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Autore: fra_eater    03/07/2015    5 recensioni
storia ambientata in un ipotetico futuro dopo che i Mugiwara sono diventati la ciurma del re dei pirati.
in una mattina un pò particolare, la routine di Sanji viene interrotta da una sconosciuta che tiene per mano un bambino, chi sarà mai?
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanji
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Avere un’attività propria comporta molto impegno e fatica, ma per lui, che è sempre stato per mare abituato a situazioni estreme, tutto ciò non poteva che essere una passeggiata.
Alzasi presto la mattina, controllare la dispensa, le pulizie, la posta, i rifornitori … il rito quotidiano che ogni gestore di ristorante svolge, a volte con noia per la monotonia, lui che era abituato a lottare per avere la dispensa piena, che si ingegnava per creare ricette sempre nuove e deliziose per le sue donne, che era attento a non far mancare cola, carne e sakè per i suoi compagni esagitati la routine quotidiana dell’aprire e chiudere il suo ristorante a Water Seven poteva essere una vera tortura se la nostalgia di quei giorni passati a solcare le onde, a pescare pesce fresco a suon di calci, ad ammirare la bellezza delle uniche due donne e a salvare tutti dalla Marina si faceva sentire.
Ma quel giorno era felice. Quella mattina, dopo circa cinque anni di silenzio, una lettera era giunta insieme al giornale del mattino, e il suo mittente era la bella archeologa.
Dopo aver coronato il loro sogno e dopo aver finalmente trovato All Blue, Sanji e i suoi compagni erano stati costretti a dividersi, a vivere nell’ombra per sfuggire ai cacciatori di taglie e vivere una vita tranquilla lontano dalla marina pur godendo del titolo di ciurma del re dei pirati.
Ogni mattina, prima dell’apertura del suo ristorante Going Merry Sanji leggeva il giornale per sapere se i suoi compagni erano stati avvistati.
Aveva avuto recenti notizie da Usopp e Chopper, entrambi stavano nel villaggio natale del primo, passando le giornate in una piccola fattoria e professando la giovane renna il suo lavoro di medico insieme alla moglie dell’amico, Kaya.
Dai giornali il cuoco aveva saputo che Franky e Nico Robin erano stati visti a nord, per sfuggire al governo mondiale e per scoprire nuovi segreti della storia aiutati dai rivoluzionari; la segnalazione di uno scheletro canterino al faro che faceva cantare le balene troneggiava su alcuni titoli, egli cantava le gesta dei grandi pirati della ciurma di cappello di paglia, tenendo lontani gli avventori e proprio il protagonista delle canzoni era stato avvistato insieme alla sua compagna navigatrice per i mari; le notizie su di loro erano sporadiche, ma Sanji sapeva che finchè Nami stava con lui sarebbe stata bene.
L’unico di cui aveva perso le tracce era lo spadaccino, ma quello aveva la pelle dura ed era certo che l’avrebbe visto all’incontro organizzato a Louge Town dalla bella archeologa di cui parlava la lettera.
Dopo cinque anni e una settimana avrebbe rivisto i suoi compagni, i suoi amici, la sua famiglia.
Sorrideva come un beota mentre passava il panno umido sul bancone, quando sentì la porta d’ingresso aprirsi “Siamo chiusi” esclamò senza voltarsi, ma non sentendo nessun rumore di uscita si voltò per vedere chi fosse ad essere entrato.
Una donna dai lunghi capelli  scuri legati e posti sulla spalla destra era entrata nel ristorante, indossava un abito scuro e il volto era scavato e i grandi occhi neri sembravano in preda alla preoccupazione e al timore.
“Posso fare qualcosa per lei?” chiese Sanji, sempre galante con il gentil sesso.
La donna regalò un dolce sorriso e si spostò leggermente di lato, rivelando delle piccole manine che nascondevano un volto di bambino con l’orlo della veste.
“Non nasconderti, Takeshi!” lo rimproverò la donna “Questo signore è un amico di papà” e con quelle parole, che sorpreso  l’uomo, il bambino rivelò il suo volto sfacciato e i suoi corti capelli verdi che per Sanji erano così famigliari che riportarono subito alla mente un altro volto molto più maturo.
