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Autore: WibblyVale    04/07/2015    2 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Shiori si svegliò la mattina successiva, dopo aver passato una notte totalmente tranquilla. Cominciò a stiracchiarsi, stringendosi sempre più alla fonte di calore a lei più vicina. I ricordi della sera precedente cominciavano a riaffiorare nella sua mente ancora annebbiata dal sonno, quando una voce familiare la fece sobbalzare.
“Se ci tieni a me, per favore, smettila di strusciarmi addosso.” La pregò l’Hatake.
La kunoichi riaprì gli occhi leggermente imbarazzata e si scostò di qualche centimetro. “Scusa. Ma c’è freddissimo!” si difese.
Kakashi sfregò le proprie mani sulle braccia della compagna per riscaldarla. “Va meglio?”
“Un po’.” Ammise lei. “Che ore sono?” chiese poi.
“Il sole è appena sorto. Gli altri si sveglieranno tra poco.”
“A parte il freddo, è bello qui.” Notò la Nara, puntellandosi sui gomiti per vedere meglio il volto del compagno.
“Si, lo è.”
Shiori percepiva i pensieri del ragazzo, così simili ai suoi in quel momento. Aveva una gran voglia di annullare le distanze che c’erano tra loro, solo per ricordare com’era sentirsi amati, completi. Forse, l’idea di dormire e congelare insieme non era stata delle migliori.
“A cosa pensi?” le chiese.
“Che ho freddo.”
“Bugiarda.”
“No, è vero!” esclamò lei offesa.
“Ci vorrebbe una bella doccia calda.” Ammiccò lui.
“Kakashi…” lo implorò lei.
“Era solo un suggerimento.”
“E anche gradito. Dico davvero. Ma…”
Lui le accarezzò il volto. “Peggio di così non può andare, Shiori.” Le sussurrò all’orecchio.

Dieci minuti dopo, nemmeno loro sapevano come, si trovavano nel bagno di Tazuna, seduti ai lati opposti della piccola vasca tra le bolle di sapone. Avevano quasi paura ad avvicinarsi più di così, come se credessero che quando si fossero toccati l’altro sarebbe scomparso.
“Posso vedere la cicatrice?” chiese Kakashi.
Shiori acconsentì e si voltò, formando piccole onde sulla piatta superficie dell'acqua. Il ragazzo fece delicatamente passare il suo dito indice sulla cicatrice, facendola tremare.
“Vorrei poter far pentire quelle persone per quello che ti hanno fatto.” ringhiò.
“Non mi farebbe stare meglio.”
“Potrebbe far stare meglio me.”
“Non credo.”
“Cosa posso fare allora?”
“Questo.”
Prese le sue mani e le avvolse intorno al suo corpo, appoggiando la sua schiena al petto di lui, facendolo sussultare leggermente. Poi, lui stesso rilassò i muscoli godendosi l’abbraccio. Rimasero così per qualche minuto, imprimendo quel momento nella loro memoria. Una piccola lacrima solitaria scese lungo la guancia della kuonoichi.
“Mi ero dimenticata com’era.” disse con voce bassa.
“Cosa?”
“Sentirsi al sicuro.”
“Si, anche io.” rispose Kakashi, posandole un bacio sulla nuca.
Shiori voltò di qualche grado il volto, fronteggiando quello di lui. Si avvicinarono sempre di più, le loro labbra si sfiorarono leggermente e… Dei potenti colpi alla porta li fecero sussultare.
“Non rispondere.” Le soffiò nell’orecchio.
“E’ occupato!” gridò invece lei. Kakashi appoggiò la testa sul marmo della vasca in segno di disperazione.
“Kasumi… Sono Naruto. Tazuna ha detto che la colazione è pronta.”
“Arrivo.”
“Avrei anche… bisogno di parlarti.” Aggiunse leggermente incerto.
“Digli che lo farai più tardi.” La pregò il Copia-ninja.
“Un secondo e ti raggiungo!” lo informò. “Scusa. Ha bisogno.” Disse poi a più bassa voce.
Lui la strinse di più a sé. “Non ti preoccupare.”
