la gamba abrasa, la faccia sanguinante e le lacrime che scendevano copiose.

"Non importa." Disse Harry, prendendo una sedia e posizionandola vicino al castano.

Louis era silenzioso, non contando il piccolo lamento che gli uscì dalle labbra non appena Harry sfiorò la sua gamba, mordendosi le labbra. Chiese a qualcuno delle garze e l'infermiera gli porse l'occorrente.

"Oh, amore." Sospirò asciugando con il pollice alcune delle lacrime di Louis. "L'hai fatta grossa stavolta, mh?"

"Leggermente, si." Louis rise pateticamente, lasciando uscire un lamento quando Harry toccò il graffio sulla sua guancia, premendo.

"Okay, questo farà onestamente molto male, anche se sono sicuro tu lo sappia già." Spiegò Harry, e Louis annuì. "Bene, io sarò qui di fianco a te, non ti lascio, okay? Liam e Danielle ti tenderanno la gamba, io non me ne vado, mh?"

"Mhmh."

Harry utilizzò la mano libera per intrecciare le loro dita, stringendo forte. "Bene." Disse, prima di annuire verso Liam e Danielle. "Andate."

Fu pura agonia. Louis pianse e gridò e si lamentò contro la spalla di Harry. Il ragazzo più giovane lo cullava da dietro. "Shh, shh. Lo so, fa male. Puoi respirare per me, Lou? Solo respira, shh, ti tengo, abbiamo quasi fatto, te lo prometto, shh." Continuava a sussurrargli all'orecchio per calmarlo.

Quando ebbero effettivamente finito, Louis aveva pianto più lacrime di quanto non avesse mai fatto ed era convinto di aver bloccato la circolazione delle dita della mano di Harry. Ma il riccio lo accarezzò e gli baciò la fronte. "Abbiamo finito, stai bene." Disse.

Lo fasciarono ed Harry si stese sul lettino con lui, guidandogli la testa fino a posargliela sul suo cuore.

"Cos'è successo, quindi?" chiese, carezzando la guancia sana di Louis.

"Granata, di nuovo." Sospirò Louis, accoccolandosi meglio al corpo caldo di Harry.

"Hai bisogno di stare lontano da quegli aggeggi." Gli disse.

"Lo so. Ci provo."

"Provaci di più." Disse Harry, Louis sogghignò.

"Lo farò, Haz." Le parole lasciarono la sua bocca, ma il riccio lo avvolse semplicemente tra le braccia.

"Mh, dormi ora." Mormorò, Louis chiuse gli occhi.

"Anche tu. Mi dispiace di averti svegliato." Sussurrò.

"Non scusarti." Disse Harry.

Si addormentarono aggrovigliati su un lettino medico in una stanza piena di soldati feriti. Metaforico, pensò.

*

Restò lì per molto tempo, poiché la sua pelle aveva bisogno di rimarginarsi. Harry passava ogni minuto libero con lui, parlandogli del più e del meno. Louis aspettava con ansia quei momenti per tutta la giornata, si sentiva quasi miserabile. Non voleva nemmeno pensare al fatto che avrebbe dovuto lasciare quel posto, lasciare Harry, di nuovo a breve.

*

Louis aveva bisogno di ricominciare a camminare, quindi Harry lo portò fuori per un passeggiata nel vento freddo invernale. Tecnicamente avrebbe dovuto portare con se una stampella, cosa che Liam gli ripeté come minimo cinque volte, ma lui aveva un Harry. Il riccio lo avvolse per la vita e lo aiutò a saltellare in giro, il dolore scemò dopo un po'.

"Pensi mai che potresti morire qui?" chiese mentre attraversarono la piccola area sorvegliata dai soldati.

"Qui in guerra, o qui aiutando il mio amico incline agli incidenti a zoppicare per strada?" chiese Harry, facendo ridere Louis.

"In guerra, idiota." Sorrise.

"Mh, no, in realtà. Ci ho pensato, ma non ho mai davvero programmato niente. Come ho detto, quella di venire qui è stata una decisione affrettata. Non avevo altra scelta, in verità." Harry sospirò, e Louis poté sentirlo, sentì il dolore che avvolgeva Harry.