“Ma lui è …” guardava entrambi con occhi sgranati, incredulo nel pensare a chi fosse il padre di quel bambino.
“Ti presento il figlio di Zoro”.
 
Takeshi giocava con una spada di legno mentre Sanji serviva alla madre del piccolo un caffè nero.
“Non vuole proprio dirmi il suo nome?”
La donna bevve un lungo sorso del liquido scuro poi scosse il capo “Non importa il mio nome, quel che importa è il perché sono qui” e si mise a frugare nella grande borsa colorata finchè non estrasse due buste da lettera, una era la stessa che era arrivata a lui, con la calligrafia fine ed elegante di Robin e l’altra riportava il marchio della marina sul bordo in basso a destra.
Sanji le guardò interrogativo “Questa è arrivata una settimana fa” disse indicando la busta con il simbolo della marina “E questa due giorni fa” disse indicando la lettera di Robin “Un tempismo perfetto”.
Il biondo si sedette di fronte a lei “Vuole dirmi che il marimo vuole saltare l’incontro per vedere la marina?”
La donna scosse il capo “Questa è per me e l’altra è per Zoro. Ma Zoro non potrà andarci”
“Perché? Si è perso nuovamente?” Sanji ridacchiò ricordando il pessimo senso dell’orientamento del vecchio compagno.
“No” esclamò la donna, tetra “Zoro è morto”
E Sanji si accasciò sul suo posto, incredulo e sperando vivamente che si trattasse di un brutto sogno.
 
“Robin è stata molto brava a sapere dove ci eravamo nascosti” la donna stringeva la tazza tra le mani, lasciando che il caffè si raffreddasse mentre raccontava la sua triste storia “Ma purtroppo non poteva immaginare che mio marito non c’è più” sollevò lo sguardo e sorrise “In effetti sbaglio a chiamarlo marito, non ci siamo mai sposati”
Sanji si sistemò sulla sedia. Non poteva credere che Zoro fosse realmente morto “Come è successo?” chiese.
I grandi occhi scuri di lei si intristirono ancora di più, guardò verso il figlio e, quando appurò che era impegnato a lottare contro un nemico immaginario,  continuò la sua spiegazione “ Zoro è morto due anni fa, più o meno quando Takeshi aveva un anno”si torturava i capelli mentre parlava, visibilmente  a disagio e scossa al ricordo di quelli che sicuramente erano stati brutti momenti ancora freschi nella sua mente “Stava male da un po’. Le vecchie ferite continuavano ad aprirsi e le cicatrici sembravano diventare lacerazioni fresche. Fu difficile trovare qualche medico disponibile a visitarlo. Voi vi eravate divisi e non sapevamo come rintracciare Chopper e poi lui era un pirata  e molto conosciuto, non riuscivamo ad andare da un medico senza trovare la marina alle calcagna. Io ero convinta che il titolo di ciurma del re dei pirati sarebbe servito a qualcosa, ma non ci lasciavano stare e lui era preoccupato per me, per il bambino” mentre parlava gli occhi le si riempirono di lacrime e stringeva forte i pugni e il labbro.
Sanji le prese la mano “Si calmi” le disse, non aveva alcuna intenzione di provarci. Quella donna era la vedova di un suo compagno, di uno dei suoi migliori amici anche se non glielo aveva mai detto.
La donna sospirò e distese i tratti del viso “Zoro si è spento tenendomi la mano e dicendo che era felice di non essere morto in viaggio, di aver mantenuto la promessa e di poter conservare il titolo di miglior spadaccino del mondo”
“Il solito sbruffone” commentò Sanji,con un mezzo sorriso che rubò una risata a lei.
Sanji andò al bancone e tirò fuori una scatola di biscotti che porse alla donna, voleva metterla a suo agio e smorzare quel clima così teso.
Le grida di Takeshi echeggiavano nel locale dal mobilio di legno elegante, con le tovaglie beige che erano diventate un campo di addestramento per la fantasia del piccolo e le grandi finestre che illuminavano il tutto di una luce eterea che aiutava la madre a ricordare con serenità la memoria dell’amato.
“Takeshi, vuoi un biscotto?”