La ragazza si alzò ed uscì dalla vasca. Goccioline d’acqua scendevano fino a bagnare il pavimento. Lei si rivoltò verso il compagno e gli prese il volto fra le mani, posandogli un lungo bacio sulla fronte.
“Vorrei restare, ma forse...”
“Forse Naruto ci ha salvati dal fare qualcosa di stupido." finì il ninja per lei. "Ora però sbrigati ad andare o non ti faccio più uscire.”
La kunoichi si avvolse nell’asciugamano e raggiunse il giovane genin nella camera.

Naruto stava seduto sul letto, mordicchiandosi le unghie nervoso. Shiori si chiuse la porta alle spalle e si sedette accanto a lui.
“Allora di cosa hai bisogno?” chiese intuendo però cosa lo tormentasse.
“Si tratta della Volpe. Tu la puoi sentire?” rispose diretto.
“Ora posso frugare un po’, se vuoi. Sono diventata più forte, anche se è difficile potrei provare.” Cercò di spiegargli.
“E’ come se volesse avere il controllo. E, a volte, quando sono arrabbiato o triste vorrei lasciarglielo. Come quando Haku ha fatto del male a Sasuke.”
La Ninja Solitaria prese il volto del ragazzino tra le sue mani.
“Guardami!” gli ordinò. “Tu sei più forte, puoi contrastarla. Vuoi sapere le ragioni? Primo, hai un sigillo fatto dal Quarto in persona. Secondo, se c’è qualcuno che può sovrastare tutto quell’odio quello sei tu. Non ho mai visto nessuno affrontare le difficoltà e rialzarsi in piedi con la grinta che ci metti tu. Infine, sei circondato da persone che ti amano. Nessuno di loro permetterà che ti accada qualcosa.”
Lui le sorrise, confortato da quelle parole, poi tornò serio.
“E tu mi stai chiedendo di mentire ad uno dei miei amici? Shikamaru è sempre stato gentile con me.”
“Lo so. E mi dispiace chiederti così tanto. La mia missione in questo momento però è molto importante.”
“Ma se tornassi a Konoha per un po’. Anche al sensei farà piacere.”
“Si, credo di si.” Sorrise lei, vedendolo tentare in tutti i modi di convincerla. “Ciò però rovinerebbe la mia copertura. Io sono morta, ricordi?”
“E’ vero. Non è giusto.”
“No, non lo è.”
Improvvisamente, il ragazzo si alzò e andò a frugare nel suo zaino. Ne tirò fuori un coniglietto di peluche tutto smangiucchiato.
“Ti regalo questo perché ti porti fortuna.”
Shiori sorrise, guardando quel pupazzo tutto ingrigito dal tempo.
“Non posso accettare il coniglietto di Kakashi.” Si lasciò ingenuamente sfuggire. Capì di aver sbagliato vedendo il volto del genin impallidire.
“Il coniglietto di K… Kakashi?”
“Io ho sbagliato!” si affrettò a dire lei.
“Shiori io voglio la verità!” urlò il biondo.
Così fu costretta a raccontargli la storia. Cercò persino di spiegargli le motivazioni del Copia-ninja, ma Naruto pareva sconcertato dalla notizia.
“Ti prego cerca di capirlo.”
“Non dirgli niente.” Le ordinò.
“Dovete parlarne.” tentò di consigliarlo lei.
“Ci penso io.” Si impuntò, sicuro e determinato.
“D’accordo.” Si arrese la kunoichi.

Durante la colazione fu deciso che il giorno successivo i ninja avrebbero lasciato il Paese dell’Acqua. Era ora di fare ritorno alle proprie case e ad i propri doveri. Per tutto il giorno quindi si godettero la compagnia dei loro gentilissimi ospiti e passarono più tempo possibile insieme. Naruto evitava il suo maestro come la peste. Shiori sentiva che era arrabbiato con lui e che aveva bisogno di tempo per metabolizzare le informazioni ricevute. Anche Kakashi però si era accorto che c’era qualcosa che non andava.
“Sai cosa gli prende?”