Li fece fermare in un angolo e fece aderire Harry al muro, pressandosi poi sul suo corpo.

"Harr, non.. non voglio forzarti, ma. Perché sei dovuto scappare?" chiese, guardando Harry avvampare e farsi leggermente più piccolo.

"Io.. sono stato sorpreso con un altro ragazzo." Balbettò, gli occhi gli si inumidirono.

In qualche modo, Louis non ne fu sorpreso, ed in qualche modo quella confessione non cambiò niente.

"Oh Dio. Mi dispiace tanto, Hazza." Sospirò, tirando il riccio in uno stretto abbraccio. Dovette alzarsi sulle punte dei piedi e questo provocò qualcosa al cuore di Harry.

"Sei l'unica persona che non mi odia per quello che sono pur sapendolo. Non mi odi, giusto?" chiese Harry sulla sua spalla, Louis tremò.

"No, non lo faccio. Mi dispiace." Disse, pressando tanti baci sul collo di Harry. "Mi dispiace così tanto."

Perché sapeva cosa significasse ciò nella loro società, al loro tempo. Sapeva significasse essere evitato, picchiato, molestato. In alcuni paesi addirittura ucciso. Ma in quel piccolo angolo di strada, l'uno aggrappato all'altro, non significava niente. O forse significava qualcosa. Qualcosa di buono.

"Va tutto bene. Sto bene." Disse Harry, accoccolandosi meglio a lui nell'abbraccio.

"Lo so." Sussurrò Louis.

*

Harry portò Louis nella sua stanza quella notte, quella che divideva con Liam e Danielle, e lo coccolò tenendolo stretto. Louis non aveva intenzione di andarsene.

*

Ma ovviamente, dovette farlo.

Dovette tornare in battaglia con i suoi compagni la notte dopo, pianse lacrime silenziose sulla clavicola di Harry.

"Non voglio tornare lì." Sussurrò con voce rotta. "È patetico, ma non voglio. Voglio rimanere qui con te ed essere felice e non tornare lì ed uccidere persone e guardare persone venire uccise e probabilmente essere ucciso io stesso. Non voglio."

"Shh, shh. Lo so, Lou. Ma starai bene. E non ti è permesso farti uccidere, okay?" disse Harry, e Louis sorrise.

"Okay." Disse.

"E ti rivedrò presto, ne sono certo." Disse Harry consapevole. "Solo cerca di non ferirti così gravemente la prossima volta, okay?"

"Lo farò." Gli disse Louis nel cuore della notte.

"Mi mancherà il mio paziente preferito." Mormorò Harry dopo un po', Louis sbuffò una risata.

"Mi mancherà il mio infermiere preferito."

*

Gli mancava il suo infermiere preferito.

Niall lo salutò con un abbraccio e Zayn gli diede una pacca sulla spalla. Tornarono a difendere il fronte dopo un'ora o giù di lì, e presto il fuoco fu riaperto.

A Louis Harry mancava da morire.

*

Combatté e sparò e provò a dormire.

Non venne ferito.

Non vide Harry.

Non era più se stesso ormai e tutti lo notarono.

*

"Potrei, tipo, spararti ad un piede o qualcosa del genere." Suggerì Niall una notte. Avevano il turno di guardia insieme a Zayn, stavano osservando il cielo nuvoloso. Louis era silenzioso, quando normalmente avrebbe mormorato una canzone o raccontato loro una storia.

"Cosa?" chiese Louis, manipolando il suo fucile.

"Così puoi rivedere Harry! Potrei, non so, spingerti in una fossa? Tagliarti con il mio coltellino tascabile?"

"Nì, sta zitto." Louis sorrise imbarazzato.

"No, sono serio. Ti manca." Disse Niall.

"Suppongo." Mormorò Louis.

"Ti manca da morire, Tommo." Disse Zayn, ed il castano sbuffò.

"E va bene, okay. Mi manca, fatevene una ragione." Ammise Louis mentre continuavano a camminare.

"Potrei chiedere in giro e vedere se riesco a trovare un modo per fargli recapitare delle tue lettere?" Zayn scrollò le spalle. "Ho le mie connessioni, è così che mi procuro le sigarette. Dovrei barattarle, ma non importa."