Il bambino guardò male l’uomo che sedeva di fronte alla madre, le labbra imbronciate e le sopracciglia aggrottate “Non voglio niente da chi ha un sopracciglio a ricciolo”
Sanji aggrottò il naso “Tale padre tale figlio” commentò mentre la donna sgridava il figlio per essersi comportato da maleducato, per tutta risposta il piccolo afferrò la sua spada di legno e cominciò a fare lo slalom  di corsa tra i tavoli.
“Deve scusarlo” disse la donna.
Sanji fece spallucce “E’ un bambino” disse “Non me la prendo per queste cose. Posso chiederle una cosa?” aveva solo una domanda che lo attanagliava più del sapere della morte del suo compagno che lo aveva lasciato di sasso. Nel suo cuore sentiva come un macigno che si stava frantumando ma che non si muoveva, anzi, continuava a pesare come se le pietre divenute aguzze infilzassero il muscolo e ogni pulsazione aumentasse il dolore.
“Mi dica pure”
“Zoro non è mai stato un tipo diretto con le donne” commentò il cuoco, era sorpreso che avesse avuto un figlio “Come ha fatto a conquistarla?”
La donna sgranò gli occhi, incredula da quella domanda e poi scoppiò a ridere di cuore “Ha ragione, Zoro non era proprio tipo da donne. Io e lui litigavamo sempre ed era la persona più odiosa che io avessi mai conosciuto. Poi, un giorno, gli dissi che mi sarei sposata con un marines, che si era dichiarato e che io, pur essendo innamorata di un pirata di cui mi rifiutavo di dire il nome, avevo deciso di accettare quella proposta” sorrise mentre massaggiava la mano sinistra dove un piccolo anellino argentato brillava, non era una fede nuziale, sembrava più un anello da fidanzamento.
“Si è presentato in chiesa due ore prima della cerimonia perché si era perso e non era riuscito ad arrivare a casa mia la sera prima” rise “ E lì, di fronte a tutti, appena entrai in chiesa, mi prese per mano, strappandosi a mio padre e dicendomi che se amavo un pirata non avrei mai dovuto sposare un marines”
Fece una piccola pausa in cui si asciugò una lacrima di gioia “Rimase di sasso quando gli dissi che il pirata che amavo era lui, non aveva capito nulla quel buzzurro”
“E poi è nato Takeshi” disse poggiando il viso sul palmo della mano e guardando il figlio in modo amorevole “Zoro avrebbe preferito una femmina, ma disse che doveva avere il nome di un guerriero ed eccolo lì, il mio piccolo guerriero”
Takeshi era in piedi d’avanti a una sedia, la spada di legno dritta e pronta all’affondo “Tecnica a una spada!” urlò e Sanji provò un groppo alla gola.
La donna se ne accorse “Lo ricorda tanto, vero?”
Il biondo cuoco annuì, non poteva credere che il suo compagno di avventure non c’era più. La mente vagò a tutti i litigi, alle bevute, alle risate, agli scontri, a tutti i momenti che avevano passato insieme come squadra, come compagni, come rivali.
Takeshi si sedette a terra, stanco per il lungo combattimento e si addormentò di colpo.
“Ha ereditato anche la narcolessia dal padre” commentò l’uomo ricordando come Zoro era celebre ed irritante per addormentarsi ovunque e in qualsiasi momento.
“Già, è molto simile a lui” la donna abbassò lo sguardo sulle buste e porse avanti quella di Robin “Voglio che lei porti Takeshi con sé”
“Che cosa?!?” Sanji pensò di non aver capito bene.
“Deve portare Takeshi con voi alla riunione” ripetè la donna “Lui non può stare con me”
“Per quale motivo?”
“Perché ho un conto in sospeso con la marina” ed indicò la busta ufficiale “Sono stata convocata e lui deve stare nascosto e preferisco che stia con voi, con la famiglia di suo padre che con qualche sconosciuto che potrebbe venderlo come figlio del demonio!”
Era una donna esasperata, sull’orlo di una crisi di nervi, doveva esserle costato tanto quella richiesta.
“Cosa vuole la marina da lei?” era una domanda legittima. Cosa mai aveva fatto quella donna per costringerla a lasciare il figlio nelle mani di uno sconosciuto seppur fidato?