“E’ colpa mia. Mi sono lasciata sfuggire qualcosa. A mia discolpa pensavo che tu gliene avessi già parlato.”
“Di che si tratta.”
“Mi ha chiesto di non dirti nulla. Te ne parlerà lui.”
L’uomo la guardò di sbieco, ma accettò di aspettare. La prese per mano e la attirò a sé.
“Che fai? Ci vedranno!” lo sgridò però senza fare troppi sforzi per divincolarsi da quell’abbraccio.
“Presto ci separeremo. Voglio tenerti il più vicino possibile, se non ti dispiace.”
“Affatto.” Disse, appoggiando la testa sulla sua spalla.
I tre genin li raggiunsero in quel momento tra urla e schiamazzi.
“Oh scusate!” esclamò Sakura.
I jonin si divisero.
“Avete preparato i bagagli?” indagò Kakashi, come se nulla fosse successo.
“Si.” Risposero in coro.
“Bene. Allora andiamo dal signor Tazuna e aiutiamolo a sistemare la nostra stanza.”
Il resto della giornata passò fin troppo velocemente, tra le risate dei ragazzi, le chiacchiere e la compagnia reciproca. L’ora di andare a dormire arrivò troppo presto. I tre genin si infilarono nei sacchi a pelo, mentre Shiori e Kakashi si addormentarono l’uno accanto a l’altra.

La mattina dopo il gruppetto partì presto. Gli addii erano stati lunghi e strappalacrime. Soprattutto Naruto e Inari avevano avuto delle difficoltà a salutarsi. Quindi partirono tutti quanti a malincuore.
La prima parte del viaggio fu silenziosa. Naruto ancora rivolgeva a malapena la parola a Kakashi. Però fu entusiasmante poter attraversare il ponte per il quale avevano combattuto tanto. Verso sera avevano raggiunto il continente e si sedettero a cenare tutti quanti insieme sulla costa sabbiosa.
“Domani dovremmo raggiungere i confini del Paese del Fuoco entro l’ora di pranzo.” Affermò Kakashi.
“Kasumi tu che farai?” chiese Sakura.
La kunoichi non rispose. Aveva deciso di andarsene durante la notte, per evitare di dover di nuovo dire addio. Avrebbe dovuto mentire, ma sapeva che il Copia-ninja se ne sarebbe accorto.
“Non ci pensare nemmeno.” Ringhiò quest’ultimo non appena lei aprì bocca.
I tre genin mossero i loro sguardi dall’uno all’altro non capendo cosa si erano persi.
“Io non ho ancora detto nulla.” Protestò lei.
“Non sei cambiata per niente.” le abbaiò contro, scuotendo la testa.
“Con questo cosa vorresti dire?” Strinse i pugni.
“Testarda.”
“Idiota.”
Il silenzio cadde tra loro. Voltarono la testa e smisero di guardarsi. Poi, i loro sguardi caddero sui giovani ninja, che avevano gli occhi sbarrati e tenevano le loro forchette a mezz’aria. A quel punto scoppiarono a ridere. Kakashi si alzò in piedi e andò ad inginocchiarsi dietro di lei, posandole le mani sulle spalle. Chinò leggermente la testa e allineò le proprie labbra al suo orecchio.
“Non ti chiedo di viaggiare con noi domani. Almeno separiamoci alla mattina.” Poi, senza attendere alcuna risposta, si alzò e ad alta voce si rivolse a Naruto. “Tu ed io facciamo il primo turno di guardia.”

Naruto stava stranamente silenzioso. Teneva le ginocchia strette al petto e lo sguardo fisso nel vuoto. Era dal giorno precedente che era così. Shiori gli aveva detto che lui gli avrebbe parlato, ma ormai era impaziente.
“Mi dici cosa ti ho fatto?”
Il biondo ringhiò in risposta.
“Va bene. Devo indovinare?”
Il suo allievo rimase fermo immobile.
“Ho mangiato il tuo cibo? Ti ho risposto male? Vuoi che la convinca a restare? Perché ti assicuro che non c’è nessuno che lo vuole più di me, ma…”
“Mi hai mentito.” Lo interruppe.