Il cuore di Louis si riempì di gratitudine e gli sorrise, dandogli una pacca sulla spalla.

"È okay, starò bene. Ma grazie, mh?" disse.

Zayn sorrise ed annuì.

Poi iniziarono a sparare.

*

Louis davvero non riusciva a smettere di piangere.

Niall sanguinava di fianco a lui sul retro del camioncino ed il corpo senza vita di Zayn giaceva sul terreno freddo e umido. Anche Louis era stato ferito, nell'incavo tra il collo e la spalla. Avrebbe dovuto sentire dolore, ma era totalmente sotto shock.

Era scioccato perché Zayn non c'era più e Niall avrebbe potuto morire da un momento all'altro e si sentiva come se il mondo gli stesse crollando addosso.

Quando arrivarono al campo medico, Louis non sentiva più niente. Fece scendere Niall dal camioncino con l'aiuto di qualcuno. Il biondo stava gridando dal dolore, cosa che non sorprese Louis considerando dov'era posizionato il proiettile; dritto nel suo stomaco.

Una volta dentro Louis vide Liam e Danielle aiutare Niall a posizionarsi su un lettino, facendolo stendere. Louis strinse le dita in un pugno e colpì il muro, portandosi poi la mano insanguinata alla bocca. Un braccio familiare scivolò intorno alla sua vita e lo guidò attraverso il corridoio. "Andiamo." Sussurrò Harry al suo orecchio portandolo fino alla sua camera, facendolo sedere sul letto. Louis si portò le ginocchia al petto e fissò il pavimento, le lacrime ancora a solcargli le guance.

"Lou? Louis, puoi guardarmi, per favore?" chiese Harry. Ma Louis non poteva. Zayn non c'era più. Niall era ferito. Gli faceva male tutto.

"Amore, ho davvero bisogno che tu mi guardi." Gli disse Harry. Louis pianse semplicemente.

Il riccio sospirò ed uscì dalla stanza, Louis riuscì a sentire una conversazione mormorata fuori la porta, probabilmente gli altri infermieri stavano informando Harry sull'accaduto. Louis si stese in posizione fetale sul letto, cercando di combattere i sensi di colpa.

Non era colpa sua, non era colpa sua, non era colpa sua. Ma se lo fosse stata? E se Zayn fosse morto per colpa sua? Se anche Niall facesse la stessa fine?

La porta si aprì e si richiuse. Harry si arrampicò sul letto fino ad arrivare dietro Louis, avvolgendolo tra le sue braccia.

"Mi dispiace così tanto." Disse mentre pressava caldi baci sul retro del collo del castano. "Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace."

Louis non parlò per molto tempo, ma Harry lo strinse, lo lasciò piangere, lo protesse dal mondo. Quando finalmente parlò, il suo tono era basso e tremolante.

"Si era appena offerto di barattare delle sigarette così che potessi inviarti delle lettere." Singhiozzò tremando.

"Oh Dio." Mormorò Harry, strofinando il naso sui capelli dietro la nuca di Louis.

"E un attimo dopo era sul terreno, e Niall era dietro di lui, e c'era sangue ovunque, e. Cazzo, è tutta colpa mia." Pianse, permettendosi di abbassare la guardia, stretto nell'abbraccio di Harry.

"Non lo è stata. Non è colpa tua, è colpa di questa fottuta guerra. Dio, Louis. Mi dispiace così tanto. Mi dispiace così tanto, amore. Per favore, sappi che non è stata colpa tua." Disse Harry, strofinandogli la schiena.

"Niall starà bene?" Chiese stancamente, tremando ancora.

"Sì. Sì, starà bene. Hanno trovato l'arteria che perdeva sangue e l'hanno chiusa. Lo medicheranno e starà perfettamente in pochi giorni. Sta bene, Louis. Shh, sta bene." Spiegò Harry, e Louis ricominciò a piangere.

"Ma Zayn non sta bene. Rivoglio Zayn indietro." Sussurrò, bagnando di lacrime calde e salate la maglia dell'uniforme di Harry.

"Lo so, lo so." Disse Harry, posandogli un bacio sui capelli. "Ma è stato veloce, non ha sentito niente. Ed era con i suoi migliori amici, giusto? Direi che è stato un bel modo per andarsene."

