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Autore: _Storyteller_    04/07/2015    8 recensioni
Hope Bennett è figlia di una famiglia Purosangue che vive nel quartiere di Wimbledon. E' una ragazza gentile e determinata che ha preso il meglio dai suoi genitori, uno smistato in Corvonero e l'altra in Tassorosso. E' l'anno 1971 e una nuova era di ragazzi si accinge a frequentare Hogwarts, non con qualche sorpresa.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO:
... "Finalmente, il mio turno era arrivato, tra poco avrei potuto scrivere ai miei genitori di essere stata smistata, avrei potuto raccontare loro della mia nuova famiglia e delle conoscenze che avevo fatto sull’Espresso per Hogwarts. Finalmente tutto sarebbe iniziato anche per me."...
...">"...
Genere: Avventura, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: James/Lily, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Una leggera preferenza è cosa abbastanza naturale,
ma sono ben poche quelle fra noi così audaci da essere veramente innamorate
senza esserne incoraggiate.
- Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio
 
Era una giornata calda, decisamente troppo calda anche per il mese di Luglio. Il picco di calore che aveva costretto quasi tutte le famiglie in casa non si era mai registrato in tutta la storia della Gran Bretagna. I miei genitori erano seduti in salotto, intenti a scambiarsi dolci parole e tazze di the altrettanto zuccherose. Non che avessi nulla contro i miei genitori, li adoravo ed erano la mia fonte d’ispirazione. Mio padre era stato un Corvonero ai tempi di Hogwarts e aveva conosciuto mia madre durante il ballo di fine anno che la scuola aveva indetto. Secondo quanto riporta la mamma, papà era (ed è tuttora) un cervellone. Ricordo ancora quando mi raccontò della preparazione per il ballo di fine anno: Si era fatta aiutare da altre Tassorosso sue compagne di stanza e quando mio padre la vide scendere dalle scale Jacob (il suo amico più fidato) dovette andare a cercarlo per i corridoi di Hogwarts a causa di un attacco di panico improvviso.
 
<< Hope, tesoro, vuoi una tazza di the? >>
 
La voce di mia madre mi distolse da quei pensieri che non mi appartenevano, ne avrei creati di nuovi di ricordi e questa volta li avrei plasmati sulla mia esperienza ad Hogwarts. Avrei vissuto sette anni scolastici da urlo, mi sarei distinta per le mie capacità e avrei reso orgoglioso mio padre. La paura però di fallire era tanta, forse anche troppa. Andy Bennett si era distinto per la sua capacità di apprendere e rispondere correttamente alle domande che i professori gli ponevano, reggere il confronto non era davvero così semplice.
 
<< No mamma, grazie lo stesso! >>
<< Hope, tesoro io e tua madre vorremo passare del tempo con te prima che tu parta per Hogwarts. Lo sai che poi non potremmo più vederci fino alle vacanze di Natale. >>
<< Va bene papà. Il the è freddo? >>
<< Scendi e lo scoprirai >>
 
Abbozzai un sorriso, mio padre sapeva esattamente come prendermi, sapeva quale tasto toccare. Era mio padre in fondo. La mamma era sempre stata molto dolce nei miei confronti, non aveva la forza di sgridarmi per quei pochi capricci che facevo in pubblico o, se lo faceva, non riusciva a tenere il broncio per più di due minuti. Afferrai un paio di ballerine bianche e scesi velocemente le scale, quello sarebbe stato uno degli ultimi week-end che avrei trascorso con loro e volevo godermi ogni singolo momento… anche se ogni tanto mi piaceva tirare la cosa per le lunghe e sentire mio padre riprendermi gentilmente, era quasi diventato un rito fra di noi, il nostro “ti voglio bene”.
 
<< Mamma non dici niente a papà? Non vedi come mi stà trattando male? Non mi difendi mammina? >>
<< Ma sentila… Cara non lasciarti condizio… fa nulla, lo vedo dai tuoi occhi dolci che la piccola peste ti ha rapito tesoro. Emma dovremmo forse mandarla a stare da tua sorella? Kate non è così gentile come te. >>
<< Oh papà questo si che mi ferisce! >>
<< Su su non bisticciate tra di voi, ecco prendi un bel bicchiere di the freddo. >>
 
Adoravo la mia famiglia e avrei fatto di tutto per onorarla. Una famiglia di Purosangue come la mia non poteva essere umiliata da una mia condotta scarsa, avrei superato mio padre e mia madre, avrei reso onore alla famiglia Bennett, mi sarei sposata per amore e avrei trovato un lavoro nella Gazzetta del Profeta. Il giorno cedette il posto alla notte e alle sue creature, le parole si trasformarono in silenzi, le luci delle case si spensero e il quartiere di Wimbledon si fece quieto.
 