“Cosa?”
“Mi hai detto che non conoscevi Ro, invece…” I suoi occhi blu rilucenti di lacrime, si fissarono nei suoi profondi occhi scuri.
“Naruto… Io…”
“Credevo fossimo amici! Invece tu mi hai abbandonato come tutti gli altri. Non sapevo se eri vivo o morto! Che razza di per…”
“Mi dispiace.”
L’Uzumaki era scioccato. In quel momento si trovava bloccato nella stretta del suo sensei. Insomma lo stava abbracciando. Non credeva che fosse capace di una cosa del genere.
“Senti Naruto. All’epoca io avevo perso molte persone: i miei amici, il mio sensei, mio padre, mia madre. Credevo di essere maledetto. Non volevo che anche tu… Shiori ha sempre detto che dovevo correre il rischio perché tu avevi bisogno di avermi vicino, ma… Avevo paura. Inoltre, ci sono delle verità che mi è proibito rivelarti. Io non ero sicuro che ne sarei stato in grado. Mi stavo affezionando a te e non mi piaceva doverti nascondere delle cose. Il sensei non avrebbe voluto che vivessi così.”
“Poteva evitare di mettermi dentro questo mostro.” Mugugnò lui.
“Credo che non avesse alcuna alternativa. Ma se ha scelto te, vuol dire che credeva che ce l’avresti fatta. E, se non ti fidi di lui, prova a fidarti delle parole di uno che ti ha visto migliorare di giorno in giorno. Tu ce la farai.”
Il genin arrossì e tornò a guardare il suo maestro. “Perché quella sera non mi hai detto la verità?”
“Hai sentito prima, no? Sono un’idiota.” Scherzò lui, facendolo ridere. “No, sul serio. Avevo ancora paura. Poi, avrei dovuto spiegarti delle cose e…”
“Non devi farlo.” Lo bloccò. “Non voglio che tu vada contro le regole per me.” Gli disse con un sorriso. “Posso sapere però perché questo coniglietto?”
Kakashi sorrise. Quel ragazzino era davvero speciale. Anche se era il carattere della madre quello che risaltava di più, aveva anche molto del padre. Quella sicurezza, il modo con cui così facilmente capiva gli altri, erano proprio quelli del suo sensei.
“Mio padre me lo regalò quando ero piccolo. Volevo ch avessi qualcosa che ti portasse fortuna e che ti ricordasse che fai parte di una famiglia.”
“Grazie sensei.”
Kakshi si sentì leggermente a disagio. Era felice per aver chiarito con Naruto, ma allo stesso tempo aprirsi gli era ancora abbastanza difficile.
“Ora cerca di concentrarti sul tuo compito.” ordinò burberò, regalandogli però un altro sorriso.

La mattina successiva arrivò fin troppo in fretta. Tutti quanti facevano i bagagli lentamente ed in religioso silenzio. Quando fu il momento di separarsi nessuno si decideva a dare il via ai saluti.
“E’ stato bello vedere quanto siete diventati forti.” Iniziò Shiori, rivolgendosi ai due rivali. “Ed è stato bello poter conoscere te.” Aggiunse rivolta a Sakura.
La ragazzina le sorrise e l’abbracciò.
“Mi raccomando tienili d’occhio.” le intimò.
“Lo farò.” Promise.
Poi, si avvicinò a Sasuke e strinse anche lui. Le guance del ragazzo si tinsero di rosso.
“Non ti isolare, mi raccomando. I tuoi compagni sono la tua forza.” gli sussurrò, cosicché solo lui potesse sentire.
“Disse quella che chiamano la Ninja Solitaria.” Quel modo strafottente di porsi era simile a quello del fratello.
“Io sono l’eccezione che conferma la regola, ragazzino impertinente.” Lo redarguì dandogli un leggero buffetto.
A quel punto si avvicinò a Naruto, che senza attendere oltre le si fiondò nelle braccia.
“Hey hey, guarda che questo non è un addio.”
“Lo prometti?” chiese con la voce rotta dal pianto.