"Lo pensi davvero?" chiese Louis, strofinando il naso sul suo collo.

"Lo penso." Gli disse Harry.

"Okay."

*

Una volta che si fu calmato abbastanza, Louis si girò per guardare Harry, che era ancora leggermente sconvolto per la perdita del moro. "Hey, infermiere preferito." Sussurrò, ed Harry non poté fare a meno di sorridere.

"Ciao, paziente preferito. Come ti senti? Sei ferito da qualche parte?" chiese, e Louis arrossì.

"Io, um. Sono stato ferito ad una spalla?" balbettò Louis, ed Harry arcuò un sopracciglio.

"Oh, Lou." Sospirò, sedendosi e portando Louis con lui. "Lasciami dare un'occhiata, okay?"

Louis provò a sbottonarsi l'uniforme, ma le sue mani tremavano. Harry le scacciò e lo fece per lui, slacciando lentamente ogni singolo bottone. Gliela sfilò gentilmente. Quando Louis fu a petto nudo tremò leggermente e guardò Harry nella luce fioca, realizzando quanto verdi fossero in realtà i suoi occhi."

Harry prese alcune garze dalla sua borsa e la passò sulla ferita, che dopotutto non sanguinava esageratamente. Louis rimase fermo mentre la fasciò, muovendosi solo quando il riccio gli chiese di alzare il braccio cautamente. Quando fu medicato a dovere, Harry si tirò indietro abbastanza da poter osservare i suoi occhi.

Louis aprì la bocca come per dire qualcosa, ma non ne uscì nulla. Forse perché non sapeva cosa dire.

Harry si sporse per posare un leggero bacio sul suo collo, poco più sopra della fasciatura. Era lento, la sua bocca era calda mentre baciava languidamente quel tratto di pelle abbronzata. Louis rabbrividì mentre si spingeva contro quel tocco, il suo respiro tremolante.

Una delle mani di Harry andò a posizionarsi a coppa sul lato opposto della nuca di Louis, il pollice a sfiorare delicatamente la sua mascella. E non ci furono momenti di esitazione, perché diamine, avevano aspettato così tanto tempo per quello. Louis avvolse le dita tra i ricci di Harry, tirandoli leggermente per poi far incontrare le loro labbra in un tenero bacio.

Harry sospirò felice al contatto e si mosse con il castano ad un ritmo lento e dolce. Le dita dell'altra mano andarono ad intrecciarsi con quelle di Louis in una stretta salda mentre cadevano sul materasso, fondendosi in una persona sola. Louis si pressò di più contro il corpo del riccio premendo una mano contro la parte bassa della sua schiena, mugugnò nella sua bocca e approfondì il bacio.

Quando Harry ruppe il contatto, Louis lo guardò e sentì il proprio cuore stabilizzarsi e i polmoni bruciare e la testa turbinare. E voleva dirgli come si sentiva in quel momento, ma la sua mente non riusciva a far fuoriuscire parole coerenti, così fece sfiorare semplicemente i loro nasi, sorridendo timidamente.

"Mi sei mancato così tanto." Sussurrò a voce bassa. "Non ero più me stesso."

"Nemmeno io. Continuavo a preoccuparmi per te." Harry disse piano, stendendosi con Louis tenendo le dita intrecciate.

"Sono qui." Disse Louis, sporgendosi per un altro bacio da togliere il fiato.

"Lo so." Mormorò Harry. "So che ci sei."

*

Niall sorrise tristemente a Louis quando prese posto accanto al suo letto. Si sporse e prese la sua mano, stringendola.

"Mi mancherà tantissimo." Disse Niall, e ad entrambi caddero delle lacrime.

"Si, anche a me. Sono felice che tu stia bene, comunque." Gracchiò Louis, sorridendo quando Niall roteò gli occhi.

"Sto bene, sono solo un po' ammaccato. Tornerò a combattere molto presto." Disse l'irlandese.

"So che lo farai. Mi rispediranno presto laggiù." Disse, la voce divenuta un sussurro. "Vorrei restare qui."

"Hey, l'offerta è ancora valida. Potrei spararti su un piede, se vuoi." Disse Niall, e Louis rise, facendo sussultare alcuni soldati intorno a loro.