***
 
Il treno per Hogwarts aveva da tempo lasciato il binario 9 e ¾ segnando l’inizio per una nuova avventura. Guardai assonnata l’orologio che mia madre mi aveva a forza inserito nella tasca posteriore dei jeans, era un piccolo orologio da taschino placcato in argento, nulla di economicamente strabiliante ma mi ricordava casa. La lancetta delle ore era somigliante all’animale simbolo della casa di Tosca Tassorosso mentre quella dei minuti era raffigurante un corvo. I miei avevano fatto costruire quell’orologio per il loro matrimonio da donare a tutti gli invitati alla festa e ne avevano tenuto uno per me dato che anche io ero presente alla festa.. solo che non potevo né parlare né muovermi. Tornai a guardare l’orologio rendendomi stupidamente conto di non aver prestato attenzione all’orario durante la prima occhiata.  Erano le 11.23 e il treno sfrecciava veloce sui binari ma di Hogwarts nemmeno l’ombra.
 
<< Vieni sediamoci qui. >>
 
Girai lo sguardo verso la porta a vetri scorrevole del treno che divideva la mia cabina dal corridoio… definirla “mia” ovviamente era un enorme sbaglio ma nessuno aveva voluto prendere posto accanto ad una ragazzina dai capelli rossi di undici anni… tranne loro tre.
 
<< Finalmente possiamo parlare in pace senza quel peso di Peter. >>
<< Sei cattivo James, Peter cerca solo di fare nuove amicizie, come tutti noi del resto. >>
<< Oh stà zitto un po’ Remus. Sempre a difendere i più bisognosi. Non hai fatto altro da quando ti abbiamo conosciuto a King’s Cross >>
 
I tre ragazzi sembravano essere amici da tempo eppure sembravano avere la mia età, tranne forse uno, il ragazzo più riccioluto che aveva parlato per ultimo. Il primo sembrava essere un nuovo studente ma l’arroganza delle sue parole mi aveva fatto perdere totalmente il desiderio di conoscerlo, sicuramente sarebbe stato smistato in Serpeverde vista la sua cattiveria, il ragazzo di nome Remus invece era un tipo singolare, non troppo alto per avere undici anni ma aveva sul viso un lungo graffio che gli correva dall’occhio sinistro fino all’inizio del labbro tagliandogli il volto in obliquo.
 
<< Scusate… ehm… scusatemi. >>
 
Contemporaneamente i ragazzi alzarono gli occhi su di me, forse avevo sbagliato ad attirare la loro attenzione, forse non era stata una buona idea ma mia madre mi aveva insegnato l’educazione ed il rispetto prima di ogni altra cosa. Abbassai velocemente lo sguardo imbarazzata, cosa potevo dire ora? Tutti e tre mi fissavano in attesa di qualcosa ma la vergogna mi impediva di formulare nella mia mente una frase di senso compiuto. Ma cosa stavo facendo? Se mio padre mi avesse visto adesso mi avrebbe sicuramente ripreso, mi aveva insegnato l’orgoglio e a non avere paura di nessuno, a non temere i giudizi della gente e a proseguire con le mie idee per la mia strada. Sollevai il volto, begli occhi avevo una nuova convinzione, ero più decisa e mi sentivo più forte. Sorrisi ai tre ragazzi porgendo educatamente la mano.
 