“Si, certo.”
“Se non torni quando sarò Hokage ti costringerò a farlo.” minacciò sicuro di sè.
“Allora non vedo l’ora che tu lo diventi per vederti provare.” Rise lei.
Poi, fu il momento di salutare per l’ennesima volta il ninja dai capelli argentati.
“Quante volte ancora dovremmo farlo?” scherzò lui.
Lei si limitò a gettargli le braccia al collo, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo. Lui le accarezzò i capelli, tenendola stretta a sé.
“Cerca di non morire, d’accordo?”
Lei annuì. “Tu, invece…”
“Non farò l’idiota.”
“Sarà meglio per te.” gignò lei.
“Mi mancherai.” Dissero in coro separandosi.
Indugiarono qualche secondo, perdendosi nei rispettivi occhi, poi Shiori raccolse il suo zaino. Guardò il Team 7 un’ultima volta e li salutò con la mano. Senza pensarci su troppo, perché sennò avrebbe cambiato idea, si voltò e cominciò ad allontanarsi.
“E la lascia andare così?” chiese Sakura esterrefatta.
“Cosa dovrei fare? Chiederle di restare?” domandò lui sorpreso dal tono della sua allieva.
“Potrebbe salutarla come si deve!” gli spiegò Naruto come se fosse leggermente tardo.
“Ma che dite?” arrossì.
“Su, persino Naruto l’ha capito.” Sottolineò il moro.
“Vada!” ordinò Sakura.
Il piedi del Copia-ninja si mossero da soli, aiutandolo a raggiungere la sua meta.
“Shiori aspetta!”
Lei si voltò con un sorriso scintillante. Lui la prese tra le braccia e la alzò leggermente da terra dandole quel bacio che entrambi avevano atteso tanto di ricevere. Si separarono rimanendo ancora abbracciati.
“Fai ciò che ritieni più giusto.”
“In questo momento non sono sicura di sapere cosa sia.”
Kakashi l’abbracciò, cercando il coraggio di dire quelle parole.
“Vai, combatti. Trova quel potere. Sconfiggi ciò che resta della Kumori. Tutto quello che è necessario perché tu non abbia rimpianti su questa missione. Poi, torna da… Torna a casa.”
“Agli ordini capitano.” fece lei con le lacrime agli occhi.
Si diedero un ultimo bacio, poi si separarono definitivamente. Il Copia-ninja la osservò, trattenendo il dolore di vederla sparire di nuovo dalla sua vita. Quando di lei non vi fu più traccia si voltò verso i suoi allievi.
“Bene ragazzi! Si torna a casa.” Disse con il poco entusiasmo che riuscì a metterci.

Raggiunsero casa nel pomeriggio e andarono a fare un dettagliato rapporto all’Hokage. Non menzionarono Shiori, ne il suo contributo. Il Terzo era impressionato dall’ottimo lavoro che avevano fatto durante la missione e, dopo essersi complimentato con loro, li congedò.7
“Sensei lei sta bene?” chiese Sakura.
“Alla grande.” Mentì.
“Le va un po’ di ramen?” lo invitò Naruto.
“In realtà ragazzi, avrei un altro impegno. Ci vediamo domani per gli allenamenti.” Cominciò ad allontanarsi, poi però si voltò. “Siete stati incredibili. Sono fiero di voi.”
I volti dei tre genin si illuminarono per la felicità e l'orgoglio.

Qualcuno dall’altra parte della porta girava la chiave nella toppa. La padrona di casa guardò il Copia-ninja con meraviglia.
“Kakashi! Che bello vederti!” esclamò abbracciandolo.
“Ciao, Yoshino.” La salutò preso alla sprovvista.
“Dovrei prenderti a calci! Non ti fai mai vedere!” gli ringhiò.
“Fallo respirare, cara.” Disse Shikaku dietro di lei. “Entra pure.” Aggiunse poi rivolto allo shinobi.
Quando la porta si chiuse alle loro spalle, l’Hatake parlò.
“Shikamaru è in casa.”
“No, è agli allenamenti.” Lo informò il padre.