"Passo, Nialler. Ma grazie." Sorrise, sporgendosi per baciare Niall su una guancia, che si tirò indietro lamentandosi per la sdolcinatezza.

*

Ovviamente, fu richiamato in trincea il giorno dopo.

Harry lo strinse forte sul suo letto e lo baciò a fondo, la lingua liscia contro la sua. Louis lo spinse contro il materasso aprendolo con lentezza e amore. Harry arrossì adorabilmente mentre emetteva piccoli versi nella bocca del castano, asseconando freneticamente con i fianchi le sue spinte. Si inarcò contro Louis e raggiunsero l'apice quasi nello stesso momento.

Si addormentarono accoccolati sotto le coperte, respirando la stessa aria.

*

Louis tornò in trincea, ma era diverso.

Era freddo e distante e trasaliva a tutto. Sentiva i sussurri, sentiva ciò che gli altri mormoravano di lui. Ma doveva impegnarsi a combattere, quindi lo fece.

Gli mancava il suo Harry. Gli mancavano i suoi ricci soffici ed i suoi occhioni verdi e la sua pelle di porcellana. Gli mancavano la sua risata e le sue fossette e le sue parole confortanti. Gli mancava tanto da star male.

Era rimasto solo l'involucro di se stesso e riusciva a concentrarsi a malapena sulle battaglie, ormai.

Una settimana dopo essere tornato, fu mandato a chiamare da qualcuno di alto rango. Gli chiesero perché fosse così fuori di se. Lui gli disse di aver visto Zayn, il suo migliore amico Zayn, morire e Niall essere ferito mortalmente e non importava cosa avrebbe fatto, non sarebbe più riuscito a togliersi quell'immagine dalla testa.

Gli dissero che non era più adatto alla guerra. Rispose che lo sapeva.

Lo degradarono.

Non aspettò nemmeno la camionetta, che sarebbe arrivata il giorno dopo. Camminò al campo medico.

Harry stava parlando con Niall quando Louis entrò, togliendosi l'elmetto e appoggiandosi allo stipite della porta per poi guardare il riccio profondamente. I due scherzavano e ridevano, Harry sorrideva, le fossette a scavargli le guance, e Louis sapeva che c'era una ragione per tutto quello. Poteva essere stata una lunga e triste giornata e la sua sorte poteva essere stata ingiusta, ma dopotutto, era innamorato di Harry.

Niall lo notò dopo un po', tirandosi a sedere con le sopracciglia corrugate, guardandolo con sorpresa. Lo notò anche Harry, correndo verso di lui per accertarsi che stesse bene, prendendogli il volto tra le mani.

"Cos'è successo? Perché sei qui?" Chiese, e Louis sorrise. Sorrise talmente tanto che gli spuntarono delle piccole rughette ai lati degli occhi.

"Sono stato degradato." Esalò. "A quanto pare sono pazzo o qualcosa del genere."

La mascella di Harry cadde e poi sorrise, tirando Louis in un abbraccio spaccaossa. Ridacchiarono entrambi.

Quando si risedette, si sporse per sussurrare all'orecchio di Harry "Sono solo pazzo di te, credo."

Harry gli prese la mano e lo trascinò fuori dall'edificio, sotto gli sguardi di Niall, Danielle e Liam, che gli sorrisero consapevoli. Ed una volta fuori dalla portata di occhi indiscreti, Harry pressò Louis al muro baciandolo, perché ne valeva la pena.

"Ti amo." mugugnò nella bocca del castano. "Che questa stupida guerra e queste stupide regole vadano a farsi fottere. Sei qui e sei mio e ti amo, ci nasconderemo per sempre se serve, non ti lascerò mai, non dopo tutto questo."

Louis pianse lacrime di gioia e annuì nel bacio, lasciando uscire a fatica il suo "Ti amo." prima che Harry approfondisse quel contatto, il pollice a carezzare la cicatrice sulla guancia di Louis, ormai solo un ricordo lontano.

Fuori si gelava, ma loro rimasero nel proprio piccolo angolo di strada segreto fino a non sentirsi più le dita, intrecciate saldamente tra loro.

Fine.

  
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