<< Mi chiamo Hope Bennett, piacere di conoscervi. Anche voi al primo anno? >>
<< Io mi chiamo Remus Lupin, piacere di conoscerti Hope. Si anche per me è la prima volta al castello, è quasi un sogno. >>
<< Io invece mi chiamo James Potter, non preoccuparti, se ti serve protezione, chiamami pure; non mi dispiace difendere le belle ragazze. Poi siamo allo stesso anno, potremmo vederci quando vorrai. >>
<< James sei il solito, io mi chiamo Sirius Black, si non emozionarti sono membro della famosa famiglia Black ma io sono un pezzo unico, vedi sono al secondo anno e sono stato smistato in Grifondoro. >>
 
Arrogante e sfacciato, ecco come mi sembravano a prima vista James Potter e Sirius Black. Remus invece sembrava davvero una brava persona, molto serena ed educata… almeno era il solo che non aveva cercato di impressionarmi con stupide battutine. Lasciai cadere la mano sul sedile del treno dopo averla stretta ai ragazzi. Fortunatamente James Potter e Sirius Black erano troppo impegnati a confabulare tra di loro da accorgersi del silenzio in cui era piombata la nostra conversazione. Si era spenta dopo le presentazioni, non che avessi voglia di continuare un discorso con certa gente…
<< James che ne dici? Andiamo da Mocciosus? Ho sentito da Cleveland che stà dividendo la cabina con la rossa che ti piace tanto. >>
<< James… Sirius… perché non ce ne restiamo buoni qui? Manca ancora molto all’arrivo al castello, magari potremmo iniziare a sistemarci… >>
<< Se tu vuoi restare qui fa pure Remus, ma io e Sirius andiamo a far capire a Piton che deve stare lontano dalla mia ragazza >>
 
Imbecille. Presuntuoso. Arrogante.
Fortunatamente queste parole non lasciarono mai la mia mente, sarebbe stato compromettente avere dei nemici prima ancora di iniziare l’anno scolastico, avrei trovato un modo più gentile per dire a James e Sirius quello che pensavo di loro. I due cretini se ne andarono senza neanche salutare, troppo presi dalla loro nuova missione per ragionare con il cervello. Remus si congedò con un gesto della mano e partì all’inseguimento di Potter e Black.
Finalmente era tornata la pace nella “mia” piccola cabina, pace che usai per infilarmi la divisa scolastica e studiare con cura la mia bacchetta. Olivander era un uomo molto gentile e disponibile, mi aveva fatto provare diverse bacchette fino a che una non mi aveva scelto.Olivander aveva continuato a dirmi che era la bacchetta a scegliere il mago e non viceversa. L’arte delle bacchette era affascinante ma io aspiravo a qualcosa di maggiore, non che quel lavoro fosse troppo poco per me, anzi sarei stata volentieri una sua apprendista se il mio sogno fosse stato quello di donare un’oggetto così pericoloso e speciale come lo era la bacchetta.  Platano e piume d’Ippogrifo, 14 centimetri, semirigida. Ecco come era composta la mia bacchetta.
 
<< Oh! Guardate! Quella è Hogwarts! >>
 
Molti ragazzi e ragazze si erano avvicinati ai vetri per osservare la loro nuova casa: la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
 
***
 
<< Tassorosso! >>
 
Ed una nuova studentessa era stata smistata in Tassorosso. Quando sarebbe venuto il mio turno? La professoressa McGranitt teneva in mano un foglio lunghissimo di pergamena, sembrava essere stato maneggiato per molto tempo vista l’usura della carta eppure l’odore di nuovo che emetteva affermava l’esatto opposto.
 
<< Lupin Remus >>
 
Eccolo, il ragazzo pacato che avevo conosciuto sul treno. Era il suo turno essere smistato. Lo vidi camminare con passo incerto verso il Cappello Parlante, forse aveva solo paura di essere smistato in una casa che non gli andava a genio eppure il viso contratto dalla paura nascondeva qualcosa, qualcosa di diverso dal semplice timore. Remus Lupin era terrorizzato.
 
<< Mhh… vediamo… Grifondoro! >>
 
Si rilassò visibilmente, forse le mie paure le stavo riflettendo su quel ragazzo, mi rivedevo in lui, calmo e pronto ad aiutare chiunque ne avesse avuto il bisogno e forse ci rivedevo anche le mie paure di essere smistata in una casa non “appropriata” era sempre questo il termine che usava mio padre per descrivere le altre case diverse dalla sua. La mamma ormai ci aveva fatto l’abitudine e ci rideva su.
 