“L’ho vista.” Si limitò a dire.
Yoshino quasi svenne, mentre Shikaku cominciò a sparare domande a raffica sullo stato di salute della sorella. Quando si furono calmati andarono a sedersi in salotto e il ragazzo raccontò tutto. Spiegò che Shiori mandava loro i suoi saluti, che le mancavano, e che l’aveva trovata in gran forma. Il capoclan assorbiva tutte quelle informazioni in silenzio, mentre la moglie faceva qualche domanda qua e là. Chiacchierarono per una buona oretta, quando sentirono la porta d’entrata aprirsi e dei passi strascicati farsi strada fino al salotto.
“Sono tornato.” Il giovane genin si fermò sulla porta della stanza, notando il loro ospite, che era scattato in piedi per andarsene. “Kakashi. Che strano che tu sia qui.” Constatò quasi risentito.
“Ciao Shikamaru. Sono passato a fare un saluto.”
Il moro alzò le spalle.
“Shikamaru!” lo redarguì sua madre.
“No, Yoshino. Ha ragione. Avrei dovuto farmi vedere più spesso. Mi dispiace.”
Il genin stava pensando di dire qualcosa di veramente crudele per farlo risentire, ma poi ci ripensò. Ci era rimasto male quando anche lui si era allontanato. Nel periodo in cui il jonin e sua zia erano stati insieme lui si era in qualche modo affezionato. Gli era sembrato, però, che il sentimento non fosse ricambiato. Dall’espressione contrita dell’Hatake, capì di essersi sbagliato.
“Perdonato.” Rispose con tono annoiato. “Resti a cena?” aggiunse poi.
I genitori si guardarono apprensivi, poi si girarono verso il figlio con sguardo dispiaciuto.
“Perché no?” Li sorprese il Copia-ninja.
Shikamaru sorrise.
“Intanto che mamma prepara la cena, ti va di giocare agli shogi?”
L’altro annuì con entusiasmo.

In fondo, era stata una serata piacevole e Kakashi tornò a casa più allegro di quanto si sarebbe aspettato. Le ultime settimane erano state emotivamente pesanti. Passare del tempo con la donna che aveva sempre amato, sapendo che non sarebbe potuta durare, era stato logorante. Shiori poi era chiaramente segnata da tutto quello che aveva passato.
Lui avrebbe voluto tramortirla, mandare al diavolo l’operazione e riportarla a casa. Magari, l’avrebbe odiato, ma non gli importava. Ciò che contava veramente era che lei fosse al sicuro. La mattina successiva avrebbe cercato Tenzo per spiegargli l’accaduto, ma in quel momento aveva bisogno di stare solo nell’unico posto che riusciva ad infondere in lui un senso di calma.
“Ciao sensei!” cominciò, non appena ebbe raggiunto la scultura in pietra di Minato. “Tuo figlio è stato fenomenale in questa missione. E’ una zucca vuota ed è fin troppo chiassoso per essere un ninja, ad essere onesti. Ma è questa sua imprevedibilità che lo rende speciale. Diventerà un ottimo shinobi, lo sento. Ma questo tu lo sapevi già, non avresti mai rischiato la sua vita e quella del villaggio altrimenti. Vorrei essere un maestro capace e competente come eri tu. Questa… vita è così complicata. Spero di saper indirizzare i miei allievi nel modo più giusto.”
Si lasciò cadere a terra, sdraiandosi del tutto. Si, lì riusciva a calmarsi. Quando era lì era come se il suo sensei lo aiutasse a destreggiarsi tra tutti quei dubbi e quelle preoccupazioni che lo attanagliavano. Sembrava che ancora riuscisse a dargli conforto.

Shiori si era separata dal gruppo cercando di trattenere le lacrime. Quando finalmente si ritrovò da sola dietro ad uno scoglio, lasciò che le lacrime fluissero. Era stata una separazione dolorosa, avrebbe voluto con tutte le sue forze poterla evitare. Dover lasciare di nuovo Kakashi, dopo aver passato del tempo con lui, le aveva fatto capire quanto la sua vita fosse vuota, incompleta.