La donna lanciò un’occhiata al figlio addormentato contro la parete e inclinò il capo, sorridendo “ Sono la madre del figlio di uno dei pirati più forti degli ultimi anni, di una supernova, del miglior spadaccino del mondo. Questo è uno dei motivi per cui non ci siamo mai sposati. Zoro sperava che non ci avrebbero perseguitati se la nostra unione non fosse stata ufficiale, ma così non è stato. Dovevo sposare un uomo della marina che oggi ha una grande influenza; ho preferito un pirata a lui e ora vuole farmela pagare. Io non so cosa mi succederà, ma Takeshi non deve pagare per le mie colpe”
Sanji si guardò intorno. Voleva fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di salvare quella donna che stava evidentemente lottando contro se stessa per abbandonare il figlio.
“Io ho amato e amo tutt’ora Zoro” la donna scrutava l’uomo di fronte a se con occhi penetranti e una fermezza che chiarirono subito all’ex cuoco dei Mugiwara per quale motivo Zoro l’avesse scelta “Non mi sono pentita un giorno della mia scelta. Non mi sono pentita di aver scelto lui, non mi sono pentita di aver lasciato la mia posizione, il mio lavoro, la mia vita per  stare con lui. Non mi pento di essergli stata accanto nei momenti più duri, non mi pento di aver dato alla luce suo figlio. Voglio solo che mio figlio stia bene”
“Ma quel bambino non può crescere senza una madre!” Sanji cercò di farla ragionare, lui non sapeva niente di bambini, non sapeva come occuparsene.
La donna spostò la coda laterale “Per me è difficile lasciarlo.” Esclamò “ma sono certa che con voi starà bene. Anche voi siete la sua famiglia. Zoro mi disse più volte che se avessi avuto bisogno di qualcosa mi sarei dovuta rivolgere a lei”
Sanji rimase sorpreso. Zoro aveva veramente detto ciò, che lui era la persona di cui si fidava per aiutare moglie e figlio? Non poteva crederci.
La donna si alzò “Avrà cura del figlio del suo rivale?”
Sanji portò una sigaretta tra le labbra ma non la accese “Come se fosse mio”
La donna sorrise e si avvicinò al figlio addormentato “Sii forte e un giorno ci rincontreremo” sussurrò al piccolo prima di scoccare un bacio sulla guancia del figlio e uscì dalla porta, non senza aver prima ringraziato l’uomo.
Sanji si ritrovò da solo, di fronte al bambino addormentato.
Quante volte aveva visto il suo ex compagno in quella stessa posizione, quante volte l’aveva svegliato con un calcio per poi cominciare a litigare?
Si avvicinò al piccolo e lo prese in braccio, adagiando la testolina delicata sulla spalla per portarlo nella sua stanza, almeno avrebbe dormito su un letto comodo.
L’oscillare mentre l’uomo saliva le scale svegliò Takeshi “Dov’è la mamma?” chiese.
“Tornerà”
“ È andata da papà?”
L’uomo si fermò sulle scale, trattenendo un groppo alla gola “Sì, è andata da papà” era la triste verità. Quella donna non sarebbe tornata da loro come Zoro non lo avrebbe più fatto arrabbiare.
Ricominciò a salire al piano superiore.
“Perché piangi?”
Sanji sospirò. Era vero, stava piangendo.
 Nelle sue narici era penetrato un forte odore di sakè, nelle sue orecchie il rumore delle lame che si incrociavano mischiate al russare fragoroso.
Chiuse gli occhi.
“Avevo un nemico” rispose “Ti assomigliava tanto. Ed era il migliore uomo che io avessi mai conosciuto. Era il mio migliore amico”.


Angolo dell'autrice:
Takeshi vuol dire guerriero, fiero, mi è parso il nome migliore per il figlio del grande spadaccino, la storia mi è venuta in mente vedendo quell'immagine.
Secondo me, in realtà Sanji e Zoro si stimano molto e in questo caso il cuoco non si è tirato indietro nell'aiutare l'amico scomparso.
Su chi sia la donna lo lascio alla vostra immaginazione, nella mia testa ha un nome e un volto che chi mi segue sa bene :)
Grazie per l'attenzione
Fra
  
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