<< Potter James >>
 
Finalmente era il turno del piccolo arrogante ragazzino del treno, con quei capelli ribelli sembrava un idolo delle ragazzine della televisione, dirglielo avrebbe sicuramente montato il suo ego già smisurato. James si sedette sullo sgabello al centro della Sala Grande, il suo solito sorriso malefico sempre stampato in faccia, stava guardando una bambina dai capelli rossi come i miei solo molto più lunghi, accanto a lei c’era un bambino poco più alto dai capelli scuri come la pece e gli occhi di un’altrettanta tonalità di nero. Che fosse lui il bambino che James e Sirius avevano preso di mira?
 
<< Grifondoro! >>
 
Grifondoro? Come poteva un bambino del genere finire nella culla dei coraggiosi di cuore? Ci voleva un certo coraggio perfino per il Cappello Parlante per smistarlo in una casa del genere. No, sicuramente aveva sbagliato… eppure la McGranitt aveva detto che il Cappello ci avrebbe conosciuto meglio di quanto avremmo potuto fare noi stessi.
 
<< Bennett Hope >>
 
Finalmente, il mio turno era arrivato, tra poco avrei potuto scrivere ai miei genitori di essere stata smistata, avrei potuto raccontare loro della mia nuova famiglia e delle conoscenze che avevo fatto sull’Espresso per Hogwarts. Finalmente tutto sarebbe iniziato anche per me. La professoressa adagiò il Cappello parlante sulla mia testa e lo sentì mugugnare qualcosa fra se. Che cosa stava dicendo? Non riuscivo a capire bene le sue parole, erano basse e confuse. Gli occhi della Sala Grande erano su di me, potevo vedere attendere una risposta dal Cappello e questo m’innervosiva. Chiusi gli occhi e cercai di calmare il principio di un attacco di panico. Dovevo respirare e lasciare che il Cappello m’indicasse la mia Casa.
 
<< Paura. Paura di deludere le attese…eppure così forte. Hai già deciso che strada intraprendere e sai esattamente dove vuoi arrivare. Ora so dove collocarti. >>
 
Quei bisbigli nel mio orecchio erano un sollievo, forse il Cappello aveva parlato con tutti allo stesso modo prima di dichiarare la sua decisione senza sbandierare ai quattro venti la nostra debolezza o forza interiore. Era un colloquio quasi privato se non fosse per i centinai di occhi puntati contro.
 
<< Serpeverde! >>
 
Un urlo si levò dal tavolo della Casa verde ed argento, molti si alzarono ad applaudire altri erano troppo annoiati per fare altro. Io non sentivo, non riuscivo a sentire i loro applausi, ero in una bolla. Serpeverde? Perché Serpeverde? Ero io la persona cattiva? Perché aveva mandato me a Serpeverde e non James Potter? Nel profondo ero davvero così malefica? No, no sapevo di non esserlo. Serpeverde non era la casa delle persone cattive, Serpeverde era la casa degli ambiziosi, dei furbi, degli intraprendenti, degli audaci, delle persone determinate e non solo la casa del potere. Lo stemma di Hogwarts sulla mia divisa lasciò il posto allo stemma dei Serpeverde. Ora il problema sarebbe stato dirlo a papà e cercare di far crollare tutti i pregiudizi che aveva sulla mia nuova famiglia.

 
 
 
 
Angolo Autrice
 
Salve a tutti! Per prima cosa vi ringrazio per essere arrivati fino a questo punto. Come avrete capito la storia si svolge al tempo dei Malandrini. Questa FF è nata dal desiderio di raccontare la storia di James Potter e dei suoi amici in maniera diversa cercando di rimanere il più fedele possibile al libro.
Ho, però, dovuto modificare alcuni eventi che appariranno in seguito. Lucius Malfoy e Narcissa Black frequentano Hogwarts rispettivamente dal 1965 al 1972 (lui) e dal 1966 al 1973 (lei). La storia si svolge nel 1971, anno in cui James Potter e Remus Lupin frequentano il primo anno. Ho ringiovanito i coniugi Malfoy portandoli all’età di Sirius Black (dodici anno in quanto iniziò a frequentare la scuola nel 1970).
Spero che questo primo capitolo vi piaccia anche se molto lento, prometto che i prossimi saranno più movimentati. Se avete tempo e voglia lasciatemi una piccola recensione  per farmi capire se la storia è di vostro gusto o meno.
Con affetto
_Chain Of Memories_
  
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