In quel momento avrebbe voluto poter vedere Amaya. La bambina aveva sempre saputo farle tornare il sorriso e la speranza. Solo che si trovava chissà dove, nel luogo sicuro di Itachi. La cosa le dava un senso si tristezza e sollievo allo stesso tempo. Questo perché sapeva che la bambina era di certo al sicuro e protetta, ma il fatto di non poter sentire la sua vocina la faceva star male.
Quando si fu calmata riprese a correre diretta in una piccola casetta dentro i confini del Paese del Vento dove avrebbe potuto studiare la mappa in tranquillità. Era quasi giunta al confine quando, sentì di essere seguita. Rilevò sei persone dietro di lei. Quattro chakra le furono immediatamente riconoscibili, supponeva che gli altri due appartenessero ai loro compagni. Provò a decifrare le sensazioni dei suoi inseguitori. Erano interessati a lei, volevano parlarle. Si focalizzò sulla persona che conosceva meglio di tutti, sperando di trovare una risposta. Doveva immaginare che lei l’avrebbe fatto, perché continuava mantenere una certa calma, come a dirle “Stai tranquilla”.

Kisame aveva il comando della missione, probabilmente perché la ninja dai capelli blu era una sua conterranea. Lui, però, sapeva benissimo, che Itachi avrebbe avuto più successo. Non sapeva che tipo di relazione ci fosse tra loro, ma sapeva che l’Uchiha e Kasumi si erano capiti sin dal loro primo incontro.
“Non voglio colpi di testa. Per prima cosa lasciate che le parli.” Ordinò, focalizzando la sua attenzione specialmente su Hidan e Kakuzu, che ritenevano di avere un conto in sospeso con lei.
Vide che rallentava, doveva essersi accorta di loro. Con un gesto della mano fece allungare il passo ad i suoi compagni, circondando la ragazza. Sasori e Deidara le bloccavano le vie di fuga da dietro, Hidan e Kakuzu erano ai suoi lati, mentre lo spadaccino e Itachi la fronteggiavano.
“Che accoglienza!” fece lei ironoca.
“Dobbiamo dirti una cosa ed è necessario che tu ascolti.” Affermò lo squalo.
“Non mi piace essere costretta a fare qualcosa.” spiegò lei seria.
“Per favore, ti abbia dimostrato amicizia in questi anni.”
“Voi due forse. Quelli lì dietro nemmeno li conosco. E questi due…” indicò i due “immortali” con disprezzo. “… Loro hanno tentato di uccidermi!”
“E ce l’avremmo fatta se…” cominciò Hidan. Kisame lo fulminò con lo sguardo.
“Almeno ascolta.”
La ragazza incrociò le braccia al petto e gli fece cenno di parlare. 
“Abbiamo bisogno delle tue conoscenze specifiche, per capire come procedere con i nostri piani. Vorremo che tu traducessi un paio di scritti antichi per noi.” Kasumi si voltò impercettibilmente verso l’Uchiha, con uno sguardo interrogativo sul volto. Lo spadaccino la ignorò e proseguì. “Ovviamente dovrai rimanere in nostra custodia per il periodo di tempo necessario a terminare il tuo lavoro. Inoltre, non potrai parlarne con nessuno.”
La kunoichi lo guardava dritto negli occhi. La sua espressione sembrava dire “Tu sei pazzo!”". Quello che accadde dopo gliene diede la conferma.
La ragazza colpì Hidan allo stomaco, facendolo cadere a terra, e prese a correre per distanziarli.
“Ci penso io!” gridò Itachi, inseguendola.
 Il Nukenin era più veloce e la raggiunse in fretta. Con un balzo le fu addosso e i due rotolarono a terra per qualche metro, lottando. Alla fine, Itachi ebbe la meglio, immobilizzandola sotto di sé. Quando fu raggiunto dal resto del gruppo le aveva già legato i polsi.
“Bene portiamola alla base.” ordinò l'Uchiha.
Kisame annuì, soddisfatto di aver portato a termine la sua missione. 
  
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